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Autore: DalilaRPEW    22/11/2011    2 recensioni
"Era lei, la ragazza bizzarra del giorno prima. Niall voleva fare qualcosa, voleva parlarci, voleva andare oltre le apparenze."
One-shot che vede come protaginista Niall Horan. E' la prima che pubblico, non vi chiedo di essere buoni o clementi, ma di essere sfacciatamente sinceri! So che è un po' lunga, pensavo venisse più corta, ma spero che abbiate comunque la pazienza di leggerla!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't judge by appearances

Era arrabbiato. Era molto arrabbiato. E la cosa più brutta era che non potesse nemmeno dare la colpa a qualcuno, perché era arrabbiato con sè stesso. Non ci poteva credere. Non poteva davvero credere che aveva chiesto di uscire ad una ragazza tanto meschina solo pochi giorni prima. Lei ovviamente aveva rifiutato, con tangibile indelicatezza. Lui se n’era fatto una ragione, le aveva chiesto di uscire solo perché era carina, ma non la conosceva più di tanto. Ma quel giorno aveva capito com’era fatta: l’aveva sentita bene, con chiarezza. L’aveva sentita dire a Jane, la sua migliore amica, che non aveva voluto uscire con lui perché lo considerava diverso dagli altri ragazzi del gruppo di Harry al quale Niall apparteneva. Perché secondo lei Niall era strano, non c’entrava niente con quelli che erano suoi amici: loro erano affascinanti, attiravano le ragazze come calamite, erano simpatici ed estroversi ed erano i più desiderati della scuola.
Ebbene, Martha, la ragazza alla quale aveva chiesto di uscire, lo considerava uno sfigato. Dopotutto, chiunque lo considerava uno sfigato, ad eccezione dei suoi amici. Liam, Louis, Harry e Zayn sapevano com’era fatto davvero, non badavano alle apparenze, non facevano caso al suo sorriso così tanto “sbagliato” a causa del quale veniva sempre preso di mira da tutti. E inoltre loro gli volevano bene davvero, lo apprezzavano per quello che era. Più di una volta si ritrovò a pensare che se riusciva ad andare avanti era solo grazie a loro, e gli era davvero grato per questo. Ma in quel momento la mente gli si era completamente annebbiata, era davvero nervoso e per di più quella stupida metro non arrivava. Voleva solo allontanarsi il più possibile da lei, mettere fra loro quanti più metri di distanza erano possibili. Camminava avanti e indietro nella stazione, in attesa; continuando a passarsi una mano tra i capelli biondo cenere, disordinandoseli come suo solito. E poi la sentì arrivare, con il solito frastuono. Salì, venendo spinto dal’usuale folla di gente che sgomitava per entrare.  Rimase in piedi, si aggrappò all’asta verticale e poi la metro ripartì. Si tranquillizzò un po’, cosciente del fatto che si stava allontanando da lei, da quel corridoio dove l’aveva sentita parlare con Jane, da quella stupidissima scuola. Fortunatamente quando l’aveva sentita la giornata era ormai finita e se ne poté andare  subito, senza un attimo d’indugio.
Si guardò intorno, notò una vecchietta con mille buste della spesa, un signore intento della lettura di un giornale, un ragazzo con le cuffie nelle orecchie e una ragazza. Una ragazza con un libro in mano. Pensò subito che fosse una tipa strana, alquanto bizzarra. Aveva un’enorme sciarpa, una felpona e pantaloni decisamente troppo poco stretti per essere di una ragazza. Tutte le ragazze avevano magliette e pantaloni attillatissimi, lei no. Perché lei no? Si fermò a guardala un po’: aveva capelli mossi e rossicci, occhi castani. Mah, era alquanto perplesso riguardo a lei. Non gli sembrava “normale”, era troppo strana. Ma dopo un po’ si rabbuiò, deluso da sé stesso. Stava giudicando una ragazza dal suo aspetto esteriore? Sì, l’aveva fatto. E se ne stava vergognando molto, considerando il fatto che era così arrabbiato proprio perché Martha si era fermata a giudicarlo dal suo aspetto esteriore, senza preoccuparsi di conoscerlo nemmeno un po’. Mentre pensava questo spostò di nuovo lo sguardo verso il posto dove c’era seduta la ragazza, perché ne era incuriosito, ma lei non c’era più. Era scesa dalla metro silenziosamente, e ovviamente lui non si era accorto di nulla. Niall riusciva a immaginarsela: aveva chiuso il libro, lo aveva riposto nella borsa e poi era scesa, molto tranquillamente.
