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Autore: Julian Caulfield    23/11/2011    7 recensioni
"Lo vedi ancora stropicciare convulsamente gli occhi nascosti dalle dita sottilissime, sfogare l’ansia sul pianoforte e strofinare le pieghe che ha lasciato a mo’ di segnalibro su quella copia straletta di 1984, a quindici anni come a settanta."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't Let Me Down

 

It's a love that lasts forever, 
it's a love that had no past, seeking past.
Don't let me down. Don't let me down.
(The Beatles)

 

 
 

Vedi il marmo brillare sotto i raggi del sole come un piccolo specchio d’acqua in mezzo a mille chiazze di verde, nascosto tra mazzi di crisantemi che non ti hanno mai attratto: troppo smorti, pallidi, fragili, simili a persone senza scheletro che non riescono a reggersi in piedi senza sembrare un qualcosa di amorfo. Li hai sempre odiati, come anche lui faceva, del resto.
Eppure, in mezzo a quell’accozzaglia di macchie fucsia, gialle e bianche, il blu delle tue rose non sembra stonare e si accosta alla pietra fredda, smorzandone il pallore simile a quello dei crisantemi.
Lasci che il blu del mazzo di fiori – Dio, quanto somiglia all’azzurro dei suoi occhi – si confonda nella tua retina come un qualsiasi colore sulla tela di un pittore, come un’allucinazione psichedelica e contorta che stordisce gli occhi e appanna la mente  e mantieni lo sguardo fisso sulle lettere marchiate da un incisore sconosciuto.
Vorresti buttare giù la lapide e vedere se ancora respira, sotto quell’ammasso informe di terriccio, se il Dio in cui non credeva da vivo lo ha solo coperto di polvere per nasconderlo agli occhi del mondo, ma non ai tuoi. Riesci ancora a distinguere le mille espressioni del suo volto da ragazzino in uno schema immaginario che ti sei costruito sfogliando decine di album di fotografie sbiadite come i primi istanti di vita di un neonato: rivivere gli esordi delle vostre personalità sul palcoscenico del mondo, con il suo stesso profumo salato che ti si imprimeva addosso ogni volta che facevate l’amore a segnare le pagine giallastre di quelle alquanto futili collezioni fotografiche.. Lo vedi ancora stropicciare convulsamente gli occhi nascosti dalle dita sottilissime, sfogare l’ansia sul pianoforte e strofinare le pieghe che ha lasciato a mo’ di segnalibro su quella copia straletta di 1984, a quindici anni come a settanta.
Ti senti improvvisamente più debole di quanto la tua età reale possa farti sentire e le ginocchia posano contro il terreno, abbattute da un qualcosa  più forte di te che ti sta dilaniando dall’interno; nell’arco di pochi secondi ti ritrovi con un sorriso a baciare la foto nascosta dalla minuscola cornice della lapide, in assoluta venerazione, senza che tu ti sia imposto di farlo con uno sforzo mentale.
Osservi le decine di cd che hai lasciato tra i fiori dei fans in questi giorni, dai Nirvana a Jeff Buckley. Ti torna in mente il quantitativo esagerato di ore che avete passato ad ascoltare LP su LP insieme a Chris durante l’adolescenza e l’età adulta e percepisci un’aura di felicità circondarti il cuore ed esplodere senza pudore nei tuoi occhi.
Un’aura istintiva, quasi nostalgica, ma che ti lascia lì, con le iridi ricche di gioia recuperata: non ti importa se la gente passerà e pronuncerà un commento acido su di te, o fisserà la scena con un misto di pietà e tenerezza. Basta che ti lascino lì, accanto alla tomba dell’uomo che hai amato per tutta la vita e che ha reso la tua stessa vita simile ad un’incantevole rosa blu.
- Mi manchi, Matt. – sussurri contro la sua immagine iniziando a cantare un ritornello di quello stesso Buckley che ha segnato i vostri anni ’90. – Arrivo presto – ridi schiacciando la fronte rugosa contro la lastra fredda e marmorea.

”A settant’anni hai ancora lo stesso spirito da rockstar dei venti, Howard. Non partecipi minimamente alla mia vecchiaia.”
E ridi, ridi come non mai, fissando il suo nome che brilla su quel bianco stentoreo.



Matthew James Bellamy
9-6-1978    5-4-2048
Another Lover of Life, Another Singer of Songs.



________

 
Shot senza pretesa letteraria e/o sui Muse e su eventuali compensi monetari nata dal ripetuto ascolto di Don't Let Me Down dei Beatles, canzone di cui sono follemente innamorata. Non voglio in alcun modo rappresentare il carattere di questi due meravigliosi piccini qui anziani, né le loro reali vite: inoltre, concedo a Brian May tutti i diritti della frase finale "Lover of Life, Singer of Songs", dedicata a Freddie Mercury sull'album Made in Heaven dei Queen.
Sparisco. Ringrazio in anticipo chi darà un'occhiata a questa patetica shot.


 

 

  
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