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Autore: KikiWhiteFly    29/11/2011    2 recensioni
[II Classificata al contest di FataFaby89: "L'unico e solo Multifandom Contest"].
«Sai, io penso che amore significhi poter dire ogni giorno: “tu mi hai reso una persona migliore, ti ringrazio”», bisbiglia d'un tratto Aladdin, allontanando un po' da sé Jasmine.
Lei, allora, si stringe nella pregiata veste di seta e boccheggia ripetutamente per un paio di secondi. Poi, come se avesse cavato il coraggio dal proprio cuore, risponde di rimando: «Aladdin?», gli accarezza la guancia, inclinando il capo di lato, «Tu mi hai reso una persona migliore».
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: dunque, la storia è collocata dopo “Aladdin e il re dei ladri”, due settimane dopo il matrimonio all'incirca, di ritorno da una lunga luna di miele.

Non ho voluto inserire intere strofe nella fan fiction, bensì alcuni versi che secondo me sono molto importanti e, perché no, calzanti. :)

La canzone a cui si ispira la fan fiction è "Can't take my eyes off you", dei Cary Brothers. 

È stata rifatta in tante versioni, ma questa è quella che preferisco.

Il titolo, invece, si ispira ad una frase della popolare serie tv “Grey's Anatomy”, ma ciò non è così importante ai fini della storia.

Questa storia, inoltre, si è classificata seconda al contest indetto da FataFaby89 sul forum di EFP"L'unico e solo Multifandom Contest".



    I'm your person






You... Can't take my eyes off you

You... Can't take my eyes off you. ”.



Dal palazzo di Agrabah il mondo sembra molto più grande, quella è la prima constatazione che Aladdin riesce a fare a mente lucida.

È ancora presto per abituarsi alla nuova realtà, per quanto banale possa sembrare; sono trascorsi appena quindici giorni dal matrimonio del

secolo, Aladdin ha appena fatto ritorno da un lungo viaggio di nozze e, sembra realizzare solo a distanza di settimane, la sua vita è finalmente 

vincolata a quella di Jasmine.

Volge lo sguardo oltre il terrazzo, Agrabah è così infinita da sembrare irreale a primo acchito: si estende da est verso ovest, attraversando 

il sontuoso palazzo di famiglia, le mura cittadine e l'immensità del deserto. Sparisce in corrispondenza di due grandi colline di sabbia, la visuale

non gli permette di scorgere oltre – eppure, da quella prospettiva, pare che Agrabah appartenga alle stelle.

Dei passi si avvicinano lesti, Aladdin li riconosce all'istante: Jasmine pensa di averlo sorpreso, le sue braccia si stringono forti all'altezza della vita.

«Avevo bisogno di respirare l'aria di casa», sorride Aladdin, prendendo il suo volto tra le mani e scrutandolo con attenzione.

Le stelle, a quel punto, non hanno neppure bisogno di riflettersi nel suo sguardo: negli occhi di Jasmine brilla una costellazione ben 

più luminosa, Aladdin vi si rispecchia ogni sera.

«Per un momento ho temuto che ti fossi pentito, Al», sorride teneramente Jasmine, cercando un abbraccio.

Aladdin, allora, fa sì che quell'abbraccio diventi molto più che un semplice desiderio: lascia che sua moglie trovi appiglio sul suo petto, Jasmine 

dovrebbe sapere che quelle insicurezze sono assolutamente inutili – dopo tutte le peripezie che hanno affrontato per arrivare a pronunciare 

l'agognato “sì”, dovrebbe essere il minimo – , eppure sembra doverglielo ricordare.

I've come to tell you all the truth”.



«Non potrei mai pentirmene», sussurra Aladdin, a bassa voce, impigliando le sue dita nei lunghi capelli corvini di Jasmine, 

un gesto che vorrebbe essere amorevole.

Forse ambedue hanno paura del futuro, in quel momento, ecco perché non osano proferir parola: ogni constatazione sarebbe pressoché inutile, 

rovinerebbe quel magico attimo di quiete.

Ebbene sì, lontano dall'imprevedibile genio della lampada, dalla fedele scimmietta e dal tappeto magico, compagno fidato di pericolose avventure.

Ed ecco la ragione per la quale Aladdin ama di gran lunga l'atmosfera notturna a quella diurna: di notte, ben più che di giorno, le parole rinascono

e confidano segreti inconfessabili.

«Sai, io penso che amore significhi poter dire ogni giorno: “tu mi hai reso una persona migliore, ti ringrazio”», bisbiglia d'un tratto Aladdin, allontanando un po' da sé Jasmine.

Lei, allora, si stringe nella pregiata veste di seta e boccheggia ripetutamente per un paio di secondi. Poi, come se avesse cavato il coraggio dal proprio cuore,

risponde di rimando: «Aladdin?», gli accarezza la guancia, inclinando il capo di lato, «Tu mi hai reso una persona migliore».

È perfetto, sì, non esistono parole più calzanti per descrivere quel momento: sono i loro sguardi che si incontrano, le labbra che si 

cercano – e, senza troppa fatica, si concedono le une alle altre –, le punte dei piedi di Jasmine che si alzano ed il volto di Aladdin che si abbassa, 

quel che basta per trovare la felicità.

«Ti ringrazio», termina Aladdin, apostrofando quelle parole con un che di saccente.

Jasmine ride sonoramente, poi aggiunge un piccolo “grazie” a bassa voce; le parole volano nell'aria, il resto non è nient'altro che storia: 

Aladdin e Jasmine, da qualche parte in questo vasto mondo, osservano le stelle dal terrazzo di un secolare palazzo e se ne stanno lì, abbracciati, a 

ringraziare la divinità che ha permesso loro di incontrarsi.




“And though you always had the proof of it”.



© Can't take my eyes off you – Cary Brothers.




   
 
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