Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Ricorda la storia  |       
Autore: EdenGuns    26/11/2011    6 recensioni
Don't ever leave me
Say you'll always be there
All I ever wanted
Was for you
To know that I care
P.s. Il titolo di ogni capitolo è il nome del personaggio che parla in prima persona. Niente da aggiungere, solo buona lettura e lasciate un commento! ;)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Guns N' Fuckin' Roses'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1. Eden
 

« Welcome to the jungle
We've got fun'n'games
We got everything you want
Honey, we know the names
We are the people that can find
Whatever you may need
If you got the money, honey
We got your disease»

Welcome to the jungle, GN'R

 

Tirai su la zip dei pantaloni e porsi la mano.

Le banconote erano stropicciate e fredde, ma per me era come toccare il paradiso: soldi uguale dose.
« Vai, puttanella! Vai a rovinarti la vita.»

Annuii distrattamente, senza che le dure parole di quel ragazzo potessero minimamente scalfirmi.

Uscii dalla stanza del motel fremente, immaginando già la sensazione dell'eroina nelle vene. Il freddo che mi colpì fuori da quelle quattro decadenti mura mi diede la forza di arrivare fino alla macchina e infilarmici.

Un grugno infastidito della ragazza ubriaca nei sedili posteriori mi fece sorridere. Stava per addormentarsi, e quello voleva dire più dose per me.

« Ci hai messo più del solito.»

Michelle, la mia migliore amica, mi guardava infastidita, con i capelli scuri scompigliati e l'aria svogliata.

« Cinque ore per farglielo andare in canna.»

Lei rise. « Se non si arrapa davanti a te allora mi sa che ha qualche problemino all'amichetto.»

Mise la marcia e partì sgommando.

Los Angeles pullulava di relitti umani in cerca di una dose. E li capivo benissimo; a volte ero io, a volte era Michelle, ma qualcuno doveva pure procurarsi i verdoni per comprarla.

E fare sesso per soldi era il modo più facile che conoscevamo.

« Quanto ti ha dato?» chiese, senza togliere gli occhi dalla strada.

Tirai fuori i soldi e li contai, abbandonando il capo al sedile.

« Centotrenta.»

Lei ghignò: « Complimenti.»

Più mancia, ma la terrò per me.

Si diventava paranoici, possessivi, avari. Ma che cazzo te ne fregava quando te la iniettavano in vena? Quando riuscivi quasi a toccare il cielo con un dito?

Non mi ricordavo neanche come ero finita in quel giro. Forse qualche cattiva compagnia.

Rimasi a fissarmi le gambe che avevo appena aperto ad uno sconosciuto strette nei jeans.

Ero scappata di casa, ogni tanto incontravo mia sorella, che mi copriva.

Per i miei ero stata rapita, o roba del genere.

Ops.

La macchina si fermò e io scesi.

« Che facciamo con Daisy?» chiese, indicando col capo il corpo collassato sui sedili posteriori.

Feci spallucce: « Lasciala lì, non se ne accorgerà neanche.»

Non mi ricordavo neppure dove l'avevamo incontrata.

Con passo deciso sui tacchi ci avviammo verso il locale stracolmo di gente.

Suonavano i Guns N' Roses, una nuova band che stava riscuotendo piuttosto successo in giro per la città. Avevo sentito dire che forse erano riusciti a farsi notare, ma non ricordavo precisamente come.

« Eden piantala di imbambolarti.»

Michelle mi strattonò per il braccio. Ci facemmo strada tra le gente, mentre la musica mi entrava in testa. Avevano un bel sound, decisamente. Potevo sentire il suono profondo delle corde del basso vibrarmi sotto pelle. Una sensazione davvero eccitante; avevo sempre amato quello strumento a quattro corde, sin da quando ero bambina e mio padre me ne insegnava i rudimenti.

« Well, well, well, you never can tell
Well, well, well, my Michelle.
»

Io e la mia migliore amica ci scambiammo uno sguardo che valeva più di mille parole.

Con una sola occhiata mi aveva chiesto di andare avanti senza soffermarmi troppo. Le parole di quella canzone, che il cantante snocciolava graffiante, sembravano narrare la sua vita. In una maniera assurdamente simile. Ma alcuni particolari non combaciavano.

Sapevo che non era dedicata a lei, semplicemente non voleva ascoltare di quanto fosse disastrosa la sua esistenza.

La nostra esistenza.

« Coincidenze.»

Continuò a camminare velocemente, come per scappare dalle parole del cantante.

La seguii, improvvisamente spaventata dall'idea di essere lasciata lì da sola.

Sbucammo in un corridoio dalle pareti sporche, costellato da figure poco raccomandabili.

« Dolcezze!»

Un uomo che puzzava di vodka si avvicinò a noi pericolosamente. I capelli biondi gli ricadevano impastati sul viso, storto in una smorfia.

« Vattene, non ce n'è per te.»

Michelle gli diede una leggera spinta con la mano e lui cadde a terra.

Troppo ubriaco anche per provarci.

Scavalcai il suo corpo e procedetti spedita verso una piccola porta nera al culmine del corridoio.

Bussai due volte e quella si accostò, lasciando entrare uno spiraglio di luce.

« Che volete?» disse una voce senza volto.

Scossi la testa.

Io 'ste cagate proprio non le so fare.

« Il solito.»

Michelle allungò tutti i centotrenta dollari, ricevendo in cambio la roba.

La porta si richiuse appena lei strinse il pugno intorno al sacchetto.

Eccola, era lì. Sentivo come l'acquolina in bocca.

« Dove andiamo, a farci?» chiesi, impaziente.

Lei non rispose, limitandosi a riprendere il cammino a ritroso.

