Risponderò alle vostre recensioni appena pubblicato l'epilogo, purtroppo ho avuto un Sabato piuttosto pieno e non ne ho avuto il tempo! Scusate!
Adesso vi lascio alla lettura!
.
EPILOGO
Le
cose, per Damon,
stavano andando di male in peggio. Katherine non intendeva lasciarlo
stare –
nonostante lui l’avesse pregata un milione di volte; Bonnie,
al contrario, era
sparita dalla circolazione. Il suo cellulare era spento, e quando il
ragazzo
passava da casa sua, si faceva negare. Era spaventata, Bonnie. Era
convinta che
Damon, l’uomo che amava – che aveva sempre
amato, nonostante tutto – prendesse la stessa decisione di
sette anni prima.
Aveva paura che scegliesse Katherine, un’altra volta.
Decise di fare
l’ennesimo tentativo, Damon. Si alzò dal letto,
scese di sotto e si diresse in
strada.
― Damon! ― lo
chiamò suo padre ― Dove stai andando?
― Fuori! ― sbraitò
il ragazzo, non molto cortesemente.
Giuseppe Salvatore
rimase lì, ad osservare sconvolto suo figlio soffrire per
l’ennesima volta. E
il motivo, pensò tra sé e sé
amaramente, era di nuovo lei.
― Lascialo andare,
papà. ― disse Stefan poggiandogli una mano sulla spalla ―
Credo stia andando da
Bonnie, di nuovo.
― Quella ragazza è
proprio testarda. ― disse in signor Salvatore ― Avrei preferito mille
volte lei
a quella Katherine Pierce!
― Tuo figlio non è
meno testardo, papà. ― concluse Stefan, rientrando in casa.
Sperava
segretamente che Bonnie non risbattesse la porta in faccia a Damon.
Così,
forse, lui avrebbe realmente avuto una scelta da fare.
Nello stesso
momento, Damon, era giunto di fronte alla casa di Bonnie e Caroline.
Era
un’abitazione piuttosto carina, anche se molto piccola
– almeno apparentemente.
Salì i tre gradini e suonò, insistentemente, il
campanello. Pochi minuti dopo,
fu la ragazza bionda ad aprire.
― Damon! ― disse
Caroline, in forma di saluto ― Cosa ti porta da queste parti? Bonnie
non c’è,
le dirò che sei passato! Ciao! ― tentò di
richiudere la porta, ma il ragazzo la
bloccò.
― Aspetta,
Caroline. ― disse ― So che Bonnie è in casa,
c’è la sua macchina nel vialetto.
Ho bisogno di parlarle, per favore.
― Lascialo entrare.
― disse Bonnie, sbucando dal salotto.
― Grazie al cielo,
Bonnie. ― rispose Caroline ― Non avrei saputo cosa fare!
― Puoi lasciarci da
soli? ― le chiese l’amica. Caroline annuì,
salutò Damon e scomparve in camera
sua. Bonnie, dal canto suo, afferrò la giacca e
uscì sotto il piccolo portico.
― Cosa ci fai qui,
Damon?
― Non mi rispondevi
alle chiamate, o ai messaggi. ― rispose lui ― Sono anche venuto qui
spesso,
questa settimana.
― Mai pensato che
non volessi parlarti?
― Cos’è cambiato? ―
domandò Damon, esasperato.
― Tutto, Damon. È
ritornata Katherine, dannazione! E tu, da quel giorno, sei cambiato.
Credi che
non abbia notato il modo in cui la fissavi a casa di Tyler? Sono
già stata così
male, per te Damon; non voglio tornare ancora in quel baratro.
― Bonnie, io…
― Non voglio
sentirti, Damon. ― disse, decisa. Prese, poi, un respiro profondo e
continuò ―
Io ti ho amato moltissimo. Per tutto il periodo del liceo, dal primo
momento in
cui ti ho visto. Non ho mai creduto al colpo di fulmine, ma non appena
i miei
occhi si posarono su di te, il mio cuore decise che era giunto il
momento di
cambiare le mie convinzioni. C’è stato un tempo,
Damon, in cui ero quasi certa
che tu mi ricambiassi, almeno un po’. Ma mi ero sbagliata e
forse illusa,
perché alla fine te ne sei andato con Katherine, senza
pensare per un secondo a
me. Non avevi obblighi nei miei confronti… Voglio dire,
cavolo! Ero io quella
innamorata di te, non tu! Perché avresti dovuto scegliere me
se amavi
Katherine? Al cuore non si comanda,
diceva sempre mia nonna, e aveva ragione. Non si decide chi amare, ed
è proprio
per questo che non ti ho mai imposto me o i miei sentimenti per te. Ma
Katherine ha ragione. ― si stupì lei stessa, mentre
pronunciò quella frase ― Io
sono stata anni a rincorrere un fantasma, quando era lei
quella che ti aveva; quella che ti viveva.
Non io. E come quel giorno, dopo la cerimonia dei diplomi,
tu sceglierai lei.
