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Autore: Mick St John    27/11/2011    1 recensioni
Il caso del quarto episodio si apre con la consegna alla polizia di una foto di una ragazza scomparsa nel nulla. All'indagine dovrà partecipare anche Mick, nonostante sia impegnato a lavorare sulle tracce della legione. Ben presto si ritroverà su una strada molto difficile da percorrere...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
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16.

"Allora, sei pronto a parlare di affari?"
"NO lei vuole qualcosa che io non posso e non VOGLIO consegnarle! NON cederò ai suoi sporchi ricatti! Ci ho ripensato, le do tre secondi per sparire con la promessa di non tornare mai più, o giuro che la elimino io seduta stante!"
Il vampiro era molto più agitato e Phil cercò di calmarlo.
"Josef... credo che lei mi abbia frainteso. Lei ha aiutato St. John a combattere l’effetto dell'argento. Ha usato del sangue? Cos’altro ha usato? Se lei me lo dirà, potremmo fare delle ricerche e potremmo risvegliare Sarah! Perché non lo vuole capire? Si fidi.... nessuno si farà male!" Parlava freneticamente cercando di catturare la sua attenzione toccando il tasto più sensibile nel cuore di Josef. E ci riuscì.
Josef sospirò sentendo quel nome che era in grado di riempirgli l'anima, ammesso che ne avesse ancora una.
Era incerto se credere o meno a quelle parole. Da quando lo aveva incontrato la prima volta nel parcheggio delle Kostan Industries, aveva avuto subito l’istinto di saltare al collo di quel tipo e strappargli la giugulare a morsi, per mille motivi e tutti più che validi. Era un assassino della nostra razza, mi aveva quasi ucciso, ed era di certo un torturatore che aveva lasciato dietro di sè una scia di sangue lunga quanto la sua.
Forse era anche un bravissimo bugiardo e ora voleva probabilmente incastrarlo, riempiendosi la bocca di tante belle promesse.
Per questo Josef tentennava, eppure c'era qualcosa che lo affascinava nel modo che Phil usava per persuaderlo. Cercava un modo civile di accordarsi con lui e non se l'era sentita di aggredirlo per primo.
"Io, Josef... Perdonami se ti do del tu... Ma so davvero molto di te. So che hai amato Sarah alla follia e quello che è successo, è stato terribile..."
"Ho capito che sei il mio sorvegliante."
Il legionario lo fissò dritto negli occhi senza paura e annuì.
"Lo sono, da più di 20 anni ormai. Ma Sarah era già stata trasformata. Io ti avrei impedito di farlo... Avrei saputo che non avrebbe funzionato."
"Mio Dio... Perciò voi mi seguivate a NY?"
Josef era nauseato da quel loro modo di interferire.
"Noi o qualcuno per noi. Paula è..."
"Paula? Vuoi dire che bastava una tua telefonata e Paula avrebbe ucciso Sarah?"
Domandò Josef con gli occhi penetranti che cominciavano ad accendersi di rabbia.
"No... non fraintendermi Josef. Paula ha solo collaborato con noi. Una volta che abbiamo capito che Sarah era inoffensiva abbiamo chiesto a Paula di vegliarla anche da parte nostra."
"Dunque Paula è una sorvegliante?"
"Una specie... Ma l'episodio di Sarah ci ha fatto capire che tu non volevi ucciderla. Che avevi sviluppato una tua etica ed eri stanco di uccidere. Questo sarà un'ottima attenuante..."
"Attenuante?"
Josef era letteralmente instupidito.
"Si. Ora Josef devi dirmi se sei pronto a patteggiare. Noi possiamo provare a risvegliare Sarah, non sono sicuro del risultato, ma voglio sapere se sei disposto a darmi ciò che pretendo in cambio, anche nel caso in cui io non debba riuscire."
Josef alzò lo sguardo sconvolto per fissare il suo sorvegliante che non perdeva mai la calma. Poteva uccidere in uno scatto quell'omino insignificante che gli stava davanti, eppure lui gli parlava con sicurezza, senza alcuna paura, cantandogli le sue condizioni.
"E che cosa vorresti in cambio?"
"La tua immortalità, Josef."
"Tu devi essere pazzo..."
Reagì il vampiro con un sorrisetto derisorio.
"Ascolta... Se Sarah dovesse risvegliarsi, significherebbe che siamo sulla buona strada per trovare la cura. Quando sarà il momento, tu dovrai lasciarti prendere dagli inquisitori, dovrai farti processare, confesserai i tuoi crimini, e ascolta bene, ripeto, confesserai ogni tua colpa, ogni omicidio, ogni atto contro la moralità umana che ti verrà imputato. E poi chiederai la pietà della corte, implorando che ti venga restituita la tua umanità. Solo così potrai stare in pace con Sarah, Josef... Questa è l'unica soluzione."
Josef si guardò le punte dei piedi con gli occhi spalancati. Aveva sentito tutto ma non aveva capito una sola parola.
Ci impiegò diversi minuti per rendersi conto di quello che Phil gli aveva appena chiesto.
Rinunciare alla vita eterna, ammettere davanti ad un tribunale di umani di essere un mostro sanguinario e rinnegare la propria attuale natura per implorare di tornare alla mortalità.
La sua mente rifiutava anche solo il pensiero di tanta umiliazione. Amava comunque non invecchiare, non soffrire, non dover patire tutte le disgrazie legate alla vita. Tutto questo però per Sarah.
Lei rendeva tutto più accettabile. Il pensiero del suo sorriso, delle sue carezze, dei suoi caldi baci.
L'immortalità di secoli non era mai stata in grado di dargli ciò che aveva avuto da Sarah in un solo anno.
Questo cambiava completamente la sua prospettiva.
"Lo so, figliolo... So bene quanto possa essere difficile scegliere. Ma non si può avere tutto dalla vita, nemmeno quando puoi vivere in eterno. La perfezione non è di questo mondo, Josef. Ma con Sarah ne hai avuto un assaggio. Hai avuto la fortuna di incontrarla e la sfortuna di perderla. Io... o meglio noi, Possiamo darti l'opportunità di sfruttare un'altra chance. L'ultima che avrai per poter tentare di riportarla a nuova vita. Hai tempo, ma fossi in te non aspetterei ancora dopo 50 anni."
