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Autore: keepcalm    28/11/2011    1 recensioni
Ritorno(anche se non so se vi fa molto piacere!) con una storia che in realtà dovrebbe venire dopo un'altra che non ho ancora finito! Hermione, molto esausta ma finalmente al sicuro, nonostante non voglia ancora ammetterlo. J.K Rowling spero di non averti offeso in alcun modo. E spero neanche di non aver offeso neanche il vostro senso critico. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ed eccolo lì. Zuppo(non so di preciso perché) ma integro.

 A differenza mia.

Ora il mio intero essere è diviso in due: il sollievo e la rabbia, la gioia e disappunto, il cuore e la mente. Mi sorride, formando con le labbra quella strana curvatura che adoravo tanto: era un misto di umiltà e soddisfazione ma c’è qualcosa in più, forse la vergogna. La parte più sospettosa e razionale di me è furibonda con quel ragazzo e alla fine riesce a convincere anche quella più romantica perché aveva sofferto molto anche lei. Non so descrivere come mi fa male vederlo lì, di fronte a me, quando so che non ci tiene abbastanza, che conto abbastanza, che non sono abbastanza, neanche per poter cambiare la situazione.

 Avevo creduto di poter guardare in quegli occhi blu e cambiare il flusso della sua coscienza, di poter avere la meglio sui suoi gesti più impulsivi, di poter portare razionalità in una mente che prima agiva e poi rifletteva; e tutto questo ero convinta di poterlo fare perché credevo che in sette anni mi ero ritagliata un posto speciale nel suo cuore, un luogo ancora segreto e sconosciuto sia a me che a lui. Poi lo pioggia bagnò la terra ed insieme al ciarpame lavò via le mie sicurezze, il mio perché. Non auguro a nessuno di provare la sensazione di gridare il nome della persona amata, di implorarle di restare per te perché lo sapete entrambi che l’uno senza l’altro è un po’…allo sbando. Beh, questo non l’ho proprio detto ma comunque anche un orso come lui lo sapeva.

E purtroppo lo sa ancora.

Mi ero abituata alla sua assenza, o comunque ero riuscita ad ingannare me stessa che lo fossi, e non può stravolgere ogni mio singolo tentativo di stabilità. Ok, è la rabbia che ha la supremazia nel mio miscuglio di emozioni e mi abbatto su di lui come una furia, cercando di raggiungere colpendolo ogni parte possibile di quel corpo così compatto che un tempo era stato la mia roccia ma che adesso è solo un enorme muro di cinta  che non mi permette di vedere aldilà della sua presenza, di scorgere all’orizzonte una vita in cui lui non è presente; ma non riesco neanche a smuoverlo dal suo posto, proprio come mi aspettavo: infondo, anche quando non c’era non sono riuscita a prospettare un Hermione senza includere anche Ron. Ma io non conto abbastanza, devo spostare quel muro e quindi ci provo con le parole, le più forti che mi vengano in mente, per convincere anche me stessa che una completa separazione è necessaria:

“Tu…enorme…stronzo….Ronald Weasley!” sufficientemente convincente, devo ammetterlo. Anche lui è sconvolto ma è meglio così. Ho una conversazione con lui ed Harry di cui sinceramente ricordo solo pochi stralci: come Ron sia ritornato, come abbia salvato Harry e che il poverino ha perso due unghie. Dio, quel ragazzo sarà la mia rovina! Eppure, quando finiamo di parlare minacciandolo ancora di scagliargli contro una voliera di canarini assetati di sangue, non posso non farmi scappare un profondo sospiro di sollievo.

 Quando credo che stiano tutti dormendo, mi sfogo in una maniera un po’ più efficacie: milioni di lacrime bagnano il mio cuscino perché ho avuto paura, da morire, che gli potesse accadere qualcosa di irreparabile: nonostante sia alla ricerca di una vita senza Ron all’interno non posso concepire la mia esistenza senza la sua. D’improvviso sento una grande mano che si posa sulla mia schiena e si muove nel goffo tentativo di accarezzarmi: e poi sono io che passo per quella irascibile! Come può farmi questo, come può darmi adesso quello di cui avevo molto più bisogno tempo prima?

“Forse perché non era ancora pronto” mi suggerisce una parte della mia mente. Ed io ribatto inferocita

“Ma io lo sono sempre stata”. Beh, non è proprio vero e lo so, ma quella specie di coscienza non si preoccupa di smascherarmi e mi risponde:

“Ma tu non sei lui. Lui è quello che qualche settimana prima del Ballo del Ceppo ha capito che sei una ragazza, quello che ha la sensibilità di un cucchiaino. Ma è anche quello che ti ha sempre difeso, sorretto e confortato. Quello che ti è sempre stato vicino”. Le lacrime scendono più copiose e la mano non si ferma: forse Ron mi ha capito ancora prima di quanto potessi fare io ed è per questo che dalle sue labbra non esce alcun suono.

“Non è vero! – insisto io per non cercare di trovare spiragli anche dove non ce ne sono – quando ne avevo più bisogno, quando gliel’ho supplicato, lui se n’è andato! Non c’è sempre stato!”

“Ma chi è che invece c’è sempre stato per lui?”

“Io! Io ci sono sempre stata, anche se lui non lo sapeva!” ed un “oh” fa breccia nella mia consapevolezza. E quindi? Finisce così? Che ho torto? No, non è possibile: sono io quella che ha sofferto, che ha passato notti intere piangendo, che ha avuto allucinazioni ogni singolo giorno credendo di vederlo ovunque!

