Me lo ricordo ancora.
Prendevo il treno, due ore e mezza più o meno ed ero finalmente arrivata. Dopo l'attesa di una settimana o di un mese. E le porte finalmente si aprivano per farmi scendere: Venezia.
Eccolo, il suo profumo. Mi investiva il viso e mi faceva inebriare. Una sensazione che non ho più trovato, questo lo devo ammettere. E poi eccoli, i visi che più avevo aspettato. Quello del mio ormai ex ragazzo, quello della mia migliore amica e quello del mio migliore amico. Diego, Giulia, Alessandro. Sorridenti, iniziavano a sbracciarsi e a urlare il mio nome, e io scansavo urtando la gente per correre loro incontro, trascinandomi il bagaglio e ridendo.
E poi avveniva. La magia di Venezia mi anestetizzava, e io mi facevo avvolgere senza nemmeno cercare di fermarla.
Mentre la Giulia mi parlava euforica in veneziano stretto, per cercare di aggiornarmi su tutto quello che era successo durante la mia assenza, e Alessandro mi prendeva la valigia insultandomi per il peso sproporzionato del suo contenuto.. "Ti xè 'na mongoea, Steff!"e Diego.. "Che casso te vol da mia morosa?" "Va remengo Diego!" e la Giulia.. "Oh ghesbocio 'sti fioi oh..!" E ridevamo, e ci abbracciavamo, e di nuovo ci insultavamo. Poi caricavamo la valigia sulla barca e partivamo. Sempre più al largo, coi i capelli al vento, e il calore dell'abbraccio di Diego. E le nostre parole gettate nell'aria, così come un'attimo dopo i vestiti. Ed eccoci, a tuffarci nell'acqua in mutande e reggiseno, a schizzarci mentre i gabbiani stridevano nel cielo. E giocavamo, e parlavamo..
"Mi sò perso per ti.." "Steff, to petusso mi g'ha scojonato parecio, ti vol 'na cicca?" .."Ohi goldon! Ma ti ghe gà magnà ea merda al mago?!" E di nuovo riprendavamo a lottare nell'acqua, poi risalivamo sulla barca e volavamo a casa ad aiutarmi a sistemare la valigia e a sistemarci per uscire e andare in Erbaria.
Ed era l'arrivo della sera che più attendevo, forse. Una Venezia incantata, in cui le calli e i ponti erano fondamentali per quel dipinto. E il brusio di mille lingue mescolate e le luci e l'amore, perchè lo devo ammettere, amavo più la città che Diego.
Ma grazie a lei, tutto in ogni caso sembrava perfetto e io mi lasciavo andare all'illusione di una vita onirica, anche se distante.
Poi riprendavamo la barca, andavamo al largo e rimanevamo a guardare le stelle, parlando di un futuro in cui tutti e quattro saremmo stati compresi nella stessa cornice. E la cosa più bella, era che ci credevamo, nelle nostre parole. Ci credavamo davvero.
E ci abbracciavamo sotto la luna di Venezia.
Ora, di tutto questo, rimangono solo delle fotografie in un cassetto e una profonda nostalgia.