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Autore: Kiyara    29/11/2011    2 recensioni
4 capitoli. Uno narra il giorno in cui Salazar Serpeverde lasciò Hogwarts, i due centrali raccontano dei momenti immediatamente successivi a questo addio e l'ultimo è ambientato molti anni dopo dove una tragica situazione segnerà ancora una volta l'eterno distacco tra Salazar e i suoi vecchi compagni.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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C’era un clima freddo quella mattina. Una sottile nebbiolina avvolgeva dolcemente gli alberi di un enorme foresta e si calaza su un’immensa distesa verde. Il cielo grigio chiaro non presagiva molto sole per quella giornata, eppure era solo mattina presto.
Una giovane donna dai lunghi capelli castano scuro pettinati all’indietro con un’elegante forcina che le ricadevano morbidi sulle spalle, stretta in un abito grigio-azzurro e un corpetto blu stava eretta ai piedi di un gigantesco castello.
Era a una decina di metri da esso e, invece di ammirarlo in tutta la sua magnificenza, gli dava le spalle. Dal modo in cui si tormentava le mani si capiva che era nervosa e che le dava anche parecchio fastidio non poterlo nascondere.
Sembrava in attesa di qualcosa.
Intorno a lei non si udiva alcun suono: né il cantare degli uccellini (ammesso che ce ne fossero), né il rumore di qualche grillo. Non c’era nessun altro.
Una lieve brezza si alzò portando con sé un freddo pungente, ma la ragazza non diede il minimo segno di sentirla o di voler proteggersi con il mantello di un indefinito colore scuro che sembrava portasse solo come accessorio e non perché avesse qualche utilità. L’ombra di nervosismo non abbandonava i suoi occhi.
Passò ancora qualche minuto dopo il passaggio della brezza senza che succedesse altro.
Poi, all’improvviso, si udirono dei suoni provenire da una delle finestre più basse, al secondo o terzo piano. Erano delle voci e sembravano anche molto rabbiose.
La fanciulla alzò lo sguardo terrorizzata verso quella finestra. Udiva le urla, attutite dalla distanza, di un uomo e la voce squillante di una donna; poi sentì anche una terza voce, più calma e ragionevole, ma nessuna di loro era quella che le interessava sentire.
Ci fu il rumore di passi veloci e un tonfo in corrispondenza a una sagoma che sbatteva contro la finestra e il formarsi di una crepa nel punto d’impatto. Al che la ragazza sussultò portandosi una mano alla bocca, come a voler rosicchiare le unghie.
Udì poi una voce bassa, quasi un sibilo. Ci fu un altro tonfo, come di una porta che sbatteva, e di seguito di nuovo quella voce squillante. Come prima, la giovane non capì ciò che diceva. Tornò a dare le spalle al castello.
Alle sue spalle, un fragoroso cigolio le fece voltare di nuovo lo sguardo. Il portone di legno si stava aprendo. Da esso emerse la figura di un uomo che camminava deciso verso la ragazza. Avendolo visto, ella si girò completamente verso di lui, pallida più che mai.
Il lungo mantello dell’uomo gli svolazzava dietro le spalle e a mano a mano che si avvicinava, la giovane potè distinguere bene le mani strette a pugno, le labbra sottili e le pupille ridotte a fessure. Tutti segni che era molto arrabbiato.
Quando fu a mezzo metro da lei si fermò. Era un uomo di gradevole aspetto, dai capelli corti e neri, la cui espressione furente contrastava con quella un po’ ingenua della ragazza.
< Pronta a partire? > chiese lui con voce dolce, nonostante la sua aspressione.
< Si, Salazar, sono pronta > rispose la giovane.
Salazar Serpeverde la prese per mano e i due s’incamminarono verso il cancello aperto delle mura.
< Com’è andata? Che cosa è successo? > chiese lei preoccupata dopo un po’ di silenzio.
Salazar sorrise ironico. < Godric mi ha spinto e sono andato a sbattere contro la finestra >
< Si, ho sentito > mormorò la ragazza.
Salazar ridacchiò sempre con ironia.
< Non preoccuparti, Elisabel, non è successo niente di grave > la rassicurò.
< Sospettano qualcosa? >
< No, niente >
Ancora un po’ di silenzio durante il quale non smisero di camminare mano nella mano.
< Ho sigillato la Camera > riprese Salazar. < Soltanto il mio erede potrà aprirla >
< L’erede? > chiese Elisabel spaesata.
Salazar si fermò stringendo la mano della donna e costringendola a fermarsi.
< Ci tenevo a farlo sul territorio di Hogwarts > disse, e s’inginocchiò. < Elisabel Peverell, vuoi essere la mia sposa per l’eternità? >
Elisabel spalancò gli occhi e rimase un’attimo a bocca aperta, poi gli gettò le braccia al collo ed esclamò: < Si, si con tutta me stessa! >
Salazar l’abbracciò stringendola a sé e respirando il profumo dei suoi capelli appena lavati.
Elisabel, inginocchiata davanti a lui, lo fissò intensamente con gli occhi lucidi di emozione. Poi, lentamente, si avvicinarono e le loro labbra s’incontrarono in un bacio pieno d’amore e di affetto.
Rialzatisi, ripresero a camminare per raggiungere l’uscita del parco, sempre tenendosi per mano. Elisabel appoggiò la testa sulla spalla di Salazar.
< Ovviamente ti farò forgiare un anello di argento e smeraldi > disse Salazar.
mormorò Elisabel in risposta. < Elisabel Serpeverde… > riflettè.
< Ti conviene tenere il tuo cognome, moglie, ha più credito del mio > l a avvisò Salazar.
< Non dopo la fondazione della scuola >
Uscirono dai cancelli di Hogwarts abbracciati. Avrebbero dovuto andare nella nuova casa di Salzar ma non avevano voglia di Smaterializzarsi.
Pensavano al loro futuro, gli eredi, la rivincita dei maghi e delle streghe Purosangue, il dominio sul Mondo Magico e il loro celebre nome.
Immaginavano di poter schiacciare i Mezzosangue, di epurare l’amata scuola da tutti gli indegni.
Naturlamente non sapevano che a Hogwarts sarebbe giunto qualcuno che avrebbe fatto avverare tutti i loro desideri.



Note dell'Autrice:
Dal momento che Voldemorte e Harry sono imparentati attraverso i Peverell, ho pensato di far sposare a Salazar un membro della famiglia. Il nome me lo sono inventato.
Al quartultimo paragrafo Elisabel sente delle voci: l'uomo è ovviamente Godric, la vice squillante appartiene a Tosca e quella calma e ragionevole ovviamente a Priscilla.
Ho cercato di scrivere con uno stile non proprio moderno apposta per rendere meglio l'idea di quanto distanti siano i fatti narrati.
Dell'ultima parte non sono molto convinta...ho reso Salazar troppo umano, scusate.
Va bene, ho detto tutto. Al prossimo capitolo e *faccia minacciosa* recensite!
  
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