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Autore: Giugizzu    17/07/2006    10 recensioni
Mi è sempre piaciuta la storia mitologica di Amore e Psiche cos' ho deciso di riadattarla un pò alla saga di Harry Potter. ..fu così che Draco partì con un particolare filtro d'amore fatto da Voldemort stesso, per irretire la giovane Weasley..
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quasi come Amore e Psiche

Quasi come Amore e Psiche

Introduzione

Un re ed una regina avevano tre figlie. Le maggiori erano andate in spose a pretendenti di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era talmente bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti l’adoravano come fosse una dea. Alcuni credevano che si trattasse dell’incarnazione di Venere sulla terra. Tutti adoravano e rendevano omaggio a Psiche trascurando però gli altari della vera dea, perfino i templi di Cnido, Pafo e Citera erano disertati per una mortale. Afrodite sentendosi trascurata ed offesa, a causa di una mortale, pensò di vendicarsi con l’aiuto di suo figlio Amore e delle frecce amorose. La vendetta d’Afrodite consisteva di far innamorare Psiche dell’uomo più sfortunato della terra, con il quale doveva condurre una vita di povertà e di dolore. Amore accettò subito la proposta della madre ma, appena vide Psiche rimase incantato della sua bellezza. Confuso dalla splendida visione, fece cadere sul suo stesso piede la freccia preparata per Psiche cadendo cosi, vittima del suo stesso inganno. Egli iniziò cosi ad amare la ragazza e non pensò neanche per un attimo di farle del male. Nel frattempo i genitori di Psiche si preoccupavano perché un gran numero di pretendenti veniva ad ammirare la figlia, ma nessuno aveva il coraggio di sposarla. Il padre, preoccupato decise di consultare un oracolo d’Apollo per sapere se la figlia avesse trovato un marito, l’oracolo però gli comunicò una brutta notizia. Egli avrebbe dovuto lasciare la figlia sulla sommità di una montagna, vestita con abito nuziale. Qui essa sarebbe stata corteggiata da un personaggio temuto dagli stessi dei. Malgrado questo, i genitori non volendo disubbidire alle predizioni dell’oracolo, portarono, al calar del sole, Psiche sulla montagna prescelta vestita di nozze, e la lasciarono lì sola al buio. Solo quando lei restò da sola venne uno Zefiro che la sollevò e la trasportò in volo su un letto di fiori profumati. Psiche si svegliò quando sorse il sole e guardandosi attorno vide un torrente che scorreva all’interno di un boschetto. Sulle rive di questo torrente s’innalzava un palazzo d’aspetto cosi nobile da sembrare quello di un dio. Psiche, quando trovò il coraggio di entrare, scoprì che le sale interne erano più splendide, tutte ricolme di tesori provenienti da ogni parte del mondo, ma la cosa più strana era che tutte quelle ricchezze sembravano abbandonate. Lei di tanto in tanto si domandava di chi fossero tutti quei beni preziosi, e delle voci gli rispondevano che era tutto suo e che loro erano dei servitori al suo servizio. Giunta la sera lei si coricò su un giaciglio e sentì un’ombra che riposava al suo fianco, si spaventò, ma subito dopo, un caldo abbraccio la avvolse e sentì una voce mormorarle che lui era il suo sposo, e che non doveva chiedere chi fosse ma soprattutto non cercare di guardarlo, ma di accontentarsi del suo amore. La soffice voce e le morbide carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più domande. Per tutta la notte si scambiarono parole d’amore, ma prima che l’alba arrivasse, il misterioso marito sparì, promettendole che sarebbe tornato appena la notte fosse nuovamente calata. Psiche attendeva con ansia la notte, e con questo l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni erano lunghi e solitari, quindi decise, con l’assenso del marito, di fare venire le sue sorelle, anche se Amore l’avvertì che sarebbero state causa di dolore e d’infelicità. Il giorno seguente, un Zefiro portò le due sorelle da Psiche, lei fu felice di