E infatti Josef aveva già la sua risposta pronta tra le labbra. Era il suo corpo a rifiutarsi di pronunciare quelle parole, ma vinse il suo cuore.
"Tu riporta da me Sarah e farò tutto quello che mi chiederai. " Lì per lì l'aveva detto credendoci. Ma un vampiro innamorato dice tante cose senza pensare.
E riflettendoci su, Josef si sarebbe accorto che dopo aver vissuto per 408 anni, pensare di iniziare ad invecchiare e a morire piano, era una cosa che poteva farlo impazzire.
Sarah era l'unica che poteva evitare che accadesse, ma per farlo, doveva riaprire i suoi occhi in questo tempo.

*******
17.

Beth si voltò verso di me, proprio davanti all'entrata del locale.
"Sei sicuro che sia vestita bene?" Era l'ennesima volta che mi faceva quella domanda, passandosi il palmo sudato sul vestito attillato. Era nervosa.
"Forse avrei dovuto mettere qualcosa di più corto..." Sbuffò, facendo volare una delle ciocche che le ricadevano sul viso, dall'acconciatura che aveva fatto.
"Menomale che almeno non fa freddo." Constatò senza aspettare la mia risposta, apprezzando il venticello tiepido che le accarezzava la schiena scoperta e si insinuava nella leggera stoffa nera, seguendo lo scollo alla Marilyn. Aveva il busto coperto sul davanti, lasciando comunque intravedere le forme dalla profonda scollatura a forma di goccia che le partiva dalla clavicola e scendeva generosa fino al suo seno.
"Mick, dì qualcosa per favore! Sto bene?" Si tolse distrattamente un capello dalla parte inferiore del vestito che le arrivava fino a poco sopra il ginocchio e sbuffò di nuovo.
"Beth..." Cominciai allora cercando di mantenermi calmo.
"Sei anche troppo bella... e io te l'ho già detto almeno quattro volte da quando siamo usciti da casa tua. Cerca di stare tranquilla, stai agitando anche me. Andrà tutto bene, nessuno potrebbe resisterti, fidati!" Esclamai fissandola col mio sguardo tra il grigio e l'azzurro mentre le schioccavo un bacio sulle labbra prima di aprirle la porta del locale.
"Non sono agitata, è solo che preferirei che fosse lui ad avvicinarsi..." Mi spiegò prima di entrare nel locale. Riuscivo benissimo a comprendere il suo stato di tensione e per quanto cercassi di tranquillizzarla, eravamo consapevoli che fosse una dura prova per entrambi.
Una volta all'interno del night, notai Veruska già sul palco, impegnata in una delle sue performance al palo. Mi catturò con lo sguardo, indicandomi i posti liberi e guidai Beth esattamente dove ci voleva.
"Se tutto va come deve, sarà di sicuro lui a correre da te, non ti preoccupare. Ci ho pensato anche io..." Le cinsi le spalle con il braccio e la accompagnai ai tavoli perchè potessimo accomodarci molto vicini alle due ballerine, già mezze nude.
Lei si accomodò, accavallando le gambe, per poi osservare le ballerine, trattenendo una smorfia, quando poi una delle due, con una piroetta, finì praticamente addosso a me e iniziò a ballarmi addosso.
Beth cercò di mascherare il disgusto e si voltò, facendo finta di non conoscermi. Veruska, invece approfittò della vicinanza che aveva creato con quel sotterfugio, per sussurrarmi all'orecchio il suo suggerimento.

"Uomo abbronzato al bancone, capelli lunghi, castani, barba, camicia bianca, completo scuro, ciondolo con zanna di squalo..."
Poi si staccò e tornò al suo palo, continuando con il suo numero, mentre l'amica le sorrideva per l'ottima riuscita che aveva fatto la sua improvvisata, iniziando ad imitarla con i clienti che sembravano essere più facoltosi.
Veruska aveva fatto come promesso, e giocando d'astuzia era riuscita a darmi le coordinate che le avevo chiesto. Grazie alle sue indicazioni, individuai la posizione di Nick, che era appena entrato nel locale e si era fermato al bancone a comprare da bere. Era un tipo con i capelli lunghi, un pizzo ben curato e l'aria decisamente strafottente.
Dopo avere recuperato il suo drink si incamminò verso il centro della sala dove si stavano esibendo le due ragazze nella lap dance e si guardò intorno con una certa sicurezza nello sguardo.
Io ero più che certo che fosse a caccia.
Dopo avere spaziato con lo sguardo tra i presenti, aveva adocchiato anche me e Beth. Su di lei il suo sguardo si era soffermato più di quanto avessi immaginato. E mi bruciava dentro come non avevo previsto, ma per quel colpo di coda della mia gelosia non potevo di certo mandare per aria i nostri piani.
"E' arrivato..." Sussurrai a mia volta all'orecchio di Beth per informarla.
"Io vi controllo a vista. Ma tu stai attenta..." Mi raccomandai e la guardai intensamente negli occhi sperando che capisse quanto apprezzavo il suo coraggio e la sua capacità di essere professionale.
"Ti amo..." Soffiai infine al suo orecchio prima di alzarmi e lasciare libero il posto accanto a lei, proprio sotto il palco.
Nick si accorse con una certa incredulità, della poltrona diventata improvvisamente libera e proprio accanto alla bionda mozzafiato che aveva notato. Si passò una mano tra i capelli con falsa disinvoltura e si avvicinò alla sua preda, convinto di doversi giocare al meglio le sue carte.
Si mise a sedere accanto a Beth e impiegò qualche secondo per fissare in silenzio il suo magnifico profilo.
Poi schiarendosi la voce, si chinò verso di lei per farsi sentire, nonostante la musica.
"Ciao..." La salutò sfoderando un sorriso a 32 denti, aspettando di raccogliere la reazione al suo tentativo di approccio.
"Ciao." Rispose lei di rimando guardandolo e sorridendogli, senza scomporsi troppo. Se Nick era un cacciatore, Beth aveva tutta l'intenzione di fare la difficile e rendergli la caccia intrigante.
