Feci un altro
passo, calpestando
le foglie secche che il gelido inverno aveva spogliato dagli alberi, e
rimasi in allerta. Una folata di vento mi scompigliò i
capelli
dietro alla spalla procurandomi dei brividi alla base del collo. Stavo
congelando. Appoggiai una mano sul tronco mentre osservavo una
nuvoletta bianca uscire dalle mie labbra con un sospiro. Il tempo non
era decisamente dei migliori e la nebbia intorno a me rendeva il
paesaggio molto inquietante, praticamente da film horror. Cosa ci
facevo in mezzo al nulla? Sentivo soltanto il martellio incessante del
mio cuore, poi più nulla. Ero sola e stavo tremando, le mie
paure alle spalle che cercavano di raggiungermi silenziosamente per
prendermi alla sprovvista. Non volevo che mi prendessero. Dovevo
andarmene da li in fretta ma non sapevo da che parte rifugiarmi, tutto
intono a me era bianco tranne quel tronco vecchio e ruvido che stavo
toccando con mano. Quel tronco era reale, ma le mie paure lo erano?
Quel posto era reale? Io lo ero? Un leggero rumore di foglie calpestate
mi fece alzare la testa di scatto, non ero più sola. Cercai
di
scrutare oltre quel banco di nebbia ma era tutto futile, non vedevo a
un palmo dal naso. Seguii l'istinto, che più volte mi aveva
portato soltanto guai, e feci un passo avanti sbucando oltre il tronco
senza mai lasciarlo con la mano come se fosse stato la mia unica
salvezza se mi fossi trovata nei casini. Strinsi gli occhi cercando di
concentrarmi sull'ombra di una sagoma che via via si stava facendo
più nitida. La sagoma era rannicchiata per terra su se
stessa,
sembrava stesse tremando per lo stesso freddo che mi gelava le ossa, si
alzò in piedi sbandando per riuscire a restare in equilibrio
sui
suoi piedi e rimase per alcuni secondi immobile dandomi la schiena.
Capii all'istante che stavo osservando un ragazzo completamente nudo e
feci un sospiro di sorpresa portandomi una mano alle labbra nella
speranza di non interrompere quella sorta di magia che si era venuta a
creare da quando avevo posato gli occhi su di lui. La nebbia era ancora
fitta e, nonostante fosse a pochi passi da me, non riuscivo ancora a
scorgere i suoi lineamenti quando si girò dalla mia parte.
Sembrava annusasse l'aria in cerca di qualcosa, forse in cerca del mio
odore. In cerca di me, questo pensiero fece aumentare i miei brividi
che non erano più causati dal freddo. Poi
incrociò il mio
sguardo e tutto cambiò all'improvviso. Era lui quello che
stavo
cercando, tutto dentro di me lo stava gridando a gran voce. Non ero
più sola, non sentivo più freddo. Vedevo soltanto
i suoi
occhi scrutarmi l'anima, leggermi come un libro aperto, percepivo la
stessa consapevolezza attraversargli lo sguardo. Ero io, lui lo sapeva.
Ci eravamo trovati nella nebbia e nella nebbia sfumammo all'ululato di
un lupo che squarciò la magia. I suoi occhi si restrinsero
diventando aggressivi e si avvicinò pericolosamente a me in
un
lampo per poi svanire com'era venuto. Non avevo avuto paura
dell'aggressione ma del suo abbandono, del vuoto che aveva appena
scavato dentro di me la sua assenza. Una lacrima rigò il mio
viso, tornato immediatamente freddo, e si congelò morendo da
sola. Un secondo ululato mi strappò ai miei pensieri
portandosi
dietro la nebbia e tutte le miei speranze. L'ululato si
trasformò nel suono di una sveglia che mi fece aprire gli
occhi
di scatto. Era stato solo un sogno, non era stata la realtà
eppure quelle sensazioni erano ancora li, vive più che mai.