In tutto l’aveva guardata forse solo per pochi istanti, ma si fermò a pensare a lei per un po’. Forse era ancora sorpreso del fatto che proprio lui avesse giudicato una persona dalle apparenze, ed è sempre sbagliato farlo. Tuttavia smise di pensare a lei una volta sceso dalla metro. Andò a casa e passò tranquillamente il pomeriggio, non pensò più a Martha, aveva capito che era inutile andare dietro a qualcuno che non lo apprezzava, e così si mise l’anima in pace, una volta per tutte.
La mattina dopo si alzò di malavoglia, come tutti i giorni di scuola d’altronde. Si vestì e si preparò di corsa, poi uscì di casa. Prese la metro e nel giro di venti minuti arrivò a scuola, e per un attimo ripensò a Martha, ma scacciò via in fretta quel pensiero: ci aveva messo una pietra sopra. Entrò in classe e si sedette al suo posto, pronto a passare passivamente un’altra giornata di scuola. Fortunatamente il tempo scorse abbastanza in fretta e Niall, una volta uscito da scuola, si diresse verso la stazione della metropolitana, abbastanza demotivato da tutto quanto. Ma poi la vide di nuovo e se ne ricordò. Era lei, la ragazza bizzarra del giorno prima. Niall  voleva fare qualcosa, voleva parlarci, voleva andare oltre le apparenze: ma era un tipo molto timido e non avrebbe saputo come approcciarsi in un inizio di conversazione. Così il biondino decise che non avrebbe fatto proprio nulla, si vergognava troppo. E poi, se anche lei avesse riso di lui? Niall avrebbe potuto reggere? No, non avrebbe potuto. Perciò si arrese, e nel frattempo la metro era arrivata e così il ragazzo salì e si accasciò su un sedile, maledicendo se stesso. Perché diamine doveva essere così insicuro? Non ne vedeva proprio il bisogno. Che gli altri pensassero quello che volevano! A lui non importava. Però ogni volta che veniva preso in giro ci rimaneva male comunque, è logico. Dopotutto, a chi piace essere deriso e scimmiottato? A nessuno.
Ancora immerso nei suoi pensieri, si alzò. Era arrivato. In realtà quella non era la sua fermata, ma aveva deciso di scendere a quella prima giusto per fare due passi e rimanere un po’ tranquillo. Si diresse verso le scale, iniziò col farle di corsa, tanto per svegliarsi un po’. Però dopo pochi scalini inciampò, e cadde.
“Ti sei fatto male?” chiese una ragazza avvicinandosi ed aiutandolo ad alzarsi.
“No, non preoccuparti. Grazie mille dell’aiuto.” Alzò gli occhi, era lei. Arrossì di colpo. Perché era arrossito? Non sapeva nulla di lei: non sapeva chi fosse, da dove venisse, come si chiamasse; e per di più inizialmente l’aveva anche giudicata male. E adesso perché era arrossito? Non riusciva proprio a spiegarselo.
Stupido, stupidissimo Niall! Ma come fai a fare sempre figuracce? Dicono bene gli altri che sei solo un imbranato. E poi, perché caspita sei arrossito di fronte a lei?’ Pensava tra sé il biondo.
“Sei sicuro che sia tutto a posto?” chiese di nuovo la ragazza, gentilmente.
Niall la guardò negli occhi, si era sbagliato. I suoi occhi non erano semplicemente marroni, avevano anche delle meravigliose striature verdi. Arrossì di nuovo quando prese coscienza del fatto che era rimasto incantato da quegl’occhi, e abbassò lo sguardo.
“Cosa ti succede?” chiese la ragazza sorridendo. Aveva notato che era arrossito e che cercava di evitare il suo sguardo.
