Notte, che giaci distesa al fiorir degli animi,
nel rigioir delle tracce di un domani,
Sotto un velo di stelle insensate e voli svuotati,
sotto il coperchio dei nostri sogni inanimati.
Sei riflessa in ogni specchio dei miei pensieri,
sopra il bianco acceso dei nostri colori.
Ti ergi nel ricordo delle nostre distanze
così deboli che ci hanno creato, amato, accudito,
addestrato, lanciato, colpito e separato.
Quelle che non ritrovo ora a me le hai sottratte
E ancora una volta sono qui io a bramarle.
Notte che giochi nelle gabbie di cemento
Dove il tuo suono ci nasconde ad un tormento,
dove il silenzio si allarga sull’immane cambiamento.
Non so giocare al resto dei tuoi sentieri,
non ti so cercare tra le pagine di ieri.
Era un passato giocondo sull’animo rotondo,
è un futuro amato dalla luce del creato.