La seguii trepidante. Incredibile quanto fossi succube di quella roba; Michelle era meno dipendente, ma era sulla buona strada tanto quanto me.

Uscimmo da un'altra porta e entrammo in una stanzetta spoglia, che faceva come da anticamera ad altri luoghi.

Lei puntò verso un uscio mezzo sfasciato, con appeso sopra un cartello che recitava a caratteri cubitali qualcosa come “vietato l'accesso” o “solo il personale”, o entrambi.

Non che me ne fregasse.

La camera era buia, con un grande letto sfatto e una specchiera dal ripiano costellato da alcolici. Mi ci avvicinai e presi una bottiglia di rum. Svitai il tappo con mano poco ferma, mentre Michelle sfoderava un cucchiaio e un accendino.

Si era seduta per terra e armeggiava con grande calma con il pacco di siringhe sterilizzate che si era portata dietro.

Ci teneva moltissimo a quel tipo di igiene. Sosteneva che così non ci saremmo prese qualche bella malattia, ma io credevo che probabilmente l'avremmo contratta comunque, dato che facevamo sesso non protetto. Ed era tutto così surreale, il fatto che si drogasse e ci tenesse alla sua salute contemporaneamente.

Bevvi un lungo sorso di rum, e lasciai che le calde fiamme dell'alcolico mi lambissero la gola secca.

Non riuscivo più aspettare.

« Cazzo» imprecai, andando a sedermi davanti a lei con la bottiglia in mano.

Le sue mani dalle lunghe dita affusolate stavano lavorando per sciogliere la droga.

Fissai come ipnotizzata la fiamma dell'accendino sotto il cucchiaio, mentre il penetrante odore di bruciato si insinuava nelle mie narici.

Prese la siringa, tirò indietro la stantuffo e aspirò tutto il contenuto dall'arnese abbrustolito.

Me la consegnò con un sorriso beffardo e mi guardò afferrarla con mani tremanti.

« Con calma Eden, sennò faccio io.»

Scossi la testa compunta e mi tolsi il giubbotto di pelle, lanciandolo lontano.

Intanto lei era tornata a preparare la dose per se stessa.
Strinsi attorno al mio braccio il laccio emostatico e cercai una vena decente. Riuscii a concentrarmi, mordendomi le labbra fino a sanguinare, e infilai l'ago sotto pelle.

Un piccolo dolore quando spinsi l'eroina in circolo nel sangue e poi l'annebbiamento della mente, la tanto agognata incoscienza.

Mi sdraiai per terra, ancora col laccio stretto fino a farmi male.

Le mani calde di Michelle me lo sfilarono, poi tutto divenne appannato e al di fuori di me.

Il rumore della porta che si apriva cigolando, qualcuno che mi prendeva di peso portandomi sul letto.

Una massa di capelli biondi, una di capelli scuri, una scia bollente di baci sulla pelle.

Sentii Michelle gemere, poi anch'io sentii qualcosa.

Delle mani mi stava spogliando, mentre altre passavano prepotenti tra le mie gambe.

Ero talmente fatta che non riuscivo neanche a muovere un muscolo; rimanevo passivamente ferma, con uno sconosciuto che si stava facendo proprio davanti a me.

Vidi lo scintillio della fiamma sotto il cucchiaio di nuovo.

A giudicare dai respiri affannati e ritmici che sentivo in sottofondo, qualcuno si stava dando da fare ai piedi del letto.

« Come ti chiami?»

Una voce impastata mi stava sussurrando all'orecchio.

Mugugnai vagamente il mio nome poi quello prese a baciarmi il collo, mentre l'altro mi faceva scivolare le mutandine lungo le gambe, e con una sua spinta decisa quasi non mi fece urlare.

Il resto fu solo gemiti e ricordi sfuocati.

 

« Svegliati, Eden, svegliati.»

Mi sottrassi alle mani gelide che mi scuotevano, scontrandomi contro qualcosa di caldo.

La mia testa rimbombava e i suoni intorno a me mi arrivavano ovattati, ma doppiamente fastidiosi.

Aprii gli occhi e mi resi conto di essere completamente nuda.

Michelle mi porgeva dei vestiti, con lo sguardo corrucciato.

« Ma dove cazzo siamo?»

Alla mia destra avevo un ragazzo moro che sembrava collassato, dall'altra parte il corpo di quello biondo che avevo urtato prima.

Ho fatto sesso con entrambi.

Iniziavo a ricordarmi piccoli particolari della sera prima, come le loro labbra che si posavano dappertutto e l'odore di alcol e sudore.

E il fatto di essere andata a letto con due ragazzi mi scioccava troppo, in modo surreale, considerata la vita di eccessi che conducevo.

Iniziavo però a chiedermi davvero come quei tizi fossero arrivati, con un determinato scopo, come se qualcuno li avesse informati.

Michelle non mi diede tempo di chiedere nulla, tirandomi giù dal letto quasi di peso.

Stavo per toccare con il piede il pavimento, quando sentii una presa ferrea attorno al polso. Mi voltai spaventata e incontrai lo sguardo del ragazzo biondo. I capelli mossi gli ricadevano sul viso dolce e gli occhi imploravano di restare.

Mio Dio.

« Merda» imprecò Michelle, tirandomi via.

Lui cercò di alzarsi, ma i postumi della sera prima glielo impedirono.

« Sono Duff! Ti prego, chiedi di me!»

La ragazza mi tirò fuori da quella stanza contro la mia volontà e l'ultima cosa che vidi fu quel viso contratto dal dolore e la sua mano tesa verso di me.

Duff, non me lo scorderò.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: EdenGuns