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Autore: Deep Submerge85    25/11/2011    3 recensioni
Hermione Granger è onesta, leale, sempre ligia al dovere e rispettosa delle regole. Quasi sempre. Per i suoi amici, per la persona che ama, persino lei, il Prefetto di Grifondoro, è disposta ad infrangerle.
Storia classificatasi Terza al Contest "Who is...Hermione Jean Granger?" di TittiGranger.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non vi è felicità più grande, che vedere la felicità negli occhi dell’amato.
 
 
 
Aveva letto questa frase tanto tempo prima su un libro babbano e nonostante tutta la sua intelligenza non ne aveva colto pienamente il significato. Era un tempo quello, in cui non esisteva ancora per lei un “amato”, e non riusciva a capire come la sua personale felicità potesse dipendere da un’altra persona; poi, come la goccia d’acqua che scava inesorabile la nuda roccia, il sentimento che provava per Ronald Weasley era penetrato sempre più profondamente nella sua anima diventando più forte, profondo, qualcosa di sempre più lontano dall’amicizia e molto più simile all’amore.
Allora aveva capito. E quella frase rimasta ad ammuffire in un angolino del suo cervello, era tornata prepotentemente alla ribalta.
Per vedere Ronald felice avrebbe fatto qualsiasi cosa. Per vedere quel lampo di gioia in quelle iridi verdi, nessun sacrificio sarebbe stato troppo grande.
Si. Nemmeno soffocare per un attimo il suo senso dell’onore e della giustizia, la sua onestà, il suo stupidissimo orgoglio tipicamente  Grifondoro, sarebbe stato troppo grande se fosse servito a rendere felice il suo Ronald.

 
 

Non vi è felicità più grande, che vedere la felicità negli occhi dell’amato.
 
 

Hermione Granger detestava il Quidditch. Lo considerava un inutile spreco di tempo, capace solo di alimentare la tensione tra le Case. Bè, tra due Case in realtà. Per Tassorosso e Corvonero si trattava di un semplice sport, con la giusta dose di competizione certo, ma una volta conclusasi la partita tornavano ad essere amici come prima e più di prima.
Per loro no.                                           
Per Grifondoro e Serpeverde, il Quidditch era l’ennesimo pretesto per offendersi, litigare e scontrarsi in modo magico e non; ogni partita sfociava in una rissa con tutto ciò che ne consegue: punizioni, fratture varie e sottrazioni di punti alle Case.
Altra cosa che rendeva il Quidditch particolarmente inviso ad Hermione Granger: ogni volta che giocavano loro, sapeva già in anticipo che la sua Casa avrebbe perso dei punti e che avrebbe dovuto passare almeno i successivi due giorni in infermeria, visto che metà squadra Grifondoro era composta dai suoi più cari amici. Motivo principale, anzi, motivo unico, per cui nonostante la sua avversione a questo sport, assisteva ad ogni singola partita e ad ogni singolo allenamento. In genere però, la sua partecipazione agli allenamenti era puramente decorativa: si limitava a stare seduta in un angolo degli spalti, a debita distanza da Lavanda Brown e la sua combriccola di oche, a studiare il suo Manuale di Pozioni Avanzate e lanciando ogni tanto distratte occhiate al campo, giusto per capire quando avrebbe potuto tornarsene in Biblioteca.      
Quella mattina invece, giorno di selezioni per formare la nuova squadra di Grifondoro, Hermione Granger guardava gli allenamenti. Li guardava sul serio.     
Non aveva portato con sé neanche un libro e non distoglieva lo sguardo dal campo nemmeno per un secondo, osservando con attenzione e una buona dose di preoccupazione, i movimenti dei giocatori. Di un giocatore in particolare.
 
 
 



