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Autore: Mick St John    27/11/2011    2 recensioni
Il caso del quarto episodio si apre con la consegna alla polizia di una foto di una ragazza scomparsa nel nulla. All'indagine dovrà partecipare anche Mick, nonostante sia impegnato a lavorare sulle tracce della legione. Ben presto si ritroverà su una strada molto difficile da percorrere...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
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19.

Avevo lasciato Beth a casa sua e senza nemmeno provare a rilassarmi per cinque minuti, mi ero scolato un altro bicchiere di A+ ed ero uscito di nuovo per recarmi al magazzino. Avevo appena parcheggiato ed ero sceso dalla Mercedes, quando una limousine blu mi aveva affiancato. Il finestrino si abbassò con un sibilo e vidi il viso sorridente di Josef spuntare dal buio dell'abitacolo.
"Ciao, investigatore. A quanto pare siamo in ritardo tutti e due." Aprì lo sportello e scese dando le ultime direttive ad Ian.
"Ehi Josef, e la Ferrari?"
"Beh ho pensato che fosse meglio evitare di usarla per un po', dato che è stata particolarmente notata in quest'ultimo periodo..."
"Capisco..."
Josef mi posò la mano sulla spalla e cercò di rincuorarmi.
"Scusami, Mick. Non vi ho ancora ringraziato per avermi tirato fuori dai guai... Ma tu hai davvero una brutta faccia. Dove hai lasciato la tua bella?"
"Dorme... come avrei dovuto fare anche io. E' stata una giornata piena di complicazioni. Speravo di entrare nel mio congelatore per riprendermi ma a quanto pare, oggi non c'è verso. Che è successo? Sai il perchè della convocazione?"
"Ehm... veramente no, ma so che Logan mi ha mandato altri 3 sms per sollecitarmi."
"Si... anche a me. Ma non è colpa mia se ero nel bel mezzo del deserto!"
Gli spiegai incrociando il suo sguardo e lui annuì, ma non avevo ancora finito di dirlo che i nostri telefoni squillarono all’unisono. Un altro messaggio ci era arrivato contemporaneamente.
"Okay, sbrighiamoci, la cosa comincia ad allarmarmi."
Temevo che non fossero buone notizie ma quando, aprendo la porta del magazzino, trovammo la sala stracolma di vampiri, mi si gelò il sangue nelle vene.
“Dannazione... Ma che è successo?” Imprecò lui avvicinandosi alle due pulitrici che aveva puntato in quel marasma di gente e io lo seguivo in silenzio. C’erano troppe ipotesi che mi passavano per la testa e tutte ugualmente catastrofiche. Rabbrividii ancora di più, notando che una delle due ragazze aveva gli occhi arrossati di pianto. L’altra abbassò lo sguardo incapace di sostenere quello risoluto di Josef.
“Vi stava aspettando.” Rispose solo con un filo di voce indicando il suo capo che già ci stava venendo incontro. Con il suo solito sguardo affilato ci rimproverò prima silenziosamente per poi imporre la sua determinazione con estrema chiarezza.
“Era ora! Seguitemi, tutti e due.” Aveva un tono più autoritario del solito e d’istinto raccolsi lo sguardo preoccupato che Josef mi aveva rivolto. Non c’era bisogno che esprimesse il suo pensiero in quel momento, perché era identico al mio.
Siamo nei guai...
Avevamo motivi diversi perchè il consiglio volesse riprendere la nostra condotta, ma nessuno dei due sapeva bene cosa l'altro nascondesse in fondo al cuore.
Sospirai, mentre tenevamo dietro alla pulitrice che a grandi passi ci conduceva sul retro, facendosi strada tra la folla incuriosita e borbottante. Era evidente che nessuno sapesse il perché della convocazione e c’era un’agitazione notevole che non avrebbero potuto contenere a lungo.
La pulitrice spalancò una delle porte che davano verso il corridoio interno e dopo qualche metro si trovò di fronte all’ultima porta, la più proibita alla nostra curiosità.
Con mano sicura abbassò la maniglia e spinse la porta facendoci segno di entrare. Josef fu il primo a mettere piede in quella stanza, ma io dietro di lui avevo già avvertito un terribile odore di sangue e decomposizione che mi paralizzò per qualche secondo sulla soglia. Il mio amico non poteva esitare davanti a quella scena che si era ritrovato improvvisamente davanti agli occhi, non era una cosa per lui nuova e avanzò nella stanza di qualche passo.
Lo vidi barcollare nella penombra della stanza e poi lo sentii pronunciare flebilmente solo una parola.
“No...”
Quando allungai lo sguardo oltre le sue spalle fu tutto chiaro anche ai miei occhi. Stesi a terra, in un lago di sangue, c’erano una decina di corpi di uomini e donne, decapitati e disposti in cerchio.
Non mi fu difficile immaginare che doveva trattarsi del nostro consiglio. Vampiri antichi, considerati tra i più saggi della nostra comunità cui tutti dovevano un profondissimo rispetto per avere istituito le regole che ci permettevano di vivere insieme agli umani.
Le pulitrici dipendevano direttamente da loro e come tali, questi membri erano la casta aristocratica della nostra razza. Ero certo che Josef li conoscesse tutti, e bene anche.
Gli appoggiai una mano sulla spalla mentre osservavo il suo sguardo vagare da un corpo all’altro, ripercorrendo forse con la mente ricordi dolorosi ma preziosi che lo legavano ad ognuno di loro.
Avrei voluto avere il potere di entrargli nella testa per poter capire quale immensa perdita stesse vivendo, ma gli leggevo sul volto tutta la tensione che quella terribile scoperta gli stava comportando.
Non mi veniva in mente una sola parola che potesse confortarlo anche se avrei voluto tanto trovare l’espressione giusta. Mi facevo mille problemi che la pulitrice ovviamente non poteva avere.
Il suo lavoro consisteva anche in quello.
“Erano tutti qui... Sono morti tutti e dodici.”
“Chi è stato?”
Domandò lui con tono durissimo.
Io annusai a fondo, cercando di distinguere quegli odori mescolati tra loro, ma non c’era sentore umano. Uno di quelli però mi sembrava di averlo riconosciuto vagamente.
“Qualcuno dei Duvall, credo... Hanno un odore particolare.” Aggiunsi con voce bassa e Josef si voltò a guadare me.
“Vogliono riprendere il dominio. Ma noi non glielo possiamo permettere.” In quel momento entrò la pulitrice che avevo notato alla porta, con lo sguardo ancora lucido. I suoi occhi scuri si soffermarono per un attimo su uno dei cadaveri riversi sul pavimento.
Forse era il suo sire... Pensai con una certa riluttanza rendendomi conto di quanta fatica facesse a non manifestare il suo dolore.
“Stanno... aspettando. Ma non hanno più voglia di farlo. Non riusciremo a trattenerli ancora per molto.”