Mi
portai una mano sulla guancia e asciugai quella lacrima solitaria che
aveva segnato la fine della magia. Perchè sentivo la
mancanza di
una persona che nemmeno conoscevo? Mi tirai su controvoglia e seguii la
solita routine giornaliera con gesti meccanici mentre la mia testa era
altrove a fantasticare su di lui. Chissà com'erano i suoi
lineamenti, chissà che suono aveva la sua voce,
chissà
qual'era il suo nome...tutte domande che non avrebbero mai avuto una
risposta. Decisi di fare un pò di jogging per scaricare la
frustrazione e mi portai dietro Shiver, un Levriero di sei anni che mi
aveva lasciato a casa il mio ex come dono della separazione. Almeno il
cane era decisamente più fedele di quel bastardo del
padrone. Mi
lasciai alle spalle il parco e arrivai all'inizio del bosco quasi senza
nemmeno rendermene conto. Non mi ero mai spinta fin li e un
pò
mi intimoriva fare quel passo addentrandomi in un altro mondo mai
esplorato ma seguii alla cieca la curiosità di Shiver e la
mia e
oltrepassai quell'invisibile barriera che mi separava dalla meta. Dopo
nemmeno cinque minuti, un ululato squarciò il silenzio e
Shiver
iniziò a diventare irrequieto strattonando a forza il
guinzaglio
che avevo tra le mani. Cercai di richiamarlo per calmarlo ma fu tutto
inutile, il guinzaglio mi scivolò dalle mani e Shiver corse
tra
gli alberi come un folle e a me non restò altro che seguirlo
a
perdifiato gridando il suo nome. Quando si perse tra i fitti cespugli,
accelerai il passo per poi fermarmi di scatto alla vista del cane che
annusava tutto contento la mano di un estraneo e sbatteva la coda a
destra e a sinistra come non gli avevo mai visto fare prima. Cercai di
riprendere fiato per formulare una qualsiasi scusa per l'eccessiva
esuberanza di Shiver quando i miei occhi incrociarono quelli dello
sconosciuto e tutto si fermò all'istante. L'avevo
riconosciuto, era lui. E lui aveva riconosciuto me proprio come nel
sogno, soltanto che questa era la realtà e Shiver me lo
confermò leccandomi la mano per poi tornare dallo
sconosciuto scondinzolando come un folle eccitato. Feci un passo
avanti, ancora senza trovare la parola, finchè lui non fece
un sorriso sghembo che nascondeva un segreto, una consapevolezza, e che
mi fece battere più forte il cuore. C'era qualcosa di
sinistro in quel sorriso ma io sapevo che non mi avrebbe fatto del
male, non avevo paura. Ci eravamo trovati entrambi e quello era
soltanto l'inizio di un lungo viaggio verso l'ignoto, insieme. Presto
sarei diventata come lui, completa con me stessa. Completa con lui.
"Finalmente sei arrivata, hai seguito la mia voce. Ti aspettavo." mormorò lui rialzandosi per porgermi la mano con naturalezza.
Non gli risposi che continuavo a inseguirlo da tempo ascoltando il suono del lupo che mi indicava la strada, lui lo sapeva già. C'eravamo rincorsi a vicenda finendo li, l'una di fronte all'altro, a raccontarci le nostre storie con un solo sguardo. Adesso non ero più sola. Strinsi la mia mano nella sua, ricambiando il suo sorriso sicuro, e lo seguii nel bosco con Shiver che trottorellava felice al mio fianco. Avevo trovato la mia realtà.
ciao a tutti, questo è un piccolo esperimento che mi è venuto in mente in un momento di tristezza (giusto perchè sono molto sadica e ho ancora tante storie da finire di scrivere) e non sono sicura se farlo finire così oppure farlo diventare una sorta di introduzione a un'altra one shot...mumble mumble, consigli??
spero vi piaccia e mi scuso in anticipo se trovate degli errori. vi prego commentate.
un bacio
kia
"Finalmente sei arrivata, hai seguito la mia voce. Ti aspettavo." mormorò lui rialzandosi per porgermi la mano con naturalezza.
Non gli risposi che continuavo a inseguirlo da tempo ascoltando il suono del lupo che mi indicava la strada, lui lo sapeva già. C'eravamo rincorsi a vicenda finendo li, l'una di fronte all'altro, a raccontarci le nostre storie con un solo sguardo. Adesso non ero più sola. Strinsi la mia mano nella sua, ricambiando il suo sorriso sicuro, e lo seguii nel bosco con Shiver che trottorellava felice al mio fianco. Avevo trovato la mia realtà.
ciao a tutti, questo è un piccolo esperimento che mi è venuto in mente in un momento di tristezza (giusto perchè sono molto sadica e ho ancora tante storie da finire di scrivere) e non sono sicura se farlo finire così oppure farlo diventare una sorta di introduzione a un'altra one shot...mumble mumble, consigli??
spero vi piaccia e mi scuso in anticipo se trovate degli errori. vi prego commentate.
un bacio
kia