“Nulla.” Rispose lui secco, poi scosse la testa, rimettendosi in cammino verso l’uscita della stazione; ma riuscì a fare solo pochi passi che fu costretto a girarsi di nuovo verso di lei perché aveva sentito che si era messa a ridere.
“Si può sapere cos’hai tanto da ridere?” le domandò Niall, piuttosto scocciato. Ci avrebbe giurato che anche lei avrebbe riso di lui. Si sentì davvero sconfortato.
“Perché sei un tipo davvero strano, tu!” rispose la ragazza con un mezzo sorriso.
“Io? Ma ti sei vista?” ribatté Niall.
“Cos’ho che non va?” chiese lei, e la sua espressione cambiò da divertita a preoccupata.
“Sei bizzarra. Il modo in cui ti vesti è bizzarro.”
“Oh, quello. Be’ io mi vesto come mi piace, non mi vesto in un determinato modo solo perché tutte le ragazze del pianeta si vestono così.” si era rattristata. A Niall dispiacque, non voleva offenderla, anzi. Lui in un certo senso era rimasto affascinato da lei. Ma tuttavia la ragazza questo non poteva saperlo, e così si allontanò da lui, stizzita. Niall la rincorse e l’afferrò per un braccio.
“Ehi ehi ehi! Ti chiedo scusa, non volevo offenderti. Non era mia intenzione.” cercò di scusarsi il biondino.
“Be’, è quello che hai fatto.” disse lei, continuando a camminare.
“Eh dai, scusami! Facciamo così: Niall Horan” si presentò a lei, tendendole la mano e accennando un sorriso. Lei fissò la sua mano, riluttante. Poi alzò lo sguardo e si perse in qualcosa che non aveva ancora notato. Si perse in degl’occhi, ma non occhi qualunque, occhi color del cielo, occhi color del mare. Rimase incantata per un po’ poi si presentò e tese la mano, a sua volta: “Lucy Miller.” Disse, sorridendo un po’ imbarazzata.
A quel punto Niall le rivolse un enorme sorriso, che lei ricambiò. Però dopo pochi istanti fece in modo di tornare subito serio, aveva paura che lei notasse il suo sorriso. Lucy notò il suo improvviso cambiamento d’espressione e stava per dire qualcosa ma non fece in tempo perché lui, con estrema dolcezza, le chiese: “Ti va se ci facciamo un giro? Ti offro qualcosa, se vuoi. Sempre che tu non abbia niente di meglio da fare.” ma subito Niall si maledì: e se avesse detto di no?
 Ma non poteva sapere che in realtà Lucy rimase sorpresa, mai un ragazzo era stato tanto gentile con lei. Tutti la trattavano come se fosse un maschio, la trattavano senza un minimo di gentilezza, solo perché lei apparentemente sembrava sfrontata e sgraziata come un ragazzo. E perciò questa volta fu lei ad arrossire, prima di alzare lo sguardo e ricadere in quegl’occhi meravigliosi, rispondendo semplicemente: “Sì, mi farebbe molto piacere!”
A quel punto Niall si allargò nuovamente in un sorriso, ma senza reprimerlo questa volta, perché era davvero contento che lei avesse accettato. E così anche il biondino si ritrovò di nuovo ad ammirare gli occhi della ragazza di fronte a lui.
