Ho scritto la storia per "La coppa delle Case - contest".
Ultimamente, grazie proprio ai contest, sto sperimentando un sacco di personaggi e situazioni nuove...
Be' spero che qualcuno apprezzerà!! ^^
Buona lettura!!
L'ultimo ballo
Albus
Silente passeggiava nel suo studio, apparentemente sovrappensiero.
La
missione di quella sera si prospettava estremamente pericolosa, e il
pensiero di permettere ad Harry di accompagnarlo non lo lasciava del
tutto tranquillo.
Forse
non avrei dovuto acconsentire –
pensava mentre percorreva la stanza per la decima volta. Ma sarebbe
stato possibile tenere il ragazzo lontano? Sarebbe stato giusto?
In
fondo l'aveva informato degli Horcrux, l'aveva messo a conoscenza di
quasi tutte le sue scoperte, per prepararlo a quello che sarebbe
stato il suo compito.
Sarebbe stato Harry Potter, infatti, a dovere portare a termine il
piano, una volta che lui non ci fosse più stato...
E
a giudicare dallo stato della sua mano raggrinzita, e dai commenti di
Severus a riguardo, non doveva mancare poi molto al momento della
dipartita.
Il
pensiero di morire non turbava affatto l'imperscrutabile preside.
Era
nell'ordine naturale delle cose. Tutti dovevano partire per l'estremo
viaggio, prima o dopo. Il suo turno si stava solo avvicinando più in
fretta del previsto. Pensare alla morte, alle dipartite, gli fece
balenare in mente come ogni volta il ricordo del passato.
Infilò
la mano sana sotto la veste, per tirare fuori il piccolo medaglione
argenteo che portava sempre appeso al collo.
Lo
aprì.
Dal
piccolo bottone ovale, il viso di una ragazzina di quasi tredici anni
sorrideva dolcemente al suo indirizzo.
Occhi
cerulei in occhi cerulei, lo stesso sguardo, la stessa profondità.
Se
fosse stata ancora viva, oggi Ariana sarebbe stata una vecchia
signora.
Silente
pensava spesso a quanto sarebbe stato bello e dolce invecchiare
insieme a lei.
Poter
annegare nel conforto delle sue iridi tanto profonde quando qualcosa
non andava, sentire il tocco delle sue mani delicate sulla fronte.
Ma
tutto questo gli era stato negato... ed era stata sua la colpa.
Col
passare degli anni il peso di quello che era successo alla sorella
non aveva smesso per un solo attimo di pesargli sulle spalle.
All'epoca
dei fatti era solo un ragazzo, accecato dalla sete di potere, di
gloria - le accuse di Aberforth erano la pura verità -, ma il tempo
aveva cancellato quei desideri ed era rimasto solo il rimorso.
Non
era vero, invece, che di lei non gli fosse mai importato niente. Non
era vero che l'avrebbe sacrificata sull'altare
dell'auto-realizzazione.
Lui
amava Ariana, non avrebbe mai, mai voluto farle del male.
Mentre
osservava la fotografia sbiadita all'interno del medaglione, gli
tornò alla mente un ricordo sopito da anni. Succedeva spesso che la
sua mente gli giocasse quel tipo di scherzi, proponendogli immagini
di momenti che credeva di avere dimenticato.
Stai
invecchiando, Albus – sussurrò
una vocina divertita al suo orecchio e lui non poté fare altro che
sorridere in risposta.
* * * * * * * * * * * * * * *
Era
primavera.
Lui
e Gellert erano stati via per alcune ore quella mattina, visitando
diverse cittadine alla ricerca di tracce dei Doni della Morte. Era
quella la sua ossessione, a quei tempi.
In
un piccolo negozio di antiquario aveva scovato un oggetto che era
certo sarebbe piaciuto molto alla sorellina.
L'aveva
comprato per lei.
"Albus,
sei tornato", la voce di Ariana era colma di gioia, quando aveva
visto la figura del fratello maggiore stagliarsi sulla porta.
Lui
le aveva sorriso, affettuoso.
Quel
giorno la ragazzina sembrava tranquilla, serena, normale...
Era
sempre con sollievo che il giovane prendeva atto di quei momenti di
lucidità. Allora poteva quasi fingere che non ci fosse niente di
sbagliato in lei, nella loro famiglia. Poteva quasi fingere di poter
fare della propria vita tutto ciò che voleva, senza limitazioni.
Il
fratello minore, con la sua presenza, con i suoi bassi mormorii e le
risposte taglienti, era però sempre presente a ricordargli come
stavano davvero le cose.
I
momenti di buona erano solo attimi passeggeri.
C'era
sempre una nuova crisi, dopo. Ci sarebbe sempre stata una nuova
crisi.
