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Autore: Kopa    29/11/2011    3 recensioni
"L'accademia della Vera Croce era un edificio imponente, talmente alto che sembrava volesse toccare il cielo" [...]
"-Che razza di postaccio! Non voglio andarci!-"
L'età di Shura probabilmente non è giusta, e il suo personaggio è OOC; in poche parole ho cercato di renderla una piccola peste. XD
Spero comunque che possa piacervi!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur Auguste Angel, Shura Kirigakure
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'accademia della Vera Croce era un edificio imponente, talmente alto che sembrava volesse toccare il cielo. Molti ragazzi in divisa entravano e uscivano dall'edificio, chiacchierando allegramente e sedendosi sulle scale a mangiare uno snack.

-Che razza di postaccio! Non voglio andarci!-una bambina di circa dodici anni, dai capelli metà biondi e metà rossi, gridava spazientita e si dimenava dalla stretta di un uomo, un prete, che osservava sconsolato i passanti.

-Shura, smettila di mordermi il braccio-mormorò scuotendo la testa, mentre la bambina stringeva di più la presa sul braccio coi denti; tuttavia l'uomo pareva non provare nemmeno un pò di dolore.

-Perché devo andare in una scuola?Non voglio diventare esorcista, portami a casa Shiro!-piagnucolò la bambina, tirando leggermente il crocifisso che il prete aveva appeso al collo.

-Hai dei poteri che devono essere sfruttati. E in più hai bisogno di imparare a rapportarti con altri esseri umani, perciò ora chiudi il becco, e cammina con le tue gambe-sbottò poggiandola a terra e trascinandola per un braccio, sotto lo sguardo attonito di svariati passanti. Non appena entrarono nella scuola, Shura decise di porre un freno alla sua inutile ribellione, e iniziò a guardarsi intorno cupamente; tutti i ragazzi che incrociava la indicavano sorridenti, borbottando tra loro frasi del tipo "che bella bimba"  "quant'è piccola"  "è proprio un'amore",  facendola irritare ancora di più.

-Dove stiamo andando?-sbottò alla fine, rivolta all'uomo che aveva smesso di trascinarla con forza, ma continuava a stringerle il polso.

-Dal preside della...-ma non riuscì a concludere la frase poiché uno strano tipo, che assomigliava in maniera impressionante ad un clown senza il naso rosso, si piazzò di fronte a loro, con un inquietante sorrisetto, stringendo uno strano ombrello.

-Shiro Fujimoto-gongolò l'uomo-finalmente sei arrivato, stavo pensando che avevi deciso di rifiutare la mia proposa. Allora, la bambina di cui mi hanno tanto parlato saresti tu, vero?-con voce mielosa si accucciò, osservando Shura, che lo fulminò con lo sguardo. Quel tizio non le piaceva.

-Mephisto, non credi sia ancora troppo giovane?-

-Sì, hai ragione-rispose con un ghigno l'uomo-Però prima la addestriamo, prima la trasformeremo in un valido esorcista, vero piccolina?-con una mano accarezzò la testa della ragazzina, che reagì ringhiando, lasciando l'uomo di fronte a lei sgomento.

-Shura, cosa ti ho detto a proposito dei tuoi ringhi?-chiese esasperato Shiro.

-Lui se lo meritava!-rispose di rimando la ragazzina, fulminando Mephisto con lo sguardo. L'uomo rise allegramente.

-Che tipetto!Guarda, ho un regalo per te-esclamò con una fastidiosa vocetta, infilando la mano in una tasca ed estraendo una piccola chiave dorata, che porse a Shura-Tieni-

-E cosa dovrei farci?-

-Questa è una chiave magica-il tono in cui lo disse, simile a quello che isano gli adulti per far capire qualcosa a mocciosi troppo stupidi, fece alterare ancora di più Shura, che gli avrebbe volentieri rifilato un pugno sul naso-Vieni, andiamo in un posto isolato, così vedrai come funziona. Vuoi venire anche tu, Shiro?-

-Ho da fare-rispose evasivo il prete, sorridendo alla bambina-Ci vediamo dopo-e si allontanò, sotto lo sguardo apparentemente neutro di Shura. Non disse nulla, ma separarsi dal suo maestro non fu per niente facile.

-Vogliamo andare, piccolina?-

-Smettila di trattarmi come una poppante!-sbottò lei, ricevendosi un altro insopportabile sorriso.

-Chiedo perdono, vuole seguirmi, signorina?-Shura strinse i pugni, ma non disse nulla e lo seguì, lanciando un'ultima, rapida occhiata alle sue spalle, osservando il punto in cui Shiro se n'era andato. Seguì Mephisto in una zona appartata e deserta, un vicolo cieco, alla fine del quale c'era una porta con scritto "sgabuzzino".