Vedendola ben disposta al dialogo, il ragazzo prese coraggio e cercò di attaccare bottone facendo leva sulla cosa più ovvia che gli era saltata subito all'occhio.
"Che ci fa una donna bella come te in un posto così squallido?" Domandò guardandosi un attimo intorno.
"Tu sei una donna di classe... Non sei come loro." Spiegò indicando le ballerine.
"E magari hai anche rifilato un due di picche a quel tipo che si è appena alzato! Io sono molto contento che mi abbia lasciato il posto libero accanto a te."
Beth si voltò di scatto verso di lui, con una espressione lievemente disgustata e lo squadrò con sufficienza.
"E vorrei ben dire, che sono diversa!" Lo rimproverò senza smettere di guardarlo negli occhi.
"Mi diverte stare qui a vedere questa massa di idioti andare su di giri per un paio di belle gambe e qualche mossa ben studiata... Siete tutti uguali." Aggiunse prima di sorridergli maliziosamente.
"E non montarti troppo la testa... Appartieni ancora alla massa di idioti, finchè non dimostri di essere degno di far parte delle eccezioni..." Sussurrò piano, scandendo bene le parole e accavallando le gambe al contrario.
"Quel tipo che era qui prima, evidentemente non lo era." Concluse allora prima di voltarsi ancora verso lo spettacolo e sistemandosi però in modo da provocare i suoi sguardi.
Grazie al mio udito da vampiro potevo sentire tutta la conversazione anche a distanza, nonostante fossi ormai tornato al bancone e dunque lontano dal palco.
Ah beh, è vero... meriteresti di meglio, Beth. Commentai tra me e me con un sorriso spento e ordinai al barista.
"Fammi un whisky doppio senza ghiaccio, per favore."
Proprio in quel momento, Veruska concluse il suo balletto con l'ultima piroetta e lasciò lo spazio ad un'altra collega. Prese una vestaglia rossa e dopo averla indossata distrattamente si diresse al bar, puntando dritta verso di me e facendo un cenno di saluto al barista. Mi aveva già puntato e mi si avvicinò, indicando verso Beth.
"Pensavo volevi parlare con Nick, non fare giochetto erotico con lui!"
Protestò subito e poi provocatoriamente aggiunse.
"Vi serve terzo? Io sono libera..."
La osservai con attenzione mentre si sedeva accanto a me e recuperai il mio bicchiere prendendone una bella sorsata, prima di risponderle.
"No, ancora non siamo pronti per una cosa a tre." La rassicurai.
"Piuttosto, vuoi qualcosa da bere anche tu? Basta che hai staccato, o per altri 10 minuti mi costerai altri 50 dollari!" Precisai ridendo, mentre tornavo a tenere d'occhio i due piccioncini.
Nick intanto si sentiva incoraggiato da quel modo di fare e in più aveva già abbassato lo sguardo sulle sue gambe per godersi lo spettacolo, mentre le riaccavallava.
"Io so riconoscere le donne speciali, da quelle qualunque. Sei... una modella, vero?"
"No."
Rispose Beth senza voltarsi verso di lui, iniziando a giocare con una ciocca di capelli, poi gli lanciò un'occhiata di sfuggita.
"Prova ancora." Si assicurò che lui la osservasse mentre gli lanciava uno sguardo intenso prima di spostarsi di nuovo sulla ballerina.
"Sul serio? Che strano... Mi sembra di averti già vista da qualche parte... Beh, comunque potresti benissimo diventarlo! Credimi, io me ne intendo di bellezza femminile... faccio il fotografo. Mi chiamo Nick. Nick Carter... e tu?" Le porse gentilmente la mano per presentarsi.
Ecco, adesso devi inventarti un nome... e anche una professione, se non vuoi fare troppo la misteriosa. Pensai dando una seconda sorsata al mio whisky liscio. Non ne sarebbero bastati 10 per farmi sbollire la gelosia che mi stava dando alla testa quando avevo visto Nick controllare la lunghezza della gonna di Beth e immaginare cosa portasse sotto. Forse era un bene che Veruska mi avesse raggiunto per farmi compagnia.
"Si, mister St. John... Sono in pausa." Mi rispose lei guardandomi con un sorriso e facendo un altro cenno al barista perchè le porgesse il suo solito.
"E comunque io qui bevo gratis." Scendendo dallo sgabello, si sistemò davanti a me, pretendendo audacemente il mio sguardo.
"Sai che è da maleducati non guardare chi parla?" Avava un tono stizzito per non avere ottenuto tutta la mia attenzione.
Veruska aveva ragione, ma io avevo Carter, impegnato a provarci con la mia bionda, da tenere sotto controllo. Tutto il resto passava in secondo piano.
E Beth si era appena voltata verso di lui a stringergli la mano. Anche un gesto così semplice poteva scatenare pensieri proibiti.
"Nelson, Kathrine Nelson." Precisò e, ritirando la mano mentre Nick ne approfittava per accarezzarla, con un cenno del capo, indicò le ballerine.
"E' probabile che tu mi abbia già vista, sono una stilista. Disegno quei costumi e molto spesso giro nei locali per fare pubblicità alla ditta." Sorrise furba, ignorando il complimento.
"Ah, adesso capisco... Comunque, io più che altro mi dedico a scatti un po'...piccanti. Sai, le foto hot sono quelle che vendono e rendono di più..." Fece una breve pausa per fissare con più intensità lo sguardo nel suo.
"Visto che hai dei modelli tuoi, mi farebbe molto piacere farti qualche foto, magari in costume, o in biancheria intima... Saresti meravigliosa! Potresti venire a trovarmi nel mio studio, magari domani a cena..." Aveva azzardato, cercando di procurarsi un appuntamento per il giorno successivo, ma noi non avevamo tutto questo tempo.
Proprio in quel momento Veruska mi si era parata seriamente davanti, impedendomi definitivamente la visuale.
"Veruska... scusami, ma io devo tenerli d'occhio... Puoi spostarti un po' più a destra?"Domandai prendendola per le spalle e guidandola di lato perchè potessi tornare a guardare.
"Sei davvero molto gentile a farmi compagnia, sono io che sono un po' impegnato..."
Beth a quel punto colse la palla al balzo e si sporse verso di lui maliziosamente.