La pulitrice annuì e fece segno a noi di seguirla, tornando in salone, ma non appena i nostri piedi toccarono il marmo gelido del pavimento dello stanzone, parlò lei a nome di tutti.
“Fratelli... I membri del consiglio sono stati trucidati da una famiglia di vampiri, ribelle alle nostre leggi. Per il bene di tutti è necessario nominare un nuovo consigliere che abbia l’esperienza e il carisma necessari a portare a termine il compito già iniziato dai nostri compagni più anziani di cui piangiamo la terribile scomparsa quest‘oggi.” Nel mormorio generale, impastato di gridolini di stupore e sguardi timorosi, gli altri vampiri cercavano di realizzare quanto pesassero quelle parole, ma la pulitrice non diede loro nemmeno il tempo di capire bene cosa stesse succedendo.
Il suo compito era quello di fare doverosa pulizia e di rimettere ordine, nel modo più efficiente e rapido possibile.
Il suo sguardo si posò su un uomo in mezzo a tanti tra la folla e io riconobbi subito quel cappello da cowboy ben calato sulla fronte.
Alden alzò la testa e se lo levò con mano sicura.
"Perchè guardi me, signora. Lo sai che non sono io il più anziano, qui dentro." Alzò un braccio mentre gli altri si voltavano a guardarlo e seguivano a loro volta il suo dito, puntato verso di noi.
“L'uomo che cerchi è Konstantin. Quando sono nato io, lui aveva già 30 anni da un po'.” Lo indicò voltandosi e convergendo lo sguardo di tutti su di lui.
A quella chiamata mi ritrovai il cuore in gola e Josef sbiancò ancora di più in viso, per quanto gli fosse possibile. La pulitrice gli si avvicinò mantenendo però il tono di voce abbastanza alto per farsi sentire da tutti.
"Benissimo allora. Josef Kostan... Sei l’unico che li abbia conosciuti bene tutti. E sei il vampiro più anziano della nostra comunità. Ovviamente si tratterà di una reggenza momentanea nell'attesa che venga nominato un nuovo consiglio di più elementi. Tuttavia, da oggi, noi prenderemo ordini solo da te."
Ascoltare quelle parole mi provocò una sorta di vuoto nella testa.
Il mio migliore amico era improvvisamente diventato il capo della comunità vampirica di Los Angeles.
Che fosse abbastanza anziano era indubbio, ed era anche sufficientemente ricco. Queste due cose facevano di lui uno dei più potenti e temibili vampiri della città. Ma rendersi conto che Josef avrebbe in un certo senso incarnato la nostra razza agli occhi di chiunque, fu un’emozione ben diversa.
Mi sentivo improvvisamente come un cavaliere che scopre di avere davanti a sè il suo nuovo re. Il suo Sire.
Il rispetto che avevo per lui andava ben oltre l’obbligo gerarchico, ma ora, una parte di me gli doveva anche obbedienza.
Josef deglutì a fatica e si voltò a guardarla con una luce nuova negli occhi, sebbene fosse accigliato per la sorpresa.
Finchè la legione non fosse entrata in campo, tutto questo non sarebbe stato un problema. Ma ora che si affacciava sulle nostre vite la possibilità di scegliere se voler restare dalla parte degli umani o tornare alla vita cui eravamo condannati dall’inizio, di assassini esiliati, come tanti Dracula, avere un ruolo di potere rappresentava davvero una posizione scomoda, di grande responsabilità.
Ma d'altronde, di tempo per decidere ce n'era veramente poco e la folla attendeva, trattenendo il respiro, che Josef esprimesse il suo pensiero in merito a quella nomina che gli era stata praticamente imposta.
Lui fissò me per qualche secondo, poi gli sguardi di alcuni di quelli che lo circondavano più da vicino.
Non era spaventato, era fiero di essere stato nominato consigliere, ma era ancora irritato per quella strage di cui aveva visto gli effetti devastanti e profondamente offeso, come tutti noi, dalla prepotenza e dall’arroganza di un atto così barbaro ai danni di un proprio simile.
La pulitrice aveva ragione e come me, l'intera assemblea ragionava sul fatto che Josef fosse la scelta più giusta.
Senza di lui saremmo stati un corpo senza testa, proprio come una delle vittime del consiglio. Dopo qualche passo ci saremmo accasciati a terra inerti e invece, dovevamo andare avanti.
Josef aveva un motivo in più per accettare. Qualcuno gli aveva fatto notare che senza di noi, vampiri moderati, gli umani erano destinati ad essere governati dai vampiri sanguinari e il mondo sarebbe caduto in una sorta di dittatura folle.
Josef si era già ripromesso di fare qualcosa per impedire che questo accadesse e ora aveva l’occasione di dimostrare che non aveva paura e che non bleffava.
Anche se avesse voluto, probabilmente non avrebbe potuto rifiutarsi, ma in quel momento si sistemò la giacca e poi alzò la testa con fierezza come faceva sempre nei momenti difficili. Si schiarì la voce e con un sorriso modesto, si presentò come il “capo” di cui avevamo tutti bisogno.
Logan e Guillermo sorridevano, avvicinandosi a noi, mentre si facevano strada tra la gente e cominciavano a realizzare che tutto stava per cambiare.
“Se non c‘è nessun altro, più anziano di me, che voglia prendere il mio posto o affiancarmi in questo compito, farò del mio meglio per gestire la nostra comunità. Sono abituato a dirigere una grande azienda come molti di voi fanno già da secoli, esattamente come me. Ormai ho imparato che non si raggiunge alcun obiettivo senza un po' di ambizione e tanta buona volontà, ma soprattutto senza aiuto. E con il vostro aiuto e la vostra collaborazione, ci toglieremo questo dente marcio!” Esclamò scoprendo i canini in un morso.
“Vi prometto che i colpevoli saranno stanati e puniti per quanto hanno osato fare e riavremo le nostre vite pacifiche di sempre! Ora tornate alle vostre case, ma restate in guardia e se doveste avere anche solo il sospetto di qualche attività poco chiara ai nostri danni, vi prego di contattare immediatamente il nostro servizio di pulitura.” Il suo sorriso dai denti acuminati si accentuò maggiormente mentre le teste dei suoi ascoltatori annuivano alle sue parole e si esprimevano con frasi di assenso. Per un attimo quella scena mi diede davvero l’impressione che li avesse messi tutti d’accordo, anche se in realtà non poteva essere possibile.
Se i Duvall e i loro scagnozzi erano arrivati al consiglio, era stato possibile solo grazie all’aiuto di qualcuno che li aveva informati della loro presenza nel magazzino per una riunione. Per me era ovvio che ci fosse una spia tra noi e di questo avrei dovuto parlare al più presto con lui.

