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Autore: Inc    26/11/2011    1 recensioni
Dedicata alle mie Bubù S&A
Erano felici e contenti, finché Dionea – per i pochi amici Diarrea ridens – non uscì di senno.
Una mattina uggiosa, davvero presto, alzò le chiappe mosce e infilò le pantofole con la peluria esclusivamente rosa e il tacchetto picchiettante. Mangiò i cereali al miele e more, il lattuccio, fece un ruttino abituale e decise di scoprire se il suo Gegè fosse l'uomo della sua vita, il principe azzurro, il suo Trottolino-dudù-dadadà.
Genere: Demenziale, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dionea era stata da sempre una ragazza superficialmente effimera.
Non si era mai soffermata sulla realtà, sulla verità. Ogni cosa girava in quel determinato modo, perché doveva girare così e basta.
Un po' sciocchina, ma giusto un po', giuro!
Non era nemmeno particolarmente piacevole all'udito: aveva una voce ora roca, da uomo con tre coglioni ben collaudati, ora da oca delicatamente spelacchiata sul di dietro ingombrante, celluloso e a tratti peloso – ma, giuro, giusto un po'!
Aveva due labbra da dormirci su, oppure da usare come materassino gonfiabile per ondeggiare placidamente tra l'onde: erano due cuscinetti che ti regalavano l'ebrezza della malvagità. Come non potevi pensare di bucarle?!
Tutto sommato, però, era sopportabile; bisognava comunque essere molto tolleranti per non arrivare all'esasperazione.

 

Aveva deciso di trovarsi un fidanzato: detto fatto!
Un giovanotto con qualche brufoletto sulle guance rossastre, capelli rossicci, occhi inquietanti azzurri, bel culetto.
Insomma, anche lui passabile.

 

~

 

Erano felici e contenti, finché Dionea – per i pochi amici Diarrea ridens – non uscì di senno.
Una mattina uggiosa, davvero presto, alzò le chiappe mosce e infilò le pantofole con la peluria esclusivamente rosa e il tacchetto picchiettante. Mangiò i cereali al miele e more, il lattuccio, fece un ruttino abituale e decise di scoprire se il suo Gegè fosse l'uomo della sua vita, il principe azzurro, il suo Trottolino-dudù-dadadà.
Prese una motosega dalla casa dei suoi genitori, la mise in usa sacca e arrivò col fiato corto alla porta del condominio della sua dolce metà.
Bussò e aspettò.

 

«Chi è?» esclamò una voce conosciuta da tenore castrato.
«Gegè, amore mio, apri mo' mo' che ti devo dire una cosa importante, di morte o di vita, Gegè, apri!» tuonò scuotendo la porta.

 

Il ragazzo, impaurito aprì di scatto trovandosi dinanzi una scena da brividi: la sua Vaccarella che azionava una motosega. Terrore, terrore!
La donna si avvicinò, puntò l'arnese e squarciò il ragazzo in due metà quasi perfette. Esaminò le sue interiora che ballonzolavano sanguinanti sul pianerottolo: prese in mano una parte dell'intestino e la porto al naso odorandola con fare esperto.

 

«Può andare, mmm, va bene, mmm, umh, mmm...» disse con sguardo vacuo.
Così pian piano si trovò le mani insanguinate, viscide e scivolose.
«Gegè, sei perfetto dentro. Cioè, sij pure bello dentro! Gegè, quanto t'ammo, io muoro per te!»

 

Si accorse solo dopo pochi momenti di silenzio imbarazzante, interrotto da un miagolio vispo, che nessuno l'avrebbe risposta, nessuno di umano, nessuno di vivo.

 

«Ripensandoci, Gegè, il pistolino era un pochetto piccirillo!» e detto ciò, fuggì calpestando il micio nero dagli occhi di fuoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OPS u_u

 

   
 
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