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Autore: Donna93    22/11/2011    0 recensioni
Il mondo che ho conosciuto era come plastica al sole e l'ho vissuto a lungo, come una farfalla di carta sopra un fiore d'alluminio...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E non mi succedeva da un'eternità di sedermi su una panchina gelata e vedere la nebbia argentata nata da risate spontanee..

 

Il mondo che ho conosciuto era come plastica al sole e l'ho vissuto a lungo come una farfalla di carta sopra un fiore di alluminio.

La sera ci si trovava per trovare almeno qualche ora una realtà più leggera e impalpabile. Nessun amico, solo tanti conoscenti raggruppati in un angolo buio di un parco sconosciuto in attesa che l'effetto arrivasse. E nel nostro cielo la luna non brillava mai e le stelle si nascondevano. Ma noi trovavamo lo stesso una felicità d'acciaio in risate isteriche che ci nascevano nell'ascoltare la morte di un anziano, la povertà dei genitori e la solitudine di un figlio senza padre.

Nessuna parola sapeva salvarne un'altra e il tempo scorreva facendo poi trovare all'alba avanzi di una sera eterna senza ricordi.

E l'alba lasciava poi posto al giorno, e i giorni erano diapositive dalla stessa trama, che si confondevano e mescolavano tra loro. Le corse per i soldi, per i pezzi di ricambio, per curare le piante e per una scopata veloce e senza amore. Poi via, si sfrecciava sui motorini per marcare il territorio e fare i boss della strada. Solo i ragazzi contavano nel prendere decisioni mentre le poche ragazze servivano solo da immagine o da palo.

Vivevamo perennemente annebbiati dall'apparenza e dalla voglia di trasgressione, e più odiavamo quella realtà più questa si appiccicava e marchiava il nostro essere.

 

All'inizio si parlava anche di sogni, poi si è preferito guardarli da lontano fino a che pure loro si sono stancati di essere presi per il culo e sono volati via. Come elio.   Ed ecco, era di nuovo sera, poi giorno. Poi sera.

Il tempo passava e noi ci siamo ritrovati fotocopie arrugginite di una realtà difettosa. C'è chi a questo punto si è ritirato e chi invece ha continuato.

 

Personalmente in quel mondo non mi ci sono mai trovata, non volevo appartenergli, ma eravamo arrivati al punto che io, lui, loro eravamo la stessa cosa, la stessa neve nera. Più loro raccontavano più io vivevo, più loro evadevano nell'aria più io non trovavo più la  mia realtà. Più loro agivano, più io ne facevo parte.

E allora l'ho fatto. Ho squarciato quel vincolo segreto che ci univa, ma non ho sanguinato a lungo.

La solitudine, quella sì che poi ha iniziato a farmi male. Anche se in fondo, non è stata esattamente -solitudine- la parola giusta. Forse -abbandono- 

o forse nemmeno quella.

 

"Ma ciò che è fatto è fatto.. non rimettiamoci a fare un letto ormai disfatto."

Il mondo che ho conosciuto era come plastica al sole: luccicante e tossica.

  
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