*******
20.

"Come sei silenzioso... E' stato lo shock di quella strage, quello per la mia promozione, o è solo la stanchezza?" Non avevo detto una sola parola da quando eravamo usciti dalla riunione.
"Un po' tutto, sire Konstantin. E' questo il tuo vero nome, no? Konstantin. Bene, dì ad Ian che può tornarsene a casa. Da solo." Il mio tono stizzito lo fece voltare stupito.
"Come?"
"Si, e sali in macchina. Io e te dobbiamo parlare."

Josef, mi accontentò, congedando il suo autista, poi entrò nella Mercedes senza smettere di fissarmi.
"Mi vuoi fare da guardia del corpo? Non sono il presidente degli Stati Uniti...Ok, Mick, dimmi cosa c'è che non va." Il mio silenzio lo turbava sempre di più.
"C'è che mi stai nascondendo qualcosa. Innanzi tutto mi hai teso quasi un agguato con Alden, del tutto inaspettatamente. Perchè ho avuto la forte impressione che tu mi abbia fatto un grosso favore? C'è per caso qualcosa che devi farti perdonare?"
"Ma che razza di idee ti vengono in mente?"
Protestò lui mentre si metteva la cintura.
"Josef... non sono in vena di scherzare. Sono serissimo."
"Lo vedo... Rallenta... Non voglio sporcarmi il completo d'Armani"
Si chinò alla curva, cercando di prendere tempo per pensare.
"E non correre così, non vorrai distruggere il tuo gioiellino del '65! Potresti fondere il motore."
"Josef!"

