Quando
anche i Goldkey se ne furono andati, la zia Hermione
guardò il padre di Al con uno sguardo omicida.
Al, seduto attorno all’albero con gli altri cugini, fingeva
di ammirare i loro regali, ma in realtà non perdeva un
secondo della
conversazione dei grandi.
«Lucius Malfoy fuori da Azkaban, Harry? Sei per caso
impazzito? Lui era uno dei fedelissimi di Voldemort!»
«È ad Azkaban da quasi vent’anni,
Hermione! È vecchio e
malato e l’assistenza sanitaria in prigione è
minima, per quanto le condizioni
siano molto migliorate da quando non ci sono più i
Dissennatori.»
«Ci doveva morire, in quella prigione!»
«Non ragioni in maniera lucida. Ha diritto di passare gli
ultimi anni che gli rimangono con la sua famiglia.»
«E tutte le famiglie che lui e i suoi amichetti hanno
distrutto? I tuoi genitori, Harry? E quelli di Neville? E tutte le
persone che
hanno torturato? Il signor Olivander? Luna? Neville? -»
«Te? Hermione, te l’ho detto. Non sei lucida
abbastanza su
questo argomento. È vecchio, è malato e Draco
Malfoy mi ha dato la sua parola
che si prenderanno cura di lui. Per me è abbastanza per
dargli i domiciliari.»
«Da quando ti fidi di Malfoy, Harry?» gli chiese lo
zio Ron.
Aveva una voce strana, tetra, lui che di solito era sempre allegro. Al
rimase
un pochino perplesso.
«Le persone cambiano, Ron. E se ha educato un figlio di cui
il mio riesca a fidarsi non può essere cambiato che in
bene.»
«I bambini si fidano di tutti, Harry!» lo riprese
Hermione.
«Alla loro età noi non ci fidavamo di chiunque, o
te lo sei
scordata?» Al pensò che era insolito sentire il
tono fermo, quello “da Auror”,
che suo padre usava quando rimproverava lui e James rivolto agli zii.
«Ma lui è Draco Malfoy, Harry. È un
Serpeverde!»
«Anche mio figlio, Ron. E vorrei ricordarti che Peter Minus
era un Grifondoro. Per me la questione è chiusa. Il
Wizengamot ha deciso e io
ho firmato l’ordine di scarcerazione in qualità di
capo dell’Ufficio Auror.
Lucius Malfoy tornerà a casa dalla sua famiglia.»
«Ehi, Al, me l’hai regalato tu?» James
attirò la sua attenzione
e gli agitò sotto il naso la scatola del set per la Cura dei
Manici di Scopa
che aveva tanto desiderato.
«No, Jamie. Credo che quello sia da parte di
Scorpius!»
Si perse nel chiacchiericcio dei suoi cugini e il resto del
discorso dei suoi genitori gli rimase oscuro.
***
Il
rientro ad Hogwarts fu traumatico. Al si era abituato ad
essere svegliato più o meno tardi dalla voce della sua
mamma, e tornare là,
dove doveva svegliarsi da solo, lo rendeva triste.
Per di più per colpa delle regole della scuola aveva dovuto
lasciare la sua Firebolt Deluxe a casa. E questo lo rendeva ancora
più triste.
C’era una cosa che lo metteva di buonumore: Rose aveva
litigato con Trevor a Capodanno e non si parlavano da allora. Avere la
cugina
tutta per sé lo rendeva felice. Odiava ammetterlo, ma era
proprio geloso che
lei rivolgesse la sua attenzione a qualcun altro, specialmente se quel
qualcuno
non aveva passato il suo esame. E quel Trevor la sua approvazione non
l’avrebbe
mai avuta.
Quella mattina camminava con Scorpius verso l’ingresso della
Sala Grande per la colazione, quando furono raggiunti da Rose.
«Scorpius, non ti ho ancora ringraziato per
questo!»
esclamò, agitando il braccialetto che portava al polso
davanti agli occhi del
ragazzino. «Ammetto che è stato davvero maleducato
da parte mia, ma sai, ho
litigato con Trevor e non avevo molta voglia di sentire nessuno. A te
come sono
andate le vacanze? Come è andata con tuo nonno a
casa?»
