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Autore: Gulminar    25/11/2011    13 recensioni
Lui dava le spalle alla tenda, le braccia conserte. Attraverso l’apertura fra due secolari, pareva osservare il digradare delle colline fino alla valle sottostante. Le sorse il pensiero che non era vestito in modo consono al freddo che faceva, con esso, la preoccupazione condita da un accenno di collera. Si avvicinò in silenzio, lui non si volse per accoglierla. Solo quando fu al suo fianco lui alzò lo sguardo, ma lo distolse subito. Il silenzio fra loro, da quando lui era tornato, faceva male, quasi si fosse solidificato in una presenza ostile a entrambi.
Ron e Hermione qualche tempo dopo il ritorno del ragazzo alla tenda, un cambio della guardia e alcune cose da chiarire.
Storia vincitrice del 1° contest per utenti del forum Chemical Love R/Hr.
Storia vincitrice del Premio Phoenix nel contest "Qual è la miglior edita che abbiate mai scritto?" di PhoenixQuill sul Forum di EFP.
Storia terza classificata nel contest "Forever shot" di CeciliaMargherita sul Forum di EFP.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Certe cose viaggiano sempre in coppia

 


Esistono due cose che viaggiano sempre in coppia,
entrambe iniziano per C.

Ignoto capo ultrà del Ravenna Calcio

Visione della notte insonne del 13 gennaio 2011

A Samy,
accanita lettrice delle mie storie.

Il freddo era feroce, crudeli lingue di gelo s’insinuavano nelle pieghe degli abiti non appena si varcava la soglia. Mosso il primo passo all’esterno, sentì la consueta tentazione di tornare dentro, sotto le coperte e far finta di aver scordato il proprio turno di guardia, ma non era da lei.
Lui dava le spalle alla tenda, le braccia conserte. Attraverso l’apertura fra due secolari, pareva osservare il digradare delle colline fino alla valle sottostante. Le sorse il pensiero che non era vestito in modo consono al freddo che faceva, con esso, la preoccupazione condita da un accenno di collera. Si avvicinò in silenzio, lui non si volse per accoglierla. Solo quando fu al suo fianco lui alzò lo sguardo, ma lo distolse subito. Il silenzio fra loro, da quando lui era tornato, faceva male, quasi si fosse solidificato in una presenza ostile a entrambi.
Lui diede le spalle alla valle e si diresse alla tenda, fu quasi sicura di averlo sentito sospirare.
“Ron.”
Lo immaginò immobilizzarsi nell’aria gelida, sorpreso dal sentirle pronunciare il suo nome dopo tanti giorni. Si volse lentamente, nell’altrui sguardo lesse il disperato desiderio di porre fine a quella situazione snervante.
“Perché non mi hai detto quello che l’Horcrux ti stava facendo?”
Fu subito chiaro che non si era aspettato quella domanda. Le risposte possibili gli si affollarono in mente, una più debole dell’altra. Alla fine rimase in silenzio.
“Harry mi ha raccontato, molto a grandi linee.” Aggiunse lei, a maggior spiegazione.
Il cuore di Ron perse un colpo. Avevano relazionato in lungo e in largo i fatti di quella notte, tralasciando ciò che l’Horcrux gli aveva mostrato per torturarlo. Se Harry aveva aggiunto delle cose mentre lui era di guardia, dovevano riferirsi a quella parte.
“Perché non mi hai detto niente?” Insistette lei.
Aveva sempre apprezzato la capacità di Hermione di andare dritta al cuore della questione, di ogni questione.
Non in quel frangente.
Notò che il freddo le faceva quasi battere i denti, nonostante si sforzasse di non darlo a vedere. Sentì il desiderio impellente di avvicinarsi e abbracciare quel corpicino tremante.
“Ti si è congelata la lingua?”
Parlare pareva aiutarla a nascondere il tremore.
“Mi vergognavo… di quei pensieri.” Una risposta incompleta ma accettabile, sentì l’angoscia attenuarsi. “Non volevo farli ma c’erano, quando portavo quella cosa, non mi davano tregua.”
Senza rendersene conto, si erano avvicinati. Hermione gli prese le mani e se le strinse al petto, nel punto ove il cuore batteva più rapido del normale.
“E se, effettivamente, ci fosse qualcosa fra me e Harry, te ne andresti di nuovo?”
Una scarica di adrenalina rischiò di farlo vacillare ma s’impose di controllarsi, anche di fronte al terrore più nero. Dunque era intenzionata a metterlo con le spalle al muro, a costringerlo a venire allo scoperto. Da un lato, la domanda a bruciapelo lo sconvolse, dall’altro, sentì un inatteso senso di sollievo, al pensiero di liberarsi in modo definitivo.
“Stai cercando di dirmi che c’è?” Riuscì a mormorare, con una serietà spaventosa.
“Rispondi alla mia domanda.”
“No.” Appena percepibile.
Tentò di distogliere lo sguardo, lei gli afferrò il mento e lo costrinse a tenere gli occhi nei suoi.
Ron prese il coraggio a due mani.
“In quel caso, preferirei beccarmi un’Avada, almeno quella uccide senza farti soffrire.”
“Così dicono.” Convenne Hermione, a disagio.
“D’altra parte, non ci sarebbe nulla di strano.”
“Che vuoi dire?”
“Lui è Harry Potter, basta dire questo, e tu… tu sei la migliore strega del mondo. Suonerebbe perfettamente logico a chiunque.” Esibì un sorriso forzato. “Mentre io sono un povero babbeo, un buono a nulla, un codardo, oltre che un pessimo mago.”
Hermione prese un respiro, Ron riconobbe l’atteggiamento di quando tratteneva la rabbia.
“Piantala!” Ordinò.
Teneva ancora strette le sue mani e lo costrinse a cingerle i fianchi.
“Io e Harry siamo amici, mi pare te l’abbia detto anche lui. Non ci può essere dell’altro e vuoi sapere perché?”
Nel suo sguardo, lesse il terrore di un giovane in equilibrio fra paradiso e inferno. Si mosse per chiudere lo spazio fra i loro volti, Ron parve volersi ritrarre.
“Se lo fai solo per farmi sentire meglio, non lo fare.”
Non riusciva a convincersi di essere tanto fortunato.
“Ma allora sei un caso patologico!”
“Pato cosa?”
“Vuoi che ti baci o che ti prenda a pugni di nuovo? Da anni sogno di farlo, idiota!”
Baciarmi o prendermi a pugni?
Non si era mai sentito definire idiota con più piacere. L’istante successivo le sue labbra erano incatenate a quelle di Hermione, i loro corpi coinvolti nello sforzo di stringersi, di aderire maggiormente l’uno all’altro. Dischiuse la bocca e le lingue danzarono, i denti cozzarono per il troppo ardore, un dolore di cui non si curarono. Hermione si lasciò stendere a terra, sotto di lui, Ron le allargò il colletto del giaccone cercando di baciarle la piega del collo. Si fermò di colpo, tentando di attenuare un fuoco divenuto incontrollabile.
“Hermione.” Ansimò. “Fermami ora, perché fra poco non sarà più possibile.”
“Perché dovrei?” Stridette lei indignata. “È giusto così!”
“Sì, ma non qui! Non ora!” Cercò di sollevarsi ma lei lo trattenne a forza. “Non nel mezzo di una guerra, con Harry addormentato a due passi da noi o che forse ci sta guardando, non in questo bosco della malora, con i Mangiamorte che possono piombare qui da un momento all’altro! Non in queste condizioni disperate! Quando tutto sarà finito, lo faremo fino ad essere talmente stanchi da non riuscire a muovere un dito, ma fino ad allora…”
Paura di essere felice?
Qualcosa del genere. In più, tanta agitazione da non rendersi conto di quanto andava blaterando. Hermione sapeva di dover arrestare quel fiume in piena, fu tentata di schiaffeggiare il ragazzo, optò invece per tappargli la bocca con la mano. Quando parve essersi calmato, gli circondò il collo e lo abbracciò stretto.
“Sì.” Gli bisbigliò all’orecchio. “Certo che lo faremo, lo faremo fino a non avere nemmeno il fiato per dirci grazie, ma non abbiamo la certezza che vedremo quel giorno. No! Zitto! Evitare certi discorsi non cambia la realtà. Uno di noi potrebbe non arrivare alla fine, o entrambi, è inutile andare avanti facendo finta che non possa accadere.”
Fu felice di sentirlo annuire, seppur dopo una lunga esitazione.
“Non ho intenzione di morire vergine. Fai l’amore con me, o giuro che uso la bacchetta.”