― Bonnie, ma cosa
stai dicendo? ― chiese Damon, disperato. Stava per avere una crisi di
nervi e
non ne capiva il perché.
― Sto dicendo che è
finita qui, Damon. ― sussurrò risoluta ― Queste settimane
sono state perfette,
per me. Le più belle della mia vita! Perché sei
stato con me. Ma non posso
imporre al mio cuore l’ennesima delusione… non la
sopporterebbe. ― si avvicinò
frettolosamente al ragazzo che aveva di fronte e gli posò un
bacio sulla
guancia liscia ― Addio Damon. Stai bene. ― aprì la porta di
casa e, con un
gesto secco e deciso, fece scattare la serratura.
Damon restò lì,
inerme. Non sapeva cosa fare, cosa sentire. Non capiva, soprattutto,
per quale
ragione il suo cuore era diventato un macigno troppo freddo e pesante
da
sopportare. Quando Katherine era sparita dalla sua vita, non fu quella
la
reazione. Certo, c’era stato dispiacere e dolore, ma questa
volta era
lacerante.
Silenzioso, come un
animale notturno e ferito, riprese la direzione di casa.
Era notte fonda
quando il ragazzo raggiunse la sua stanza. Nessuno era rimasto in piedi
ad
attenderlo. Forse, l’unico, era stato Stefan, ma si era
addormentato sul divano
nel tentativo di restare sveglio. L’università era
sfiancante, Damon lo
ricordava bene.
Quando varcò la
soglia della sua stanca, si rese conto di non essere da solo.
― Cosa ci fai qui?
― Sono entrata
dalla finestra, come ai vecchi tempi. ― rispose Katherine ― Ti stavo
aspettando, Damon.
― Non è serata,
Kat. ― rispose il ragazzo, in tono duro ― Tornatene a casa, in albergo,
o
dovunque stai alloggiando.
― Possiamo parlare?
Ti prego, solo… solo qualche minuto.
― Che cosa vuoi? ―
domandò Damon, voltandosi per guardarla in faccia.
Aggrottò le sopracciglia,
notando quanto fosse diversa. I delicati boccoli castani avevano
lasciato il
loro posto ad una mise liscia, come
un oceano calmo di cioccolata fondente. Il trucco era meno accentuato,
così
come il suo abbigliamento era meno appariscente.
― Voglio chiederti
scusa, Damon. ― parlò la ragazza, realmente pentita ― Mi
dispiace per il modo
in cui ti ho trattato; mi dispiace per ciò che ti ho fatto.
Mi dispiace per
tutto.
― E cosa dovrei
farmene, adesso, delle tue scuse, Katherine? ― domandò lui,
rabbioso ― Io ti ho
seguito a New York, perché l’unico desiderio che
avevo – o, almeno, l’unico
desiderio che credevo di avere
– era
di stare con te, per sempre. E tu che cosa hai fatto? Hai pensato
sempre e solo
a te stessa. Mai una volta, una sola dannata volta, hai pensato a me.
― Lo so, Damon. Ma
io…
― Tu cosa? Sei solo
un’egoista, Katherine. Mi chiedo come ho fatto a non
accorgermene molto tempo
fa.
― Io ti ho sempre
amato molto, Damon. ― disse Katherine, avvicinandosi a lui ― Sempre. Anche se ti sembrerà
ridicolo e
impossibile da credere, è così. Sono sempre stata
una frana in queste cose. Ho
sempre fatto le scelte sbagliate, nonostante sapessi quali fossero
quelle
giuste. Io faccio male alle persone, Damon, anche se le amo
più delle mia
stessa vita. Sono fatta così, non puoi cambiarmi. Nessuno può cambiarmi.
― Io volevo solo
amarti, Katherine. ― rispose lui ― Ed essere amato da te. Forse,
però, ci siamo
illusi entrambi. Io mi sono illuso.
Evidentemente non eri tu la ragazza giusta per me; la ragazza che
meritava il
mio amore.
Katherine annuì,
capendo perfettamente a chi si riferiva. Prese, così, la sua
decisione. Lei era
veramente innamorata di Damon, ma
lui
non lo era di lei. Non più, almeno. E, forse, non lo era mai
stato totalmente.
― Vivi la tua vita,
Damon. ― disse Katherine, sorridendogli amaramente ― Una volta lessi da
qualche
parte: se ami davvero qualcuno devi anche
saperlo lasciar andare. È quello che sto facendo
con te; ti sto lasciando
andare. Hai ragione tu: io sono egoista. Ma l’amore non
può essere egoista,
l’ho capito solo adesso. ― si avvicinò ancora di
più, fino ad arrivare ad un
palmo del suo naso ― Perdonami per tutto quanto. E sii
felice… Te lo meriti. ―
gli sorrise di nuovo, più facilmente e sinceramente questa
volta, e poi si
diresse verso la porta. Sarebbe uscita da quella casa e dalla sua vita,
per
sempre.