Al aveva provato a fermarla, aveva scosso la testa e fatto
smorfie strane nel tentativo. Non che ci fosse niente di strano in
quello che
lei aveva domandato e in quello che il suo amico aveva fatto, ma a
Scorpius le
domande non piacevano, soprattutto quelle sulla sua famiglia, e
allora…
«Bene, direi» rispose Scorpius, placando i pensieri
di Al.
«Solo “bene”?»
«Beh, sì. Il nonno è anziano e malato.
Sono stato un sacco
di volte a fargli compagnia, dice che gli piaccio. Gli ho raccontato di
Hogwarts e di te e Al. Mi è sembrato felice.»
Al fissò per un lungo istante Rose, poi spostò lo
sguardo su
Scorpius e alla fine decise di entrare nella Sala Grande, passando in
mezzo ai
due amici.
«Ti tengo il posto.»
Non aveva fatto neanche in tempo a sedersi, però, che
già il
posto accanto al suo era occupato.
«Si può sapere cosa ti è preso,
Al?» sbuffò Scorpius,
appoggiando con cura la sua cartella di pelle di drago alla panca.
«Niente, mi sembrava di disturbare e me ne sono
andato.»
«Sei uno scemo. E poi le ho semplicemente ripetuto quello
che ho detto a te ieri sera.»
«Lo so, ma… insomma, tu sei il mio
amico! Lei può cercarsene altri!»
borbottò Al e la cosa fece
ridere Scorpius così tanto, che dovette appoggiare il
cucchiaio con cui
mangiava il porridge e bere un sorso di succo di zucca per riprendersi.
«Ma ti senti? Comunque tua cugina è una testarda e
lo sai
anche tu che non si sarebbe tolta di torno finché non le
avessi detto tutto. E
poi il nonno mi ha detto che devo essere gentile con lei,
perché la nostra
famiglia ha tanto da farsi perdonare dalla vostra.»
«Ah, è solo per questo che mi sei
amico?» Al si indispettì
un po’.
«No, e siamo amici da prima che conoscessi mio nonno, mi
pare. Se ti sono amico è perché tu sei stato mio
amico fin da subito.»
Al non capì cosa volesse dire Scorpius, ma non gli
importava.
La risposta che voleva l’aveva avuta.
«E senti, non mi hai detto se hai imparato a giocare a
Quidditch!»
«Un po’. Ma abbiamo giocato poco, è
stato sempre brutto
tempo, su alla villa. E poi ho preferito passare il tempo con il nonno,
mi ha raccontato
un sacco di cose divertenti su papà quando era piccolo!
Posso comunque imparare
quest’estate da te, no?»
«Certo che puoi!» Al afferrò la sua
sacca di cuoio e se la
buttò sulla spalla, prima di uscire dalla Sala Grande quasi
saltellando.
«Mio padre ha chiesto un periodo di aspettativa per aiutare
la nonna e la mamma, o almeno ha detto così. Secondo me
è solo perché vuole
stare vicino al nonno, almeno finché non sarà
sicuro che sta bene.
«Credo che la mamma chiederà ai tuoi se posso
stare con voi
tutta l’estate, o un po’ di più di
quanto dovessi stare.»
«Come mai?» chiese Al. Non poteva dire al suo amico
che ne
era felice, perché magari Scorpius non lo era affatto.
Magari lui voleva stare
con suo nonno. Magari…
«L’ho chiesto io. Almeno papà non
dovrà dividere il suo tempo
tra me e lui.»
«E lui che ti ha detto?»
«Niente che potesse farmi cambiare idea.»
«Scorpius…» Al non sapeva che
aggiungere. Immaginava che il
padre di Scorpius avesse fatto tutto quello che poteva per tenerlo a
casa. L’aveva
fatto, no? «Spero proprio che mia madre accetti.»
Si sedettero a lezione, e non parlarono più
dell’argomento.
