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Autore: SailorDisney    29/11/2011    5 recensioni
Quando lei mi amava, tutto era fantastico.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jessie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sul riflesso del vetro, comparve la figura di Woody. Era venuto sicuramente a scusarsi.

Io devo tornare a casa... sono un giocattolo di Andy. Mi disse. Se lo conoscessi capiresti, sai Andy è veramente..

Lo interruppi di colpo. Vediamo se indovino, dissi.  Andy è un bambino davvero speciale, e tu sei il suo grande amico. L’amico del cuore, continuai cinica. E quando Andy gioca con te, anche se non puoi muoverti è come se fossi...vivo, perché è così che lui ti vede..

Come  fai a saperlo? Mi domandò lo sceriffo, sorpreso.

Perché..con Emily era la stessa cosa, per me lei era tutto il mio mondo. Risposi a Woody, tornando a guardare il mio riflesso sul vetro.

E cominciai a raccontare, raccontare tutto. Non so cosa mi spinse a farlo, forse volevo impietosirlo. Volevo farlo rimanere a tutti i costi, non potevo permettere che andasse via. O forse.. cominciai a raccontare solo perché ne sentivo davvero il bisogno.

Woody  mi guardò incuriosito e timoroso. “Chi è Emily?” chiese.

Inconsciamente nella mia mente comparve il sorriso di lei. Era.. la prima volta che ci incontrammo. Lentamente cominciò a scartare la mia confezione, sentii le sue mani sfiorarmi delicatamente, e abbracciarmi, come se fossimo amiche da sempre. E’ un destino comune quello di noi giocattoli. Raramente non siamo graditi, dopo aver aspettato il nostro turno sotto un albero di natale. Ma quella volta fu diverso, io lo sapevo. Lei lo sapeva. Sentimmo di essere indissolubilmente legate, ed io nella mia ingenuità pensavo per sempre.

I giorni passavano. A quei tempi, i bambini non avevano tanti giocattoli, posso dire con certezza che ero la cosa a cui lei tenesse di più. Non andava da nessuna parte se non aveva la certezza che io fossi nel suo piccolo zaino di camoscio marrone. Passavamo interi pomeriggi avventurandoci nel selvaggio west della sua fantasia, nelle calde praterie della sua immaginazione. Cavalcavamo imperterrite facendo trascorrere il tempo, che sembrava non bastasse mai. Poi la sua mamma non tardava a richiamarla, era il momento di andare dormire. “Basta con i giochi!” diceva. Ma per noi non era un problema, il tempo di mettersi il pigiama e via! La mia  bimba continuava a sognare tenendomi stretta a lei, ed insieme chiudevamo gli occhi e ci lasciavamo andare a nuove avventure insieme, sapendo che ci saremmo riviste di lì a poco.

Ero felice. Felice. Dopo tanto tempo ad aspettare qualcuno che mi volesse bene, finalmente non mi sentivo una stupida e inutile bambola impolverata su una mensola. Mi sentivo viva. Era come se anche io potessi giocare. Partecipavo alla mia vita, con tutta me stessa.

Dopo qualche tempo le foglie cominciarono a prendere i colori dell’autunno, quei colori ingannevolmente caldi, a tratti malinconici. Quei colori che inevitabilmente finiscono per farti pensare. Sentivo che qualcosa stava cambiando…

Ricordo bene quel giorno.

Tornò a casa, gioiosa come al solito. Io l’aspettavo, sul suo letto, in attesa di essere presa per mano e di fiondarci insieme verso qualche nuova avventura. Il mio sguardo era fisso, intravedevo la sua figura con la coda nell’occhio. Poi il buio.

Cos’è? Non vedo più nulla? Mi rialzai subito spaventata, non capivo cosa fosse successo. Mi guardai intorno, mi trovavo sotto il letto. Come ci ero arrivata? Mille domande affollavano la mia testa. Ero preoccupata che non mi trovasse e non volevo farla disperare. Avrei voluto gridare il suo nome, dire :”Ehi! Sono qui!”. Ma non potevo. Mi limitai a sporgere il viso, per assicurarmi che stesse bene. Immediatamente mi ritrassi, non era sola. Si trovavano a pochi centimetri da me. Erano sedute per terra, e si pitturavano le mani con dei cosmetici, non li avevo mai visti. Quanto avrei voluto giocarci anche io…

Passarono minuti. Ore. Passarono anni. Passò il tempo, senza che io potessi fare nulla.

Cominciai a farmene una ragione, ma.. in realtà non ci sono riuscita nemmeno adesso. Sentivo lo strisciare dei suoi passi sul pavimento, così vicina a me ma in realtà così lontana. Quando dormiva, la guardavo crescere. E’ proprio vero che i bambini non dovrebbero mai andare a dormire, si svegliano più vecchi di un giorno e senza che tu te ne accorga, sono già grandi.

“Grandi”…? Non saprò mai cosa vuol dire davvero. Io sono sempre rimasta me stessa… un pezzo di plastica. E lei? Lei è cresciuta. Lasciando tutto alle spalle. Lasciando me, alle spalle.

Prima ho provato l’incredulità, poi la rabbia. E poi… solo tanta tristezza. Non potevo fare nulla per impedirlo, capisci? Nulla. Ho aspettato, sapendo che non avrei potuto fare altro. Non mi aspettavo certo di essere di nuovo amata un giorno, da quella donna.

Eppure, quando dopo molto tempo improvvisamente sentii una mano sfiorare la mia gamba, riconobbi subito il suo tocco. Forse è una dote di noi giocattoli, forse era suggestione, non saprei dire. Ma non provai paura, al contrario nonostante fosse passato tutto quel tempo, per me non c’erano dubbi. Si trattava di lei, mi tirò fuori dal letto e dopo avermi accarezzato i capelli, mi infilò nella sua borsa.

Fui stupida. E ingenua, lo so. Ma in quel momento c’era qualcosa di più che mi trascinava senza che io potessi fare niente. Il ricordo. Vedevo la mia bambina, vedevo la mia Emily. Non riuscivo assolutamente a percepire una traccia della crescita. Era come se il tempo non fosse passato, né per lei, né per me.

Una volta conobbi una bambola in una vecchia bottega di giocattoli, sosteneva quanto fossimo fortunati a non mutare il nostro aspetto, sosteneva che non invecchiavamo mai. Non dissi nulla in quel frangente, ma adesso mi viene in mente distintamente quel ricordo. Perché non c’è nulla di vero in questa affermazione. Noi cresciamo esattamente come tutti… la nostra mente è affollata di ricordi. E sono quelli a non vanificare i nostri passi, a mettere il cemento sul nostro percorso.

 Cosa successe quel giorno con Emily?... non saprei dirti in realtà. Fu l’inizio della mia lenta discesa verso l’oblio. Vidi la sua macchina allontanarsi e scomparve dalla mia vita. Dopo tutto quel tempo… riuscii ad averla solo per poco. Ma posso assicurarti che non rimpiango nemmeno quel breve lasso di tempo..

Quando lei andava a scuola, mi piaceva guardare fuori dalla finestra, sedermi sul davanzale ed aspettarla. Esattamente come sono seduta adesso qui con te, Woody. Forse spero di vederla sbucare dal vialetto, non so.

Ma so..che quando lei mi amava tutto era fantastico.
   
 
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