"Scatti piccanti? Mmmh... mi piace!" Esclamò con fare da gatta morta "Perchè aspettare fino a domani?" Si alzò di scatto, guardandolo eloquentemente, mentre Nick seguiva i suoi movimenti aggraziati con una scintilla nello sguardo languido.
Non credeva nemmeno lui a quella proposta insperata.
In uno slancio di entusiasmo, le cinse la vita con il braccio, posandole con disinvoltura una mano sul fianco per avvicinarla a sè e avvicinarsi pericolosamente alla sua bocca. Ma capendo di esagerare nel rubarle un bacio sulle labbra, deviò prontamente su un lato, posandosi semplicemente sulla guancia.
Poi si accostò al suo orecchio per invitarla.
"Allora, usciamo. Abito a cinque minuti da questo posto. E sinceramente non vedo l'ora di ammirare il tuo corpo stupendo... E di immortalarlo in foto degne di questo angelo biondo." Le accarezzò una ciocca con le dita e tornò a sorriderle. Quella fu l'ultima scena che Veruska mi fece vedere.
La mia informatrice sexy, sempre più stizzita, aveva deciso che doveva avere tutta la mia attenzione concentrata su di sè. Si era posizionata in modo tale da coprire completamente la mia visuale e per di più, improvvisamente, mi aveva allungato una carezza sul petto scivolando sinuosamente sulla camicia con entrambe le mani.
"Io conosco molti modi per rilassare gli uomini forti e virili come te..." Disse piano, facendo scorrere le mani sui miei fianchi, spingendosi all'interno del cappotto e cingendomi la vita con entrambe le braccia, avvinghiandosi stretta a me.
Quella sua manovra mi aveva spiazzato completamente, rubando la mia attenzione per qualche minuto tuttavia importantissimo.
Con tutta la delicatezza possibile, le scansai entrambe le mani, tenendole strette nelle mie. Poi, piantando, gli occhi nel suo sguardo vivace, cercai di farle capire che davvero non avevo tempo per quei giochetti, e ancor meno voglia di farne.
"Veruska..." Cominciai con un profondo respiro.
Ma quando spostai di nuovo lo sguardo nel punto dovevo avevo lasciato Beth in compagnia di quel damerino che faceva la mano morta, i miei occhi si persero nel vuoto del locale.
Li cercavo rapidamente senza trovarli, mentre sentivo salirmi il panico impastato all'adrenalina.
"Devo andare!" Le spiegai con tono fermo, lasciandola lì al bancone per affrettarmi a raggiungere l'uscita.
Una volta fuori dallo Shades, raggiunsi correndo il parcheggio, annusando l'aria come un segugio nell'attesa di percepire anche solo una parvenza del profumo della pelle di Beth.
Mi voltavo da ogni lato, come impazzito, sperando di scorgere la sua sagoma tra le auto, nel buio della notte.
"Dannazione!" Imprecai a denti stretti pensando a quanto ero stato imprudente.
"Ecco, le mie brillanti idee!" Avrei voluto prendermi a schiaffi se solo fosse servito a qualcosa. Ma non potevano essersi volatilizzati in quei soli due minuti che avevo perso.
Giuro che non farò mai più una cosa del genere... Mai più. Carter... prova solo a sfiorarla con un dito e dovrai cambiare mestiere!

Beth abbassò con noncuranza lo specchietto del parasole, controllando attraverso quello, che io li stessi seguendo. Era rimasta un attimo spiazzata dal bacio e dalla mezza mano morta di Nick che l'aveva praticamente spinta fuori dal locale, ma non poteva rischiare di guardarsi intorno e insospettirlo, così si era limitata a sorridergli e ad afferrargli la giacca sulla schiena, seguendolo docilmente.
"Allora..." Iniziò, cercando di fare conversazione mentre si ripassava il rossetto per prendere tempo e adocchiare la Mercedes che ancora non si intravedeva
"Eri allo Shades per passione o per lavoro?" Chiese mentre continuava a fingere di sistemarsi il trucco perfetto.
"Un po' tutte e due le cose... Unire l'utile al dilettevole non è una prerogativa di tutti. Immagino che la cosa valga anche per te, Kate. Dio...Hai davvero un nome bellissimo." Rispose lui sorridendo e guardandola per un istante prima di tornare a fissare la strada.
"Oggi sono stato particolarmente fortunato!"
"Beh no, in effetti no, io ero lì per lavoro, quelle ragazze sono le nostre clienti più... preziose."Chiuse lo specchietto, non avendo più niente da fingere di sistemare e provò ad insistere.
"Fortunato?" Si fingeva palesemente ingenua, per spingerlo a credere che lei volesse i suoi complimenti e sperando che potesse solo farlo esaltare di più.
"Molto fortunato..." Sussurrò lui, sfiorandole il ginocchio col dorso della mano.
"Non mi capita spesso di conoscere donne fantastiche come te, mi capita solo di sognarle, generalmente..."
"Sei stato fortunato che io dovessi lavorare in quel locale, stanotte."
Beth cercava di non rabbrividire e di restare ferma dopo quella carezza da cui non poteva fuggire.
"Se la nostra cliente numero uno non fosse scomparsa, me ne sarei stata a casa mia, nella mia vasca da bagno con fragole e champagne..." Riuscì a sorridere, appoggiandosi allo schienale con la testa e dandosi delle arie. Nick vedendola accondiscendente, deglutì rumorosamente, cercando di controllare i suoi istinti e sforzandosi di tenere gli occhi sulla strada.
Non aveva mai desiderato arrivare a casa in così poco tempo e senza ragionarci troppo, schiacciò il piede sull'acceleratore, pregustandosi già uno spogliarello del tutto privato.
"Io ho una vasca abbastanza grande per tutti e due. Per lo champagne si può rimediare... mi dispiace per le fragole, ma cercherò di sopperire personalmente a questa mancanza, okay?"
Beth sorrise ancora, nascondendo magistralmente il disgusto e non potè fare a meno di far saettare i suoi occhi sullo specchietto retrovisore laterale del suo lato, in cerca di quella Mercedes verde che rappresentava la sua salvezza, mentre gli rispondeva a tono.