"Ok! L'ho capito che John non ti piace, ma non era mia intenzione tenderti un'imboscata. Non potevo sapere che ti saresti presentato con Beth, ma che differenza fa? E' solo questo il problema?"
"No."
Dissi inchiodando nel parcheggio sotto casa.
"Qualcuno ha voluto che tu diventassi il capo della comunità... Ti vogliono allo scoperto, Sire Konstantin". Incalzai di nuovo.
Josef roteò lo sguardo e si massaggiò il mento soddisfatto.
"Io ho sempre detto che hai talento, Sir St. John! Vuoi che ti nomini subito mio campione o aspettiamo l‘investitura a cavaliere nella cattedrale?" Commentò ridendo in modo poco riverente, nonostante la mia espressione scocciata.
"E va bene... Konstantin era il mio nome di battesimo, ma non lo voglio sentire. E ti ricordo che ora sono io che comando, perciò calma e rispetto!"
"Si certo. Scendi."
Ordinai senza cambiare tono.
Salimmo nel mio appartamento e, mentre mi levavo il cappotto, gli indicai la poltrona, sperando che si mettesse comodo. Avevo tutta la giornata da dedicargli se fosse stato necessario.
"Adesso tu ti siedi, e NON te ne vai di qui senza avermi detto cosa diavolo hai fatto l'altra sera!"
"Mick, mi stai accusando di avere organizzato lo sterminio del consiglio?"
"No voglio sapere dove sei stato e cosa dannazione hai fatto!"
"Ah, Mick... Ci conosciamo da tanti anni ormai, credimi... sei un libro aperto per me. Ma andiamo per gradi. Si, lo so già."
Iniziò all'improvviso lui con un sorriso a metà mentre si sedeva con un sospiro.
"C‘è una talpa. E' questo che ti ha innervosito, vero? Pensi che Alden ci abbia traditi." Aggrottai la fronte tornando a fissarlo e mi lasciai cadere sull'altra poltrona.
"Lo sospetti anche tu?"
"No... ma ho trovato una cimice l'altra sera, in casa mia. Non ho fatto in tempo a parlartene per colpa di Talbot. Non può essere stato Alden a mettercela, era ancora al ranch quando l'ho contattato ieri."
"Allora, anche la tua sarà della Legione...”
Azzardai io e lui scosse la testa lentamente.
“No... Phil mi ha assicurato che non è sua. La tua, si, ma la mia, non gli appartiene.” Aggrottai le sopracciglia, assottigliando lo sguardo. Detestavo quando mi faceva quei giochetti senza chiarirmi bene quello che sapeva. Voleva farmici arrivare con il ragionamento per testare le mie qualità intuitive e io odiavo sbagliare strada.
"Phil? Chi cavolo è Phil?"
"Phil è il capo della Legione Black Moon."

Quella frase mi lasciò completamente inebetito.
"Dei due era quello bassino con il cappellino." Specificò per darmi il tempo di riprendermi.
Protendendomi in avanti, poggiai i gomiti sulle ginocchia e incrociale le dita delle mani, serrandole davanti a me. Poi mi sfuggì un sorriso nervoso, rendendomi conto che non ci capivo più nulla, e non solo per la stanchezza.
"Josef, ricordi cosa ci siamo detti riguardo alla sincerità, alla tua festa? Beh è il momento di dimostrarmi che sei il mio migliore amico e credere fino in fondo nella nostra fratellanza, fidandoti di ME. Raccontami tutto dall'inizio o potrei anche diventare matto."
"Dall'inizio, Mick? Sei sicuro?"

Annuii sperando di poter comprendere meglio quello che stava succedendo.
"Quando ti ho detto che volevo stare dalla tua parte, non l'ho detto per paura. Io sono consapevole di essere più forte di te. E dipende solo dal fatto che sono più vecchio di te! Tu sei molto forte, per essere così giovane, ma si prende una maggiore padronanza di sè col passare del tempo, così come si acquisiscono poteri sempre più forti, che tu non hai ancora.
Sono fuori allenamento, questo è certo, lo sai che io non sono un combattente, mi diverto a fare altro... Ho detto quella frase perchè ti sono amico e non voglio stare contro di te.
Ma ci sono vampiri immensamente più forti di me e di te messi insieme. E io non voglio mettermi contro di loro, perchè ho la certezza che soccomberemmo entrambi.
I vampiri in senso stretto, Mick, non vivono come noi, a contatto con gli umani! Sono schivi, sono lontani da ogni forma di divertimento sano che abbiamo io e te. I veri vampiri vivono nell'ombra di un castello arroccato e per sopravvivere rapiscono vergini dal villaggio vicino, oggi come 500 anni fa! Hanno dei servitori, si fanno chiamare ancora Maestri! Prendi Lance ad esempio, uno come lui non può vivere come noi! E non è solo... Lui è uno dei più giovani.
Sono i vampiri come noi che hanno creato la razza moderna, immortali che non accettano davvero la loro condizione solitaria e si sforzano di vivere in questo modo, ma con delle regole che li vincolano. Siamo noi ad essere fuori luogo e fuori tempo! Gli umani hanno tutto il diritto di difendersi. Ma noi Mick...Noi siamo di un'altra specie. E sappiamo che non saremo mai amalgamati del tutto a loro perchè siamo dei diversi. E questo ci farà soffrire in eterno... Non può funzionare come dovrebbe, tra vampiro e umano, ma è l'unica possibilità che abbiamo per il momento.
E nemmeno io, come te, voglio rinunciarci. Ho commesso un errore con Sarah e ora farò qualunque cosa per rimediare. Qualunque cosa quelli dell'inquisizione mi chiedano! E io sono pronto a patteggiare.
Mi hanno fatto una proposta. Va interamente contro gli interessi riferiti alla mia persona, ma mi ridarà quello che più desidero al mondo, Mick... Voglio vedere di nuovo il riflesso dei miei occhi in quelli di Sarah. E credo di avere aspettato abbastanza da purificarmi di tutto il male commesso in 408 anni. E' stata una vera tortura per me e ora voglio il mio riscatto.
Spero solo che Dio mi conceda il suo perdono e mi restituisca l'unica donna che amo."

