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Autore: AlexysBlack    27/11/2011    4 recensioni
La ragazza si guardò la mano con l'anello all'anulare: il suo fidanzamento con la morte, pensò voltandosi verso il vampiro che l'aveva trasformata ed immergendosi nel cielo dei suoi occhi, che sembravano quasi blu, con quella luce pallida, e la colpa a rendere il volto etereo. "Hai ucciso la mia privamera, Damon."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Winter Winter.

Elena dischiuse gli occhi a fatica, non riuscendo a muovere un solo muscolo.
Era come se la avessero presa così tanto a botte da farle atrofizzare il corpo, che giaceva rigido come un pezzo di legna da ardere.
Non ricordava molto dell'accaduto: la sua camera lilla, il suo orsacchiotto, il suo diario e poi il buio. Sbatté le palpebre una, due, tre volte, per cercare di mettere a fuoco i contorni della stanza celati dall'oscurità che la circondava, e riconobbe lo spazio semivuoto, arredato in modo minimalista ma da mobili antichi.
Annusò la coperta pesante che la teneva al sicuro, rifugio contro il freddo dell'inverno che certamente imperversava fuori da quella Casa, e riconobbe l'odore pungente che la pregnava, facendola sentire -se possibile- ancora più protetta.
Le tende erano tirate, impedendole la visuale del palcoscenico innevato che era Mystic Falls in quel periodo dell'anno che Elena tanto disprezzava.
La testa le pulsava vagamente, e si sentiva allo stesso tempo onnipotente ed inerme, pronta a spiccare il volo e ancorata al freddo suolo di una stanza vuota.
Improvvisamente si rese conto di riuscire a vedere anche in assenza della luce,  come se la sua vista fosse stata potenziata al massimo livello.
Poi iniziò ad ascoltare la sinfonia di sottofondo ai suoi pensieri: il vento frusciante all'esterno, un tonfo sordo, la vibrazione di un cellulare, un bicchiere infransosi contro il pavimento roccioso della cantina della pensione dei Salvatore. Annusò l'aria, scandagliando ogni profumo: quello intenso di Damon, del bourbon, di Stefan, e del sangue.
Sangue. E qualcosa le si contrasse dentro al pensare a quel liquido dolciastro e denso, come un conato o una contrazione data dalla troppa fame.
Percepì Damon arrivare velocemente dalla cantina fino alla sua porta, e sentì un suo sospiro profondo mentre posava la mano sulla maniglia.
"Sono sveglia", sussurrò, certa che l'avrebbe udita, riuscendo finalmente a muoversi un po' in quella prigione di coperte. "Entri o cosa?"
In un batter d'occhi lui le fu accanto, in piedi, al suo capezzale, come se fosse morente. A dirla tutta, Elena lo vide muoversi nel buio alla sua velocità sovrannaturale, e se ne stupì perchè non era mai accaduto.
"Come ti senti?" Chiese lui, aspettandosi una reazione alla sacca di sangue che teneva in mano.
Lei si sedette stringendo la coperta, nascondendosi dallo sguardo glaciale di lui.
"Non lo so", e guardò la sacca, e deglutì, disgustata, forse. "Se devi berlo fallo, altrimenti levalo da qui."
La fronte di Damon si corrugò, lasciando cadere la sacca per terra. "C-come vuoi, Elena. Tieni, metti questo." Le passò un anellino d'argento, con una pietra blu e una "E" incisavi sopra, che la ragazza fu lieta di indossare in un riflesso condizionato.
Il vampiro aprì quindi le tende, e la luce bianca dell'inverno le si riversò direttamente nel cervello, dove sentì pulsare ancora più prepotentemente il dolore ovattato che provava prima. "Passerà presto, se tieni gli occhi aperti" commentò lui con aria indecifrabile, guardando fuori o forse guardando dentro, odiando l'uomo che lo fissava senz'ombra di umorismo sul volto tirato.
"Quanto ho dormito?", domandò Elena, stiracchiandosi per bene, mentre  il suo organismo si abituava a vedere tutto così più chiaramente.
Lui si voltò di scatto, guardandola di sbieco, una ruga a solcargli nuovamente le fronte di solito rilassata. "Sicura di sentirti bene? Non hai...fame?" E raccolse la sacca di sangue, posandogliela sul comodino in un attimo.
Elena si massaggiò lo stomaco. "Non so, penso di sì. Metti via quel sangue, Damon, mi da' fastidio...", commentò Elena alzandosi, pensando che Damon sembrasse più appetitoso del solito. Arrossì violentemente a quel pensiero, stupendosi di non sentire il cuore battere all'impazzata come di solito accadeva: in compenso però, oltre alla fame, un cumulo di farvalle le si levò in volo nello stomaco.
"Non hai niente da dire? Niente rimbrotti? Niente calci o pugni...?", domandò Damon con un sopracciglio alzato, dietro di lei ad ammirare i cadaveri scuri degli alberi stagliarsi contro il candido manto che ricopriva il giardino e il vialetto.
"Beh, portarmi a casa tua senza motivo nel cuore della notte è una cosa strana, ma insomma, ci ho fatto l'abitudine", rispose lei sorridendogli attraverso la fredda superficie che li separava: perché lui era sempre fuori, era sempre un riflesso di quello che lei non sarebbe mai stata, sempre altrove, avvolto dal gelo invernale insopportabile da un umana come lei.
Umana.
"Non ricordi nulla, allora."
E quella frase le cadde addosso come una valanga, ingrossatasi di sospetti e sensazioni sottopelle.
In un secondo ricordò.
La sua camera lilla, il suo orsacchiotto, il suo diario e poi Stefan: Stefan che urla, Stefan che minaccia, Stefan che picchia, Stefan che...mangia. E mangia lei, la morde, fino a non farle sentire più l'anima, fino a farla morire. Ma poi arriva Damon, che la sveglia, e la cura come solo il suo sangue può fare. E poi di nuovo Stefan, che lo ferisce, e che mangia ancora dalla sua giugulare non del tutto rimarginata.
E poi ancora urla, e sangue, e morte.
La ragazza si guardò la mano con l'anello all'anulare: il suo fidanzamento con la morte, pensò voltandosi verso il vampiro che l'aveva trasformata ed immergendosi nel cielo dei suoi occhi, che sembravano quasi blu, con quella luce pallida, e la colpa a rendere il volto etereo. "Hai ucciso la mia privamera, Damon."
Il suono della sua voce apparve solenne, colmo di un dolore disumano come ciò che stava per diventare, e per un attimo lui pensò che sarebbe stato meglio uccidere Stefan prima di darle il sangue, che forse se fosse stato più attento le ora sarebbe umana, e non lo odierebbe per averla uccisa, per averla privata della sua vita.
"Non ti chiederò scusa per aver tentato di salvarti."
Elena lo guardò di nuovo, per la prima volta con i suoi nuovi occhi, assimilando la bellezza dei suoi lineamenti forti,  decisi, come anche lui stesso era: tagliente, come il gelo dell'inverno, e della morte.
"Non voglio che tu lo faccia", rispose Elena, annegando in lui, senza trovare una via d'uscita. "Non voglio morire, Damon."
Lui le posò una mano sulla guancia. "Ormai è già accaduto, Elena. Puoi solo decidere di non vivere."
La ragazza in transizione gli prese l'altra mano, e se la posò sul petto, dove una volta batteva il suo cuore. "Non so se riuscirò a stare senza."
Damon era profumato, di mentolo e sangue fresco, ed Elena sentì qualcosa raschiarle la gola. "Io non sarei riuscito a stare senza di te. Ma non posso obbligarti a trasformarti, la scelta è solamente tua", la sua attenzione attratta più che dalla voce di lui, dalla vena che vedeva spuntare chiaramente all'altezza della giugulare nivea del vampiro.
La ragazza lo guardò ancora, per un istante che parve ad entrambi infinito, e sentì i canini premere contro le gengive e gli occhi le si riempirono di sangue, divenendo rossi come quelli del suo amante assassino.
La rabbia, l'odio, l'amore, la passione...Confluisce tutto in un'unica pulsione: la sete. La voce di Stefan le risuonò nelle orecchie, mentre si scagliava contro il collo del ragazzo, pronta ad accoglierlo completamente, ricongiungendosi con quel sangue che le aveva dato una seconda possibilità. Elena bevve, due sorsate profonde della sua linfa vitale, senza riuscire a controllarsi nei suoi confronti. Aprì gli occhi, specchiandosi in quelli profondi di lui che ardevano dalla sete anch'essi.
E quando anche lui affondò i canini nella pelle del suo collo olivastro, e i due defluivano dall'uno all'altro, in una danza sporca di omicidio nascosto, Elena comprese che nell'inverno dei suoi occhi sarebbe stato fin troppo dolce morire.