"Ho
una sorpresa per te", le disse mentre nascondeva il piccolo
involto dietro la schiena.
Gli
occhi della giovane brillavano di curiosità ed eccitazione.
"Non
farla agitare." Il basso ringhio da dietro le sue spalle lo
avvisò dell'arrivo di Aberforth.
Allungò
la scatola ad Ariana, che quasi saltellava dalla felicità.
Lei
la aprì con mani tremanti, quasi avesse paura di rompere il
misterioso oggetto.
Alla
fine tirò fuori un carillon.
Era
la perfetta imitazione di una giostra con i cavallucci a dondolo. La
rotella sulla base dava la carica e insieme alla musica, il piccolo
scrigno ruotava su sé stesso.
"E'
bellissimo." Negli occhi della sorella Albus poté leggere una
tale riconoscenza e una tale felicità da fargli traboccare il cuore
di amore.
"Posso?" Chiese ancora lei, indicando la chiave dorata.
"Certo.
È tuo", la incoraggiò lui.
E
la ragazzina girò alcune volte la carica.
Una
musica dolce, da minuetto, si diffuse per tutta la stanza.
Ariana
fissava incantata i piccoli cavalli bianchi, neri, fulvi, che le
passavano davanti agli occhi, andando su e giù al ritmo del
carillon.
Dopo
che il movimento si fu esaurito, caricò di nuovo il congegno.
Lo
posò sul tavolo e allungò una mano verso Albus.
"Mi concedi questo ballo, fratello?"
La
tensione di Aberforth alle sue spalle era palpabile.
Nonostante
fosse il minore, era lui quello più realistico, quello più di buon
senso; lui che forse sarebbe stato il più adatto ad occuparsi di
Ariana.
Invece
quel compito era toccato al maggiore tra i due.
Vedendo
dal luccichio nei suoi occhi azzurri quanto la giovane desiderasse
danzare, Albus non riuscì a dirle di no.
Le
prese la piccola mano candida tra le sue.
La
tirò a sé, passandole un braccio dietro la schiena.
Poi
iniziarono a muoversi al ritmo della musica.
Piccoli
passi leggeri, sul pavimento di pietra dura.
La
risata argentina di Ariana superò anche la musica del carillon,
quando lui mormorò un incantesimo e la coppia si sollevò
leggermente da terra.
Aberforth
sulla porta gli lanciò uno sguardo ancora più accigliato.
Ma
non era successo niente di tragico.
Dopo
pochi minuti, il suono del minuetto si era interrotto e lui aveva
lasciato con gentilezza la ragazzina di nuovo con i piedi al suolo.
Le
guance di lei erano imporporate di un bel rosso acceso, un tocco di
colore su quella pelle di solito così pallida. Sembrava ancora più
sana, così, ancora più viva.
Albus
aveva guardato Aberforth con occhi carichi di sfida, come a
chiedergli di dimostrare che quella danza era stata un male.
Il
fratello aveva dovuto abbassare la testa, di fronte della gioia di
Ariana e al suo bell'aspetto.
Quello era stato il loro ultimo ballo.
Pochi
giorni dopo, durante una delle sue crisi più accese, Ariana era
finita in mezzo ad uno scontro a colpi di incantesimo tra lui,
Grindelwald e il fratello...
Era
stato il giovane copro spezzato della ragazza a rimanere sulla strada
polverosa, alla fine.
* * * * * * * * * * * * * * *
La
pendola nell'angolo suonò le sette.
Silente
chiuse con uno scatto il piccolo medaglione.
Era
il momento di andare.
Scacciò
via i ricordi, il pensiero di quella giovane vita spezzata troppo
presto, il peso delle proprie responsabilità nell'accaduto. Le mise
da parte mentre indossava il mantello e si avviava fuori dal suo
ufficio, a fare la cosa giusta.
Lottare
contro il male, lottare per il bene di tutti - non più soltanto solo
per la sua realizzazione - lo facevano sentire lievemente meglio.
Aveva
votato tutta la sua vita a quella nuova causa, dopo la morte della
sorella, per cercare in un certo modo di espiare quelle che erano
state le sue responsabilità.
Non
sono riuscito a fare del tutto ammenda, sorellina –
si ritrovò a pensare per l'ennesima volta, mentre scendeva le scale.
Con
la vecchiaia era arrivata la consapevolezza che quel peso sulle
spalle e sul cuore non l'avrebbe mai lasciato, fino al momento della
sua morte.
Silente lo aspettava accanto al
portone di quercia. Si voltò quando Harry arrivò pattinando al
gradino più alto, ansante, con una fitta nel fianco...
[Harry Potter e il Principe
Mezzosangue. p.501]
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