Subito dopo i due si incamminarono, in silenzio. Entrambi erano molto imbarazzati e non osavano alzare lo sguardo da terra, né osavano iniziare una conversazione. Ma qualcosa  o per meglio dire , qualcuno, ruppe il silenzio al posto loro, un ragazzo che solo a vederlo si capiva che era una di quelli a cui non frega niente di nessuno e si comporta costantemente da strafottente, sentendosi superiore al resto del mondo; che si avvicinò e disse: “Ehi Miller! Com’è possibile che un ragazzo ti abbia chiesto di uscire? Deve avere qualche problema, per forza!” disse con aria beffarda rivolto a Niall. Il quale Niall solitamente era un ragazzo pacato e tranquillo, anzi, spesso e volentieri anche timido, ma in quel momento si sentì montare una rabbia così grande dentro che gli venne spontaneo di difendere la povera Lucy e non poté fare a meno di rispondere: “E qual è il tuo problema? Sono io che le ho chiesto di uscire, ma come puoi vedere, sono normalissimo! Oppure la tua è solo invidia? Per quanto mi riguarda, sono contentissimo che Lucy sia qui con me in questo momento. E ora, credo che tu te ne possa anche andare, non vedo perché dovresti restare.” disse tutto questo molto tranquillamente, mantenendo la calma, per poi rivolgere al ragazzo un mezzo sorriso assai finto che non aveva nulla a che fare né con l’allegria né con l’apparente cordialità che stava rivolgendo al ragazzo, il quale rimase un po’ allibito dalla reazione di Niall e riuscì a dire solo: “Io invidioso? E di chi? Di voi due? Me ne vado, va. Ma sappi, che me ne vado solo perché l’ho deciso io!” a quel punto il biondo ribatté seccamente: “Basta che tu te ne vada!”.
A quel punto Niall rivolse una sguardo preoccupato a Lucy e si accorse che teneva gli occhi bassi, inchiodati per terra; e quindi le disse: “Ehi ehi! Cosa fai? Abbassi gli occhi? Perché? Non devi mai farlo!”. Lucy lo guardò incerta e disse: “Ma non ti sei accorto di cosa ha detto quel deficiente? Ha detto che dato che mi hai chiesto di uscire devi per forza avere qualche problema! Ma non mi interessa quello che ha detto a me, io ormai ci sono abituata; ma mi dispiace davvero che si sia rivolto così male a te!”. Una volta capito qual era il vero problema di Lucy, Niall rivolse alla ragazza uno sguardo pieno di dolcezza, tenerezza e preoccupazione insieme. Subito dopo si mise le mani in tasca e ricominciò a camminare, lentamente. La ragazza lo seguì e quando fu sufficientemente vicina per sentire, il ragazzo le disse: “Be’, ti ringrazio per esserti preoccupata per me, ma non mi interessa quello che ha da dire un idiota. In quanto a te, non dovresti lasciarti mettere i piedi in testa così, non lo meriti.” disse guardando fisso di fronte a sé. Lucy lo guardò con un’espressione che trasmetteva mille incertezze e domande e riuscì a chiedergli soltanto: “Perché lo hai fatto?”
“Cosa?” chiese lui.
“Perché mi hai difesa con lui?”
“Come sarebbe a dire perché? Perché… Perché sì! Perché non ho sopportato che qualcuno ti dicesse quelle cattiverie gratuite, perché se c’è una cosa che ho capito è che tu sei una brava persona, gentile, e non meritavi affatto quelle offese!”
Lucy era lusingata, non riuscì a dire nulla, e così i due caddero nuovamente in un religioso silenzio; finché Niall, che temeva di aver spaventato la ragazza con quelle affermazioni così dirette, le chiese: “Allora, dov’è casa tua? Ti accompagno.
“Allora subito dopo Starbucks a destra e poi sempre dritti.”disse Lucy, ma aveva capito che purtroppo stavano per salutarsi e non volle andarsene senza quasi aver detto nemmeno una parola e allora, raccogliendo tutto il suo coraggio,  disse: “Sai, è da un po’.”
“E’ da un po’ che cosa?” chiese interrogativo Niall.
“Che ho notato la tua presenza sulla metropolitana. Di solito non noto mai chi è che mi sta vicino, perché sono sempre immersa nelle mie letture, ma l’altro giorno con la coda dell’occhi ho visto i tuoi capelli così meravigliosamente biondi, ho alzato lo sguardo verso di te e ho notato che eri triste. Non mi piaceva, sembrava come se il tuo volto non fosse abituato a provare simili emozioni; assurdamente avrei anche voluto parlarti, ma non potevo: con che scusa sarei potuta venire lì a chiederti che cosa ti fosse successo? Nessuna. Perciò rimasi dov’ero e scesi alla mia fermata, come sempre.” disse la ragazza, senza vergogna, per una volta.
