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Autore: The barbarian    28/11/2011    0 recensioni
Ciao a tutti! Ho deciso di tornare alla carica con una nuova storia, che ha per protagonista Akane nelle vesti di una brigantessa!!! E precisamente in quelli di una brigantessa realmente esistita. Spero vi piaccia e che commentiate numerosi. Buona lettura.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sempre avanzando nel buio, Akane si avvicinò a grandi passi alla grotta dove era il quartier generale del marito. Questi, che stava tenendo una riunione con i suoi uomini, appena la vide fece uscire tutti e rimase da solo con lei. Non poté fare a meno di chiederle: “Perché sei qui? Non sai che è pericoloso per te seguirmi!? I bersaglieri potrebbero seguirti e scoprire questo posto!!”. A quelle parole, Akane, con sguardo fermo, gli rispose: “Ho dovuto farlo. Due mesi fa è venuto a casa nostra un colonnello dell’esercito e ha arrestato me e Nabiki per farti costituire. Alla fine ha rinunciato e ci ha rilasciato, ma una volta tornata a casa mia sorella voleva denunciarti e consegnarti ai bersaglieri. Per questo …. Ho dovuto ucciderla!!!”. Ranma era scioccato: come aveva potuto sua moglie uccidere la sorella? Era un delitto contro natura, e non mancò di rinfacciarglielo: “Cosa? Ma sei impazzita?! Cosa ti è saltato in mente?”. Stupita, la donna rispose: “Come sarebbe a dire impazzita!? Quella voleva denunciarti e io l’ho messa a tacere per sempre. Dovresti ringraziarmi piuttosto, ingrato!!” “Sciocca” ribatté Ranma “Non capisci che ora è troppo tardi? Che da adesso sei ricercata e che non potrai più tornare al paese. Dovrai vivere alla macchia con noi o sarai fucilata!!!” Akane allora si mise a piangere e gli urlò: “Ah sì? Bene allora me ne vado per sempre! Addio!!” E fece per andarsene, ma fu trattenuta per un braccio da Ranma, che la abbracciò, sussurrandole: ” Non fare così. Ho detto quelle cose perché non voglio perderti. Ma se hai già scelto, potrai e dovrai vivere qui, con me, per evitare di morire!” “Si, lo voglio!”, rispose la donna, che baciò appassionatamente il marito. Poi, all’infuori della caverna, si udirono degli applausi e delle grida inneggiare alla coppia. Imbarazzati, i due si girarono e videro che i loro uomini avevano assistito a tutta la scena e ora stavano esultando. Quindi Ranma Monaco impose il silenzio e annunciò: “Amici, da oggi un nuovo componente si è unito alla nostra banda: mia moglie, Akane Oliviero, la brigantessa!!” Tutti, di nuovo urlarono e applaudirono alla donna, felici della sua entrata nella combriccola; poi, ad un ordine del Monaco, tornarono ai loro posti di guardia. Quindi il capo – brigante si riavvicinò alla moglie, sussurrandole dolcemente: “Akane, prima che tu venissi stavamo  discutendo di un piano di azione: tra qualche giorno assaliremo il paese di Acri, dove si sono concentrati diversi notabili e perfino il vescovo di Tropea, che è andato lì per delle celebrazioni religiose. Noi entreremo in paese eludendo la sorveglianza dei bersaglieri e della Guardia Nazionale e li sequestreremo. Tu vuoi partecipare a questa impresa? ”.  “Ma certamente. Se no perché mi sarei unita alla tua banda?”  gli rispose. Ranma stava per ribattere, quando un dito di Akane gli si posò sulle labbra: “Non dire niente adesso. E’ tardi e domani abbiamo tante cose da fare. Andiamo a letto”.  E detto questo si incamminò ad un pagliericcio che fungeva da letto e ci si coricò sopra. Ranma la seguì qualche minuto dopo, e si addormentò abbracciato a lei.

Passarono dei giorni, ma finalmente il momento di entrare in azione era arrivato, e tutta la banda del Monaco si stava preparando. Anche Akane era pronta: aveva indossato degli abiti maschili e teneva legate alla cintura una pistola e un coltello ricurvo alla saracena, e a tracolla aveva uno schioppo. Anche Ranma si era preparato, ma aveva persino stentato a riconoscere  la moglie con quegli abiti addosso. Comunque, riunito il resto della banda, si incamminò verso Acri, dove alcuni complici avevano preparato il terreno per la sua entrata in paese. Ma a metà strada arrivò un uomo a cavallo per informare i briganti che due guardie si erano messe all’imbocco del paese, proprio nel punto non presidiato che avrebbe dovuto permettere l’ingresso in paese agli uomini del Monaco. “Ci penso io, non c’è problema!” disse, con gelida naturalezza, la moglie del capo. E, fattasi condurre dal complice sul luogo dove erano le due guardie, che stavano fumando un sigaro a testa, si mise in azione. Uscì dal sottobosco, dove nel frattempo erano arrivati gli altri briganti, e si avvicinò ai due militari. “Ehi, voi due!” disse rivolta a loro “che ne dite della mercanzia?”. Akane aveva aperto la camicia, scoprendo i suoi seni: le due guardie, attratte da quello spettacolo, si avvicinarono incautamente, ritenendola una prostituta. Quando poi furono vicini, Akane tirò fuori il coltello e pugnalò in pieno petto una guardia; l’altra, vedendo la morte del collega, tentò di usare il fucile, ma la donna lo stordì con il calcio del suo schioppo e poi gli tagliò la gola. Compiuta l’operazione, si rivolse ai suoi compagni: “Fatto, possiamo andare!” Gli altri uomini erano rimasti stupiti, ma, ripresisi dallo stupore, si mossero: avuti dei cavalli dai complici all’ingresso del paese, si precipitarono in piazza urlando e sparando in aria, mettendo in fuga la popolazione e allertando i militari, che però opposero una debole resistenza. I briganti, dunque, sequestrarono i loro obiettivi, vescovo incluso, all’interno della chiesa, dove stavano assistendo alla messa. Poi, caricatili suoi cavalli, fuggirono a spron battuto, inutilmente inseguiti dagli squadriglieri a cavallo, che dovettero, alla fine, desistere. 
  
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