Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Sandra Voirol    26/11/2011    8 recensioni
Buon Sabato!!!
Oggi vi propongo una parte di Breaking Dawn in cui non sappiamo cosa fa Edward !!!
Quindi ovviamente è POV. Edward!!!!
Avete presente quando Bella va dal Falsario????
Buona lettura!!!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
- Questa storia fa parte della serie 'L' Anima di Edward...ma non solo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno !!!!!

Ri-eccomi qua!!!!

Prima di tutto ho un avviso da fare....

Non posterò nuove shot per almeno un mese...forse un pò di più!!!

So che a molte dispiacerà tanto...ma ho bisogno di tempo per dedicarmi alla stesura di 2012 - I CULLEN ...che sono rimasta senza capitoli pronti!!!!

Appena ho di nuovo un buon bottino di capitoli scriverò di nuovo una shot!!!!

Intanto pensiamo a questa....

Qui siamo immersi in Breaking Dawn!!!!

Avete presente quando Bella va dal falsario???

Bè vediamo cosa fa nel frattempo Edward!!!

Quindi ovviamente è un
POV. EDWARD !!!!

Avviso che ci sono spoiler dalla breve seconda vita di bree tunner!!!!!



BUONA  LETTURA E GRAZIE MILLE PER TUTTO L'AFFETTO   CHE MI DIMOSTRATE SEGUENDOMI...UN BACIONEEEEEEEEE







NON  PENSARE
 

 
Non pensare! Non pensare! Non pensare!
Mi ripetevo come un mantra. Mentre lasciavo che Bella si allontanasse da me.
Mi aveva spiegato che voleva portare Nessie da Charlie. Lui fremeva per vederla e lei non voleva correre il rischio che si presentasse a casa nostra. Non era certo il momento giusto. Ero sicuro che nessuno gli avrebbe fatto del male, ma non era il caso che Charlie vedesse più di ciò che già aveva visto e compreso. Nonostante facesse deliberatamente finta di non capire.
Con mia figlia in braccio si era avviata al garage insieme a Jake. Mmm…
Ero certo che ci fosse molto di più e che probabilmente la visita da Charlie era solo un alibi. Capivo sempre quando Bella mentiva e questa era una di quelle volte. Ma la mia mente mi aveva subito fatto notare, che se lei mi stava mentendo, doveva esserci un motivo serio. Importante.
Quindi stavo facendo uno sforzo sovraumano per non fermarmi a fare considerazioni e valutazioni che normalmente avrei fatto. Sezionando ogni parola ed ogni espressione del suo viso, per capire cosa c’era dietro. L’istinto mi diceva che se si era comportata così, doveva avere un valido motivo. E l’unico che mi veniva in mente, era Aro. Quindi…
No! Non dovevo pensare. Bella era semplicemente andata da Charlie per passare qualche ora con suo padre. Per portare Nessie da suo nonno e liberare Jake dalla presenza pesante dei vampiri; lui sopportava la situazione in modo encomiabile, dovevo ammetterlo.
Mi lasciai distrarre da mia madre che scendeva le scale. Dovevo spostare l’attenzione da questi ragionamenti, ad ogni costo. Il mio sesto senso mi diceva che non dovevo imprimermi nella memoria questa cosa. E sorprendentemente mi fidavo. Non era il mio solito modo di ragionare, ma era scattato qualche cosa, ascoltando il tono di voce con cui Bella mi aveva detto che andava da Charlie, che mi aveva spinto a seguire l’istinto. Cosa più unica che rara, per me.
Erano pochi minuti che era andata via e già mi mancava da morire, specialmente adesso. Adesso che non c’era più tempo. Ogni secondo era troppo, troppo prezioso. Altro indizio a cui non dovevo pensare. Lei non si sarebbe mai allontanata da me se non fosse stata una cosa davvero importante.
Cambia pensiero, Edward. Ok.
Comunque, mi mancava da morire. E con lei la nostra meravigliosa bambina. Il nostro miracolo. Ogni secondo senza di loro era una ferita inguaribile. Era come se avessi perennemente il ticchettio di un orologio – con lo scatto costante dei secondi – nella testa, a darmi il senso del tempo che non c’era più, che passava. Che mi scivolava tra le mani. Una sensazione terribile per un vampiro, per un essere immortale. Ad un tratto l’eternità era sparita, avevo i giorni contati per vivere e veder vivere Bella e Nessie. Sentivo un’angoscia pressante soffocarmi, mentre dovevo con tutte le mie forze, sembrare il più sereno possibile. Cercavo disperatamente di trovare un briciolo di speranza. Non riuscivo ad accettare che tutto finisse. Che Bella e Nessie morissero. Per me era inconcepibile. Loro dovevano esistere per forza. L’universo - senza di loro - non aveva senso, sarebbe imploso.
