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Autore: Melchan    17/07/2006    10 recensioni
Necessario. Rassicurante. Proprio come lei. POV Koryu (Sanzo da piccolo)
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Necessario come la luna

Necessario come la luna

A volte mi chiedo se davvero il maestro non crede in nessuno.

E’ una domanda stupida, lo so bene. Il maestro non ha bisogno di mentire, se vuole dire qualcosa lo dice, se non vuole non lo dice. Semplice.

Però…però, se davvero non crede in nessuno, allora perché si è preso nel tempio un moccioso come me? Tantopiù che quando ha deciso di prendermi con sé ero un neonato, e per quel che ne so i bambini sono un’incombenza molto rumorosa, e quindi fastidiosa. Eppure, lui dice che io stesso facevo rumore, e che è proprio per questo che mi ha trovato.

Il maestro, così serafico e tranquillo, sorridendo e dicendo poche cose, come se non esistesse cosa al mondo in grado di scalfirlo, è in grado di irradiare una strana luce su chiunque lo veda e lo senta.

Ma non è una luce accecante o luminosa, come quella del sole. Nulla di così abbagliante. Nulla di così confondente.

E’ più simile alla luce lunare. Quando sorride, con quel suo sorriso rilassato…non so, mi dà una sensazione di sollievo.

Mi capita solo quando sono con lui.

Non so, magari lo cerco per riferirgli qualcosa, e lo trovo lì, nel giardino del tempio, a fumare quella sua pipa il qual contenuto è molto discusso da quei deboli pettegoli dei monaci del tempio, e lui mi sorride.

Reclina un poco la testa, pronuncia il mio nome come se fosse quello di chi stava aspettando, e sorride.

Quando mi sorride in quel modo, mi viene da pensare che non esiste altro a cui valga la pena dare importanza.

La gentaglia che popola questo tempio, l’essere stato abbandonato in un fiume appena nato, una vita abbastanza discostante da quella canonica degli altri ragazzini della mia età …non mi interessa.

Non che queste cose abbiano un peso, semplicemente mi sono indifferenti.

Però, quando sorride, non solo sono cose indifferenti, ma addirittura superflue…sacrificabilissime, in onore di quel sorriso.

Vederlo mi da proprio questa sensazione, si. Sollievo.

Lo stesso sollievo di quando mi sveglio da un brutto sogno, guardo fuori dalla finestra e vedo la luna, che illumina il buio.

E’ una luce strana, quella della luna, una luce che mette in evidenza il buio dalla quale è circondata ; un astro che fa pensare a quanto possa essere spaventoso il mondo senza di esso…non come il sole, che evidenzia la vita, la sua potenza nel darla, le tenebre annientate.

La luna non annienta le tenebre, non regala l’illusione o la speranza che esse possano sparire.

La luna si limita a renderti dipendente da lei. Sai che se sparirà resteranno solo le tenebre, odi le notti in cui non è visibile, quindi desideri solo aggrappartici, aggrappartici e non mollarla più.

…Già. Quando ero molto piccolo, a volte il maestro mi portava sulle spalle. E’ capitato, in qualche occasione.

Mi torna alla mente una volta in particolare. Avrò avuto sei anni, stavo correndo perché dovevo comunicargli in fretta non so cosa. Inciampai. Sentii un dolore sordo alla caviglia, un dolore acuto, come se mille aghi mi si conficcassero sopra il piede. Non c’era nessuno che potesse aiutarmi, in giro. Forse, e dico forse, gli occhi mi si inumidirono leggermente.

Ma non ero una femminuccia, quindi ricacciai tutto quell’umido indietro e mi alzai, strascicando il piede destro, che non ne voleva sapere di muoversi bene.

Lo trovai dopo circa un quarto d’ora, immerso in una fitta boscaglia ai limiti con la residenza accanto al tempio. Aveva gli occhi chiusi, sorrideva ispirando il fumo per poi ributtarlo fuori togliendosi la pipa di bocca.

- Koryu…sei tu, vero?-

Domandò, tenendo sempre gli occhi chiusi.

- Maestro…-

qualcosa nel mio tono dovette tradire il dolore fisico che sentivo, perché il maestro aprì improvvisamente gli occhi.

- C’è qualcosa che non va, Koryu? –

- No, maestro. Devo solo avvisarla di una cosa…-

E riferii il messaggio datomi da uno dei monaci.

- Bene, ora che hai assolto la tua mansione potresti dirmi come mai la tua caviglia destra si sta gonfiando in quel modo, che ne dici? –

Guardai in basso e vidi che, effettivamente, quella porzione di pelle stava diventando enorme.

- Qualcuno ti ha infastidito? –

- No, sono solo caduto mentre la venivo a cercarla. –

- Mmh…-

Si alzò in piedi, e in un solo gesto mi prese per la vita e mi mise sulle sue spalle.

Ricordo ancora la fastidiosissima sensazione di calore al viso che provai.

- Ma…maestro, mi metta giù! –

Percepii il suo sorriso, nonostante il viso non mi fosse visibile.

