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Autore: Aliceclipse    25/11/2011    5 recensioni
Quel pomeriggio, più del solito, Santana era apparsa fragile, agli occhi di tutti. Specialmente agli occhi di Kurt.
Ovvio, il mash-up era stato sensazionale. Non poteva non esserlo. Ma le sue parole, le parole che aveva rivolto a Finn, quello schiaffo, avevano fatto pensare Kurt per tutto il pomeriggio. Ovviamente, tutti sapevano dello spot. Le notizie giravano in fretta.
-Voglio parlarti, Santana.- Mormorò, posandole una mano sul ginocchio. Voleva che si fidasse di lui.
Per Kurt era importante. Molto.
Kurtana Friendship.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Maschera

Autore: Alice Bellinelli

Nick EPF: Aliceclipse

Fandom: Glee

Personaggi: Kurt Hummel, Santana Lopez

Rating: Gialli

Genere: One Shot, Malinconico, Introspettivo

Avvertimenti: What if?

Prompt: Affrontare le paure

Note dell'autrice: Spoiler della puntata 3x05, Kurtana Friendship. La canzone contenuta nella storia è "Rule The World" dei Take That.

 

Il rumore dei suoi stessi passi rimbombò contro le pareti del corridoio semibuio ed ormai vuoto. L’angolo della sua bocca si mosse piano, accennando un sorriso involontario. Il ragazzo portò entrambe le mani alla tracolla della sua borsa, e la strinse con forza, un po’ per alleviare il peso degli spartiti e dei libri di francese che non aveva ancora riposto nell’armadietto, un po’ perché si sentiva osservato, molto più del solito.

Insomma, Kurt Hummel non passava certo inosservato. Si era abituato agli sguardi della gente, quella non era una sensazione estranea. Eppure, era solo, in quel corridoio.  Era sicuro di essere solo, nella scuola.

O, almeno, così aveva creduto fino a pochi minuti prima.

Il ragazzo si morse un labbro, lasciando che il suo sguardo vagasse attorno a lui.

Si sentiva un po’ stupido. Infondo, non era la prima volta che rimaneva a scuola oltre l’orario scolastico. In quel periodo, poi, accadeva molto di frequente, a causa dei preparativi per la sua campagna.

Erano le sei del pomeriggio. Gli insegnanti se n’erano andati da un po’, e la maggior parte degli alunni era a casa dalle tre.

In genere, essere solo lo rendeva un po’ paranoico. Niente di cui dovesse preoccuparsi, certo. Era abituato a cavarsela da solo. Kurt era forte, molto più di quanto lui stesso credesse.

Avanzò ancora, e uno spiffero d’aria inatteso lo colpì all’altezza del viso. Si fermò di colpo, puntando i piedi a terra, sentendosi gelare dalla testa ai piedi. I suoi occhi si mossero velocemente, alla ricerca di qualcosa.

Non aveva idea di che cosa. 

Ma, prima ancora che i suoi occhi  catturassero il filo di luce che penetrava dalla porta dell’auditorium, qualcos’altro lo colpì, dritto al cuore. Come ogni altra volta.

Yeah, you and me.. we can ride on a star,  If you stay with me, girl.. we can rule the world.

Musica. Lontana, ovattata, nascosta.

Sussurrata.

Ma pur sempre musica.

Quell’accenno di un sorriso che si era congelato sul suo volto si tramutò in un sorriso reale.

Kurt non era solo, in quella scuola. Non doveva avere paura.

Kurt conosceva quella voce. E sapeva  che, in quella voce, qualcosa non andava.

Aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi alla porta lentamente, come se avesse paura di interrompere qualcosa. Perché sapeva, per esperienza, che chi trova nella musica un modo per esprimersi, un modo per lottare, un modo per amare, un modo per vivere, spesso vede come una violenza l’interruzione di qualcosa che lo fa star meglio, anche solo in minima parte.

Ma a Kurt stavano a cuore i sentimenti delle persone.