Ronald Weasley amava il Quidditch. Lo considerava uno sport meraviglioso, emozionante e soprattutto adorava il ruolo del Portiere: lo riteneva il baluardo di ogni squadra, la figura attorno alla quale tutti i giocatori si rivolgevano, un vero e proprio idolo.
Per anni con in testa questa immagine gloriosa si era allenato da solo, stregando la Pluffa in modo che andasse verso di lui e poteva dirsi discretamente bravo, se solo non avesse avuto un piccolo problema di nervi: nel momento stesso in cui si rendeva conto di essere osservato, la sua faccia assumeva la stessa tonalità dei suoi capelli e iniziava a combinare immani disastri, sbagliando anche le parate più facili. Motivo per cui non aveva mai neanche osato presentarsi alle selezioni per la squadra del Grifondoro, unito al fatto che fino ai due anni precedenti il Portiere era stato il validissimo Oliver Baston.                         
L’anno prima, venendo a mancare lui, Weasley prese il coraggio a due mani e partecipò alle selezioni: Angelina Johnson, allora Capitano della squadra, lo scelse più per mancanza di alternative che per un talento reale, e nella speranza che il tradizionale talento dei Weasley per il Quidditch facesse capolino anche in lui.
Per tutto il campionato, Ronald si comportò discretamente, alternando parate disastrose a momenti di gloria ma, ricominciato un nuovo anno ad Hogwarts, il posto di Portiere toccava riguadagnarselo.
Diplomatasi la Johnson, la spilla di Capitano era toccata al Ragazzo-Che-Era-Non-Si-Sa-Come-Sopravvissuto, il suo migliore amico Harry Potter, ma questo era l’unico vantaggio. Alle selezioni infatti, partecipava anche Cormac McLaggen, assente l’anno prima a causa di una scommessa idiota con le uova di Doxy; nel vedere questo ragazzone grande e grosso che avrebbe potuto proteggere tutti e tre gli Anelli allargando solo le braccia, Ronald Weasley represse una smorfia di dolore, al pensiero che mai avrebbe potuto battere uno come lui.
McLaggen salì per primo sulla scopa e si comportò da vero campione, causando un travaso di bile nel rosso che lo osservava ai bordi del campo, e un bel po’ di preoccupazione in Hermione che non gli toglieva gli occhi di dosso nemmeno un secondo.
Lei sapeva che il suo Ronald non avrebbe avuto molte speranze contro di lui: non aveva la giusta bravura e gli mancava anche una buona dose di fermezza; così come sapeva che se non fosse riuscito ad entrare nella Squadra ne avrebbe fatto una tragedia al cui confronto l’avvento di Tu-Sai-Chi sarebbe sembrato una semplice, per quanto fastidiosa, invasione di Doxy.
Hermione amava Ronald, con costanza e in silenzio, lo guidava come solo una donna sa fare, cioè lasciandogli credere che facesse tutto da solo, lo amava nel modo più semplice possibile, e la sua felicità contava più di ogni altra cosa per lei.
McLaggen aveva parato quattro rigori di seguito e si apprestava a parare l’ennesimo tiro, e allora per il Prefetto di Grifondoro, fu solo questione di un attimo.
In un attimo capì che Ronald non avrebbe mai potuto fare meglio di così. In un attimo si rese conto che voleva vedere i suoi occhi brillare di felicità, che ne aveva bisogno lei per prima. In un attimo fissò lo sguardo su McLaggen, e mettendo da parte tutto il suo senso dell’onore made in Griffyndor, Hermione Granger intervenne: “Confundus.”
 
 

Non vi è felicità più grande, che vedere la felicità negli occhi dell’amato.
 
 

Cormac McLaggen non capì cosa fosse successo: l’ultima pluffa tirata da Ginevra Weasley era piuttosto semplice, eppure non l’aveva parata; si era spostato dalla parte opposta, semplicemente, senza alcun motivo e aveva perso la sua occasione. Tornò a terra piuttosto contrariato e si imbattè nel volto sorridente di Ronald Weasley, il suo diretto antagonista, che proprio grazie al suo errore poteva sperare di superare le selezioni; andò poi ad accomodarsi  sugli spalti senza notare l’espressione quasi dispiaciuta della Granger, e pregò ardentemente Godric Grifondoro che anche Weasley facesse un errore madornale come il suo. Ma non fu così.
Con una fortuna degna di un’intera otre di Felix Felicis e anche un pizzico di bravura, Ronald Weasley parò cinque rigori su cinque e a nulla valsero le proteste di McLaggen sul fatto che Ginny avesse tirato più facile per favorire il fratello. Anche se fosse stato vero, contavano i fatti e i fatti dicevano che Ronald aveva parato più tiri di lui, quindi era il nuovo Portiere di Grifondoro.
Quando scese dalla scopa era felice come mai prima. Corse immediatamente verso Hermione e la investì con tutto il suo entusiasmo.
“Mione!!Ce l’ho fatta!!Ce l’ho fatta hai visto?” le disse raggiante.
Hermione Granger rimase alcuni secondi in silenzio, scrutando in quei profondi occhi verdi e annegò nella felicità del suo amato  “Sei stato bravissimo Ronald!!Sono davvero felice per te!!” gli rispose dal profondo del cuore. Ed era vero. Era felice per lui e con lui. Era felice.
 
 
 
 
Non vi è felicità più grande, che vedere la felicità negli occhi dell’amato.

 
 
 



Signore e signori, questa storia si è classificata terza al Contest “Who is…Hermione Jean Granger?” indetto da TittiGranger. Scopo del Contest, come si può intuire, era rendere un immagine di Hermione il più IC possibile…La giudicia però ha voluto complicarci un pochino la vita, quindi dovevamo scegliere un anno in cui ambientare la storia e poi dei prompt a cui attenerci. Io ho scelto il sesto anno e mi è toccato il prompt Felicità.
A tal proposito, la citazione che utilizzo più volte non è farina del mio sacco…l’ho trovata su Internet ma non sono riuscita a capire quale sia la fonte, ragion per cui non l’ho specificato.  Grazie alla giudicia per questo terzo posto totalmente insperato e grazie a chi ha perso dieci minuti per leggere! ;)
   
 
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