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Autore: Katedixon    27/11/2011    0 recensioni
Una raccolta di fanfiction, ognuna avrà il titolo di una canzone di Glee, dalla A alla Z. :)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccolo lì, seduto nel sedile posteriore di un taxi diretto a Lima, in Ohio. Aveva la guancia spiaccicata contro il freddo finestrino, avido com'era di vedere più cose possibili di quello stato. In quel momento, su quel taxi, non avrebbe potuto pensare nemmeno minimamente che quella vacanza studio gli avrebbe creato tanti problemi. Dopo un'ora si era addormentato, sdraiandosi di lungo sui sedili posteriori, con un filo di bavetta che gli pendeva dalle labbra. Un forte ticchettio al finestrino lo fece svegliare di soprassalto, facendolo balzare in piedi, così da fargli sbattere la testa al tettuccio dell'auto. Massaggiandosi il capo, aprì lo sportello e scese, rimanendo di sasso a vedere la casa che gli si presentava davanti. Una piccola casetta rosa e azzurra a due piani, il tetto di un color rosa salmone e un piccoglio giardino che sembrava quasi fatato. Aveva come l'impressione di essere finito in un castello delle principesse in miniatura. Prese le sue valige e suonò il campanello, chiedendosi mentalmente come fossero le persone che l'avrebbero ospitato per quelle due settimane. Vide la porta aprirsi e si trovò davanti a una creatura di una bellezza ineguagliabile, i suoi capelli sembravano fili dorati e il suo sorriso era perfettamente allegro e contagioso.
«Ciao, sei il ragazzo irlandese, vero?»
Lui annuì, incapace di dire o fare qualcosa di concreto.
«Entra, ti troverai bene qui, di sicuro conosci già qualcuno.»
Disse la bionda allegramente, tornando in casa saltellando. Si diede un colpo in testa, cercando di non ragionare troppo sull'ultima frase della ragazza, poi la seguì dentro quella casa delle bambole.
                                                                                                   
                                                                                              ***
 
Era in quella scuola da due giorni, aveva cercato di passare inosservato, con scarsi successi. Ormai tutti, specialmente i giocatori della squadra di football, stupido sport che aveva sempre odiato, l'avevano preso di mira e ogni volta che lo incrociavano per i corridoi lo lanciavano contro gli armadietti o gli facevano lo sgambetto. Si stava per arrendere, l'unica cosa che lo portava avanti era il suo orgoglio e il fatto di essere consapevole di non essere l'unico trattato così. Anche i componenti del Glee Club erano sottomessi, forse anche peggio di lui, visto che ogni mattina prendevano granite colorate in faccia. Puntualmente, ogni singola mattina, doveva aspettare che Brittany finisse le prove del Glee per tornare a casa, così stava in giro per i corridoi, godendosi la pace, oppure stava fuori dall'aula del Club e ascoltava le canzoni, affacciandosi ogni tanto a osservare il viso di quell'angelo. 
                                                                             
                                                                                             ***
 
Mancavano tre giorni e sarebbe tutto finito, pensava di poter trovare felicità, accoglienza e amore in America, ma si sbagliava, i suoi compagni di scuola l'avevano solo fatto sentire inferiore e diverso, ma a lui non importava, era fiero di ciò che era, della sua patria. Voleva solo concentrarsi sull'amore, così aveva lasciato che Brittany credesse che lui fosse un Lepricauno, una strana creatura mitologica. Aveva esaudito due strambi desideri e non vedeva l'ora di finire anche con il terzo, si sarebbe guadagnato la sua fiducia e l'avrebbe conquistata, era sicuro di questo. Camminava tranquillamente per i corridoi della scuola, pensandoci, quando venne fatto cadere per l'ennesima volta. Anche se non si alzò da solo, una mano lo aiutò, era una ragazza e aveva una carnagione olivastra, tipica delle popolazioni latine. 
«Ti sei fatto male?»
Chiese lei. L'aveva riconosciuta, era la migliore amica di Brittany, stava sempre con lei, in effetti era un po' geloso, avrebbe voluto passare lui tutto quel tempo con la bionda.
«No.» Sibilò, alzandosi in piedi.
«Peccato.» Rispose lei, sogghignando.
«Come?» Lui la guardò, un po' sopreso.
«Te lo dirò una volta sola: stai lontano dalla mia Brittany.»
Quella ragazza faceva paura, specialmente quando tirava fuori quello sguardo assassino, come in quel momento.
«Falle credere che sei un Lepricauno, non infrangere le sue fantasie, ma non provarci con lei, o giuro che vengo a cercarti oltre l'arcobaleno, folletto verde!» 
Non fece in tempo a ribattere che venne lanciato contro gli armadietti, aveva una forza incredibile per essere una ragazza, o forse era lui troppo debole.
Il suo piano era andato a monte, non voleva di certo rischiare la vita solo per una ragazza. Sapeva che se avesse continuato a comportarsi così non sarebbe arrivato a niente, ma era più forte di lui, preferiva stare al sicuro e sulle sue, piuttosto che rischiare tutto per qualcosa di apparentemente inutile come un bacio. 
                                                                                                                                               
                                                                                                *** 
 
Era giunto il momento, quelle due settimane infondo non erano state una brutta esperienza, aveva capito molte cose, non andava mai come sperava, ma almeno aveva imparato. Si trovava davanti alla porta di casa Pierce, aspettava che il taxi passasse a prenderlo per portarlo all'aereoporto. Sentì dei passi provenire da sopra le scale e appena si girò vide Brittany, quell'angelo biondo, che camminava verso di lui.
«Lepricauno, mi mancherai.»
«Anche tu, comunque sai che puoi chiamarmi Rory.»
«Sì, ma Lepricauno è meglio. Mancherai anche alle mie fatine.»
Lui sorrise, osservando le sue valige. Sentì il clacson, così aprì la porta e le sorrise malinconicamente. Ricevette un piccolo bacio sulla guancia, un bacio che gli avrebbe illuminato molte giornate da lì a questa parte. Senza dire una parola, solo facendogli un cenno con la testa, prese i bagagli e li caricò in macchina, poi entrò del taxi e guardo Brittany, mentre l'autista partiva.
Addio, America, addio.
  
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