Se c’era qualcosa che aveva imparato, nella sua vita, era che mai e poi mai avrebbe dovuto smettere di tener conto del fatto che non esiste solo la propria persona. Che c’è tutto un mondo intorno a noi, che il mondo può essere spietato, oppure magnanimo, o anche nostro amico.  E che si deve tener conto di questo. Che si deve pensare anche agli altri per poter amare noi stessi. Per poter vivere con noi stessi.

Kurt sapeva cosa significasse sentirsi incompreso. Cosa volesse dire sentirsi solo, non avere nessun punto di riferimento. Sentirsi perso.

E sapeva riconoscere queste cose negli altri.

E voleva davvero fare la differenza. Mantenere i suoi ideali, fare in modo che nessuno dovesse più sentirsi come si era sentito lui.

La voce che Kurt aveva sentito, era spezzata.

Era la voce di qualcuno che provava a parlare, ma non aveva la forza di farlo nel modo giusto.

E i cui tentativi si erano ritorti contro di lei.

Se n’era accorto più di una volta. Tutti se n’erano resi conto. Ma nessuno aveva fatto niente, nemmeno Kurt.

E, in quel momento, mentre ascoltava quella voce spezzata dal pianto, quegli accordi che si facevano strada ancora e ancora, non poteva non sentirsi in colpa. Perché lui, più di tutti, avrebbe dovuto capire. Avrebbe dovuto impedire quello che era successo.

Ora tutti sapevano, lei compresa.  Tutto quello che Kurt poteva fare, era essere presente .. se lei glielo avrebbe permesso.

Un ultimo passo lo separava dalla maniglia antipanico dell’auditorium della scuola. La canzone si era interrotta di nuovo. Kurt spinse la porta con delicatezza, tenendo la testa bassa.  I suoi occhi volarono verso il palco.

Sembrava vuoto, a prima vista. Ma il ragazzo avvertì chiaramente un singhiozzo soffocato farsi strada, dietro al pianoforte alla sinistra del palco. Una figura scura e seminascosta stava là dietro, gli spartiti di una canzone stretti nella mano destra, mentre l’altra si asciugava le lacrime con decisione.

Kurt avanzò lungo la fila di poltrone, seguendo la luce. Quel palco lo attirava. Lo aveva sempre fatto, non poteva farci niente. Era consapevole che il palco fosse il suo destino. Era semplicemente tutto quello che aveva sempre desiderato. Qualcosa che lo proteggeva da tutto il resto.

In quel momento si rese conto che Santana non stava facendo altro che cercare quello stesso conforto.

-Se continui a piangere non riuscirai mai a cantarla, San.- Parlò piano, ma le sue parole erano perfettamente udibili. Santana si voltò verso di lui, colta di sorpresa, reprimendo un singhiozzo.

Il volto di Kurt si spense quando i suoi occhi incontrarono quelli della ragazza.

Il labbro inferiore di Santana tremò, durante lo scambio. Non aveva nemmeno la forza di mandarlo a quel paese. Si strinse piano nelle spalle, e lasciò che le lacrime, semplicemente, scivolassero lungo le sue guance, facendole colare il mascara. L’altro le si avvicinò lentamente. Una volta di fronte a lei, si accucciò, per guardarla meglio negli occhi. E attese una risposta.

-Cosa vuoi, Hummel?- a ragazza distolse lo sguardo, tentando di asciugarsi le lacrime con la mano. Peggiorando la situazione.

A Kurt tornò in mente la scena di quel pomeriggio. E gli tornò in mente la partita.

Santana non era più a stessa, da un po’ di tempo a questa parte. Sembrava troppo.. stronza, anche per i suoi parametri. Lui era convinto che non fosse veramente così.

Quel pomeriggio, più del solito, Santana era apparsa fragile, agli occhi di tutti. Specialmente agli occhi di Kurt.

Ovvio, il mash-up era stato sensazionale. Non poteva non esserlo. Ma le sue parole, le parole che aveva rivolto a Finn, quello schiaffo, avevano fatto pensare Kurt per tutto il pomeriggio. Ovviamente, tutti sapevano dello spot. Le notizie giravano in fretta.