***
I
mesi passarono velocemente e la primavera portò con
sé l’ansia
da esame di fine anno. Scorpius, che aveva solo in parte risolto i suoi
complessi da mi-sacrifico-prima-che-mi-chiedano-di-farlo parlando con i
suoi
genitori, aveva raddoppiato i suoi sforzi sui libri, per essere sicuro
che il
nonno fosse orgoglioso di lui. Al doveva ancora capire dove trovasse il
tempo
per fare tutto. Rose passava ogni minuto libero dalle lezioni in
biblioteca,
perciò ad Albus non restava da fare che imitarli e studiare.
La sua testa però divagava. L’estate stava per
arrivare e
avrebbe portato Scorpius a casa sua per due mesi. Sapeva che si
sarebbero
divertiti, ne era sicuro, ma era preoccupato per Scorpius, che non
aveva
mostrato mai nessun ripensamento sulla decisione di non passare a casa
neanche
un giorno.
Ad agosto Teddy sarebbe tornato dall’addestramento Auror. Non
vedeva l’ora di riabbracciare quello che a tutti gli effetti
era il suo
fratello maggiore, ma sapeva che Victoire l’avrebbe preteso
tutto per sé,
soprattutto perché quello era il suo ultimo anno ad Hogwarts
e avrebbe avuto l’estate
completamente libera.
Una cosa buona era successa, in tutti quei mesi. Rose si era
impegnata a non fidanzarsi fino alla fine della scuola. Che fosse
perché era
convinta che Trevor l’avesse distolta troppo dagli studi era
un altro conto, ma
ne era felice.
«Al, tutto bene?» gli chiese Scorpius. Al
annuì. «Era più di
mezz’ora che guardavi fuori dalla finestra con la piuma in
mano. Sei sicuro che
sia tutto a posto?»
«Sì, forse ho solo bisogno di una pausa.
Perché non usciamo
un po’? È una così bella
giornata!»
«Ma domani iniziano gli esami!»
«E sono due mesi che ci prepariamo, Scorpius!»
insistette
Al.
«E va bene. Finiamo di rivedere i dodici usi del sangue di
drago nelle pozioni e usciamo a fare una passeggiata. In effetti mi
sento un po’
stanco anche io.»
«Un’ora dopo lasciarono la Biblioteca e si
diressero verso l’esterno.
Al soffocò uno sbadiglio.
«Forse sarebbe meglio se andassi a dormire prima.»
«Ma non mi va di lasciarti solo. La sala comune di notte fa
paura!»
«Hai ancora paura della sala comune dopo un anno che vivi
nella casa di Serpeverde? Sei assurdo!»
«Grazie.»
«Prego. È solo la verità.»
Dovettero coprire gli occhi con la mano per qualche secondo,
una volta fuori. Il sole brillava alto e in giro c’erano
davvero tanti studenti
con i libri.
«Perché non ci abbiamo pensato anche
noi!» esclamò Scorpius.
Al lo guardò, non era stupito dall’esclamazione
dell’amico,
perché ormai sapeva che per lui staccarsi dai libri era una
vera e propria
tortura. Esattamente come per sua cugina Rose, che
identificò sotto un albero
in riva al lago circondata dai loro parenti. Lei studiava, loro
giocavano. Come
facesse a studiare con tutto quel rumore lo sapeva solo lei.
Sentì il solito pizzico di nostalgia che lo assaliva ogni
volta in cui vedeva tutta la sua famiglia ridere e scherzare in quel
modo. Dopo
Natale la tregua era finita e, sebbene non l’avessero
più preso in giro come
nel primo periodo, era anche vero che praticamente non lo consideravano
quasi più.
James e Rose almeno partecipavano alle attività di famiglia.
«Perché non vai con loro?»
«Perché tu sei mio amico e non voglio lasciarti
solo»
rispose.
«Ma è chiaro che ti mancano, Al!»
insistette Scorpius.
Al sospirò. «Anche a te mancano i tuoi, eppure
passerai l’estate
con me!»
«Non c’entra niente, Al. Io…»
Scorpius non completò la
frase, ed era strano, per uno come lui. «Ok. Torno a casa per
un mese.
Esattamente come eravamo d’accordo all’inizio. Va
bene?»
Al sorrise. Aveva ottenuto di fargli ammettere che la sua
famiglia gli mancava. Annuì.
