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Autore: Daequan    24/11/2011    4 recensioni
Il portiere è, per antonomasia, il ruolo che fin dalla più tenera infanzia nessuno vuole occupare. Perché è il solo ruolo che conti davvero qualcosa.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Fai il portiere, vero?"

 

Luigi, guardando le proprie dita da quindicenne agitarsi nei guanti, annuì senza voltarsi.

Poi gli venne in mente di vedere chi avesse parlato, e non ne riconobbe il viso.

"Lei chi è?"

Il vecchio ignorò la domanda: "E' bello fare il portiere...però, diciamocelo!, una squadra forte ne può fare anche a meno. Pensa a Jongbloed, o Rossi."

Luigi aggrottò le sopracciglia: "A chi?"

"Ecco, appunto. Portieri vincenti e assolutamente sconosciuti, perché la vittoria veniva dalla squadra e non da loro. Portieri bravi, per carità, ma mai decisivi. Semplicemente una parte di un collettivo superiore alla somma dei suoi componenti. Un po' come il Barcellona oggi, chi se lo incula Victor Valdés?"

Luigi abbassò lo sguardo, sconsolato.

 

Lo spogliatoio era freddo, senza l'odore e il rumore dei compagni di squadra. A malapena si poteva sentire qualche carezzevole impressione di voce umana venire dal campo, dove gli altri si stavano ancora allenando. Luigi cominciava a credere che quello fosse un buon momento per lasciar perdere col calcio, che il vecchio, che stava già andando via, fosse un segno del destino, che Dio (o chi per lui) avesse altri progetti per la sua giovane vita. 

 

"Signore!"

"Che c'è?", si voltò l'anziano.

"E Buffon? E Casillas?"

"Portieri decisivi, ma devi essere uno di loro, non puoi diventarlo."

"E come si fa a capire se sei uno di quelli?"

"Innanzitutto devi sapere che esistono i portieri decisivi e quelli non decisivi. Ma attenzione: i primi non sempre vincono e i secondi non sempre perdono. Anzi, pensa a Van Der Sar, o a Barthez. Buoni portieri che hanno anche vinto moltissimo, ma non decisivi. Quelli che ti ho nominato prima, Valdés, Rossi, e Jongbloed, non erano decisivi ma hanno vinto tanto."

"Beh, Buffon e Casillas hanno vinto i mondiali!"

"Appunto, hanno vinto un'edizione di una coppa. Poi hanno anche vinto altro, ma non così tanto. E sai perché?"

"...be', meno bravi non lo sono, anzi, sono bravissimi!"

"Chi è decisivo non vince sempre, e non vince tanto. Vincere troppo è come mangiare per 10, e non so chi dicesse che lo spreco è l'anticamera della miseria, ma di certo aveva ragione. Un portiere decisivo vince quando conta."

 

Luigi aveva cambiato espressione. Quello che sentiva era molto diverso dalle parole del Mister, che chiedeva di vincere e basta.

 

"Non si dovrebbe vincere sempre?"

"No, come non si deve mangiare sempre, respirare sempre, bere sempre e scopare sempre. Casillas è arrivato ai Mondiali da campione europeo, sì, ma con una bacheca trofei che da quel momento aveva preso a languire come un cane picchiato da un padrone cattivo. Da due anni non vinceva nemmeno la Liga, nemmeno la Copa del Re, nemmeno la Coppa del Nonno, probabilmente! Frattanto, l'odiato Barcellona vinceva tutto. Però i Mondiali li ha vinti lui, si è visto quel pelatone di Robben corrergli incontro con un pallone di piombo ed un sorriso sghembo e non lo ha fatto passare. Buffon, ai Mondiali, c'era arrivato addirittura dalla Serie B, perché la Juve era stata cacciata al piano di sotto, ricordi? Pensa allo scazzo che poteva avere, alla rabbia sovrana che gli divorava i muscoli. In quelle partite ha preso pure le mosche, è stato straordinario."

"Ma cos'è allora un portiere decisivo, un perdente o una saracinesca?"

"E' tutt'e due le cose. Non può essere un vincente, perché non darebbe gusto alla propria vittoria. Ma non è un perdente, perché non avrebbe le palle di parare un rigore al novantesimo."

"...non credo di capire."

"Facciamo così: è un portiere che ti prende nove gol, ma se tu sei riuscito a farne altrettanti, il 10-9 che ti stenderebbe non se lo fa fare neanche morto. Possono saltargli addosso in venti, pure il mister avversario, ma lui quel gol non lo prende. E' un giocatore che tratta le situazioni per ciò che sono, e non per ciò che gli ricordano tra i tanti scenari a cui si prepara in allenamento."