-Voglio parlarti, Santana.- Mormorò, posandole una mano sul ginocchio. Voleva che si fidasse di lui.

Per Kurt era importante. Molto.

-Perché dovresti? Sai tutto quello che c’è da sapere. Anzi, lo sanno tutti. Tu.. Sai meglio di me cosa dovrò passare, adesso.- La sua voce si ruppe di nuovo. Kurt ripercorse gli anni passati. Aveva odiato essere preso di mira per qualsiasi cosa. Ma lo aveva reso più forte. Sapeva cosa stesse provando Santana, era vero. Combatteva i pregiudizi da tutta la vita. Anche lei era forte. Anche lei poteva combattere.

Non sapeva bene perché, ma aveva una terribile voglia di abbracciarla, in quel momento. Si sentiva vicino a lei, molto più di quanto fosse mai stato. Infondo, nonostante le divergenze, nonostante i problemi, Santana faceva parte della sua famiglia. Perché il Glee era una famiglia. E il fatto che avessero preso strade diverse non cambiava quello che avevano passato insieme. Accennò un sorriso triste, spostandosi per catturare lo sguardo spento della ragazza.

-Santana, io ti conosco. Perché ti fai questo?- Sussurrò, quando finalmente i loro occhi si incrociarono di nuovo. Lei si morse un labbro. Rimase in silenzio per alcuni secondi, valutando la domanda.

-Cosa vuoi dire?- chiese flebilmente, abbassando il mento, senza smettere di guardarlo.

-Perché continui a nasconderti?- Kurt allungò la mano verso quella di Santana. Lei la scansò, ma non smise di guardarlo negli occhi.

-Non ero pronta a questo. Io.. sapevo che lo avevano intuito tutti, credo. Ma non ero pronta. Non lo sono.- Il suo sguardo si spostò velocemente, in cerca di qualcosa che gli occhi di Kurt, semplicemente, non potevano risolvere. Kurt cercò di nuovo la sua mano, e, stavolta, a afferrò. Era fredda.

-Non parlavo della tua sessualità. E nemmeno dello spot.- Santana si accigliò. Piegò leggermente la testa i lato, e Kurt accennò un sorriso.

-Spiegati, Hummel.- Esclamò lei, tirando su col naso, e mettendosi a sedere dritta. Il sorriso di Kurt si ampliò. Ecco la Santana che voleva vedere. Lei poteva reagire, era forte abbastanza.

-Tu ti nascondi sempre dietro alle tue battute. Indossi una maschera, la indossi in continuazione. Dici a tutti che sei una stronza e che ne vai fiera. Santana, ho passato quindici anni della mia vita a nascondermi da tutti.. non puoi battermi. Non a nascondino. Tu non sei stronza. Sei solo arrabbiata. Perché? – Perché aveva paura di mostrare quanto fosse speciale? Perché si faceva odiare da tutti, se la sua paura maggiore era proprio quella?

-Io..- Il respiro di Santana si bloccò per un secondo. A quando Hummel la conosceva così bene? - .. io non lo so.-

Kurt alzò un sopracciglio, stringendole la mano un po’ più forte.

Dopo un attimo di silenzio, lei fece un respiro profondo, abbassò lo sguardo e riprese a parlare.

-Ho.. solo paura. Di tante cose. Ho paura del giudizio degli altri. E.. io lo so che così li allontano ancora di più.  So che sembra assurdo.  E’ che amore e paura difficilmente possono coesistere. E, se devo scegliere, penso sia molto più sicuro essere temuti che amati. L’amore può deludere. Può fare male. Le persone possono fare male. Ne sono un esempio lampante.- Altre lacrime scesero piano lungo le guance di Santana. Kurt si alzò in piedi, e i sedette al suo fianco, sospirando, senza lasciarle la mano.

-Ma non puoi impedire agli altri di amarti. Questo si ritorce contro di te, San. Se volessi, potresti essere un persona stupenda.- Sussurrò, posandole l’altra mano sulla spalla.