― Non devo
perdonarmi, Katherine. ― disse Damon, facendo fermare per un istante la
giovane
― Non ho nulla da perdonarti, ma se ti può far stare meglio
accetto le tue
scuse.
Katherine guardò
Damon per l’ultima volta, e poi – esattamente come
ne era entrata – uscì dalla
sua vita, ma soprattutto dal suo cuore.
***
Finalmente
anche la
laurea per Stefan ed Elena era arrivata. Tutto il college si trovava a
casa
Salvatore, per festeggiare i due nuovi dottorandi.
― Congratulazioni,
ragazzi! ― disse Damon, portando ad entrambi due flute di Champagne.
― Grazie, fratello.
― Visto, Dam? ―
domandò Elena ― Ce l’abbiamo fatta! Certo, adesso
c’è la specializzazione e
tutto, ma ehi! Il momento in cui potremo capire cosa ti passa per la
testa è
vicino!
― Come, prego? ―
chiese Damon, confuso.
― Stefan diventerà
psichiatra – e sono dell’idea, da sempre, che te ne
serva uno buono. Io
diventerò veterinaria, quindi posso curare gli animali. ―
concluse, facendo un
sorriso a trentadue denti che, contro ogni pronostico, fece scoppiare a
ridere
Stefan.
― Ah, ah,
divertente! ― disse Damon, palesemente offeso.
― Sai che ti
vogliamo bene, Damon!
― Non ti rispondo! ―
disse Damon, togliendole dalle mani il bicchiere ― E questo me lo
riprendo! ―
concluse, facendo un’uscita teatrale.
Era nettamente più
sereno, adesso. Erano passati diversi mesi da quando Katherine era
entrata, di
nascosto, nella sua stanza, mettendosi a nudo. Gli era servito. Aveva,
finalmente, capito quale fosse la scelta giusta da fare. Voleva
attendere,
però. Capire, sul serio, se fosse pronto o meno. Non voleva
ferire il suo cuore. Non di nuovo,
non ora che da
quel cuore dipendeva anche la sua felicità – il
suo futuro.
Notò una chioma
castana fuori, nel cortile della loro grande villa. Afferrò
la giacca scura e
uscì, sotto il manto scuro della notte. È
arrivata, pensò.
― Perché mi hai
fatta venire? Pensavo che ci fossimo detti tutto quello che dovevamo
dirci,
quella volta.
― Lo credevo anche
io, ma non è così.
― Io non voglio
parlarne, Damon. ― disse la ragazza, cercando di andare via ― Ti ho
lasciato
andare, per me è finita lì. Perché
rinvangare?
― Perché ti amo! ―
disse lui, afferrandola per la spalle per fissarla nei suoi occhi
castani ― Ti
ho sempre amata. Sei tu
l’unica che
ho amato, amo e amerò per sempre.
― Cosa…? Che stai
dicendo? ― chiese lei, sbigottita ― Tu… tu mi hai lasciata
andare, quando ti ho
detto che era meglio così.
― Beh, non sono un
genio. Ho sbagliato, ma ti chiedo di darmi una chance. Un’altra
chance. ― supplicò lui, aspettando il momento in
cui
l’avrebbe baciata.
― Non so cosa dire.
― Dimmi di sì. ―
disse Damon, rafforzando la presa ― Dimmi che nonostante la mia
stupidità,
nonostante il mio orgoglio, nonostante tutti i miei difetti, tu mi ami
ancora.
Dimmi che nonostante i problemi che abbiamo passato, nonostante la
separazione
e i malintesi, scegli ancora me. Ed io, in cambio, ti prometto che ti
amerò da
adesso fino alla fine del mondo.
La ragazza lo fissò
a lungo, prima di aprire bocca. Il suo cuore esplose per la gioia. Non
era una
santa. Forse, qualche errore, lo aveva commesso anche lei. Ma,
nonostante
tutto, lui – il suo unico e grande amore – era
lì, dinanzi a lei e le stava
dicendo che l’amava.
― Sì, Damon. Ti
dico di sì. ― affermò decisa.
Il ragazzo fece
scivolare le mani sulle sue guance, delicatamente, per poi avvicinarsi
alle sue
labbra piano, dolcemente. Quando le loro bocche si toccarono, entrambi
avvertirono una scarica lungo tutta la schiena. Le labbra si
dischiusero, così
che potessero approfondire il bacio. Fu magico, passionale –
al contempo dolce
– ma, soprattutto, colmo d’amore.
― Ti amo, Damon
Salvatore.
― Ti amo anche io,
Bonnie McCullough.
E fu così, sotto un
portico in una notte di primavera, che cominciò una storia
d’amore che durò
tutta una vita.
Fine.
Volevo, per prima cosa, ringraziare tutti voi! Chi ha sempre recensito, chi lo ha fatto sporadicamente; ma anche chi ha seguito la flash in silenzio, inserendola nelle preferite o nelle seguite, ma anche nelle ricordate. Grazie mille, davvero! Un bacione!