He was like frozen sky in October night,
Darkest cloud, endless storm raining from his heart.
Coldest snow, deepest blue tearing down the spring.


Angolo "Autrice":

Ma buoooooona domenica, lettrici (:

Eccomi con una nuova One Shot, forse più corta delle altre...Potete perdonarmi?? xD
Sono certa che Elena non si lascerebbe mai e poi mai trasformare da Damon, quindi probabilmente risultano entrambi un po' OOC, ma lo richiedeva la situazione. Non so come mi sia uscita questa, mi stavo annoiando durante tedesco e ho pensato alla frase finale della storia.
Poi il fatto di lei che diventa vampira con il sangue di un vampiro non so se abbia senso per come i nostri cari dentuti sono descritti nel libro, ma non avendolo letto (dovrò assoultamente rimediare, prima o poi) sono andata un po' a spanne, ispirandomi ad altre cose, e infondo...era più che altro una cosa "romatica", più che una cosa realmente fattibile, quindi chiedo scusa se sembra un po' irrealizzabile anche per una
Vampire Story xD
La citazione è tratta da "October and April" dei The Rasmus, con Annette Olzon, la cantante dei Nightwish *_*
Che ve ne pare??? Lasciate un commentino, daaaaai! 
Beh, grazie di averla letta e...
Hope you liked it (:
Baci,
 -Alexys-


  
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