rivederle, e le due non furono di meno vedendo le ricchezze che possedeva. Ogni volta che le due facevano domande sul marito, Psiche sviava sempre la risposta o rispondeva che era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia. Le sorelle s’insospettirono delle strane risposte che dava Psiche, loro credevano che stesse nascondendo il marito perché era un mostro. Queste allusioni Psiche li smentì tutte, fino a quando non cedette e raccontò che lei non aveva mai visto il marito e che non conosceva nemmeno il suo nome. Allora le due maligne, accecate dalla gelosia, insinuarono nella mente della povera ragazza che suo marito doveva essere un mostro il quale nonostante le sue belle parole non avrebbe tardato a divorarla nel sonno. Quella notte come sempre Amore raggiunse Psiche e dopo averla abbracciata si addormentò. Quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e prese una lampada per vederlo e un coltello nel caso in cui le avrebbe fatto del male. Avvicinandosi al marito la luce della lampada gli rivelò il più magnifico dei mostri, Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano dolcemente ripiegate sopra le spalle. Accanto a lui c’erano il suo arco e la sua faretra. La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata, e subito fu infiammata di rinnovato amore per suo marito. Psiche moriva dalla voglia di baciarlo e sporgendosi, su di lui, fece cadere sulla sua spalla una goccia d’olio bollente dalla lampada. Svegliato di soprassalto, Amore balzò in piedi e capì quello che era successo e disse che lei aveva rovinato il loro amore e che ora erano costretti a separarsi per sempre. Lei si gettò ai suoi piedi ma Amore dispiegò le ali e scomparve nell’aria e con lui anche il castello. La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto svanire. Il primo pensiero di Psiche fu quello della morte, correndo verso la riva di un fiume lei si gettò dentro ma la corrente pietosa la riportò sull’altra riva, cosi iniziò a vagare per il mondo a cercare il suo amore. Amore, invece, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata, o forse dallo stesso dolore di Psiche, trovò rifugio presso la dimora materna. Afrodite, quando venne a sapere che suo figlio aveva osato amare una mortale, che tra l’altro sua rivale, lo aggredì. Ma non potendo fare niente di male al figlio pensò di vendicarsi su Psiche, e con il permesso di Zeus mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli dei, e che il premio per la sua cattura sarebbero stati sette baci che la stessa dea avrebbe donato. La notizia giunse fino alle orecchie di Psiche, che decise di sua volontà di andare sull’Olimpo a chiedere perdono. Appena arrivata sull’Olimpo, Afrodite, le strappò i vestiti e la fece flagellare, affermandole che questa era la punizione di una suocera addolorata per il figlio malato. Dopodiché le ordinò di ammucchiare un cumulo di grano, orzo, miglio e altri semi; di prendere un ciuffo di lana dal dorso di una pecora selvatica dal manto dorato; di riempire un’urna con le acque delle sorgenti dello Stige. In poche parole tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a compiere con l’aiuto di formiche, che accumularono il grano, di una ninfa, che le spiegò come e quando avvicinare la pecora, e perfino dell’aquila di Zeus, che l’aiutò a prelevare le acque dello Stige. Queste erano solo alcune delle crudeltà che Afrodite infliggeva alla povera Psiche, ma quando Amore seppe di quello che stava succedendo in casa di sua madre, salì sull’Olimpo da Zeus per permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli dei dove partecipò anche Psiche. A questa assemblea Zeus decise di elevare al grado di dea, Psiche. Cosi dicendo egli diede la coppa di nettare divino alla mortale che accettò con molta paura. Dopo svariate sofferenze, Psiche fu ben accolta sull’Olimpo, anche da sua suocera poiché aveva ridonato il sorriso al figlio, lo stesso giorno fu allestito un banchetto nuziale per festeggiare la nuova coppia.

