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Autore: Golden Slumbers    28/11/2011    3 recensioni
Fanfic demenziale (molto demenziale) nata nella notte dopo il concerto di Paul a Milano. George e John sono ancora vivi nel 2011 e i quattro ex Beatles si riuniscono per una serata in compagnia. Cosa ne verrà fuori?
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I won!
 (2011, Londra)
I quattro ex componenti dei Beatles, ormai settantenni, si erano riuniti a casa di Paul per una serata in buona compagnia.
Era passato molto tempo da quando si erano riappacificati. Fecero una scoperta piacevole: ora che i soldi e la musica non facevano più pressione sulle loro spalle, si trovavano molto bene, insieme. Esattamente come ai vecchi tempi, anni e anni prima.
Era in tutto e per tutto una serata tra persone anziane: Paul se ne stava seduto sul divano a fare un cruciverba, Ringo era intento a mangiare dei biscotti (il cui nome era, casualmente, proprio “Ringo”), George dormiva seduto su una sedia a rotelle con a fianco una bombola d’ossigeno per i casi di emergenza e John se ne stava al computer guardando foto di donne nude, senza alcun pudore.
«Hey ragazzi, io mi sto annoiando, che ne dite di una partita a Scopa?», chiese Paul cantilenando. Ormai si era stufato di fare quel cruciverba che non riusciva a completare per via di alcuni suoi blocchi mentali.
«Scopa? Chi ha detto quella parola?», si svegliò di colpo John, guardandosi attorno con una faccia da allupato in crisi di panico con tanto di occhi strabuzzati.
«John, è solo un gioco di carte...», spiegò Paul al suo amico. Ciò a cui si riferiva il più grande, infatti, era tutt’altro quello che pensava l’ex bassista. 
«Ah…», fu la risposta seccata di John, e si rigirò verso al computer visibilmente deluso da quella che poteva rivelarsi una serata “piccante”.
«Per me va bene», rispose Ringo abbassandosi gli occhiali da sole sul naso e mostrando uno dei suoi più dolci sorrisi e un pezzo di biscotto conficcato tra i denti.
«George, tu che fai? George?». 
Ringo scosse George cercando di svegliarlo, invano. L’anziano ex chitarrista dormiva beatamente con la bocca spalancata e la testa piegata all’indietro. A quel punto intervenne John che gli diede due sberle in faccia facendolo sobbalzare.
«Ma che caz…?», chiese George, ancora mezzo addormentato, con lo sguardo assonnato rivolto verso John.
«Oh be’, il vecchietto qui presente» indicò Paul, «ha proposto un gioco di carte, ma non ha ancora capito che a me non piacciono, dopo cinquant’anni che ci conosciamo. I giochi da tavolo sono per vecchi!» Affermò John convinto, scuotendo un pugno in aria come se ancora lottasse per la pace.
«John ma noi siamo vecchi», lo riportò alla realtà Paul, che con aria superiore si portava alla bocca una tazza di caffè.
John si limitò a non rispondere, notando che in effetti non erano più come una volta: il loro aspetto fisico era cambiato, molte cose di loro erano cambiate e doveva rassegnarsi alla realtà. Certamente non l’avrebbe mai ammesso, davanti a Paul.
Si voltò verso Ringo osservandolo tossire come un disgraziato perché un biscotto gli era andando di traverso; George cercava in tutti i modi di “salvarlo”, dandogli delle pacche fievoli sulla schiena e sul petto e spostandosi sulla sedia a rotelle per soccorrere l’amico disperato. John si voltò verso Paul, notando sul suo bel visino, ormai contornato dalle rughe, ma pur sempre bello, un ghigno divertito. 
«E va bene vecchietto, giochiamo».
 
Se ne stavano così, seduti con le carte in mano, uno di fronte all’altro, pronti a vincere per qualsiasi cosa. 
«Scopa!», urlò Paul, buttando sul tavolo la carta vincente.
«È impossibile, McCartney! Hai barato, io lo so!», urlò un John visibilmente irritato e competitivo.
«Perché non provi ad accettare l’idea che io possa batterti in qualcosa, John?», commentò Paul pacatamente, mescolando le carte in vista di una nuova partita.
«Io la rivincita non la voglio», affermò Ringo alzandosi e dirigendosi verso il bagno.
«Dove credi di andare?», lo indicò John con un’aria da assassino e scandendo bene le parole.
“Dovrei un attimo…», cercò di rispondere il più grande.
 
«Seduto», ordinò John, abbassando la voce.
 
«Ma…».
 
«Ho detto di stare seduto!», esclamò John, provocando un sobbalzo a Paul.
Ringo non potè far altro che obbedire all’ordine dell’amico e così si sedette, cercando di trattenere lo stimolo. Sapeva che la sua vescica non avrebbe retto ancora per molto, vista la situazione.
«Questa volta le mischio io le carte!», urlò John, rubando il mazzo di mano a Paul.
George si era addormentato con la bocca aperta e la testa all’indietro mentre ancora teneva le carte in mano; Ringo imprecava a bassa voce maledicendo John e la sua vescica; Paul se la vedeva con John.
«Scopa!», urlò John, quasi in preda all’isterismo. Afferrò la carta con cui aveva vinto, si alzò velocemente dalla sedia e cominciò a correre intorno al tavolo con le mani in alto, sventolando la carta vincente. Paul lo guardava scioccato, sperando che prima o poi a John non venisse un attacco cardiaco; Ringo, per lo spavento, se l’era fatta sotto e George… be’, George dormiva. 
John, ancora in preda alle convulsioni post-vittoria, si buttò giù dalla finestra aperta, urlando: “Ho vinto!” e saltandola come un corridore salterebbe un ostacolo. 
Paul non potè a credere a quello che aveva appena fatto il suo amico. Si precipitò verso la finestra affacciandosi, osservando John che con grazia era precipitato dentro un bidone della spazzatura. La carta ancora fluttuante, gli si posò poco dopo sul volto. Paul credeva che John si fosse rotto qualcosa. 
George nel frattempo si era svegliato.
 «Per caso mi sono perso qualcosa?».
  
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