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Autore: MagneticHeart    25/11/2011    8 recensioni
Jason provò un paio di volte ad aprire la bocca per parlare, ma non riuscì a dire nulla. Con l'ennesimo sospiro Leo si voltò, pronto ad andarsene. Probabilmente non sospettava per nulla che Jason Grace l'avrebbe preso per un polso e tirato contro di sè.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perdere la memoria, e riacquistarla,è una delle cose peggiori al mondo.
Esattamente nel momento in cui tutto sembra andare bene, per una volta, BAM!, tutto torna.
Questo pensava un imbronciato figlio di Giove, che solo ora capiva che ci faceva al Campo Mezzosangue, il campo dei greci. 
Maledetta Era. Sicuramente si stava divertendo un mondo, un Olimpo intero. E tutto, oltre allo scambio con Jackson, tutto gli sembrava più chiaro .Di chi erano quei visi che gli affioravano ogni tanto, così pure i nomi e i luoghi;e ricordi, felici o meno che fossero, ma pur sempre ricordi. Probabilmente, anche una maggior consapevolezza di sè. Sì, si sentiva particolarmente riflessivo in quel momento.
Fin troppo.
E quindi, come aveva imparato dai suoi "cugini" greci, optò per l'annullamento della sua stupida e insistente voce pensante tramite l'esercizio fisico. Si poteva quindi notare il biondo Jason Grace che combatteva animatamente con spada e lancia, provava il tiro con l'arco; scalava la parete d'arrampicata e inceneriva i manichini con scariche elettriche degne d'esser chiamate in quel modo. Purtroppo, appena finiva, quell'irritante vocina cominciava nuovamente a blaterare, mettendolo a conoscenza di fatti che preferiva ignorare.
Come, ad esempio, la spiegazione del perchè tra lui e Piper non avesse funzionato, del perchè nemmeno con Reyna avesse funzionato.
NO, non aveva funzionato perchè non erano quelle giuste, punto. Non perchè lui era interessato ai ragazzi, quello no. Infatti non pensava che Leo fosse dannatamente sexy e divertente. No, pensava fosse solamente divertente... e molto, molto interessante. Solo un paio di volte si era ritrovato incantato a fissare i suoi riccioli, o direttamente quel suo viso infantile, desiderando ardentemente esser più vicino. Ma non provava nulla, oltre alla forte amicizia. Per Ade, non Valdez!
Lui, quel suo irritante modo di scherzare sempre, quel suo saper cucinare magnificamente, il suo sorriso... Diamine, no!
-Hei fratello, tutto bene?- Non poteva essere. Davvero, le Moire dovevano avercela a morte con lui per qualche ignota ragione.
-Sembri uno che sta per sbattere la testa contro il tronco.- Lui rise, e Jason alzò uno sguardo implorante. I suoi soliti ricci scompigliati, il sorriso sghembo sul viso, le mani che non riuscivano a stare ferme e tamburellavano sulle coscie.
-Uhm, sì, sto bene.- Ed un punto a Jason per la recitazione! Sul serio, non gli avrebbe creduto nessuno, tanto meno Leo che aveva imparato a conoscerlo così bene. Già, alla lista delle irritanti cose che Leo Valdez riusciva a fare benissimo si poteva tranquillamente aggiungere anche la lettura del pensiero, se si trattava di Jason. Riusciva a capire cosa fare per farlo arrabbiare, infastidirlo o rassicurarlo ad una velocità impressionante.
-Certo, come no. Aggiungi anche che sei il clone e non l'originale figlio di Giove ed un finale ad effetto, la commedia potrebbe aver successo.- Leo scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. -Quiindi... io e Pipes ti abbiamo cercato tutto il giorno, dove ti eri nascosto?- Jason inarcò un sopracciglio e lo guardò scettico.
-Tutto il giorno? Valdez, siamo al Campo, non in una metropoli. Se mi hai cercato in mensa, nelle fucine o in spiaggia vicino alle figlie di Afrodite allora sì, capisco che tu non mi abbia trovato. E comunque non credo che Piper avesse tutta questa voglia di vedermi.- Forse era stato troppo duro con Leo, ma almeno così sperava di "costruire una barriera", di poter avere il tempo per convincersi che nulla si quello che aveva pensato prima fosse vero.
Per grazia degli dei Valdez pareva troppo perso a guardare le foglie che cadevano per prestargli attenzione. Il cuore di Jason ebbe uno spasmo alquanto doloroso, per di più accentuato dal fatto che lui cercava di ignorarlo bellamente.
Cominciò a smuovere il terreno con la punta del piede, nel suo ostinato tentativo di ignorare Leo. Chissà, magari se ne sarebbe andato, lasciando Jason libero di andare a cercare il sasso più grande che trovava e sbatterselo in testa, provocandosi un'ulteriore perdita della memoria. Salvo scriversi su un foglio di evitare il suo migliore amico, nemmeno fosse una gorgone. Okay, forse era un opzione esagerata. Cercò di rilassarsi e sembrare il solito figlio di Giove sicuro di se, appoggiandosi alla pianta dietro di lui con la schiena, ed incrociando le braccia al petto.
-Jason, davvero, stai bene?- I cambiamenti di quel ragazzo lo lasciavano sempre interdetto. Un attimo prima sorrideva, con quel suo sorriso folle e meraviglioso, quello dopo lo guardava serio, quasi preoccupato. Certo, la fase seria durava in media un paio di secondi, ma c'era comunque.
-Sì, ma ora devo andare. Sai, i pesci di Talia devono mangiare...- Spalancando gli occhi alle sue stesse parole scivolò a fianco del ragazzo, prima di cominciare a camminare con passo sostenuto (okay, scappò praticamente correndo) verso la cabina di Zeus lasciando uno sconcertato e, sì, anche triste figlio di Efesto davanti all'albero a fissarlo.
 
