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Autore: Karenin    23/11/2011    2 recensioni
" C'è chi colelziona francobolli, moente antiche, bottoni, figurine o quant'altro. Io colleziono emozioni, sorrisi per l'esattezza. Scatto fotrografie e rendo immortali frammenti di vita". Cosa succederebbe se in tutte le tue foto riscontrassi la presenza costante di un ragazzo dal sorriso perfetto, un sorriso che fa innamorare?. Se volete saperlo leggete ^^.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Questo racconto è stato scritto la sera del mio compleanno all'una di notte quindi siate clementi se trovatre degli errori di grammatica e fatemeli presente così li correggerò xD.


 

                                        Il ragazzo dei "se"




Salve stasera mi trovo qui a scrivere sul mio pc portatile da quattro soldi per raccontare a chi avrà la bontà di leggre di qualcosa che spero voi troverete interessante. Sono qui per parlarvi del mio hobby,detesto cucinare, sono rigida come un tronco d’albero quando si tratta di muovere il proprio corpo seguendo il ritmo di una qualsiasi melodia e mi sento cedere le gambe al solo pensiero di praticare alcun tipo di sport. Sono una collezionista e vado fiera del piccolo tesoro personale che sono riuscita ad accumulare in anni e anni di ricerche. Tranquilli, non sto parlando di bottoni o francobolli, né sono tipo da raccogliere fiori e foglie pe intigerli in soluzioni puzzolenti a base di ammoniaca. Sono una collezionista di emozioni o forse dovrei dire che sono una collezionista di sorrisi. Falsi,sinceri,dolci, sgraziati, nevrotici, beffardi, divertiti e persino abbozzati, di quelli che un occhio non attento scambia per smorfie o spasmi facciali, non importa quale tipo di emozioni lascino trasparire, l’importante è che significhino qualcosa, che siano pieni di vita, che quando li osservi ti diano l’illusione che il soggetto ritratto sia molto più simile a te di quanto immagini. Devo tutto questo al ragazzo dei se, il primo ragazzo che io abbia mai avuto . Ci conoscemmo in un modo estreamamente banale, mentre mi rifornivo di zuccheri alla mensa scolastica, mangiucchiavo una fetta di torta rinsecchita accompagnata da una cioccolata calda talmente liquida da sembrare acqua colorata, ascoltavo la mia migliore amica dell’epoca vaneggiare entusiatsa riguardo un tipo talmente carino da sembrare irreale, il sogno proibito di ogni ragazza (a detta sua), quando qualcuno se si avvicinò a noi. Era lui, parli del diavolo …. Un tipo altro, dalle spalle larghe, dal viso pulito e delicato, che emanav un intensa puzza di acqua di colonia sette giorni su sette. Non ricordo di cosa parlammo né in che modo decidemmo di frequentarci, fatto sta che da quel momento cominciammo a vederci quasi ogni giorno alla fine delle lezioni in palestra, anzi in un angolino della palestra, un punto cieco, l’unico che eludeva la sorveglianza delle telecamere. Fin da subito mi fu chiaro di aver ricevuto u grande onore. Individui che non avevo mai conosciuto cominciarono a salutarmi allegramente con pacche sulle spalle, le mie conoscenze femminili iniziarono a rivolgermi sorrisi di ammirazione alternati ad occhiatacce e persino mia madre, una volta conosciuto il suddetto ragazzo cominciò ad insistere affinché lo invitassi a cena. Era il ragazzo dei “se”, “se lo portassi, se ce lo facessi conoscere, se lo invitassi, se vi fidanzaste ufficialmente sarebbe grandioso!”. Col passare del tempo mi convinsi di provare qualcosa per lui, quel sentimento tanto agognato che eravamo solite chiamare in causa per qualsiasi cosa e ciò ci posta al fatidico giorno in cui decisi di diventare collezionista di emozioni … Quel pomeriggio avevo invitato il ragazzo dei “se” a casa mia per studiare, sebbene lui fosse di qualche anno più grande di me e non avessimo in realtà niente da spartire dal punto di vista scolastico. Da u anno eravamo diventati una coppia a tutti gli effetti, eravamo inseparabili, uscivamo insieme ogni week-end, lui mi portava a ballare, mi invitava alle feste dei suoi amici compressa in abitini corti, truccata a mò di baldracca, mentre io lo invitavo alle cene di famiglia, ai matrimoni delle mie cugine, ai saggi di danza delle mie amiche e alle partite di calcio dei miei fratellini. Oramai era di casa e ciò spiega l’improvvisa nonché provvidenziale sparizione di tutta la mia famiglia in quel pomeriggio come tanti altri. Non studiammo affatto, era stata una presa in giro fin dall’inizio . Per il primo quarto d’ora mi sentì esporre i differenti stati di aggregazione della materia, aveva uno sguardo vuoto, fu allora che compresi la sottile differenza fra “sentire” ed “ascoltare”, ogni tanto il suo sguardo cadeva sulla mia bocca e questo finì presto per infastidirmi. Mi feci coraggio e dopo aver chiuso stizzita il libro di botto gli chiesi cosa c’era che non andava, gli dissi alzandomi dalla sedia per riporre il volume nella libreria a lato del mio letto dicendogli che non che non desideravo essere assecondata, che se la cosa lo annoiava poteva benissimo rifiutare il mio invito, che non avevo intenzione di trattenerlo, che non volevo niente da lui. Fui ipocrita. Non appena pronunciai queste parole si alzò e mi attirò a se prendendomi per la vita, ancora una volta mi sentivo aggredire le narici da quella sua puzza di acqua d colonia, la pelle irritata per il contatto con quella sua camicia inamidata e stirata alla perfezione, mi sfiorò la guancia con un bacio. Il contatto con il suo viso mi provocò un brivido lungo la schiena che si tramutò in vera e propria paura quando percepì dietro di me un rigonfiamento fra i suoi pantaloni. “Hai ragione, mi sto scocciando … avrei voglia di qualcos’altro” bastò questa frase sussurrata all’orecchio per rendermi irrigidire il mio corpo. Non saprei dire che cosa provai in quel momento se non un grande imbarazzo e... parimenti una grande curiosità. Io ero fortunata, la sedicenne più fortunata del mondo, davanti a me si stava delineando la possibilità scoprire cosa c’è dall’altra parte dello specchio, l’altra faccia dei rapporti amorosi. Fino ad allora avevo conosciuto soltanto carezze, abbracci, tenerezze, regali, insomma la parte più superficiale. Avevo scorto soltanto la superficie, ero stata portata in giro come un trofeo agghindata di tutto punto, avevo ricevuto complimenti e tutti i tutti di benefici che il mondo del ragazzo dei “se” poteva offrire, tutto! Tranne la cosa più importante. Non avevo la minima idea di cosa si trovasse aldilà di tutto questo. Volevo andare anch’io nel paese delle meraviglie. Sentì la sua mano scivolarmi sotto la maglietta e cercare qualcosa che a quanto pare aveva desiderato ardentemente per tanto tantissimo tempo, dal momento che il rigonfiamento dei pantaloni cominciò a premere con più forza contro la mia schiena. Un formicolio ancora più forte mi pervase il corpo ma stavolta partiva dal basso. Lui continuò a tastare massaggiare freneticamente, mentre la mano rimasta libera mi sbottonava la zip dei pantaloni. Non sapevo cosa stava succedendo ma mi piaceva, mi sollevò di peso e mi adagiò sul mio letto.



* Per ora è tutto, spero vi piaccia ^^*
  
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