"Attento a quello che prometti, potrei prenderti a morsi fino a farti sanguinare." Il suo sorriso si acuì di malizia al pensiero della sorpresa che aspettava quel bellimbusto, pallone gonfiato.
"Parlando di cose serie, scegli sempre così le tua modelle?" Chiese poi felice di cambiare discorso.
"Dipende... La maggior parte delle volte è meno faticoso chiedere la disponibilità per certi scatti ad una donna abituata a spogliarsi. E poi le ragazze del night sono sempre molto disponibili e tutte bellissime. Ne conosci qualcuna in particolare?"
"Ne conosco molte..."
Rispose lei facendo la finta tonta.
"Allo Shades ci sono Diane Dorieska e Veruska Ipatiev che sono le nostre migliori acquirenti. Le ragazze di quel club di solito scelgono dal catalogo tutte insieme e fanno un ordine di gruppo a nome di una delle due, poi Diane passa a ritirare. Stasera non c'era però, peccato... Volevo dirle che il suo ordine è pronto." Terminò quella frase così, sbirciando le sue reazioni.
"Sul serio? Conosci bene Diane?" Domandò lui reagendo con stupore.
"Oh non benissimo, era una mia cliente..."
"Capisco...Io frequento assiduamente lo Shades ed è davvero strano che non ti abbia mai notata... Tra l'altro Diane è una mia grande amica, lei più di Veruska... Con Veruska c'è stata una piccola... incomprensione. Da allora è più scostante con me, non ha gradito le mie attenzioni."
Spiegò con tono allusivo, ma poi si irrigidì un po'.
"Comunque, hai ragione, Diane non c'è e non credo che tornarà."
Beth si incuriosì a quella affermazione e decise di giocarsi quell'ultima carta.
"Perchè non tornerà? Mai più?" Domandò.
"Ma perchè? Le è successo qualcosa?" Lo incalzò.
"Mi toccherà fare un cambio ordine... ci vorranno dei secoli." Aggiunse parlando fra sè e sè fingendo uno sbuffo.
"Ma che dici, Kate? Mi prendi in giro? Guarda che lo so anche io che quelle ragazze vestono quasi tutte le stesse misure..." Replicò, accennando un sorriso stanco.
"Ah si vede che non sei pratico di questo mestiere. Non parlavo di misure, ma di intestazione di ordine. Può ritirare la merce solo l'intestataria e nessun'altro." Spiegò ridendo di rimando usando le sue conoscenze di shopping selvaggio.
"Ah... Comunque, è che Diane dovrebbe essere già partita, per tornare al suo paese... So solo che ora è libera da tutto questo schifo e spero tanto che sia felice." I sui occhi si fecero lucidi mentre teneva lo sguardo dritto davanti a sè.
"Mi ero affezionato molto a lei, mi mancherà...mancherà a tutti." Aggiunse sommessamente con voce bassa e calda.
"Oh...capisco... beh buon per lei!" Beth tornò seria di colpo, stringendo il pungo attorno al poggiamano per la rabbia.
"Ecco, finalmente siamo arrivati..." Sospirò Nick contento di avere imboccato finalmente il vialetto di casa. Scese dalla macchina e andò ad aprire la portiera alla sua aspirante modella. Aspettò che scendesse e la accompagnò alla porta. Poi ripescò le chiavi dalla tasca e si impegnò ad aprire la porta d'ingresso. Dopo avere litigato per qualche secondo con la serratura, entrò in casa facendole strada.
"Benvenuta nella dimora dei Carter!" Esclamò senza voltarsi, sicuro di essere seguito. Uno strano presentimento però lo avvertì che alle sue spalle non c'era più la creatura angelica che aveva appena rimorchiato e un po' titubante si girò a controllare.
Appena i suoi occhi smarriti furono in grado di distinguere la sagoma che gli stava dietro minacciosamente, tentò di correre ai ripari con uno scatto rapido della porta.
Ovviamente non fu difficile per me bloccarla con la mia mano sullo stipite per impedirle di chiudersi e farmi largo nella sua abitazione.
Nick capì subito la gravità di quel gesto e si affrettò a scappare nel patetico tentativo di sfuggirmi.
Lo inseguii lungo il corridoio verso la sala e con un balzò lo atterrai sul tappeto persiano ai piedi del suo tavolino
"Ti prego, ti prego non farmi del male... ti darò tutto quello che vuoi, ma non uccidermi! i soldi, sono su in camera!" Lo fissai sconvolto da tanto acume. Mi aveva preso per un rapinatore a viso scoperto.
"Accidenti! Non sei proprio un Cuor di Leone, eh? Però hai talento nel fare il polipo!!" Lo rimproverai.
"Non sono un tossico che cerca soldi... sono un investigatore privato! Alzati!" Lo sgridai, afferrandolo per tirarlo su.
"Sei amico di Stuart Jalapa e lui si è messo in un grosso pasticcio! Sei stato tu a fare le foto a quella ragazza alla Goldstein House e sei stato tu a pagare Leon perché la portasse alla polizia e indirizzasse le indagini su Kostan! Questo per dare il tempo al tuo amico di sparire, giusto? Adesso se ci tieni a restare intero, ti consiglio di collaborare e dirmi dove posso trovare il tuo amico."
"Non so di che parli! Non conosco nessuno di questi tizi, non so chi sia Kost... aaah... "

Lo strattonai, piegandogli un braccio per farlo parlare.
"Se non vuoi dirmelo con le buone, posso sempre usare metodi più convincenti..." Minacciai a denti stretti, reprimendo l’istinto di mostrare i canini ma girandogli il braccio con forza.
"AH IL BRACCIO! COSI’ ME LO SPEZZI! NO NO! OKAY ASPETTA!" Piagnucolò e io allentai un po' la presa, ma lo costrinsi ad aprire la sua mano deciso a farlo soffrire lentamente.
"Hai ragione, comincio a strapparti le unghie e poi le dita, una dopo l'altra...così vediamo quante foto ancora riesci a scattare!" Minacciai con una certa soddisfazione nella voce.
"Guarda che non sto scherzando...ALLORA?" Afferrai l'indice stringendo con forza mentre gli davo un serio motivo per lamentarsi con quella sua espressione straziata.