«Vieni con me» disse e, prima che Scorpius potesse
ribattere
qualsiasi cosa, lo afferrò per un braccio e lo
trascinò di fronte a tutta la
sua famiglia. All’improvviso ad Al non parve più
una buona idea, quella che
aveva avuto, ma ormai c’era e doveva andare fino in fondo. Ai
Serpeverde il
coraggio non mancava, solo che spesso preferivano salvarsi la pelle, o
no? Fece
un passo in avanti, in modo che tutti i cugini si accorgessero di lui.
«Ehm… ciao» disse e Scorpius
alzò gli occhi al cielo. Non
era proprio il miglior modo di iniziare un discorso, quello. Al si
fissò le
scarpe per un secondo, poi decise che doveva mostrarsi coraggioso come
il suo
papà e iniziò a parlare alternando lo sguardo su
tutti i suoi cugini, per
dimostrarsi più sicuro di quello che era.
«Sentite. Io sono un Serpeverde e probabilmente mi
farò
degli amici tra di loro, ma me ne farò anche nelle altre
case, come mio padre.
La sua prima fidanzata era una Corvonero, Luna era una Corvonero,
Cedric
Diggory era un Tassorosso. Ok, non aveva amici tra i Serpeverde, ma il
Cappello
Parlante voleva spedirci lui. Io sono un Serpeverde e Scorpius Malfoy
è mio
amico. Ma questo non significa che voi non siete la mia famiglia o che
io non
vi voglio bene!» finito di parlare, tornò a
fissarsi le scarpe. Il coraggio che
lo aveva spinto fino a quel momento era completamente svanito nel nulla.
Si accorse di qualcuno che si stava avvicinando quando una
nuvola di profumo alla vaniglia lo avvolse tra le sue braccia,
facendogli
finire in bocca i lunghi capelli rossi.
«Anche tu sei sempre famiglia, Al! E sei sempre il mio
preferito di questa banda di doxy indisciplinati. Mi dispiace non
avertelo
fatto capire prima.»
Dopo Victoire, che essendo la più grande era una sorta di
capo del clan Weasley-Potter, tutti gli altri cugini lo abbracciarono e
si
scusarono con lui. Rimase solo Fred.
«Senti… io… cioè…
Beh, hai capito, no?»
«Scuse accettate, Fred. Ma quest’anno sei in
squadra con me
e Scorpius.»
«E Teddy, Al. Non ti perdonerebbe mai se lo facessi stare in
squadra con Jamie. Sai quanto sono competitivi!»
«Guarda che sono qui, Vic! Non parlare come se non ci
fossi!»
si lamentò James, e tutti scoppiarono a ridere.
«Scusaci anche tu, Scorpius. Avremmo dovuto fidarci del
giudizio di Al molto tempo fa, invece di ragionare con i pregiudizi
vecchi di
vent’anni. Ora io devo andare a studiare, e fareste bene
anche voi a rientrare,
banda di scansafatiche!»
«Tua cugina è bellissima» disse
Scorpius, quando ormai
Victoire si fu allontanata.
«E irresistibile» aggiunse Fred.
«E fidanzatissima» fu la battuta di James.
«E ha un quarto di sangue Veela»
borbottò acida Rose, senza
neanche alzare la testa dai libri.
Al pensò che fosse del tutto insolito che Rose parlasse male
della cugina più grande, ma si convinse che fosse soltanto
perché stavano
disturbando il suo studio.
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Questo primo anno ad Hogwarts è praticamente finito. La settimana prossima pubblicherò un brevissimo epilogo e poi inizierò a scrivere (non a pubblicare) il secondo anno… che pubblicherò quando sarà finito.
Spero che la storia vi sia piaciuta, ci sono un sacco di cose che approfondirò in seguito (in particolar modo i rapporti tra Scorpius e la sua famiglia), considerato che questo anno è stato praticamente tutto narrato dal punto di vista di Albus, mentre il prossimo sarà più incentrato su Scorpius e sui Malfoy, e spero davvero che vi piacerà allo stesso modo.
Per il momento e per i ringraziamenti, ci rivediamo la prossima settimana.
Un bacio a tutti.