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Autore: irene862    26/11/2011    5 recensioni
2015 --> REVISIONATA E CORRETTA!
Dal IX capitolo..
“Hai perfettamente ragione, sei stato uno stronzo. Un emerito, grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti! “ Non so dove presi il coraggio di minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte.
“Non so con chi hai a che fare quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è diverso. Siamo nel mondo reale bello! La gente merita rispetto!” Eravamo talmente vicini che i nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai. ” E non mi importa un fico secco se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle tue scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono venuta fin qui da casa mia per farmi insultare da un maledetto idiota borioso, come te!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Epilogo

 

XXXVII Capitolo

 

 

“Ok” respirai a fondo, la guardai esitante e lei per rassicurarmi bisbigliò  “Io aspetto qui fuori”.

Mi tolsi il cappello, mi passai una mano tra i capelli per spettinarli. Respirai di nuovo ed abbassai lentamente la maniglia per aprire la porta.

All’interno la luce filtrava dalle grosse tende che coprivano tre grandi finestre. La stanza era occupata, quasi interamente, da quattro letti su cui erano sdraiati altrettante persone.

La cercai con gli occhi.

Vidi Lisa, seduta su una sedia accanto ad un letto, in fondo alla stanza. Avanzai con esitazione, cercando di fare meno rumore possibile finché finalmente non alzò il volto verso il mio.

Il suo sguardo fu attraversato dapprima dallo stupore, poi dalla curiosità infine dalla consapevolezza. Si alzò, lasciando cadere la mano della figlia che teneva tra le sue. Mi venne incontro, mi si parò davanti come a volermi impedirmi di vederla.

Ero decisissimo a non sentire ragioni. Niente mi avrebbe fermato. Così mi preparai a controbattere ad ogni sua opposizione. Un sorriso però si fece largo lentamente, molto lentamente, sul suo viso. E la cosa mi stupì

“Sono contenta di vederti” e con queste parole mi abbracciò forte.

Ero stupito ma dopo pochi secondi ricambiai con forza

“Mi dispiace” era l’unica cosa che mi sentivo in grado di dirle.

“Lo so”

Mi guardò negli occhi per qualche secondo poi mi prese per un braccio e con dolcezza mi accompagnò fino al suo letto.

“Le farà piacere sapere che sei qui. Ora sta dormendo ma tra non molto si dovrebbe svegliare” annuì senza capire bene le sue parole.

Non staccavo gli occhi dalla ragazza stesa sul quel letto. Non sembrava nemmeno più lei.

Era irriconoscibile. Dimagrita, pallidissima e così debole quasi potesse scivolare via nel vento da un momento all’altro.

“Io esco per qualche minuto” con passi leggeri arrivò alla porta, l’aprì e la richiuse subito dopo.

 

 

 

 

 

Hit me like a ray of sun
Burning through my darkest night
You’re the only one that I want
Think I’m addicted to your light

I swore I’d never fall again
But this don’t even feel like falling
Gravity can’t forget
To pull me back to the ground again

I can see your halo

 

 

 

 

 

 

Mi avvicinai al letto. Volevo vederla meglio, volevo toccarla. Assicurarmi che stesse bene. Una flebo era attaccata al suo braccio, un altro macchinario le rilevava le funzioni vitali.

Era triste. Una scena terribilmente triste.

Il suo respiro era quasi un soffio inudibile. Sembrava soffrisse quando espirava. Il petto si alzava e riabbassava impercettibilmente sotto la leggera camiciola. Il volto era emaciato e spento mentre i capelli erano lucidi ed incollati alla fronte. Con delicatezza glieli tolsi dal viso e sedendomi sulla piccola sedia, occupata prima da Lisa, continuai ad osservarla. Gli occhi erano chiusi, le labbra secche.

Mi accorsi che avevo iniziato ad accarezzarle il viso. Lo avevo fatto inconsapevolmente ed ora non riuscivo né volevo smettere.

 

Oh mio Dio. Amore mio, cosa ti ho fatto? Come abbiamo potuto ridurci così?

E’ colpa mia. Tutta colpa mia.

Non voglio lasciarti. Mai più. Ti amo troppo per riuscire a farlo di nuovo. Soffro così tanto… non posso stare senza di te, lontano da te.

