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Autore: Aya Lawliet ___backupFGI    28/11/2011    0 recensioni
(Vol. VI, The Emerald City of Oz)
Ozma sollevò lo sguardo, e quello stesso sorriso scaldò il petto di legno della creatura come la Polvere della Vita non aveva mai fatto.
«Ehm... Perdonami, Principessa. Sono i semi andati a male che mi fanno parlare troppo.»

{Jack/Ozma ♥}
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Testa di Zucca, Ozma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una zucca nuova di zecca ~

prompt: #086, heat wave

 

 

 

Era stato Jack a prestarle il coltellino, dopo averle offerto l’unica sedia della sua casetta al profumo di orto. Ozma l’aveva riconosciuto subito. Non aveva detto niente, ma Jack se n’era accorto lo stesso, dal modo in cui gli aveva sorriso.

Era lo stesso coltello che aveva usato la prima volta, nella casupola della vecchia Mombi, quando le sue dita erano ancora piccole e dure, le dita di un bambino cresciuto nei campi. Ora il manico non era più sottile della mano che lo manovrava, e i movimenti erano molto più fluidi, molto più delicati di allora. Sempre sorridendo, Ozma si era messa al lavoro.

Jack si era appoggiato al tavolo a osservarla. La nuova zucca stava venendo bene; il vecchio sorriso era solo un po’ meno ampio, e la fanciulla ebbe cura di intagliare degli occhi ancora più grandi e allegri di quelli che in quel momento seguivano il percorso della lama in ogni sua curva.

«Sei brava quanto sei bella, Principessa.»

Ozma sollevò lo sguardo, e quello stesso sorriso scaldò il petto di legno della creatura come la Polvere della Vita non aveva mai fatto.

«Ehm... Perdonami, Principessa. Sono i semi andati a male che mi fanno parlare troppo.»

«Non devi scusarti, Jack. Mi hai detto una cosa molto bella.»

Jack era lieto di non poter cambiare espressione; era felice di ricambiare ogni suo sorriso.

Ora era tutto pronto. Ozma si alzò, tolse delicatamente quella sciupata e sistemò al suo posto, sul paletto che era il collo di Jack, la zucca nuova di zecca.

«Va meglio?» gli chiese.

Jack voltò la testa a destra e a sinistra, la scrollò su e giù e la chinò di nuovo su di lei. «Moltissimo, grazie! Avevo davvero bisogno di schiarirmi le idee.»

Ozma sorrise ancora – probabilmente, come al solito, aveva capito tutto. Poi si sollevò sulle punte dei piedi: posò le labbra sulla buccia spessa, e ancora una volta Jack si sentì riempire di un calore che aveva ben poco a che vedere con l’estate incombente.

Ehm. Forse avrebbe dovuto iniziare a pensare alle sue zucche da sé... O forse no.

 

 

[ 350 parole ]

 

 

 

 

 

 

Nota: Questa flash è in cantiere da una vita, o meglio, da quando ho scoperto questa dolcissima fanart su Jack e Ozma. A ispirarmi lo scambio di battute è stato il brano di The Patchwork Girl of Oz in cui Jack dice a Scraps che, quando i semi che gli fanno da ‘cervello’ vanno a male, i suoi pensieri diventano ingarbugliati. Inoltre in questo settimo volume Baum afferma che Jack intaglia le proprie zucche nuove da solo, raccogliendole direttamente dal suo orto quando sono abbastanza mature; ma nel libro precedente, The Emerald City of Oz, si racconta invece che è Ozma a occuparsene: questa storia vorrebbe dunque essere una sorta di ‘spiegazione’ a questo brusco cambiamento – come dire, Jack si è accorto che Ozma capisce un po’ troppo di lui. Aww.

Gli accenni iniziali al coltello, a Mombi, a quando le dita di Ozma erano quelle di un bambino cresciuto nei campi sono invece riferimenti al secondo volume, The Marvelous Land of Oz, quando Ozma è ancora incantata nella forma di un ragazzo – Tip – e costruisce l’allora inanimato Jack Testa di Zucca, che poi vivrà in virtù della Polvere della Vita.

   
 
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