Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Melath    29/11/2011    5 recensioni
IN PAUSA
Santana corre fuori dall'aula: prende la borsa, il cappotto e lascia sciarpa e cappello. Sale in macchina senza cambiarsi e copiose lacrime scivolano sul suo volto. Accende la vettura e una canzone di Adele suona alla radio.
Santana guida, ma non vede il semaforo rosso.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Quando la mia testa tocca l’airbag rimbalzo indietro e sento la pelle fredda del sedile conto la nuca.
Perdo conoscenza immediatamente.
 
Il viaggio in ospedale è breve ma sembra che la gente qui abbia solo voglia di urlare mentre io vorrei  che stessero tutti zitti che mi fa male la testa. Da cui tra l’altro esce un po’ di sangue. Vorrei girarmi a guardare ma non ci riesco. Mi prudono i piedi.
 
All’ospedale c’è sempre questa cosa che devi per forza essere senza un rene per farti curare. Io sto bene e vorrei andare a casa e ecco, no forse a casa no. Chissà se quel maledettissimo spot è già in onda. Perché stavo correndo poi? Ah, sì.
Passo da dietro e spero che lo facciano perché sono bella non perché sono effettivamente senza un rene. Non potrei mai andarmene in giro con quei cateterini con le rotelle. Te li mettono per i reni poi?
 
Le porte continuano a sbattere finchè ne apro una con la testa, che sembra molto tipo ariete ma non è così, e una luce fortissima mi colpisce in volto.
Perdo conoscenza, di nuovo. Inizia a stancarmi questa storia.
 
Mi sveglio il pomeriggio dopo, mia mamma e mio papà sono seduti accanto al letto e sento che vicino alla porta c’è una persona ma non so chi sia. Cerco di aprire gli occhi per capirlo ma non mi riesce proprio. Direi che ora che inizi a preoccuparmi. Brittany arriva poco dopo, ne riconosco il profumo e la sento urlare con mio padre. Il quarto incomodo la porta via dalla sala. Ed era l’unica persona che avrei voluto qui con me. Cerco di spicciare un debolissimo Brittany, ma un odore di disinfettante e malattia riempie la stanza. E’ il mio dottore. Credo sia un uomo perché di solito sono sempre loro a fare questi lavori così delicati. Appena apre bocca sento che è una donna e pare che pure giovane.
‘Buongiorno signori Lopez, sono la dottoressa Cigarro, ho operato io vostra figlia ieri sera. Le lesioni non sono gravi. Abbiamo due costole fratturate, una gamba rotta all’altezza del femore e un lieve trauma cranico.’
E sti cazzi. Chissà se erano gravi eh dottoressa.
‘Santana ci metterà  un po’ a riprendersi dall’anestesia ma in un paio di giorni dovrebbe essere apposto.’
Ok, adesso mi riprendo per essere cacciata di casa yuhu.
Un’altra persona entra nella stanza e non capisco cosa o chi sia. Non riconosco l’odore. Io sono sveglia ma aprire gli occhi è troppo stancante e poi non sono una fan degli ospedali, non saprei dire chi potrebbe essere nemmeno se l’avesse scritto in fronte.
‘Questo è il signor Smith, prego, il signore e la signora Lopez’
‘Buongiorno’ ripetono in coro i babbuini.
‘Sedetevi prego,’ intima il fidanzato di Pochaontas.
‘John è qui per aiutarvi ad assimilare la notizia. Purtroppo a vostra figlia è stato diagnosticato un linfoma.’
Perdo conoscenza.
 
L’unica cosa che vorrei fare quando mi sveglio sei ore dopo è scappare, ma è notte fonda e non ne ho la forza. Tra tutto quello che poteva accadermi un linfoma. So che si guarisce ora mai da queste cose ma è comunque una cosa a cui non ti puoi proprio abituare. Io poi penso ai capelli. Che mi verranno radi e crespi.
Provo ad aprire gli occhi e finalmente ce la faccio che la stanza è davvero buia. L’unica luce è quella del mio Iphone poggiato sul comodino di fianco al letto ma sento che se mi giro cado e ci mancherebbe solo quella. Lancio un occhio, cosa che mi procura un dolore alla tempia indescrivibile, e noto che il display segna una cinquantina tra chiamate e messaggi. Bella lì. Allora esisto.  Riporto l’occhio al suo posto e vedo che è rimasta solo mia madre, seduta in una scomodissima sedia pieghevole. Ha un fazzoletto spiegazzato tra le mani e credo che abbia pianto un po’ ma potrebbe non averlo fatto. E’ un po’ Iron Woman quella donna. Senza il cuore di vetro. Lei non l’ha proprio.
 
Il giorno dopo mi svegliano e mi portano un bel tè caldo che sa di acqua e acqua con un panino. Ma bene.
Mi a madre scoppia in un pianto disperato quando mi vede sveglia, mi abbraccia e quasi strappa via la flebo. Mio padre è al lavoro, ovviamente e io e lei dobbiamo parlare. ‘So già tutto.’ Le dico lanciando uno sguardo fuori dalla finestra, se mi piangesse in faccia probabilmente ci lascerei le penne prima del previsto.
Lei singhiozza, ovviamente. Cuore di rame dai. Mi giro verso di lei e sorrido. ‘Quando inizio le terapie?’ Mi dice che ho ancora qualche esame da fare, ma che tra due settimane massimo si comincia e poi via per sei mesi, una ogni settimane più un altro ciclo se va tutto male. Cosa che andrà vista la mia sfortuna colossale.
 
Compilo il menù per il pranzo e la obbligo ad andare a truccarsi che sembra un cadavere e mi fa passare la voglia di vivere. Ovviamente mi urla in spagnolo tutta la sua rabbia perché su queste cose non si scherza senorita.
Prendo in mano il telefono e scrivo a Brittany di venirmi a trovare appena può. Degli altri messaggi non mi interessa più di tanto. Poggio il telefono sul tavolino e, quando mia madre torna, chiede se voglio vedere un po’ di tv visto che, oltretutto, siamo così fortunelle da avere la tv in camera. Non vorrei ma le dico di sì che magari si calma. Io ancora non ho bisogno di calmarmi, più avanti probabilmente  dovranno legarmi, ma non importa.
Accenda la tv per guardare il notiziario locale e il mio spot va in onda.
Dannato Finn Hudson e quel suo stramaledetto tono di voce da cornacchia in calore.
Abbasso il volto e mia madre spegne la televisione immediatamente.
 
Non siamo arrabiati nina. Ti amiamo comunque.
Per forza, ho il cancro. Le rispondo.
E in quel momento, alle 11.37 di Sabato 19 Novembre, mi prendo il primo schiaffo della mia vita.



E azione, angst.
Metto le mani avanti dicendo che non vorrei offendere nessuno con questa storia.
Spero di non inventare troppo riguardo a questa malattia che è una cosa serissima e ne sono consapevole, credetemi.
Quindi basta. Leggete e commentate.

Il titolo della storia è la rielaborazione del film 'A Time for Dancing'. E no, non ero a conoscenza dell'esistenza di un musical con questo titolo. Ovviamente la mia storia non centra nulla con questo e non lo posseggo come non posseggo glee altrimenti diventerebbe tutto sesso e niente amore.
Il titolo del capitolo è tratto dalla 'Canzone per un'amica' di Francesco Guccini
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Melath