Amore mio, ti prego guarisci presto.

Rimettiti e ti giuro che farò qualsiasi cosa per farmi perdonare. Ti prego. Ti prego non mi lasciare…

 

 

 

 

 

 

 

 

La vista mi si annebbiò improvvisamente.

Stavo piangendo e le mie lacrime si rovesciavano lungo il mio viso fino a bagnare quello di Sophie. Non mi ero accorto di esserle così vicino. Chiusi gli occhi perché volevo far cessare quelle lacrime quando qualcosa mi toccò la mano.

Sophie si era svegliata e lentamente si stava svegliando. Mi affrettai ad asciugarmi le lacrime e a posare il mio sguardo nel suo cercando di sorriderle. Sembrava confusa e decisamente affaticata.

Aspettai che dicesse qualcosa. Lei però alzò la testa verso di me, passò in rassegna il mio viso, volse lentamente lo sguardo attorno per poi riportarlo su di me. Non disse nulla ed io le accarezzai dolcemente la fronte.

Ancora silenzio.

Sospirò e chiuse piano gli occhi. Espirò di nuovo e di nuovo li aprì per posarli su di me. Continuai ad accarezzarla scendendo a toccare prima le sopracciglia, poi le palpebre ed infine il naso. Mi soffermai sulle guance. Gli zigomi erano più sporgenti di come li ricordavo. Arrivai alle labbra e lì mi fermai.

Lei non aveva smesso di fissarmi. Il suo sguardo era attento, quasi concentrato ad assaporare ogni minima carezza. Le passai con tenerezza il pollice sulle labbra percorrendone il contorno. Erano asciutte e secche ma ancora rossissime e carnose.

Un lento sospirò proruppe dalla sua gola e inconsapevolmente questo la spinse a dischiudere le labbra. Non resistetti oltre e spinto da un istinto ancestrale, un cieco bisogno, mi avvicinai e la baciai.

Un bacio casto e dolce.

Le sfiorai le guance con entrambe le mani. Attirai il suo viso verso il mio e concentrai in quel bacio tutto l’amore che provavo.

Chiusi gli occhi godendo del suo respiro. Lei non si ritrasse ma neppure rispose. Interruppi il bacio perché volevo vedere la sua espressione, i suoi occhi.

Li trovai chiusi come a godere della sensazione del bacio. La mia mano scese con lenta determinazione ad accarezzarle la mascella e il collo. Teneva ancora gli occhi chiusi e le labbra dischiuse. Alzò il braccio magrissimo e lentamente posò la sua mano sulla mia guancia. Guidato dall’istinto e da una spasmodica urgenza di contatto, appoggiai la guancia alla mano che lei muoveva dolcemente sul mio viso.

Nessuno dei due parlava. Avevamo bisogno del solo contatto fisico. Questo bastava ad entrambi.

Percorse con esasperante lentezza tutto il mio viso. Dalla fronte passò alle palpebre, poi gli zigomi e il naso. Infine scese sul mento per poi risalire a toccare le labbra. Mi resi conto che anche le mie erano secche e d’istinto vi passai sopra la lingua con la quale sfiorò le dita di Sophie.

Subito il mio sguardo si incupì, non volevo spaventarla perciò la ritrassi subito. Lei aveva chiuso nuovamente gli occhi e dopo averli riaperti fece un profondo respiro.

Le baciai le dita con esasperante lentezza finché non intravidi la prima goccia di desiderio. Le sue dita si soffermarono ancora a lambire il contorno delle mie labbra finché, spinta forse dal desiderio, introdusse l’indice dentro la mia bocca.

Ancora scioccato, confuso e insieme affascinato colsi al volo l’invito. Cominciai a baciarlo e a leccarlo, finché al colmo del desiderio cominciai a succhiarlo avidamente. Lei chiuse subito gli occhi e così feci anche io.

Assaporammo entrambi quel momento. Un dolce momento con solo il silenzio a fare da sottofondo.

Quando riaprì gli occhi, potei notare che mi fissava con sguardo mite. Allontanò il dito dalla mia bocca lentamente, ma io le bloccai la mano e la portai ancora al mio viso.

Era venuto il momento di parlare. Lo sapevo, ma la cosa mi spaventava ugualmente.