-Prova ad usare la tua chiave-le disse Mephisto, vagamente eccitato. Shura, guardandolo biecamente, fece come le era stato chiesto; infilò la chiave nella toppa e, dopo aver lanciato un'occhiata scettica al suo accompagnatore, aprì la porta. Con somma sorpresa, appena entrò si ritrovò in un corridoio particolarmente buio, con svariate porte decorate dai motivi più strani.

-Ma che cosa...-mormorò Shura, con gli occhi sgranati, entrando, seguita subito dopo da Mephisto, che chiuse velocemente la porta alle loro spalle.

-Te l'avevo detto, quella che ti ho dato è una chiave magica. Basterà inserirla nella serratura di qualsiasi porta dell'accademia e ti troverai in questo corridoio. Ecco vieni, qui c'è la tua classe-

-La mia cosa?-chiese Shura, raggiungendo l'uomo che si era fermato di fronte ad una delle tante porte che si trovavano in quel luogo..

-Prego, entra. La tua classe, all'interno troverai dei nuovi compagni con cui affronterai il corso di studi per diventare esorcista. Purtroppo non posso fare più nulla per te. Spero ti troverai bene qui, piccola Shura-disse Mephisto sghignazzando, per poi allontarsi e immergersi nelle tenebre di quel corridoio, scomparendo dalla vista della ragazza che, rimasta sola, curiosa di scoprire qualcosa in più su quel luogo, che aveva iniziato a prendere una via vagamente interessante, aprì la porta ed entrò nella sua aula.

La prima cosa che pensò fu che quel posto era una vera e propria catapecchia, C'erano pochi banchi, tutti rovinati; il pavimento era lurido, non c'erano finestre e si percepiva un fastidioso odore di muffa. All'interno, chi seduto sui banchi, chi appoggiato al muro, vi erano un tutto sei o, al massimo, sette ragazzi, di circa quindici o sedici anni che, al rumore della porta, si voltarono di scatto, squadrandola confusi; reprimendo la voglia di gridare loro contro di farsi gli affaracci propri, Shura entrò velocemente, guardandosi intorno, alla ricerca di un posto decente dove sedersi. Avrebbe voluto stare in fondo, magari in un angolo, dove nessuno si sarebbe accorto di lei, eppure il vecchio Shiro voleva che "socializzasse con gli altri umani" e non voleva deluderlo; la domanda che si pose in quel momento però fu: vicino a chi devo sedermi? Quei tipi continuavano a fissarla come se fosse un fantasma, e lei evitava accuratamente di incrociare i loro occhi. Odiava essere fissata in quel modo.

All'improvviso, dietro a due ragazze che confabulavano, scorse uno strano ragazzo che, stravaccato sul banco, osservava tranquillo il soffitto. Sembrava più giovane rispetto agli altri; probabilmente aveva tredici, o quattordici anni. Dei lunghi capelli biondissimi gli scendevano sulle spalle,e aveva dipinto sul volto un sorrisetto strafottente che fece imbestialire Shura. Senza pensarci due volte, si fece strada tra gli altri compagni e si sedette vicino a quel ragazzo, spostando con forza la sedia, in modo che si accorgesse della sua presenza. Chissà, forse quella giornata sarebbe finita con una bella rissa, almeno sperava.

-Cosa ci fa una bambina in un posto del genere?-sussurrò il ragazzo con voce suadente, gli occhi ancora incollati al soffitto.

-Non sono affari tuoi. E poi, neanche tu sei abbastanza grande per permetterti di fare il gradasso con me-ringhiò con astio Shura stringendo con forza le mani, provocando un minaccioso scricchiolio delle dita; lo vide sorridere più di prima e voltarsi leggermente a guardarla. Shura lo fissò con astio, sicura che quel fastidioso tizio avrebbe abbassato presto lo sguardo, spaventato dal suo viso minaccioso e dal colore dei suoi occhi, che incutevano timore a tutti. Eppure, quel ragazzo continuò a fissarla, sempre sorridente, per chissà quanto tempo.

-Mi chiamo Arthur-disse all'improvviso-Arthur Auguste Angel-avrebbe voluto fare un commentino acido sul suo nome. In pochi secondi aveva pensato migliaia di battutine da rivolgergli. Eppure, per qualche strana ragione, non riuscì a dire nulla. Era la prima volta che qualcuno che non fosse Shiro tentasse di parlare con lei, e questo fatto la lasciò stupita e incapace di fare qualunque cosa.

-A questo punto, dovresti dirmi il tuo nome-disse Arthur, leggermente divertito dalla reazione della ragazza.

-Shura Kirigakure-rispose lei sobbalzando, sorridendo leggermente.

Quella fu la prima volta in cui sorrise davvero a qualcuno.

 

 

 

  
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