Ero ammutolito da quello che mi aveva appena confessato.
E lo guardavo assorto. Lo stavo stimando più di quanto avessi già fatto in vita mia, anche perchè Josef non era solo l'unico fratello che avevo. Era una persona incredibilmente passionale in tutto ciò che faceva. E quel fuoco, riuscivo a vederlo più di prima, nei suoi occhi.
La sua determinatezza e l'entusiasmo nel suo sguardo mi affascinavano. Perdere la propria amata in quel modo avrebbe distrutto chiunque.
Ma Josef era stato molto forte e a parte qualche momento di estrema debolezza che di certo non potevo rimproverargli, non aveva mai perso la speranza di riaverla.
Perchè in fondo al cuore sentiva che era la cosa giusta e ci credeva fermamente.
"Cosa hanno chiesto in cambio?" Domandai calmo, sapendo che lui aveva già accettato.
"Proveranno a svegliarla con una cura sintetica ancora sperimentale. Se dovesse funzionare la perfezioneranno e io dovrò costituirmi, farmi processare e chiedere di tornare mortale. Quando sarò umano loro mi lasceranno in pace."
Sembrava avere accettato la cosa, ma in realtà non era così. Ero sicuro che non si rendesse davvero conto di quello che gli avevano chiesto, ma era stravolto dalla situazione che lo aveva paralizzato. L'idea di risvegliare Sarah aveva annebbiato la percezione di tutte le altre informazioni.
Ero sicuro che in condizioni normali da lucido, non avrebbe mai potuto concepire una vita da mortale. Non dopo 408 anni.
"Josef...se la trovano, tu davvero ti sottoporrai alla cura?" Chiesi incredulo. Io lo avrei fatto istantaneamente se me lo avessero proposto, ma Josef, il Josef che conoscevo, avrebbe avuto una seria crisi d'identità.
E d'altronde chi al suo posto non sarebbe impazzito?
"Josef... ascoltami...Quello che tu hai deciso di fare è ammirevole. Per amore si può rinunciare a tutto. Tu moriresti per Sarah...è la più grande prova d'amore che puoi darle, esattamente come farei io con Beth! Ma sei proprio sicuro che sia questo, quello che vuoi? "
"Non sono impazzito Mick... So a cosa devo rinunciare. E so anche che ho rinunciato a Sarah troppo a lungo. Voglio anche io la mia piccola fetta di felicità, come per te e Beth. Non ho paura di morire...forse ne ho un po' di invecchiare e soffrire... Ok, no ne ho una paura fottuta, ma posso farlo. E lo farò, per lei."
"Quando?"
"Quando voi mi darete il vostro aiuto."
"Che vuoi dire?"
"La cura sintetica che sta sperimentando la legione ha delle carenze. Phil è convinto che manchi un ingrediente fondamentale."
"Quale?"
Domandai con voce tremante.
"Il sangue di Beth." Rispose immediatamente lui con altrettanta emozione nella voce. Aveva notato il mio sguardo imbarazzato e spaventato perdersi nell'abisso che quella frase aveva creato nella mia mente.
"L'A0 negativo..." Sussurrai con un filo di voce.
"Esatto. Pensi di poterne parlare con lei?"
"Io Josef, vorrei davvero aiutarti. D'accordo... più tardi andrò da lei, le spiegherò tutto e ti farò sapere. Ma ora scusami... Devo andare a sdraiarmi."
Improvvisamente avevo avvertito tutta la stanchezza che avevo sulle spalle.
Josef annuì comprensivo e non provò nemmeno ad insistere. Si ritirò silenziosamente lasciandomi solo con i miei pensieri.