L’alba baluginò pigramente all’est, lungo l’orizzonte frastagliato dalle colline. Un corvo gracchiò da qualche parte, salutando l’arrivo del nuovo giorno o prendendo commiato dalla notte morente. I rami coperti di brina e il tappeto di foglie morte venate di ghiaccio offrivano un affascinante effetto scenografico.
“Se ne sarà accorto?” Domandò Ron, gettando un’occhiata alla tenda.
“No.” Escluse Hermione. “Aveva bisogno di un’intera notte di riposo.”
“Se è per questo, ora noi ne avremo ancora più bisogno.”
Sedevano con le schiene appoggiate a due tronchi, scambiandosi sorrisi ancora imbarazzati ma pieni di soddisfazione. L’intensa attività notturna aveva tenuto lontano il freddo, che ora reclamava i domini che gli erano propri.
“Mi viene in mente un famoso detto babbano.” Disse Hermione.
“Cioè?”
I coglioni viaggiano sempre in coppia, e io e te, amore mio, siamo proprio due coglioni.”
“Stai pensando a tutto il tempo che abbiamo sprecato?” Ron sorrise di rimando.
Il volto del ragazzo pareva più luminoso del sole nascente, al sentirsi chiamare amore mio da Hermione.
“Quante occasioni avremo avuto, in tutti questi anni? E siamo finiti a spendere la nostra prima volta in un bosco, scomodissimi, senza poterci togliere i vestiti, con questo freddo bastardo.”
Ron annuì.
“Povero Harry.”
“Perché?”
“Viaggia sempre con due coglioni!” Rispose la voce di Harry dalla tenda, anticipando Ron.
Non si preoccuparono più che le loro risate potessero svegliare qualcuno.

 
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