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Autore: v91    21/11/2011    4 recensioni
Ciao! Questa è una piccola storia nata da un momento di follia. Descrive una trasformazione di Lupin con la luna piena...ma di quando era solo un bambino! Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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IL PUPO MANNARO

Il bambino corse giù per le scale. Se ne era dimenticato, come poteva averlo fatto? La mamma gli ripeteva sempre che doveva stare attento, calcolare sempre i giorni giusti e non sbagliare perchè sarebbe stato troppo pericoloso. E così lui aveva fatto tutte le volte. Ogni mese dell'anno. Contava i giorni, seguiva i cicli lunari con la precisione di un astronomo. Ma quella volta aveva sbagliato, se ne era dimenticato. Quella mattina, appena sveglio, si era sentito stanco, debole, nervoso, suscettibile. Ovviamente sapeva bene il motivo di quel suo malessere: quella notte ci sarebbe stata la luna piena. Eppure gli era bastato gettare uno sguardo al calendario appeso sopra la parete per sentirsi subito meglio. La cosa che aveva notato non era quel piccolo cerchio bianco ma una scritta rossa che capeggiava nel riquadro di quel giorno: 10 Marzo. Il suo compleanno. Ciò che lo rendeva più felice, però, era il pensiero di cosa avrebbe fatto quel pomeriggio. Sua madre gli aveva permesso di invitare a casa alcuni amici ed organizzare una piccola festicciola. Era stato così difficile convincerla! Aveva dovuto promettere che sarebbe stato attento, non si sarebbe stancato troppo, non avrebbero fatto giochi troppo violenti e non avrebbe fatto tardi. Aveva passato l'intera mattina a riposarsi, per quanto l'eccitazione glielo permettesse, così da essere pronto e pieno di energie per divertirsi con gli amici. Quando erano arrivati, subito dopo pranzo, Remus era corso alla porta col cuore in gola. Era la prima volta che festeggiava il compleanno a quel modo. In quel momento la luna piena era solo un ricordo lontano nascosto in un cassetto della sua mente. Per tutto il pomeriggio i bambini avevano riso, giocato, scherzato. Ad un certo punto sua madre aveva persino tirato fuori un'enorme torta al cioccolato e lui si era sentito felice come non mai. Il tempo era volato tra i giocattoli che gli amici gli avevano regalato e le risate piene di gioia che erano risuonate per tutto il giardino. Ben presto, però, si era fatto tardi ed una fresca serata aveva sostituito il caldo pomeriggio. Il sole era tramontato e la luna si apprestava a salire in cielo mentre già qualche stella illuminava il volto di Remus. Il bambino aveva rivolto lo sguardo all'insù e si era reso conto di quello che di lì a poco sarebbe successo. Si voltò verso la madre e lei con un cenno del capo gli intimò di scendere in cantina. Salutò velocemente gli amici che rimasero sorpresi dalla fretta con cui Remus se ne andò dalla sua stessa festa.

“Forza Remus, corri, corri!” si disse il bambino “Come hai potuto scordarlo? Tu non sei un bambino normale, lo devi capire! Come hai potuto anche solo pensare che, dimenticandoti di essere un mostro, la bestia sarebbe sparita?” Arrivato in fondo alle scale Remus aprì la porta della buia cantina dove avrebbe passato la notte in solitudine. Entrò dentro e si chiuse la porta alle spalle. Respirò l'aria fredda e umida a pieni polmoni mentre le voci dei suoi compagni ancora in giardino gli giungevano lontane. La madre sicuramente li stava congedando con qualche scusa del genere “Mio figlio non si sente troppo bene, deve aver preso freddo”, le solite giustificazioni che usava per nascondere al mondo la maledizione del figlio. Remus si stese sul vecchio materasso consunto che la madre aveva preparato per lui. Sentiva il richiamo della luna farsi più forte, il sangue nelle vene scorrere più veloce e il cuore accelerare i battiti. I cinque sensi si acuirono: ora poteva persino sentire i passi degli amici allontanarsi dalla loro casa e la madre che rientrava chiudendosi la porta alle spalle. La luna era ormai alta nel cielo. Mentre i primi dolori cominciavano a colpirlo Remus si strinse forte le manine al petto e si concentrò sui ricordi di quel pomeriggio e sulle sensazioni piacevoli da essi provocate. La testa gli scoppiava e la pelle tirava come se non riuscisse a contenere tutto il suo corpo. Pensò alle risate degli amici, al sole che gli scaldava la pelle mentre correvano sul prato cercando di acchiapparsi a vicenda. Sentì le ossa allungarsi e non riuscì a trattenere un grido di dolore. Odiava urlare quando si trasformava perchè non voleva che la madre lo sentisse e che soffrisse con lui e per lui. Per un'ultima volta si vide nella propria mente mangiare una fetta di torta imbrattandosi la maglietta pulita, insieme con gli altri bambini, e per un attimo non riuscì a vedere la differenza tra se stesso e loro. Poi il dolore arrivò insopportabile all'altezza del petto e quella differenza diventò innegabile. Gridò un'ultima volta mentre tutte quelle immagini si cancellavano dalla mente, portando con sé ogni briciolo di razionalità. Pochi minuti dopo un cucciolo di lupo dal manto chiaro ululava scagliandosi contro la porta.


Salve a tutti!
Questa  breve ff è davvero nata da un momento di pazzia: stavo scrivendo l'espressione "lupo mannaro" con la tastiera ma ho sbagliato a digitare ed è venuto fuori "pupo mannaro", così ho pensato ad un piccolo lupo...da lì a questa ff sul giovanissimo Remus il passo è stato breve! Perdonatemi la stupidità del ragionamento...spero che la storia non faccia del tutto schifo! Lasciatemi un piccolo commentino se vi va, così la prossima volta che mi verranno in mente idee del genere saprò se svilupparle o rimandarle da dove sono arrivate!! Alla prossima!
Un bacio,
v91;)

  
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