La mia bambina. La mia adorata bambina. Quella che cullavo, coccolavo, a cui cantavo la ninna nanna, con cui giocavo, e comunicavo ad un livello così intimo da fondermi con lei. Mi sentivo così disperato da perdere lucidità.
Per riuscire ad affrontare questi giorni terribili, mi ero aggrappato perfino alla folle speranza che forse c’era un dopo. Un dopo in cui ritrovarci e stare comunque insieme. La disperazione porta a sperare l’insperabile.
Se così non fosse stato, avrei supplicato qualunque essenza ne avesse il potere, di annientarmi. Di dissolvermi nel nulla. Per non sentire, per non esistere – in qualunque modo fosse – senza Bella. L’agonia sarebbe stata insopportabile. Peggiore dell’inferno. Ricordavo fin troppo bene cosa provavo senza di lei, quando ancora non avevamo tutto quello che avremmo vissuto poi. Sarebbe stata la cosa più orribile che mi potesse succedere.
La speranza. Mi ci dovevo assolutamente aggrappare se non volevo impazzire. Avevano bisogno di me, non potevo lasciarmi andare. Dovevo continuare a cercare una soluzione, una falla, una debolezza che potesse essere la nostra forza.
A questo proposito, forse era arrivato il momento di condividere quello che sapevo con qualcuno che poteva trovarci qualche cosa di utile, oltre alla certezza di sapere con chi avevamo a che fare.
Finora me l’ero tenuto per me. Per non turbare la mia famiglia. Per non farli vivere con l’ansia della prossima mossa. Avevo sperato con tutto me stesso che la consapevolezza di ciò che eravamo in grado di fare, gli avrebbe fermati, tenuti a freno. Ma evidentemente non era stato così. Anzi. Forse gli aveva spinti ancora di più a procede. Ero stato un illuso. Un ingenuo. Avevo sottovalutato quanto noi fossimo un pericolo per loro, dal loro punto di vista. E quanto ci desiderassero. Forse avevo confidato troppo nel senso d’amicizia di Aro nei confronti di Carlisle. Ero stato uno stupido. Ma non sarebbe cambiato niente. Quindi - alla fine - sentivo che avevo comunque fatto bene. Gli avevo concesso un po’ di serenità, mentre io mi beavo della folle convinzione che tutto sarebbe finito così.
Invece, la pace era durata pochi mesi. Solo il tempo di assaggiare quanto grande poteva essere la mia felicità, la mia gioia. Tanto per sapere cosa avrei perso.
Cercai di risalire dal pozzo in cui sprofondavo, pensiero dopo pensiero. Dovevo agire in qualche modo. Sentirmi attivo ed ancora combattente. Pronto a lottare con la mente e con il corpo.
La mia espressione doveva essere palese, perché Esme mi venne vicino e mi accarezzò una guancia. “Vedrai Tesoro. Bella e Nessie torneranno presto. So quanto ti costa stare senza di loro. Specialmente adesso”.
“Grazie mamma”, dissi semplicemente. Sentirmi consolare da lei era bello, ma era una goccia nel mare infinito della mia disperazione. Cercai comunque di abbozzare un sorriso strozzato.
“Ti voglio bene”, mi sussurrò.
“Anch’io” e le restituii il conforto che mi dava, sicuro che anche lei ne avesse un immenso bisogno. Anche se i suoi pensieri erano molto più speranzosi dei miei.
Allargai la mia mente, per vedere se nei paraggi c’era chi cercavo. Agganciata la sua mente, colsi anche il suo odore e seguii la scia.  
Lo trovai al bordo del fiume, immerso nei suoi pensieri. Troppo simili ai miei.
“Eleazar”, lo salutai posizionandomi al suo fianco.
“Edward” mi rispose sintetico quanto me. Sospirai.
Si voltò e mi guardò negli occhi. “Cosa c’è?” chiese. Come se avesse avvertito che la mia presenza al suo fianco aveva una motivazione ben precisa.
“Devo parlarti. Raccontarti una cosa che non ho detto a nessuno, finora. Ma credo che potrebbe esserci utile. Lo spero perlomeno”.
Lasciò i miei occhi e si sedette su una delle tante rocce disposte lungo il fiume. “Ti ascolto”.
Mi accovacciai poco lontano da lui. Prendevo pietre dalla terra ai miei piedi e le lanciavo distrattamente nel fiume, mentre raccoglievo le idee.