*******
21.

Quando, quel pomeriggio andai da Beth, bussai con gentilezza alla sua porta, aspettando che mi aprisse. Non avevo riposato molto, ma ormai non ne avevo più nemmeno la voglia. Era importante per me levarmi quel peso dalla coscienza.
Beth guardò dallo spioncino e poi mi aprì la porta.
"Ehi..." Sussurrai appena, mentre avvicinavo il viso al suo per darle un bacio a mezze labbra.
"Ehi, Ciao!" Mi salutò e si scostò per invitarmi ad entrare.
"Non hai una bella faccia, è tutto ok?" Chiese subito preoccupata.
"Ti ho disturbata? Lo so che avrei dovuto chiamare ma... Si, sto bene, solo...Ti devo parlare di una cosa importante e non potevo aspettare." Feci qualche passo nel salotto e mi avvicinai al divano per sedermi.
"No, ero sveglia da un pò." Si sedette accanto a me e prendendomi la mano d'istinto fra le sue.
"E' per l'assemblea, vero? Dimmi tutto..."
Strinsi la mano che mi porgeva, così calda e morbida sotto le mie dita.
"Ho fatto una lunga chiacchierata con Josef. C'è stato un problemino, giù al magazzino..."
Beh...problemino è decisamente riduttivo...
"Ora Josef è diventato uno dei pilastri portanti della nostra comunità, avrà diversi incarichi e... Ha anche preso contatto con i legionari." La stavo prendendo un po' alla larga, ma non era facile per me arrivare dritto al dunque.
"Sembra ci siano delle notizie sulla cura. Josef mi ha spiegato che la Black Moon sta creando in laboratorio una cura simile a quella che aveva Coraline. E Phil... uno dei capi della Legione, gli ha proposto di provarla su Sarah. E' convinto che ci siano delle buone probabilità di svegliarla."
Lei spalancò la bocca di colpo.
"Dici sul serio?" Un sorriso dolcissimo le si era dipinto sulle labbra. "Risvegliare Sarah? Ma è fantastico! Josef sarà al settimo cielo!" Esclamò felice. Ma poi si accorse che mancava qualcosa.
"No, aspetta..." Disse poi fissandomi. "Non sono buone notizie se hai quella faccia, sputa il rospo Mick!"
Sapevo di non poterle nascondere nulla e nemmeno volevo. Cercavo solo il modo più delicato per spiegarle tutto.
"Si ma... ecco... La cura che ha la legione, manca di un particolare indispensabile, secondo Phil. Il sangue. Stanno cercando un donatore di A0 negativo, Beth." Conclusi infine con un sospiro mentre abbassavo lo sguardo dai suoi occhi per un brevissimo istante.
"Senti... io non voglio chiederti nulla, non voglio che tu ti senta obbligata a farlo, però mi sembrava giusto che te ne parlassi prima a quattr'occhi. So che per Josef è molto importante, ma se non te la senti io glielo spiegherò con calma e lui se ne farà una ragione, non ti devi preoccupare." Le dissi subito per rassicurarla.
"Mmmh..." Beth socchiuse gli occhi."Aspetta. Fammi capire bene, ok? Loro hanno questa cura, è sperimentale e manca del sangue. Se io accettassi, quanto sangue dovrebbero prendermi?" Era tesa perchè qualcosa ancora non le quadrava.
"Non me lo avresti chiesto se volessero uccidermi dissanguata, no?"
"Certo che no. Non lo so quanto sangue gli serve, ma non sarà una quantità che metterà a repentaglio la tua vita. Vogliono che ti metti a loro disposizione per le ricerche, ma i legionari proteggono gli umani, siamo noi gli esseri che vengono cacciati."
Le spiegai fissandola intensamente mentre le sfioravo una guancia.
"Non ho paura che ti uccidano, ho paura del tuo coinvolgimento. Non so se questo può comportare dei problemi. Diciamo che è solo una sensazione... Josef direbbe che sono paranoico."
"Posso parlare con uno di loro?"
Domandò allora prendendomi in contropiede. "Magari, con questo Phil..."
"Penso di si... Josef lo deve vedere tra un'ora per dargli la conferma della partenza per New York, vogliamo andarci anche noi?"
"Io voglio svegliare Sarah, ma voglio parlare con questo Phil prima... Da sola e senza super orecchie indiscrete."
Specificò. "Andiamo anche noi." Decise poi alzandosi per andare a vestirsi.