 
 
Nei giorni a venire, Jason cercò di evitare le situazioni come quella il più possibile. Fuggendo ogni volta che vedeva Leo. Evitava lago e spiaggia "sono un figlio di Giove, l'acqua non mi piace"; fucine e armeria "c'è gente molto più portata di me, non voglio essere d'intralcio"; non andava neppure al falò serale, con la scusa che non si sentiva tanto bene e voleva riposare. In effetti bene non si sentiva, ma non per i motivi che aveva fatto intendere agli altri semidei che gli avevano chiesto qualcosa. Si sentiva un grosso, enorme vigliacco; così vigliacco da usare quella scusa con se stesso ogni volta che cambiava direzione con finta noncuranza quando all'orizzonte scorgeva Valdez.
Riuscì ad andare avanti per giorni, quasi settimane, senza dover mai incontrare il ragazzo che tanto lo metteva in confusione.
Era un soleggiato giovedì mattina, quando Jason finalmente decise di metter fine al suo periodo di autoreclusione; di tutto quello che il Campo poteva offrire, il ragazzo optò per un bagno al lago. Certo, non erano i bagni romani, ma poteva essere rilassante se le Naiadi non decidevano che eri carino e quasi ti annegavano trascinandoti sott'acqua per le dita dei piedi. 
Arrivato al lago, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, constatando che oltre a lui c'erano solo un paio di innocue ninfe e figlie di Ermes. Si sfilò la maglia arancio dei mezzosangue, alla quale non si era abituato nonostante fosse passato parecchio tempo dalla prima volta che l'aveva messa, e rimase con i pantaloncini che per l'occasione aveva promosso a costume. Avanzò finchè l'acqua non gli arrivò alla cintura, per poi immergersi con più velocità.
In momenti come quello, con l'acqua trasparente, i pesci colorati e la luce che filtrava dall'alto, Jason invidiava particolarmente Percy che poteva rimanere lì sotto a suo piacere e godersi lo spettacolo, sicuramente non appannato come risultava a Jason, ma soprattutto il silenzio. Al Campo, con tutti quei ragazzi che facevano avanti e indietro tutto il giorno, era difficile avere un po' di 'pace acustica', che spesso non c'era nemmeno di notte. Quindi lì il silenzio gli sembrava una cosa fantastica. Rimase sotto finchè i polmoni non cominciarono a bruciargli, reclamando con sempre più prepotenza l'aria. Nuotò pigramente fino alla banchina, dove si issò sul legno, per poi sedersi con i piedi a penzoloni sull'acqua; reclinò la testa all'indietro con gli occhi chiusi, godendosi i raggi tiepidi del sole sulle guance che asciugavano le gocce d'acqua ancora presenti. 
Passò diverso tempo così, beandosi del sole sulla pelle e degli spruzzi d'acqua che gli bagnavano i piedi; quando poi decise di tornare in cabina, almeno per mettersi dei vestiti asciutti, quasi non andò a sbattere addosso al ragazzo. Non aveva idea da quanto fosse lì fermo in piedi, pochi passi dietro di lui.
-Leo.- Jason gli fece un cenno con la testa, abbassando velocemente lo sguado sulle tavole di legno. MMh, davvero interessanti. Senì gli occhi nero-carbone del ragazzo bruciargli sul capo chino finchè non alzò lo sguardo, rimanendo atterrito davanti alla serietà di quel viso infantile. Mai, mai aveva visto Leo tanto serio. Ed insieme ne avevano passate parecchie, ormai. Era lo stesso volto serio e triste che il ragazzo aveva anche la settimana prima, e Jason con un improvviso senso di colpa si chiese se l'espressione del figlio di Efesto fosse rimasta la stessa per tutta la settimana. Mentre rifletteva nessuno dei due parlò, tanto che il biondo Grace cominciava a pensare che si sarebbe sentito lo sfrigolio del suo cervello che friggeva surriscaldato.
-Dimmi che ho fatto di sbagliato.- esclamò improvvisamente Leo, quel tono quasi sconsolato, con un esasperazione celata che Jason non gli aveva mai sentito prima.
 Il biondo chiuse gli occhi, contando mentalmente fino a dieci prima di commettere azioni impulsive, del tipo prendere il riccio il braccio, tenerlo stretto e cullarlo come fosse stato un neonato che nel bel mezzo della notte si sveglia e ha bisogno d'essere ri-addormentato.