“Riguarda l’altra volta che i Volturi sono venuti. Quando siamo stati attaccati dall’esercito di Victoria”, dissi senza riuscire a non fare un ringhio, seppure basso e  quasi silenzioso. Eleazar sospirò, ma non era il fatto che non fossero venuti in nostro soccorso, che m’interessava. Ormai quella questione era chiusa. Superata.
“Tra i neonati che abbiamo distrutto, ce n’era una che ha smesso di combattere, quindi mio padre l’ha risparmiata”.
“Non lo sapevo”, m’interruppe sorpreso.
“Aspetta” lo pregai. “Quando sono arrivati Jane, Alec e gli altri, e lei si è resa conto che non l’avrebbero lasciata vivere, mi ha passato un sacco di informazioni interessanti. Credo che avesse capito che sentivo i pensieri degli altri e mi ha raccontato mentalmente ciò che sapeva”.
“L’hanno uccisa?” chiese sgomento. “Perché?”.
“Suppongo per non lasciare testimoni; gli altri, Victoria e Riley erano già tutti morti. In più avrebbe significato accrescere il nostro clan, visto che mio padre si era proposto come responsabile per lei”.
Eleazar scuoteva la testa pensieroso. Proseguii nel mio racconto. “A quanto pare, I Volturi si sono incontrati con Victoria e Riley prima che attaccassero. In un certo senso, gli hanno fatto capire che se fossero riusciti ad eliminarci, ci sarebbe stata la possibilità che non li avrebbero annientati”.
Eleazar aveva girato di scatto il viso verso di me, la sua espressione era decisamente sorpresa. “In pratica, gli hanno dato il benestare per distruggere la vostra famiglia?” chiese non dico urlando, ma quasi.
“Già” risposi colpito un’altra volta dalla consapevolezza che eravamo stati sempre nel centro del loro mirino. Ignari ed ingenui che si potesse vivere tranquilli e in pace.
“Ma questo è quello che ti ha fatto credere questa neonata…”, meditava ad alta voce.
“Avrei anche potuto pensarlo – anche se per una neonata un pensiero così contorto è davvero improbabile – ma, i pensieri di Jane me ne hanno dato la conferma. Non è riuscita completamente a nascondere le sue reali intenzioni, quando l’ho stuzzicata con la battuta giusta, su come stranamente erano arrivati giusto in tempo per perdersi lo scontro.  
“Mmm…” lo lasciai meditare, mentre seguivo i suoi ragionamenti direttamente dalla sua testa.
“Bè” disse dopo un po’, “informazione importante anche se non decisiva. Non credo che cambi la sostanza della situazione, anche se certamente ci fa rendere conto ancora di più delle reali intenzioni dei Volturi. Non credo che possiamo illuderci che il vero problema sia Nessie. E’ solo una scusa e probabilmente se demoliremo queste accuse, ne cercheranno altre. C’è solo da chiedersi fino a che punto metteranno a rischio la loro immacolata reputazione per distruggere la vostra famiglia e assimilare gli elementi che interessano loro. Ci rifletterò”.
“E’ quello che penso anch’io” gli confermai.
“Come mai non ne hai parlato con nessuno finora?” mi chiese curioso.
“Non volevo che gli altri fossero preoccupati. E devo essere sincero, non ho dato il giusto peso all’informazione. Credevo che avrebbero lasciato perdere visto la nostra capacità di sterminare un esercito di neonati e confidavo anche nell’amicizia tra Aro e Carlisle. Sono stato uno stupido. Mi sono reso conto della gravità della situazione, solo dopo la visione di Alice”, mi si era spezzata la voce per il senso di colpa. Chissà se avrei potuto fare qualche cosa, essendo più consapevole delle informazioni che avevo carpito a Bree. Ma neanche col senno di poi, trovavo il modo di evitare ciò che era accaduto. Saremmo potuti scappare, ma per vivere come? Da fuggiaschi? No! Non era certo nel nostro modo di affrontare le cose. Saremmo rimasti comunque. Quindi - a conti fatti - non sarebbe cambiato un granché.
Eleazar colse il mio stato d’animo. Mi strinse la spalla con una mano, mentre ci alzavamo in piedi. “Non fartene una colpa Edward. Non credo che sarebbe cambiato niente”, mi rassicurò.
Feci un cenno con la testa. “Grazie Eleazar. Questo però, invece di darmi speranza, me la riduce ancora di più. Come faremo a fermarli?”. Il mio tono rasentava la disperazione.