"PARLA! DOVE SI TROVA STUART?"
"Non lo so dov'è... te lo giuro!! L'ultima volta che l'ho visto... eravamo a casa sua... la sera che è morta la ragazza... ma io sono andato via prima che la uccidesse, sempre se è stato lui! Io non lo so!"
"Perchè eri lì? C'era una festa?"
"No... lui era con lei e voleva qualche scatto... A Stuart piacciono le mie foto... Te lo posso provare, là dentro! C'è una foto che ho scattato quella sera per lui, mentre era con Diane."

Mi avviai alla porta indicata, trascinandomelo dietro di peso afferrandolo per il mento, ma quando aprii di colpo la porta, capii subito che era una stanza oscura. Serviva a Nick per sviluppare le fotografie.
Era piena di acido e cloruro d'argento, il peggior veleno per me.
"Emulsione d'argento? Usi ancora una vecchia macchina fotografica? Niente digitale?"Domandai perplesso.
"Scherzi? le foto migliori vengono solo con le Canon manuali! Niente batte la vecchia tecnica!"Replicò lui disgustato.
“Vai a prendermela!” Gli ordinai con tono fermo.
"La foto! Valla a prendere e portamela!" Nick mi fissò esterrefatto, spalancando la bocca. Per fortuna Beth arrivò proprio in quel momento.
"Ci penso io." Si avviò con passo sicuro verso la camera oscura e, accendendo la luce rossa, rovistò fra le foto.
"Ma piace sul serio questa roba?" Si domandò sbuffando poi la trovò. "Eccola..." Mormorò con un sospiro, uscendo per mostrarmela.
"Io e il tuo amico abbiamo parecchio in comune... Ho saputo che due mesi fa hanno chiamato il 911 per una sua crisi respiratoria e mentre lo portavano in ospedale lo hanno dichiarato clinicamente morto. Ma ad un certo punto lui si è risvegliato ed è voluto scendere, dicendo che stava benissimo! Penso che questo sia in grado di confutare ogni dubbio! Stuart deve essere fermato prima che uccida ancora, dimmi come lo troviamo!" Urlai contro Nick mentre Beth mi portava la foto.

"Non è possibile..." Esclamai fissando l'immagine con gli occhi sgranati.
"No... non può essere. E' uno scherzo?"
"E' l'unica foto con Diane che ho trovato, ma se è diverso da te..."
Affermò in modo allusivo.
"Se Stuart è diverso da te, probabilmente può apparire in foto come questa."
"No... NON c‘è creatura della notte che possa tollerare l‘argento! NON esiste, Beth!”
La fissai attonito, incapace di credere a quello che vedevo.
"Se è così non possiamo fare niente per fermarlo, lo capisci?"
"E guarda che sorriso ha questa ragazza... era stupenda. Che diavolo gli ha fatto? Perchè l'ha uccisa?"
Serrai di nuovo il braccio di Nick nella mia stretta, strappandogli un altro urlo.
Nick era confuso da tutte le nostre chiacchiere, oltre che dalla violenza che usavo su di lui, ma lo aveva colpito la dichiarazione che avevo fatto.
"Tu cosa avresti in comune con Stuart? Non sai niente di lui! NIENTE!"
Prese fiato per un istante e poi riprese a gridarmi contro le sue ragioni.
"Stuart amava Diane... Non so cosa gli è preso, a volte impazzisce per il dolore e la depressione della sua malattia... per quanto abbia cercato di nasconderla, era sicuro che gli avrebbe rovinato la vita. Era sempre più forte di tutto, come una bestia che non riusciva mai a tenere a bada. Gli ha rubato i suoi anni più belli, passati chiuso in casa al buio, spesso da solo. Costretto a mangiare e bere in modo diverso dagli altri. Una vita di sacrificio e di sofferenza che lo ha consumato nel corpo e nello spirito... Diane è stata il suo sollievo dalla solitudine, l'unica che gli ha fatto credere di poter avere una vita quasi normale. Ora che l'ha persa, non farà più del male al nessuno, ve lo assicuro. E' stanco di combattere. E sono stufo anche io, di mentire. Vi dirò dov'è, ma rispettate la sua scelta. Tutto quello che ha fatto è stato solo cercare di soffocare il suo dolore straziante."
Sentendolo parlare in quel modo, Beth si chinò accanto a Nick e lo guardò negli occhi, poggiando una mano sul mio braccio per calmarmi.
"Nick, devi dirci dove si trova! Che malattia ha Stuart? Ha ucciso lui Diane? E Perchè?"Chiese dolcemente e con calma, cercando di farlo ragionare.
"Spiegaci cosa è successo o non potremo aiutare nessuno."
Nick fissò Beth negli occhi con sguardo ferito. Era caduto in trappola in modo indecoroso, convinto di avere davvero conquistato una ragazza bella e intrigante come lei. E ora era deluso dal fatto che fosse stato solo un bellissimo sogno ad occhi aperti. Non era facile per lui fidarsi e credere alle sue parole, ma sapeva di non avere scelta.
"Stuart è sempre stato solo, da quando aveva 8 anni. I suoi genitori sono morti in un incidente aereo e lui è rimasto con i suoi nonni, che lo hanno cresciuto come meglio potevano. E' malato di porfiria... Sapete di che cosa si tratta?"
Beth scosse il capo e guardò me, confidando nelle mie conoscenze mediche.
"La conosci?" Chiese alzandosi e aspettando una mia spiegazione.
"Si Beth... la conosco. Sono stato un idiota a non pensarci prima. E' una forma rarissima di anemia, ma non avevo ricollegato tutte queste particolari caratteristiche. Era più semplice pensare ad altro... E tu lo sai bene."
La notizia di Guillermo sul risveglio del paziente ormai dato per morto, mi aveva convinto quasi del tutto che Stuart fosse un vampiro, ma la fotografia poi mi aveva fatto ricredere all'istante. Probabilmente ci sarei arrivato solo dopo molto altro tempo speso a capire come mai questo vampiro fosse tanto diverso di me. Ora sapevo cosa dovevo rispondermi.
Semplice... non è un vampiro.