-Nulla, non hai fatto nulla. Perchè me lo chiedi?- Anche se voleva suonare disinvolto, era così teso che se per caso qualcuno l'avesse urtato, probabilmente si sarebbe sgretolato in tanti frammenti di Jason. Il figlio di Efesto si passò una mano tra i capelli ed alzò gli occhi al cielo. 
-Andiamo, mi credi davvero così stupido? Jason, è più di una settimana che scappi ogni volta che mi vedi. E Talia credeva avessi la febbre quando le ho chiesto dei suoi pesci.- Dalle labbra rosee del ragazzo uscì un sospiro, mentre il figlio di Giove si torturava le mani, sempre cercando di mantenere un minimo d'autocontrollo. Se davanti al solito Valdez sbruffone riusciva a darsi un contegno, a poter fingere d'essere semplicemente irritato da lui e cercare di allontanarsi, quel viso triste e le mani solitamente sempre in movimento abbandonate lungo i fianchi avevano il potere di spazzare via qualsiasi muro lui cercasse di erigere per nascondere le sue emozioni. 
-Quindi, per Ade, se mi dici che ho fatto, sarei più che felice di modificare il mio comportamento.-
Jason provò un paio di volte ad aprire la bocca per parlare, ma non riuscì a dire nulla. Con l'ennesimo sospiro Leo si voltò, pronto ad andarsene. Probabilmente non sospettava per nulla che Jason Grace l'avrebbe preso per un polso e tirato contro di sè. Anche se successo esattamente così. Semplicemente, aveva smesso di combattere con se stesso, arrendendosi all'irrazionalità dei suoi sentimenti.
Lo tenne stretto contro il petto, inalando a pieni polmoni l'aroma acre, il fumo impregnato nella maglia arancio che gli bruciava gli occhi. Con il silenzio come sfondo cominciò a far risalire la mano lungo la schiena del ragazzo immobile. Se aveva ancora pensato di camuffarlo in uno di quegli strani abbracci tra ragazzi beh, difficilmente ora ci sarebbe ancora riuscito. 
Infilò le mani tra i morbidi ricci scuri del ragazzo, che gli solleticavano le dita mentre lui sfiorava appena la nuca di Leo, che ancora non muoveva un muscolo, tenendo quelle sue mani fatate ancora abbandonate innaturalmente contro le gambe. Il biondo strinse la presa sui capelli del ragazzo, tirandoli poi all'indietro lievemente, quel tanto da far alzare il volto al figlio del fuoco. Gli occhi blu spalancati erano fissi in quelli neri, una traccia di follia ad illuminarli.
Se non avesse conosciuto così bene il viso del ragazzo,avrebbe rischiato con tutta probabilità di rompergli il naso, tale era la foga con cui si era lanciato contro le sue labbra. Alla fine, con la fine della lotta interiore, si era arreso alla parte meno razionale del suo essere, e a quanto pareva in qualche meandro nascosto c'era anche tutta quella passione repressa.
La sorpresa più grande fu la reazione di Leo; se Jason si era aspettato come minimo una sberla ed un occhiata stranita, si ritrovò con le mani del ragazzo arpionate alla schiena, le labbra dischiuse premute contro le sue. Alla fine i due si allontanarono appena, mentre Leo aveva ancora le mani aggrappate alla schiena del biondo. Solo allora Jason vide gli occhi lucidi del giovane, e quasi con timidezza abbassò la mano per togliere le lacrime dal viso del giovane. Per la seconda volta nel corso di così poco tempo, il figlio di Efesto lo sorprese, sorridendo ad appoggiando la mano sopra la sua. 
-Ormai non ci speravo più.-



Ambs:
OOOghei. Per prima cosa siate clementi, è la mia primissima one-shot/ slash. Quindi se è inleggibile... siate solo delicati nel dirmelo, ecco. :') 

Seconda cosa. Perchè Jason e Leo? Perchè boh, insieme io li vedo benissimo *^^^*
Dettaglio tecnico: ho provato a cambiare la fine un sacco di volte, ma per quanto mi sforzi non ci riesco. Se provo ad aggiungere non mi convince, quindi questa è.
Poooi, questa 'cosa', è stata scritta per qualcuno di speciale per il suo giorno speciale. Gno, non si sposa, ma compie gli anni (?).

Ancora tanti auguri Fabs! :DD ♥ Ti voglio un sacco di bene, anche se sono solo (che poi, è un solo relativo, è comunque un po' di tempo -w-) sei mesi che ci conosciamo :3
EE, spero che ti piaccia C: ♥ 
Ringrazio tutte quelle povere criste (Miwy, Vale e Eli) che hanno assistito ai miei scleri pressocchè continui ed inutuli, voglio un sacco di bene anche a voi gurls. ♥
   
 
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