“Devi essere forte” m’incitò. “Vedrai che troveremo il modo. Siamo in tanti e con molti doni. E siamo intelligenti. Non abbiamo nulla in meno rispetto a loro. Credici. Ne usciremo tutti. Nonostante tutto penso che possiamo farcela. Per loro sarà una sorpresa trovarci ad aspettarli, questo giocherà a nostro favore”.
“Speriamo” risposi poco convinto. Sapevo quanto fossero letali, e dio solo sa se saremmo stati in grado di tenergli testa. I loro doni erano troppo potenti rispetto ai nostri. Una volta che Jane e Alec si sarebbero scatenati non avremmo avuto vie di scampo. Saremmo stati inermi e alla loro totale mercè. Un brivido mi attraversò la spina dorsale all’immagine di Bella sola ad affrontarli, mentre tutti noi altri saremmo stati inutili. Privati dei sensi o avvolti dal dolore straziante che infondeva Jane.
Nessie…mio dio…Nessie.
“Edward…Edward…” mi sentii scuotere. “Calmati, vedrai, troveremo il modo di uscirne”. Non mi ero reso conto di respirare affannosamente, travolto dall’ansia per Bella e Renesmee.
“Sì” dissi in un sussurro. Dovevo riprendere il controllo. Nessuno doveva vedermi in questo stato, soprattutto la mia famiglia. Dovevo essere forte per tutti loro. E se non lo ero io, come potevo pretendere che lo fossero tutti quelli che erano venuti in nostro soccorso.
Questo pensiero mi diede la forza necessaria per riprendere lucidità e controllo. “Va bene Eleazar, troveremo il modo”, dissi il più convincente possibile.
In quel momento ci raggiunse Carmen e dopo qualche scambio di battuta innocua, mi allontanai.
Stavo entrando in casa, quando Emmett mi chiamò. “Edward, Bella dov’è? Dovevamo allenarci”. Si strofinava le mani come pronto al massacro.
“Emm” il mio tono rasentava la minaccia. “Cerca di non esagerare con Bella”.
“Perché? Hai paura che si sbucci le ginocchia?” e liberò una sonora risata.
Grrr! “No. Ma m'irrita che sei così aggressivo con lei. Anche se so che non le farai del male. E comunque non si può mai sapere, non siamo così immortali come sembriamo”.
“Quanto sei noioso! Allora? Dov’è?”.
“E’ andata da Charlie. Per oggi dovrai rinunciare al tuo passatempo”, quasi ringhiai.
Mise un broncio che quasi mi fece scoppiare a ridere, sembrava davvero un bambinone. “Allora andiamo a caccia?” mi chiese.
Ci pensai un attimo. “No. Preferisco stare qui”.
“Ok. Se ci ripensi, credo che andrò verso sud. Puoi sempre raggiungermi”.
“Veniamo noi con te” s’intromisero Kate e Garrett, sempre più spesso insieme.
Emmett non se lo fece ripetere due volte e in un attimo si volatilizzarono.
Mi avvicinai al pianoforte, era tanto che non lo suonavo. A pensarci…da quando Alice era andata via. Dall’inizio dell’incubo. Ora però, ne avevo bisogno. Era sempre stato il mio rifugio e suonando riuscivo a riflettere meglio. Avevo un vortice di pensieri in testa. Intrecciati e difficili da sciogliere. Dovevo trovare il senso, la soluzione, il dettaglio che ci avrebbe permesso di risolvere questa situazione.
Mi sedetti al pianoforte e cominciai a suonare. E la musica andava di pari passo con i pensieri. Violenta, disperata, riflessiva, arrabbiata…E le ore trascorsero alla ricerca di quel barlume, che mi avrebbe permesso di aggrapparmi alla speranza che non tutto era perduto.
Quando sentii il motore della mia volvo voltare nella strada sferrata che conduceva a casa nostra, il mio cuore si alleggerì e riuscii ad essere meno pessimista. Bella stava tornando da me. Erano state ore lunghissime.
Quando parcheggiò, cambiai melodia e le diedi il benvenuto con la sua canzone. Non avevo modo più intimo, forte e accorato di accoglierla. Indifferente alla presenza di un’altra decina di vampiri sparsi qua e là.
Nessie stava dormendo  probabilmente, sentivo il suo respiro lento e profondo. Di Jake, nessuna traccia.
Quando entrò ebbi la chiara sensazione che da quando era andata via, avevo smesso di respirare davvero. Tutte le percezioni sensoriali dovute alla respirazione, erano state assenti, senza che me ne rendessi effettivamente conto. Provai un profondo senso di sollevo - come un dolore sordo che scompare - mi era mancata infinitamente. Mi girai verso di lei, per accoglierla con il sorriso che sapevo amava, senza smettere di suonare. “Bentornata Amore mio”.

 
 
 
  




   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Sandra Voirol