“Perché pensi che lui non abbia sofferto?! Perché sei così egocentrica?” ma adesso sono io a farmi la paternale?! Roba da matti!

“È un uomo adesso e lo sai che ti ama, da come continua ancora ad accarezzarti la schiena senza chiederti né di girarti né di proferire parola, da come ti guarda ogni giorno, da come cerca sempre di mettersi in luce davanti a te, da come ti ha parlato quando sei arrivata alla Tana e gli hai confessato di aver modificato la memoria dei tuoi genitori, da ogni singolo momento in cui è stato Ron, ed è anche per questo che sai che lo ami e che non potrai mai farne a meno. Lo sai anche tu che non potrai mai sentirti come quando ti senti anche solo quando c’è lui nella stessa stanza. È tornato, è tornato grazie alla tua guida ed è qui per farsi perdonare. Non prenderti in giro dicendoti ed imponendoti che tanto non lo farai mai: lo sanno tutti che non accadrà. Datevi tempo per risanare quello che si è rotto comportandoti come la solita Hermione: fai finta di avercela con lui per un po’!”. Il mio orgoglio geme sotto l’evidente sconfitta ma non c’è gara, non c’è mai stata: ha sempre vinto lui. Per questo mi giro e lo guardo negli occhi: non avrei mai creduto di potervi vedere tanta vergogna e mi fa male perché, nonostante tutto, non voglio vederlo soffrire a causa mia. Non gli sorrido, però, né lo incoraggio in alcun modo: il mio orgoglio ha perso ma la mia dignità no. So di avere uno sguardo determinato, non arrabbiato, e questo forse lo spinge a mutare la sua espressione e ad imitarmi; piano piano si crea una specie di campo magnetico tra i nostri sguardi, generando una passione mai provata. C’è una tensione incontrollabile: o si sposta o lo assalisco, baciandolo però. È lui a cedere, forse perché ha capito che dopo mi sentirei troppo in colpa e lo picchierei di nuovo per questo, accennando un piccolo sorriso speranzoso che io non ricambio, ancora concentrata sui suoi occhi. Con una lieve imitazione di una risata, mi accarezza il volto e mi dice:

“Andrà tutto bene, ‘Mione”. Adoravo quel soprannome. Era quello che usava quando eravamo da soli e non pensavamo ad altri che a noi stessi. Era quello che usava quando sapeva che ero realmente me stessa, come adesso. Era quello che usava solo lui, perché solo con lui ero davvero me stessa ed è quello che so che continuerà ad utilizzare per una vita intera perché non intenzione di farmi potare via questo da nessuno: la sua voce che  mi chiama con dolcezza, la sua mano che sfiora il mio volto, la sua presenza che non smette mai di emanare luce, una luce che mi guida a casa, così come ha fatto con lui, la persona che sono quando sono pervasa dalla sua luce, la ‘Mione che non potrà esistere con nessun altro che non sia Ron.

Un’ultima lacrima cade silenziosa dalla mia guancia e viene raccolta dalla mano che promette una vita libera dalla sofferenza ma ancora insicura a causa dell’età, della situazione che non le permette di essere completamente certa del domani. So che sarò arrabbiata con lui ancora per un po’ ma so anche che non mi sono mai potuta permettere il lusso di esserlo per davvero, come avrei voluto: era tutto già stato stabilito. Quando sono con Ron mi sento come se fossi stata creata per vivere quel momento e per viverlo accanto a lui: sono pienamente libera; assecondo il corso naturale delle cose e questo mi porta ad una gioia smisurata, ad una felicità che si basa sulla pienezza di quei momenti di totale serenità: sono ‘Mione. Poi, quando mi arrabbio con lui, quando trovo un motivo per non rivolgergli la parola, ostacolo l’ordine naturale delle cose ed è così stancante. Per questo lo evito il più possibile: è così facile cedere con un sorriso incontrollabile che mi nasce ad un angolo delle labbra al solo incrociare il suo sguardo. Quindi ritorno ad essere Hermione, quella che si rifugia nei libri per non ammettere di non avere molti amici e di non sapere come trattarli. Avercela con Ron è sempre significato avercela con la mia normalità, il mio essere me stessa.

Non avrei mai sacrificato la mia dignità ma non avrei mai rinunciato alla mia libertà, e Ron è anche quello.

Quindi asseconderò ancora una volta il flusso: aspetterò di stancarmi di recitare la parte di Hermione, di gettare la maschera e di ritornare finalmente ad essere ‘Mione; la sua ‘Mione. Non farò nessun discorso ispirato né pieno di tutta la sofferenza che mi ha causato perché non sarebbe naturale e non farebbe altro che mettere tutti e due in una situazione di sconforto, ed è per questo che so che neanche lui accennerà minimamente all’argomento. Ma è giusto così: abbiamo gli stessi bisogni, per questo che avercela con lui ha sempre significato andare contro l’ordine naturale delle cose. Un ultimo istante e poi va via, ma questa volta so che non è per davvero, che non ne ha la minima intenzione e che farà di tutto per restare. Come lo so? Come ho già detto, i suoi bisogni sono uguali ai miei e adesso ho solamente quello di rivedere il mondo com’era prima, illuminato dalla luce della presenza di Ron.

  
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