Dieci anni dall’attacco ad Hogwarts.

Dieci anni di guerra.

Ognuno tentava di vivere la propria vita con tranquillità cercando, almeno nelle proprie case, di estraniarsi da quella brutale realtà, paurosa, insostenibile.

Ginevra Weasley era ormai una donna: ventisei anni, sguardo duro e provato dagli eventi, ma in fondo sempre sorridente, dolce e un po’ malandrino, incorniciato dai capelli rossi scendevano morbidi fino alle spalle, dove si contorcevano formando abbozzi di boccoli.

Bel fisico asciutto tipico di chi è abituato all’attività fisica, e lei ed i suoi amici di movimento, ne facevano tanto..

Ormai faceva parte dell’Ordine della Fenice da molto, e come tutti, combatteva e si allenava continuamente.

I suoi fratelli si erano tutti sistemati, tutti sposati..o quasi..Ron..bhè, Ron e il suo rapporto con Hermione non era molto migliorato, troppo presi dal correre dietro ad Harry, ad aiutarlo, a proteggerlo, per potersi permettere di dedicarsi a se stessi: ormai però anche loro due si erano resi conto che il loro era un attaccamento particolare, molto al di sopra della semplice amicizia. E questo era già un passo avanti per due orgogliosi testardi come loro.

Ormai da un bel po’, aveva smesso di pensare al bel “bambino-sopravvissuto” e si dedicava quasi interamente al suo lavoro di auror: non che non volesse concedersi delle pause, ogni tanto staccare e godersi la vita in quei momenti di pseudo pace avrebbe fatto bene anche a lei, serviva per non impazzire..ma il suo lavoro era il suo modo di sfogarsi, di lasciare uscire la rabbia per la violenza, la crudeltà e le ingiustizie gratuite che il mondo doveva subire. I mangiamorte: si credevamo dèi, esseri superiori che potevano permettersi di uccidere, torturare gli altri, per stupidi e futili motivi..

Erano cose che non sopportava.

Stava bevendo una tazza di caffè prima di cominciare il turno di guardia con Nevill e Tonks leggendo distrattamente un giornale babbano: l’aria nella sala era come sempre allegra nonostante i tempi duri e tutti erano indaffarati ad organizzare i turni di pattuglia, gli allenamenti e le cose da fare per il giorno dopo. Ad un tratto Remus disse piano: “i mangiamorte hanno distrutto il Louvre..che bastardi”..

Non sapendo bene perché proprio quella, a Ginevra apparve nella mente l’immagine di una scultura, figure dalle morbide forme intrecciate, che ispirano amore, pace..Amore e Psiche che si abbracciano, di Canova e ripensò alla loro frastagliata storia mitologica..

***

La luna piena illuminava la stanza del castello di una luce fioca, perlacea quasi spettrale ma a suo modo bellissima, che ricopriva anche lo splendido giardino perfetto in ogni particolare, idilliaco, da sogno: chiunque trovandovisi si sarebbe dimenticato della guerra, della realtà ed avrebbe creduto di essere in un paradiso. Chiunque tranne lui.

Narcissa Malfoy osservava il figlio che guardava, perso, fuori dall’immensa finestra della stanza buia: non lo aveva mai voluto nell’esercito dell’oscuro Signore, non ci avrebbe voluto nemmeno il marito, ma lei non poteva decidere per nessuno dei due.

Ultimamente tutti si preparavano ad un nuovo attacco ai “babbanofili di babbanofolandia” come li definiva suo figlio e questa volta la preda doveva essere una giovane: Ginevra Weasley. Voldemort la voleva come esca per attirare il giovane e coraggioso Potter, ed i suoi seguaci la bramavano come giocattolo per soddisfare le loro voglie ed i loro capricci; raccapricciante come dei gentiluomini delle più nobili ed antiche casate fossero tanto schifosamente perversi…non stava a lei decidere però, non stava a lei decidere niente.

Le importava solo che da qualche giorno perfino suo marito avesse lasciato intendere il suo interesse per la ragazza, bella si, e molto anche, peccato che lei non avesse alcuna intenzione di permettere a Lucius di allontanarsi e di dedicarsi alla rossa.

Narcissa Malfoy, bella, anzi, bellissima donna, forse un po’ troppo snob, ma comunque sempre adulata e..contemplata da tutti, odiava essere messa da parte da una mocciosetta.

Fu così che decise: se avesse fatto innamorare la ragazza di..che so, un brutale e maniaco mangiamorte, lei sarebbe caduta volontariamente nelle grinfie dell Oscuro Signore, che probabilmente l’avrebbe affidata alle “cure” di questo meschino tizio, e gli altri non avrebbero più potuto toccarla, nemmeno Lucius. Si, non era male come idea, avrebbe solo dovuto trovare il modo di presentarla a Voldemort..magari attraverso Draco.

Fu così che circa una settimana dopo Draco partì con una pozione particolare, preparata da Voldemort stesso, per irretire la giovane Weasley..

Continua

Giugizzu

P.s. Lasciatemi un commentino per sapere come vi sembra grazie!!!

  
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