"E' possibile... Anche se la Porfiria è una malattia oggi quasi scomparsa del tutto e comunque totalmente curabile con una buona terapia. E’ una sindrome clinica determinata da un alterato metabolismo delle porfirine, dovuta a mutazioni nei geni del sangue, e ne esistono vari tipi a seconda dei principali sintomi. Il nostro malato ha combattuto l'anemia con concentrati di sangue animale, ma non è l'unico problema che ha. Il suo più grande ostacolo è di certo la fotosensibilità alla luce del Sole. Stuart deve evitare di esporre la pelle direttamente ai raggi UV, altrimenti si ustionerebbe in modo gravissimo e potrebbe riportare anche gravi danni alla vista. In genere oltre alla depressione dovuta all'isolamento, si hanno grossi disturbi al sistema neurologico, come una forte paralisi che lascia il soggetto in uno stato di catalessi anche per giorni e che può essere fraintesa con il decesso. Ecco perchè la chiamata al 911 e il conseguente risveglio del paziente "impaziente" di andarsene... E' stato un
evidente caso di morte apparente! Infine c'è l'estrema forza fisica da considerare, perchè i soggetti malati di profiria sono iperattivi, soffrono d'insonnia, hanno spesso degli scatti di aggressività che non riescono a controllare, sono sovreccitabili e godono di una prorompente forza sessuale che a Stuart di certo non mancava. Molti, come lui, sono affetti da eisoptrofobia, il forte disagio nel vedere la propria immagine riflessa. Ricordi lo specchio rotto? Probabilmente Stuart non sopporta di vedere il suo volto deformato dalla malattia, scavato e impallidito tanto da sembrare diverso... Direi che tutto torna."
Le spiegai nella maniera più sintetica che ero riuscito a trovare.
"Nick, perchè hai detto che non farà più del male a nessuno? Cos'ha in mente?"
"Chiedeteglielo voi. Si trova da qualche parte ad Apple Valley... "
"Beth... Dovresti telefonare a Ben e dirgli che abbiamo trovato un pentito che gli racconterà tutta la storia. Io e te invece andiamo da Stuart."


*******
18.

Logan ci informò prontamente di tutte le informazioni scovate su Stuart e fu in grado di darci l'indirizzo di una casa di proprietà della famiglia Jalapa ad Apple Valley. Se Nick ci aveva detto la verità, io e Beth lo avremmo trovato. Lungo la strada non avevo fatto altro che ricordare Victorville e l'inferno vissuto lì.
Se non fosse stato per Beth, il deserto mi avrebbe ucciso. Il caldo torrido che faceva in quelle zone era ai limiti di quello che potevo sopportare e di giorno, sotto il solleone, non avrei resistito per più di due ore. Paradossalmente anche Stuart non poteva esporsi ai raggi del sole, lui addirittura più di me, pur essendo un umano.
"Spero che sia rinchiuso in casa... Tra poco sarà l'alba. Ecco, dovrebbe essere quella laggiù..."
Parcheggiai silenziosamente lungo la strada per evitare che si accorgesse del nostro arrivo.
"Beth, per sicurezza, prendi la pistola..." Le indicai il portaoggetti prima di scendere, anche se sapeva bene ormai dove la tenevo.
"Probabilmente non ci servirà, ma la prudenza non è mai troppa..."
Beth annuì aprendo prontamente il portaoggetti, prese la pistola e scese.
"Lo senti? E' qui?" Sussurrò, affiancandomi e afferrandomi il cappotto con una mano. Non c'erano molte fonti di luce e non godeva della mia vista da vampiro. La luce della luna e le stelle rendevano sicuramente l'atmosfera romantica e surreale, ma creavano anche ombre che lei non sapeva definire, e l'ultima cosa che voleva, era sparare a vuoto in un momento di panico immotivato.
"Ehi, ora dalla a me, questa." Avevo notato che era spaventata dal fatto che non vedesse bene e così presi la pistola dalle sue mani per evitare che si facesse male.
"Sento tanti odori, Beth. Tabacco... menta piperita... cannella... sangue di cavallo... Ma non sento presenza umana qui, forse è dall'altro lato della casa. Dobbiamo entrare!" Le spiegai indicando una finestra che affacciava dalla nostra parte.
"Mi serve un pezzo di stoffa... qualcosa con cui coprirmi il pugno. Hai qualche idea?" Le spiegai subito.
Lei non rispose nemmeno, si portò subito le mani sulla testa e sciolse la fascia che aveva usato per legare l'acconciatura, lasciando che i capelli le cadessero scomposti sulle spalle, in una cascata di riccioli biondi.
Poi mi porse la stoffa gentilmente.
"Ogni tuo desiderio è un ordine." Sussurrò mestamente e si passò le mani nei capelli per sistemarli alla buona.
Presa la fascia che mi aveva gentilmente messo a disposizione, ringraziai con un sorriso e la avvolsi con cura intorno alla mano per evitare di fare troppo rumore, rompendo il vetro. Poi con un colpo deciso, mandai in pezzi la finestra, scrollandomi le schegge via dal pugno, prima di infilarmi nella stanza. Una volta all'interno, mi affacciai per porgere la mano a Beth ed aiutarla a scavalacare a sua volta.
"E' stato qui... lo sento bene. Proviamo sul retro." Le feci segno di andare verso la portafinestra che affacciava sulla veranda, ma una volta lì, mi resi conto che ci era sfuggito.
"Se n'è andato. Maledizione..." Annusai a lungo l'aria intorno aspettando di percepire la direzione giusta. Ma intorno a me c'era solo polvere e la landa desolata del deserto. In più il cielo si era schiarito molto, avvisandoci che mancavano pochi minuti all'alba.
"Non lo troveremo in tempo... Ma è andato da quella parte!" Urlai ad un tratto, individuando la posizione. Dopo qualche passo, trovai la sua maglietta a terra.
"E' impazzito... Si sta spogliando."
Beth mi aveva seguito e aveva visto anche lei la maglietta a terra.
"Ma perchè?" Iniziammo a correre nella direzione indicata.
"Dobbiamo trovarlo Mick!" Urlò voltandosi.