“Anche io ti ho notata qualche giorno fa sulla metropolitana. Ho subito pensato che fossi strana, sai, per il modo in cui ti vesti, ma ero comunque incuriosito da te. Ma solo oggi ho capito una cosa: mi piace.” spiegò Niall, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
“Cosa?” chiese titubante la ragazza.
“Il modo in cui ti vesti.”
“Ahahah! Apprezzo la gentilezza, ma so che non è vero. Non preoccuparti, non c’è bisogno di fingere, puoi dirmi liberamente la verità, non mi offenderò.” Ribattè sarcastica Lucy.
“Ma che vai a pensare? Io dico sul serio! Prima ti ho detto che trovavo il tuo modo di vestire bizzarro solo perché sentivo come se mi dovessi difendere da te, ma ora ho capito che in te non c’è proprio nulla da cui difendersi. Mi piace come ti vesti, mi piace che non ti preoccupi di quello che dicono e pensano gli altri, mi piace che sei diversa da tutte le altre ragazze, mi piace che tu sia te stessa, sempre e comunque!”
Nel frattempo i ragazzi erano arrivati proprio di fronte alla porta di casa di Lucy e lei fece cenno col capo a Niall per fargli capire che lei era giunta a destinazione, il biondino capì, ma tuttavia sentì il bisogno di proseguire: “Mi piace che arrossisci quando sei imbarazzata, che sorridi silenziosamente, e che ti perdi nel tuo mondo quando leggi i romanzi che tanto ti intrigano. In poche parole… Be’, sei tu che mi piaci!”
Lucy rimase un po’ interdetta. E nella sua mente passarono le mille riflessioni che aveva fatto su di lui: Lucy pensava che fosse semplicemente meraviglioso quando era imbarazzato ed arrossiva, pensava che i suoi occhi color del cielo entrassero in un contrasto a dir poco perfetto con il biondo dei suoi capelli, pensava che il suo sorriso fosse stupendo. Era stupendo, sì. Era stupendo anche se la maggior parte delle persone che lo vedevano pensavano che fosse brutto da vedere. Ma lei lo trovava così tanto stupendo proprio perché era così, perché era unico nel suo genere.
Ma il povero Niall era ignaro della lotta interiore che stava subendo Lucy e così disse, un po’ abbattuto: “Va be’, io vado.” e poi fece per allontanarsi, prendendo la direzione verso casa sua.
Ma Lucy in un attimo entrò in allerta: non poteva farlo andare via così! Perciò accelerò il passo e chiamò Niall a gran voce, il ragazzo si girò e la vide ma non fece in tempo a dire nulla che lei si fiondò su di lui, abbracciandolo. Niall ricambiò l’abbraccio, anche se un po’ sorpreso. Gli pareva che fosse così piccola e fragile che pensò che avrebbe potuto romperla se solo l’avesse stretta un po’ di più.
Fu lei a sciogliere l’abbraccio, si mise in punta di piedi e gli stampò un bacio sulla guancia; per poi sussurrargli: “Sei meraviglioso.” fu l’unica cosa che riuscì a dire, ma Lucy aveva messo in quelle due parole tutto ciò che non avrebbe potuto spiegare a voce, e fortunatamente Niall lo capì.
Poi Lucy si allontanò da lui e, accennando un sorriso imbarazzato, disse: “Be’, ci vediamo!”. Fece qualche passo, ma poi si girò di nuovo verso di lui e lo trovò esattamente come l’aveva lasciato, impalato.
“Ma adesso non montarti la testa, Horan!” disse scherzosamente la ragazza facendo una linguaccia a Niall.
“Ahahah!” rise il ragazzo. “No, non lo farò, Miller!” rispose infine lui regalandole uno dei suoi sorrisi più belli.


 

N.D.A. Siate sinceri, vi prego! E’ la prima storia che pubblico su EFP e vorrei davvero sapere cosa ne pensate voi. Vi sarei molto grata se lasciaste un saaaccooo di recensioni, davvero! :D
P.S. So che forse è un po’ troppo lunga, infatti pensavo venisse più corta, comunque! Questa è, vi piaccia o no. u.u
  
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