 

Luigi teneva lo sguardo basso e pensava.

"Che c'è, ragazzo? Non hai capito ancora?"

Luigi lo guardò senza remore: "No, ho capito. Ma io sarò decisivo o no?"

"Non lo so, prova a dirmi chi sei."

 

Luigi cominciò a pensare. Ormai non avvertiva più quel bisogno di riservatezza che si può avere quando si conversa con un estraneo. Ormai stava parlando a se stesso, e con naturalezza iniziò: "Allora, sono un portiere di 15 anni, gioco qui nel Gambirate, ho fatto tutta la trafila delle giovanili qui, mi alleno con Mister Orlando Marchi..."

"Uh, interessante! Sono rapito, fammi un autografo!"

Luigi abbassò di nuovo lo sguardo, sconsolato e deluso da quel poco che sapeva dire di sé.

Il vecchio riprese: "Voglio sapere cos'hai da dire nel calcio! Cosa puoi diventare, perché sei qui a sudare!"

"Be', voglio diventare un calciatore professionista!"

"Perché?"

"Perché...boh, mi piace il calcio!"

"A quasi tutti piace il calcio, mi sembra poco per emergere!", incalzò il vecchio, "Cos'hai più degli altri?"

"Non...non lo so, a me piace star qui."

"Qui? Qui al Gambirate, con Mister Orlando Marchi?"

"No, qui a giocare, qui ad allenarmi e a divertirmi!"

"Nel calcio non ci si diverte come si pensa, sappilo! Credi nel progetto?"

"Q...quale progetto?"

"Quello del Gambirate, giochi qui, no?"

"Be'..."

"Loro credono in te, se sei qui!"
"Va be', a loro conviene avere un portiere!"

"Ma non hanno un portiere, hanno te! Giocheresti tutta la vita qui?"
"Be'...onestamente no!"

"Ah, bello stronzo! Perché non sono in Serie A, vero? Se no faresti come Ibrahimovic e diresti che hai sempre tifato Gambirate, anche prima di nascere!"

"Ma nemmeno loro mi terrebbero per tutta la vita! E poi non è che se non gioco in Serie A non mi diverto, per esempio quando ho giocato coi Gorani mi sono divertito!"

"E chi sarebbero i Gorani?"

Luigi gonfiò il petto: "I Gorani sono una piccola popolazione islamica a metà tra il Kosovo e l'Albania! So tutto su di loro perché quasi tutti i miei amici sono Gorani emigrati in Italia!".

Il vecchio lo schernì: "Oh, bravo signor Wikipedia! Che bello sapere tutto su una tribù di beduini che sta a metà tra una nazione che per il mondo non esiste e un'altra che per il mondo esiste solo quando c'è da dar la colpa a qualcuno!"

"Gli islamici non sono beduini!", si accigliò Luigi. "E comunque sono miei amici, sono brave persone!"

"Brave persone che ammazzerebbero tutti. Comunque quando ci hai giocato?"

"Qualche mese fa, per divertimento. E' stato bello, loro stanno anche tirando su una squadra e mi han chiesto di farne parte!"

"Ah, e hai accettato!"

"Eh...no, non posso."

"E perché?!"

"Eh, perché se si iscrivono vanno nella divisione del Gambirate, non posso stare in tutte e due. E poi i miei non vogliono perché dicono che sono zingari."

"Quindi rinunci al divertimento perché i tuoi non vogliono? Quanti anni hai detto di avere?"

"...quindici, lo so. No, è per il Gambirate."

"Ti diverti qui?"

"Mah..."

"Non è un sì quello che hai appena pronunciato, o sto diventando sordo?"

"Preferirei giocare coi Gorani!"

"Ti piacciono così tanto gli zingari islamici? Passi uno o l'altro, ma tutt'e due..."
"Cosa c'è di male? Non capisco, davvero non capisco! Non fanno nulla di male, anzi: già potrebbero incazzarsi perché non hanno una patria, non sono riconosciuti, non contano nulla! In più facciamo anche razzismo?"

"Ah, ma se ti va di giocare con loro puoi farlo, mica te lo impedisco! Io non lo farei, tutto qui!"

"Beh, signore, io sì!"

Il vecchio sorrise: "Bene, allora vai, portiere dei...come si chiamano?"
"Gorani!"

"Portiere dei Gorani, vai e sii decisivo per i tuoi amici."

 

Luigi non sentiva più né lo sdegno per le frasi razziste che aveva udito né l'eco delle lamentele dei suoi genitori.
Solo un dubbio gli restava: "E il Gambirate?"

"Ah, non mi sono presentato: Mario Barca, dirigente del Gambirate. Ero qui per dirti che non ci servi più."

   
 
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