-Non è vero.-

-Si che è vero. Ma lo sappiamo solo io, te e Britt. Perché lei lo ha capito..- Al nome di Brittany, lo sguardo di Santana si fece più ampio. Kurt riusciva a leggerle dentro come mai prima. La ragazza, finalmente, accennò un sorriso.

-Lei.. si. Non ho idea di come faccia a vedere il mondo in un modo così.. affascinante.- Santana si morse un labbro. Si stava esponendo molto, con Kurt. E non aveva idea del perché. Solo, le sue parole la avevano tranquillizzata.

-Tu la ami, non è vero? E lei anche.- Kurt sorrise di nuovo. Santana stava prendendo un po’ di colore, finalmente. Borbottò qualcosa, imbarazzata, per poi colpirgli il braccio con una spallata.

-Io.. si. Si, sono innamorata di Britt.- Anche la sua voce sembrava più calda, ora.

-Lei riesce a vederti per quello che sei, perché non ha filtri di alcun genere. Ama la vera te stessa, non quella che mostri agli altri, San. Lei sa. Per questo ti ama. L’unico modo che hai per affrontare le tue paure è proprio quello di mostrarti. Gli altri ti apprezzeranno, molto più di quanto non facciano adesso. Io ti rispettavo, Santana, ma non avevo mai capito così tanto di te. Oggi ti ho vista sul serio. Non per lo spot. Ma perché ti ho vista fragile. Ho capito. Tu sei più di quello che credi, e se io riesco a credere in te, puoi farlo anche tu. Non devi aver paura.- Stavolta, fu Santana a stringere la mano di Kurt, sorridendogli. Le parole di Kurt le erano davvero utili.

Stava capendo che l’unico modo che aveva per andare avanti, per essere capita, e per capirsi, era uscire fuori. Avrebbe smesso di avere paura.

Sperava solo di diventare come Kurt. E, allo stesso tempo, aveva paura di non farcela.

Kurt era un modello per lei, anche se non lo avrebbe mai ammesso, e questo la bloccava non poco.

Cosa sarebbe successo se avesse scoperto di non essere ala sua altezza?

Ma la speranza e il timore sono inseparabili. Non c'è timore senza speranza, né speranza senza timore. Lo aveva capito, ormai.

-Non so se ne sarò in grado. Di.. di espormi. Di smettere di essere così.-  Kurt ridacchiò.

-Ehi, San, lo stai già facendo. Due giorni fa mi avresti buttato fuori a calci.- Santana si aprì in un sorriso complice.

-Posso ancora farlo, se vuoi.-

-No, grazie, sto benissimo così.- A quel punto, scoppiarono entrambi a ridere. Non avevano assolutamente idea del motivo.

Ma, in quel momento, entrambi seppero di aver trovato qualcosa.

Un amico, un amico vero, che andasse al di là delle apparenze. Qualcuno che avrebbe potuto aiutare Santana a trovare la persona speciale che nascondeva nel profondo. Qualcuno che la capisse, che fosse speciale, che avesse vissuto quello la spaventava così tanto, e che le spiegasse che, in fondo, essere se’ stessi non era così male.

E un’amica sincera, e fedele. Una persona, oltre al suo ragazzo, che comprendesse davvero cosa volesse dire essere diversi.  Una persona che non sapeva di essere speciale, ma che lo era veramente moltissimo. Un’altra persona con cui condividere la passione della sua vita.

-Cosa stavi cantando, prima?- Kurt strappò lo spartito dalla mano di Santana, che per poco non cadde a terra.

-Hijo de.. dammi subito quello spartito!- Scoppiarono di nuovo a ridere. Ormai era troppo tardi. Kurt si sedette meglio sulla poltroncina, e, dopo un velocissimo sguardo alla canzone, prese a suonare.

E, dopo uno scambio di sguardi, cominciarono a cantare. Insieme. Perché cantare faceva parte di loro. Perché li univa, e li faceva sentire meglio. E nessuno, nessuno sapeva meglio di loro che l’unica cosa che li avrebbe sempre aiutati a vincere le paure era la musica. Nient’altro che musica.

Yeah, you and me we can light up the sky.. If you stay by my side we can rule the world.

   
 
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