Procedemmo fianco a fianco per un po', mentre mi sforzavo di tenere gli occhi ben aperti nonostante i primi raggi di sole mi sferzassero le pupille con prepotenza. Speravo di individuare la sagoma di Stuart e ad un tratto, coprendomi lo sguardo accecato con la mano, mi voltai verso Beth.
"Beth! Lo vedi anche tu? Credo sia lì!"
Stuart strisciava carponi nella polvere, tentando di avanzare nonostante il dolore delle piaghe.
Aveva la pelle del dorso ustionata dal sole e il viso pieno di bolle. Con estrema fatica cercava di sfuggirci anche se ormai lo avevamo raggiunto.
Beth chiuse gli occhi e trattenne un'esclamazione di sorpresa.
"Questo è un suicidio." Mormorò piano posando una mano sulla spalla di Stuart per fermarlo.
"Che cosa hai fatto..."
"Stuart! Aspetta!"
Cercavo di farlo ragionare, ma capii immediatamente che non era cosa possibile.
Mi tolsi il cappotto di fretta, appoggiandoglielo sulla schiena mentre lui, con un grido di protesta, alzava lentamente la mano per allontanarmi.
"Chi siete?" Sussurrò con un soffio "Lasciatemi... lasciatemi in pace..." Le poche energie che aveva lo abbandonarono all'istante mentre io e Beth lo aiutavamo a sdraiarsi supino. Controllai i suoi occhi, rendendomi conto che aveva le pupille fortemente dilatate e opache.
"Il sole gli ha bruciato parzialmente la retina, non vede molto." Spiegai a Beth.
"Stuart... ma perchè lo hai fatto?"
"Non... non volevo ucciderla... Io la amo... ma lei... lei voleva andarsene e io... ho perso la testa. Ho pensato di poterla tenere con me... in un'altra vita. Ora... questa è la giusta punizione, per me. Smetteremo di soffrire entrambi... e forse saremo ancora insieme."
"Mick!" Beth mi chiamava, con gli occhi già pieni di lacrime nel vederlo così ridotto.
"Dobbiamo portarlo in ospedale!" Mi implorò guardando prima me e poi Stuart.
"Non possiamo aspettare!"
Io la fissai negli occhi lacrimosi che aveva, scuotendo la testa lentamente. Non c'era nient'altro che potessimo fare per lui. Sentivo il suo cuore debolissimo e capivo Stuart, sapevo che aveva già deciso la notte in cui Diane era morta. Aveva organizzato la sua fine nel modo più triste, esattamente come tristemente aveva vissuto prima di conoscere l'amore di Diane.
C'era un parallelismo troppo forte tra quella sua malattia e la nostra vita da vampiri. La depressione e il decadimento fisico lo avevano fatto sentire solo e incompreso, come già morto.
La porfiria lo aveva costretto a fuggire il sole, a bere sangue per la forte anemia, a rifiutare la sua stessa immagine e la sua vita piena di privazioni, con la consapevolezza di chi non può vivere come un umano normale, ma fa finta di poterlo essere ancora. Perdere l'unica donna che gli aveva reso quell'esistenza meno insopportabile, lo aveva fatto impazzire dal dolore. Provavo una profonda pena per la povera Diane, ma ora anche per lui, che era agonizzante tra le mie braccia, mentre Beth in lacrime cercava di rincuorarlo, per fargli capire che non era solo, almeno in quel momento.
"Tu... sei bella come un angelo." Pronunciò appena quella frase, cercando di sfiorarle il viso con la mano dal dorso raggrinzito di ferite, ma un istante dopo il suo respiro si fermò per sempre.
Sentirlo spirare così, le spezzò il cuore e si abbandonò ai singhiozzi, coprendosi il volto con le mani per un momento, solo un secondo. Poi si aggrappò a me stringendomi più che poteva.
"Mick..." Si sforzava in tutti i modi di controllare le lacrime.
"Dobbiamo andare via di qui, il sole non ti fa bene." Era tipico di Beth, combattere la sua tristezza, prendendosi cura di chi amava di più.
"Non preoccuparti per me... Tu stai bene?" Le chiesi cercando di asciugarle il viso con le mie carezze.
"Non potevamo fare altro... Aveva già deciso tutto, noi gli abbiamo solo messo un po' di fretta. Non è facile sopportare una vita da mostro quando perdi l'unica persona che rappresenta tutto ciò che hai. Stuart ha voluto scontare così il rimorso di avere ucciso la donna che amava perchè, alla fine, credo abbia scoperto di amarla davvero e non per puro egoismo." Poi le posai un bacio leggero sulle labbra.
"Non voglio lasciarlo qui." Mi spiegò allora scuotendo la testa e aprendo la borsetta a tracolla prese l'iphone e avviò la chiamata.
"Ben... ho bisogno di un permesso per spostare un cadavere. Sto bene, non preoccuparti." Si fermò per tirare su col naso, passandosi una mano sugli occhi.
"E' Stuart Jalapa... Siamo in mezzo al deserto... Grazie." Lo salutò chiudendo la telefonata, tornando a guardarmi.
"Non doveva finire così..." Sussurrò piano.
"Nessuno dovrebbe finire così."
"Lo so... Lo so Beth." Le scansai indietro i capelli, accarezzandola ancora, mentre il mio Iphone squillava per l'arrivo di un nuovo sms. Non avevo voglia di leggerlo, ma era mio dovere controllare.
"E' Logan." Le spiegai oscurandomi in volto.
"Un'assemblea straordinaria." Cercai il suo sguardo, accigliandomi con un brivido.
"E' molto strano anche questo. Non promette nulla di buono. Oggi non c'è proprio pace."
Beth sospirò, chiudendo gli occhi.
"Mick, ti prego... qualunque cosa dovesse accadere, oggi, domani, fra un mese... ti prego. Promettimi che tornerai da me." Riportò quel suo sguardo azzurro nei miei occhi e ricambiai con altrettanta intensità, accennando un sorriso.
"Non dovresti avere dubbi, Beth. Io torno sempre da te. Non riesco proprio a starti lontano..."Le spiegai candidamente. "Ma se ti fa stare più tranquilla, d'accordo. Te lo prometto." La rassicurai, posandomi la mano destra all'altezza del cuore in quel giuramento che forse non avrei potuto mantenere, solo per darle conforto.
  
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