Una volta arrivati nel parcheggio delle Kostan Industries, Phil scese dal furgoncino e si avvicinò a Josef, mentre Jim restava fermo al volante.
"Buon pomeriggio a tutti voi... Mick, sono felice di vedere che stai bene. Mi dispiace per quell'incidente, il mio amico..." Spiegò indicando il furgone. "E' davvero mortificato. Speriamo di riuscire a farci perdonare! E lei Miss Turner, è un vero piacere conoscerla!" Le disse allungando la mano verso di lei.
Beth guardò il legionario e tese la mano.
"Il piacere è mio..." Guardò i due vampiri per un momento prima di rivolgersi ancora a Phil.
"Se non le spiace vorrei parlare un attimo con lei in privato, abbastanza lontani da qui in modo che anche i miei amici possano lasciarci la nostra privacy!" Enfatizzò dolcemente la parola amici mentre Phil annuiva.
"Ma sicuro!" Esclamò con un sorriso evidentissimo. "Mi segua..." Si voltò, avviandosi verso la strada e lei lo seguì silenziosa.
Josef era rimasto in silenzio mentre io stringevo i denti per evitare di farmi sfuggire qualche parola di troppo. In realtà Phil era un tipo più rassicurante ed ero quasi certo che non avesse preso bene il mio tentato omicidio da parte dell'amico. Eppure era quell'omino apparentemente debolissimo a comandare i legionari, stando a quanto mi aveva detto Josef, dunque era lui il più pericoloso di tutti, il vero braccio armato della Black Moon.
Beth continuò a camminare fino al cancello di delimitazione del parcheggio, con il furgone con il secondo legionario e noi vampiri a debita distanza.
"Veniamo al sodo, Phil." Cominciò con lo sguardo severo. "Avete tentato di uccidere l'uomo che amo, ma sono sicura che lei questo lo sappia già!" Il suo sorriso divenne freddo come il suo sguardo. "Quello che voglio sapere io è perchè, nonostante questo, io debba aiutarvi. L'unica cosa che mi interessa in questo momento è Josef, voglio ridargli la sua Sarah e lo farò, ma voglio sapere perchè poi dovrei continuare ad aiutarvi." Ribadì con tono grave. Phil ci pensò per qualche istante senza smettere di sostenere il suo sguardo.
"Sarò molto sincero con lei, Beth. Come dicevo, mi dispiace molto per ciò che è accaduto. Non era nostra intenzione fare del male al suo fidanzato, è stato un incidente perchè la situazione ci è sfuggita di mano. So che non ci scuseremo mai abbastanza per quello che è successo e io capisco benissimo le sue incertezze. Ma per quel che riguarda la cura... è fondamentale per noi. Dobbiamo contenere i danni che alcuni vampiri ribelli stanno facendo. Seminano morte e distruzione in entrambe le razze, uccidendo anche i loro simili. Sono ormai fuori dal controllo ed è necessario convertirli. Lei non è obbligata a farlo, ma io glielo consiglierei perchè so che il signor St. John ha già provato la cura e sono certo che gradirebbe tornare umano."
"Oh, non ci provi nemmeno!"
Lo sgridò."Tirare in ballo Mick e me non le servirà a farmi passare dalla sua parte!" Cercò poi di contenere la rabbia e sospirò a fondo.
"Mi scusi, ma deve perdonarmi se non riesco a vederla come uno dei buoni..." Chiuse gli occhi per un momento e poi ricominciò. "Come faccio ad avere le garanzie che non vogliate fare del male ai miei amici?"
"In verità, è molto semplice. Se avessimo voluto, lo avremmo già fatto, signorina. Vuole una prova? Chi pensa che abbia ripulito la villa di Josef Kostan da tutte quelle tracce incriminanti, prima che arrivasse la scientifica? Non è stata la pulitrice, glielo assicuro. Aveva altro a cui pensare."
Le spiegò mantenendo il suo sorriso rassicurante stampato sulla faccia. "In più, i suoi due amici sono due fondamentali alleati perchè noi possiamo fermare il capo dei ribelli. Le giuro sulla mia vita che non faremo mai del male a nessuno dei due e le assicuro che non sono mai venuto meno ad un giuramento. Le dimostrerò con i fatti che voglio solo il bene di tutti voi."
"Voi avete..."
Beth sgranò gli occhi."Voi ci state tenendo d'occhio!" Urlò arrabbiata. "Con quale diritto siete entrati nelle nostre vite?" Chiese stringendo le mani a pugno. Detestava l'idea che qualcuno ci spiasse così, usandoci come marionette e non aveva ancora capito bene quanto la pressione della legione facesse leva sulle persone a lei più vicine come Ben.
"Posso sapere per quale motivo voialtri siete convinti che, solo perchè sono vampiri, non meritino di essere trattati con rispetto? Il fatto che loro, o almeno alcuni di loro, fra cui Josef, rispettino voi in quanto umani, davvero non conta niente?" Domandò cercando di non urlare.
"Si sbaglia." Replicò lui tornando serio di colpo.
"Noi supervisioniamo anche per proteggere i nostri vampiri. Se solo avessimo sorvegliato prima Josef, gli avremmo impedito di abbracciare Sarah. Sappiamo che con il suo gruppo sanguigno c'è una scarsa percentuale di riuscita della trasformazione. Io lo avrei fermato, ma purtroppo non aveva ancora un sorvegliante a quel tempo." Fissò Beth nei suoi occhi limpidi e precisò. "Noi rispettiamo loro, quando loro rispettano noi. Non verrò mai meno ad un patto con quelle creature!" Aggiunse, indicandoci. "Anche se lei sa benissimo che capita molto spesso che uccidano, più o meno giustificati dalle circostanze! Io comunque voglio solo aiutarvi e aiutarci. Ora mi dica, accetta di collaborare?"
Beth lo squadrò perplessa.
"Se non avessi voluto accettare, non sarei nemmeno venuta qui." Gli spiegò calma. "Non mi interessa cosa pensa di loro, quello che mi riguarda è solo la salvezza di tutti noi, non voglio che venga fatto del male a nessuno!" Aggiunse tendendogli la mano di nuovo. "Vi aiuterò, ma nessuno deve farsi male."
"Questo non dipende da noi, ma da loro. Lei è un'umana e sa che loro sono i più forti. Noi cerchiamo solo di difenderci, come possiamo."
Phil prese la mano che gli tendeva e la strinse forte. "Sono molto felice di averla incontrata, Miss Turner. Spero che questo sia l'inizio di una buona collaborazione tra noi, proprio per costruire la pace tra queste due razze."
"Lo spero anche io."

