Il
vero
amore non finisce neanche dopo la morte.
Dodici
anni fa, un ragazzo sordomuto,
appena sedicenne, decise di andare a sedersi sulla panchina che aveva
davanti
casa.
Fece
la stessa cosa ogni giorno, alla
stessa ora, tale era l'emozione che provava nell'ammirare il paesaggio
incantevole che mutava colori nel passaggio dalla giorno alla notte.
E
rimaneva per ore incantato, affascinato
dal turbinio improvviso di sfumature.
La
sua anima era serena, anche se non
sapeva cosa fosse la musica, o quanto fosse bello far vibrare le
proprie corde
vocali secondo il proprio pensiero, secondo il suo stato d'animo. Ma
lui non ne
aveva bisogno. Quel tramonto era la musica dei suoi occhi, un piacere
infinito
che da nulla poteva essere eguagliato.
Fissare
la mutevole linea dell'orizzonte
in lontananza era tutto ciò che desiderava, dopo essere
rimasto solo al mondo.
Per
due anni interi tornò sempre alla
stessa panchina, alla stessa ora.
Una
ragazza notò lo strano comportamento
di Darrell, questo era il suo nome, fin troppo ripetitivo.
Anche
lei adorava quel paesaggio montuoso,
e ogni giorno percorreva chilometri interi, a piedi, per tornare in
quel luogo,
l'unico della città che possedeva il misterioso fascino.
Passarono
tre giorni, e Clarissa si
sedette anch'essa sulla panchina.
Darrell
si girò verso di lei.
Per
la prima volta aveva scostato lo
sguardo da una visione celestiale, per ammirarne un'altra ancora
più luminosa.
Gli
occhi di Clarissa erano azzurri, puri,
giovani come lei, e attraverso essi riuscì a leggerle
l'anima.
I
suoi capelli lisci, biondi, lunghissimi,
le cadevano oltre le spalle.
Provò
invidia per lei: Darrell, anche se
molto giovane, perdeva i capelli, e di fianco a lei si sentiva fuori
posto, pur
sapendo che il posto in cui desiderava restare era proprio quello.
Lui
invece era alto, di sicuro non quanto
lei, ma stranamente non provò più disagio nel
guardarla, sempre in modo furtivo.
Clarissa
arrossiva spesso nel vedere gli
sguardi che si incrociavano, e dopo il terzo giorno che si sedette
vicino a Darrell,
decise di lasciar uscire dalle sue dolci labbra la prima parola.
Ma
Darrell non poteva sentirla. Avrebbe
voluto, certo, ma non sapeva neanche cosa fosse la voce di un essere
umano,
figuriamoci quella di un angelo.
La
ragazza intuì che quel ragazzo non era
normale, non era come tutti gli altri. Era speciale nella sua
disabilità, era
speciale nella profondità dei suoi sentimenti, e si
innamorarono.
Si
dichiararono con uno scambio di
sguardi, un lampo fulmineo che attraverso la pupilla scese
giù, fino al cuore.
Per
un anno intero si sedettero sulla
stessa panchina, alla stessa ora.
Non
avevano modo di sentirsi o mettersi in
contatto se non rivedendosi in quel luogo magico.
Fu
un anno speciale per Darrell, era
tornato a sognare la famiglia che aveva perso tanto tragicamente, in
uno
sfortunato giorno di mezzo inverno, in un incidente stradale.
I
genitori e la sorellina più piccola
erano andati al centro commerciale in una città
più grande, sperando di trovare
una più vasta gamma di cianfrusaglie. Lui adorava tutto
ciò che era
minuziosamente lavorato, e spesso si faceva regalare quello che gli
piaceva, a
prima vista, e non buttava via mai niente.
Un
tizio ubriaco al volante perse il
controllo della vettura e scivolò sulla strada ghiacciata,
toccando
lateralmente la Rover, vecchio modello, che la famiglia utilizzava
spesso nei
viaggi brevi.
Scavalcarono
il cavalcavia e finirono giù
per un dirupo, insieme.
Clarissa
non si presentò più.
Lui
non ebbe mai più sue notizie, ma nel
suo cuore sapeva che aveva lasciato questo mondo, esattamente come la
sua
famiglia.
Sapeva
che lei non avrebbe mai abbandonato
il ragazzo che sapeva comprenderla anche senza parole, che la osservava
in
silenzio, con occasionali lacrime che scendevano lungo le sue guance
ammorbidite dal venticello estivo.
Era
di nuovo solo.
Ad
ammirare il paesaggio che pur mutando,
non cambiava mai.
Era
stanco, Darrell. Era stanco di
soffrire. Era stanco di vedere gente a cui voleva bene andarsene, senza
un
motivo, senza una logica. Lei era diventata il suo mondo, il paesaggio,
il loro
nido d'amore. Senza di lei, non aveva più un mondo in cui
vivere, e il loro
nido d'amore aveva perso senso.
Immaginò
cosa lei gli avrebbe scritto da
lassù: se si trovava bene, se aveva fatto nuove amicizie, o
se ne aveva
ritrovate di perse.
E
così lui lasciò al mondo una lettera,
sulla panchina, indirizzata a lei, con scritte solo poche parole.
"Con
te se ne va il mio amore, come
con il mio amore te ne sei andata tu."
Darrell
fu ritrovato il giorno dopo,
appeso per la cravatta, a casa sua, con la finestra spalancata, in modo
che nei
suoi ultimi atti di vita potesse guardare di nuovo, per un'ultima
volta,
quell'incantevole paesaggio, che suscitava emozioni così
intense, che per un
anno condivise con una ragazza bellissima.
Andò
in cielo, nel posto in cui poteva
incontrare di nuovo il suo mondo, sentire di nuovo il suo profumo, e
per la
prima volta, la sua voce.
Mano
nella mano, salirono le scale per il
paradiso.
E' così che Darrell e Clarissa vissero sempre felici ed eternamente contenti, eternamente insieme.
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Questa one-shot mi è venuta in mente mentre facevo la doccia, durante le mie solite riflessioni sull'origine dell'universo (lol).
E' un periodo strano, sono follemente innamorato di una ragazza molto simile a quella descritta, e mi ho cercato di rendere il personaggio il più possibile simile a me.
Recensite per criticare la storia (le critiche sono sempre ben accette, purchè siano logicamente fondate, gli insulti non li gradisco più di tanto) o anche, perchè no, per dirmi che vi è piaciuta (anche i complimenti mi piacciono un sacco loool).
Se vorrete dare un'occhiata sulla mia pagina questo è il link http://www.facebook.com/pages/Il-diario-di-Ludwig-Loodle/161069023959882. Pubblico spesso note riguardo il libro a puntate che sto scrivendo (genere avventura-fantasy-sentimentale-drammatico), che potete trovare qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=810114&i=1.
Grazie
a tutti quanti vorranno sostenermi.