- Con una caviglia in quelle condizioni, non è il caso che cammini. Sei molto leggero, non ho problemi a portarti. –

Mi trasportò così fino al tempio, cinque minuti in cui vidi il mondo da lassù.

In quel breve tragitto, non potei fare a meno di stringere forte la sua treccia bionda.

Mi faceva un effetto strano, quell’improvvisa altitudine, e così cercai un appiglio nella sua treccia. Non la tiravo per non fargli male, e lui non mi impedì di tenerla tra le mani.

Mi sembrò anzi che il suo sorriso si allargasse.

Dopo quell’episodio, i monaci mi punzecchiarono ancora di più, mormorando sciocchezze su quanto fosse assurdo che un moccioso bastardo come me si facesse portare sulle spalle da un personaggio come il Venerabile Komyo Sanzo.

Non mi importava.

Avevo già capito che erano solo gentaglia, nient’altro che feccia alla quale non prestare attenzione.

Ciò che davvero era importante era quel sorriso, tanto simile alla luna.

Necessario.

Rassicurante.

Proprio come lei.

E anche se il maestro dice sempre che l’unica entità nella quale si deve credere, l’unica per la quale ci si deve preoccupare, l’unica da proteggere e venerare è se stessi…io penserò sempre anche a proteggere quel sorriso.

Non lo faccio di certo per stupidi moralismi, né per gratitudine.

Lo faccio solo per me stesso, proprio come mi ha insegnato il maestro.

Lo faccio solo per non essere avvolto dalle tenebre che circondano tutto.

Lo faccio solo perché quel sorriso è ormai una parte di me, e quindi merita di essere protetto e venerato, a qualunque costo.

- Maestro? –

- Si, Koryu? –

Finalmente sono riuscito a trovarlo, se ne stava al fresco sulla terrazza.

- Ha saltato ancora una volta la funzione…-

- Oh, me n’ero dimenticato. E poi te l’ho già detto, non ho niente di serio da insegnare a nessuno.

Piuttosto, stasera c’è la luna. Ne possiamo vedere la perfetta metà…ricordi? Da bambino mi chiedevi sempre dove finissero le parti della luna non visibili a occhio nudo. –

- Ero solo un moccioso, maestro! Adesso ho studiato l’astronomia. –

Ride.

- Piuttosto, dopo cena ti va di tenermi compagnia in giardino, prima di andare a letto? Se hai voglia ci sarà del sakè per me e della buona acqua di sorgente per te. –

- Si, mi va . –

- Bene –

Mi sorride ancora una volta, poi riprende a fissare il cielo, come faceva prima che io arrivassi.

Guardo anch’io in alto.

Ormai è tutto violetto, c’è solo qualche traccia d’azzurro qua e là. Gli ultimi schizzi di sole, che preannunciano l’oscurità della notte.

Le prime stelle sono già apparse, e insieme a loro la luna.

Un buon odore di sandalo mi avvolge e penetra nei miei polmoni.

Mi volto verso di lui, lo guardo fissare il cielo, la treccia che ondeggia mossa dalla brezza leggera e la pipa appoggiata mollemente alle labbra, il viso sereno e rilassato…che strano.

All’improvviso sono tornato un moccioso. Ho dimenticato la spiegazione scientifica di dove finiscono i pezzi di luna quando non sono visibili.

L’unica spiegazione che mi viene in mente adesso, chiara e lampante, è che essi ogni tanto scendano sulla terra.

Per qualche strano motivo, proprio accanto a me.

Ci sono anche in questo momento, e stanno fumando erbe al sandalo.

Necessario.

Rassicurante.

Proprio come lei.

Nota di Mel-chan

Ok, voglio comunicare una cosa per mettermi l’anima in pace: l’idea di paragonare Komyo Sanzo alla luna è si mia, però mi è tornata in mente leggendo la Fic “Rabbia” di Danger, tramite la frase “un sorriso dolce come la luna” . Però QUESTA FF NON E’ UN PLAGIO. La mia fanfic è completamente diversa da quella di Danger, in quanto lei racconta una storia lunga e che vede come protagonista Sanzo adulto e dei ricordi risalenti al periodo DOPO la morte del maestro (al quale si accenna poco); il mio parto mentale semi-decente (a voi lettori l’ardua sentenza) è solo un flusso di pensiero di Koryu, ovvero Sanzo da piccolo.

Chiarito questo, spero che non vi siate addormentati davanti al pc o altro…questa fanfiction è nata per pura “ispirazione”, durante l’ascolto di “Alleluja”di Rufus Wainwright (chiedo venia se ho scritto male il nome ^^’’’) –la colonna sonora di Shrek 1 e dei primi episodi e l’episodio finale di O.C. per farla breve- e “No Woman No cry” by Bob Marley XD .

E poi volevo dire grazie per i commenti che mi fate ogni volta, rendendo questa pazzoide che spera di guadagnarsi da vivere scrivendo veramente felice^^’’’ (forse un giorno riuscirò a pubblicare qui pure i miei lavori originali, che per ora sono stati letti solo dalle mie amiche più intime).

Spero di riceverne anche questa volta, critiche comprese. Un bacione

Mel-chan

  
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