*******
22.


Beth Voiceover

Quando Paula ci aprì per la seconda volta, eravamo tutti pronti a quell'ennesima prova di vita.
Phil si accostò a Mick e Josef e gli chiese di restare fuori dalla stanza di Sarah, non so nemmeno con quale coraggio.
"Entreremo solo io e Miss Turner. Sarai troppo coinvolto emotivamente e io non sono sicuro che tu possa sopportare di nuovo la delusione, se non dovesse funzionare. Aspetta qui e noi ti chiameremo appena avremo finito." Spiegò a Josef.
"Resto io con lui." Precisò Mick annuendo, poi mi sfiorò la guancia con un bacio.
"Tienilo d'occhio tu. Io mi occupo di Josef... Ha ragione Phil, ci metterebbe un secondo a staccargli la testa se le cose non andassero bene. Buona fortuna." Concluse con un sorriso, stringendomi la mano prima di lasciarmi andare.
Paula ci portò in camera da Sarah e come la prima volta mi si strinse il cuore a vederla su quel letto legata a tutti quei macchinari.
Phil spostò un pò di cose dalla scrivania e sistemò lì la sua attrezzatura. Io mi voltai a guardarlo, girando per un attimo le spalle alla Bella Addormentata e riconobbi un laccio emostatico, una siringa, un pugnale dall'aria truce e alcuni ingredienti fra cui supposi dovesse essere la famosa cura. Ero curiosa di vedere il risultato.
Lo lasciai ai suoi preparativi e tornai a guardare Sarah.
Avevo capito da sola che la cura l'avrebbe fatta tornare umana... Erano cambiate tante cose dagli anni in cui lei aveva vissuto e mi chiesi distrattamente come dovesse essere risvegliarsi in un mondo totalmente diverso da quello che ricordi.
Probabilmente da sola non ce l'avrebbe mai fatta, ma con lei c'era Josef e io ero sicurissima che il loro affetto avrebbe superato tutto.
Mi sentivo particolarmente legata a lei, anche se non la conoscevo, sentivo che eravamo simili.
Entrambe eravamo disposte ad andare oltre i limiti del nostro stesso essere, per non rinunciare a quell'amore che ci legava a delle creature fuori dagli schemi della natura, entrambe avevamo il mondo contro e qualcosa mi diceva che tutte e due avremmo continuato a lottare perchè il sentimento che ci lega ai vampiri è qualcosa che davvero può capire solo chi lo vive.
Mi voltai ancora verso Phil, lui era diverso, il bene primario per lui era la sopravvivenza degli umani, mentre io e lei volevamo solo essere libere di amarli come volevamo.
Ma quando tornai a guardare Sarah, le sfiorai una mano, come se fossi sua amica da sempre.
"Andrà tutto bene..." Sussurrai pianissimo senza farmi sentire da Phil che nel frattempo si era voltato verso di me.

"Ok... possiamo cominciare Miss Turner, io sono pronto."
Mi voltai verso di lui e mi avvicinai.
"Cosa devo fare?"
"Devo solo tirarle un po' di sangue, tutto qui... Non ci vorrà molto."
"Bene."
Mi sedetti sulla sedia e alzai la manica della camicia per fargli mettere il laccio emostatico.
"Non si preoccupi non le farà male." Mi rassicurò e io lo guardai accigliata.
"Phil... Ho salvato Mick grazie al sangue che mi sono prelevata da sola, non mi tratti come una bambolina delicata, non lo sono!"
Il suo sguardo sorpreso mi diede una soddisfazione difficile da spiegare.
"Si è tirata il sangue da sola?" Mi chiese poi e io annuii in modo deciso.
"Più di una volta, so che il mio sangue è prezioso, e pensavo che una piccola scorta nel frigo di Mick sarebbe tornata utile e infatti è stato quello a salvarlo dalla vostra bravata..." Dissi severa mentre lui mi disinfettava la pelle prima di inserire l'ago.
"Come le ho già detto, ci dispiace sul serio." Ripetè mortificato.
"Non si preoccupi, l'importante è che lui sia con me, sano e salvo."
Mi soffermavo a guardare il mio sangue che riempiva il cilindro della siringa pensando che tutto si riduceva a questo.
Il mio sangue sembrava essere la soluzione a tutti i problemi dei vampiri e degli umani coinvolti con essi.
Phil premette il cotone sull'ago e lo estrasse, facendomi segno di tenere l'ovatta ferma, io ubbidii mentre lui me la bloccava con un cerotto.
"Ecco fatto." Annunciò iniziando poi ad armeggiare con gli altri ingredienti e mischiandoli insieme al mio sangue.
"Fra un po' ci siamo..." Accese il registratore mettendo in sottofondo la "voce degli angeli" ( vedi ep.18 - Death Symphony) Prese il pugnale e la ciotola con quella che sembrava una crema rossa, all'interno.
Staccò Sarah da tutti i macchinari di monitoraggio, lasciandole solo la flebo e poi, prendendole un braccio, la ferì lievemente e col pugnale coprì con la cura il sangue che iniziava ad uscire dal taglio.
Quando lo vidi ferirla, mi fu chiaro il perchè Josef fosse rimasto fuori. Probabilmente lo avrebbe ucciso solo per averla toccata, io stessa avevo serie difficoltà a controllare l'impulso negativo che quella scena mi aveva provocato.
Ma Phil fasciò con cura la ferita e rimase ad aspettare, mentre io trattenevo il fiato.
Passarono dei secondi interminabili, probabilmente un minuto, quando all'improvviso e senza nessun preavviso, Sarah spalancò gli occhi, strappandomi un sussulto.
Si guardò intorno, facendo saettare gli occhi nella stanza con lo sguardo sperduto e spaventato, fissò prima Phil, poi me.
Io feci per avvicinarmi con un sorriso ma lei scattò seduta e urlò a gran voce come presa dal panico.
"CHARLES!!!"

Fine episodio 20

Continua...

Cast delle fanfic fino ad ora:
image Mick St. John: Alex O’Loughlin
image Beth Turner: Sophia Myles
image Josef Kostan: Jason Dohring
image Benjamin Talbot: Eric Winter
image Logan Griffen: David Blue
image Carl Davis: Brian White
image Sarah Withley: N.P
image Cindy Morrigan: Naomi Watts
image Long John Silver/Jim: Michael Chiklis
image Phil: James D. Dever
image Diane Dorieska: Charisma Carpenter
image Stuart Jalapa: Cillian Murphy
image Nick Carter: Jack Huston
image Matt : Freddie Highmore
image Leon : Lupe Fiasco
image John Alden: Perry King
image Veruska Ipatiev : Adrienne Frantz
  
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