 

 

 

 

Everywhere I’m looking now
I’m surrounded by your embrace
Baby I can see your halo
You know you’re my saving grace

You’re everything I need and more
It’s written all over your face
Baby I can feel your halo
Pray it won’t fade away

I can see your halo halo halo

 

 

 

 

 

“Ti amo, Sophie” sussurrai accarezzandole dolcemente il volto

Lei a quelle parole chiuse gli occhi ed un lungo brivido scese a gelarmi la schiena.

“Soph?” la mia voce risultò più bassa di un sussurro tanto che pensai non mi avesse sentito

Aprì gli occhi e una lacrima le si rovesciò dagli occhi

“Ti amo anche io Gerard. Più di quanto tu possa immaginare” 

Le sue parole erano esitanti ed intervallate da lenti respiri. Soffici lacrime cominciarono poi a bagnarle il volto.

“Non ho mai smesso di farlo. Mi crogiolavo nel pensiero di poterti lasciare, di poterti dimenticare ma il mio cuore, la mia anima persino il mio corpo anelava a te. Non ho mai smesso di amarti e non credo di poterlo fare”

“Oh, amore mio. Ti prego perdonami. Ti amo così tanto. Sono stato un vero idiota, un gran bastardo. Non volevo, mi dispiace … non era mia intenzione.

Dio, ancora oggi di quella notte non ricordo un accidenti. Non ricordo niente di quella donna. Sono stato un lurido bastardo e lo so. Perdonami, ti prego. So che ti chiedo molto ma ti scongiuro … fallo. Non posso vivere senza di te! Questi mesi senza di te sono stati un inferno. Ti prego perdonami. Ti amo, ti amo più della mia stessa vita. Ti amo da morire, Soph!” mi alzai e la strinsi forte a me.

La strinsi a me, ancora di più finché un gemito di dolore le sfuggì.

“Scusami, amore mio“ veloce mi allontanai da lei. L’avevo stretta troppo e le avevo fatto male.

Sophie però sorrideva. Un sorriso dolce e mite. E il mio cuore andò in fibrillazione.

“Soph, ora voglio solo che tu guarisca e sia felice. Ti prometto che farò l’impossibile perché questo accada. Te lo giuro. Ti amo tanto, Sophie”

Amavo quel sorriso e vederlo dopo così tanto tempo e per di più rivolto a me mi scombussolò non poco.

 

 

 

 

I got a pocket, got a pocketful of sunshine.
I got a love, and I know that it’s all mine.
Take me away: A secret place.
A sweet escape: Take me away.

Take me away to better days.
Take me away: A higher place.

I got a pocket, got a pocketful of sunshine.
I got a love, and I know that it’s all mine.
There’s a place that I go,
But nobody knows.
Where the rivers flow,
And I call it home.

And there’s no more lies.
In the darkness, there’s light.
And nobody cries.
There’s only butterflies.

The sun is on my side.
Take me for a ride.
I smile up to the sky.
I know I’ll be all right.

The sun is on my side.
Take me for a ride.
I smile up to the sky.
I know I’ll be all right.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ero felice.

Avevo finalmente trovato e riavuto il mio angelo. La persona per la quale mi sarei sacrificato fino a morire. La ragazza che mi riempiva il cuore e che mi completava. La donna senza la quale non potevo vivere, senza la quale sarei rimasto solo.

 

Lei, la mia Sophie … dolce e delicata come una goccia di miele.

 

 

Angolino:

Ebbene si, siamo arrivati alla fine di questa storia. Che dire… sono triste perché salutare Sophie e Gerard per sempre è un po’ come dire addio a due vecchi amici d’infanzia. Sarà dura non scrivere più di loro, della loro storia. Sarà dura non poter sbirciare nella loro quotidianità, assistendo magari a qualche loro litigata o a qualche momento di tenerezze. Eppure è proprio così… Sigh, sigh, sigh!

Ma non disperiamo, nulla è ancora perduto. Rincontreremo i nostri “eroi”, per l’ultimissima volta, tra poco. Ho infatti scritto un paio di shot con loro protagonisti e le pubblicherò a breve. Sono piccoli scorci della loro vita futura e spero tanto che possano piacervi.

A presto allora!

Baci baci

Iry

  
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