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Autore: Final Alex    30/11/2011    0 recensioni
Ricordava ancora il giorno in cui si erano trovati l'uno di fronte all'altra in quello stesso salotto, nella casa dove avevano convissuto per due anni. Ricordava le sue splendide gambe incrociate sul divano bordeaux e i caldi calzettoni che indossava..."Shika, aspetto un bambino". Tutto pareva Perfetto...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Le urla non cessavano, le urla gli straziavano le orecchie

Le urla non cessavano, le urla gli straziavano le orecchie. Pianti e grida interminabili.

Quattro mesi.

Quattro mesi di urla, piagnistei, latte e merda.

Quattro mesi di solitudine ed angoscia, di fame e sete.

 Solo quattro mesi con lei in un luogo apparentemente abbandonato da Dio.

“Non puoi farcela da solo, lascia che ti aiuti”.

Invece no, doveva farcela e ce l’avrebbe fatta, per lei.

“Per noi amore mio, per noi la crescerò, te lo prometto”

Una promessa difficile e rischiosa, per la quale avrebbe fatto di tutto.

Le urla non cessavano, le urla gli straziavano le orecchie. Pianti e grida interminabili.

Aveva fame, quella bestia aveva ancora fame.

L’aveva nutrita tutto il giorno per quattro interminabili mesi ed aveva ancora fame.

Afferrò una bustina e l’aprì. Versò dell’acqua calda in un biberon di plastica e vi svuotò il contenuto della busta. Puzzava. Mescolò velocemente mentre le sue orecchie ormai sanguinavano al suono di quelle strazianti grida. Chiuse il tappo in lattice e lo inserii in una tettarella artificiale.

Entrò nella stanza alla bestia adibita e le urla cessarono.

Si avvicinò alla culla.

Le lacrime da un lato della pelle candida colarono bagnando il cotone delle lenzuola turchesi.

Gli occhi neri e vuoti della creatura lo fissavano immobili e voluttuosi. La bocchiuccia umida e rossa era ancora aperta ma silenziosa.

Le piccole mani vennero protese verso l’alto, verso  il ragazzo e la tettarella che aveva in mano.

Si chinò per afferrare la bestia. Ella lo guardò senza apparente espressione ma era contenta. Si strinse al suo braccio mentre lui le la portava al petto mettendola all’altezza della tettarella.

“eccoti servita”

Le piccole e sottili labbra avvolsero il lattice stringendolo come per strapparlo via, mentre ciucciava con tutta la forza che aveva il liquido biancastro e caldo del biberon.

Le iridi scure lo fissavano con gratitudine, chiudendosi ogni tanto.

Alla fine della poppata il ragazzo posò il biberon e tenne in braccio la bambina.

La teneva stretta al suo corpo, lasciando che la testolina bionda guardasse alle sue spalle mentre lui saltellava per farla digerire bene.

Sentì l’aria che usciva dalla bocca della creatura e rammentò che era da molto che non mangiava.

Un gorgoglio ambiguo si levò dal suo stomaco attorcigliato su se stesso.

Con la mano libera si tocco il ventre incavato. Sentiva al tatto le costole sporgenti e le vibrazioni delle sue viscere che si contorcevano. Si guardò allo specchio : era smunto e pallido, quasi spaventoso.

Sempre allo specchio notò la bestia tra le sue braccia, un ciuffetto biondo di una testolina di schiena, il corpicino paffuto nella tuta lilla.

Sorrise.

Le accarezzò la schiena dolcemente.

Dimenticò il suo orripilante aspetto, e continuò ad accarezzarla, a sentire il suo respiro sulla scapola, a sentire il piccolo cuore battere più velocemente del suo.

 

DLIN DLON sentì il campanello. Era un suono che credeva ormai di aver dimenticato.

Andò verso la porta facendo lo slalom tra i diversi giocattoli, vestiti e pannolini sparsi sul pavimento del salotto.

Girò il pomello tenendo stretta la creatura. “ciao Cho, che piacere vederti” sorrise.

Il giovane paffutello di fronte a lui lo guardò preoccupato “come stai?”quello continuava a saltellare “come al solito Cho, tutto bene” l’altro annuì poco convinto “posso entrare?” guardò alle spalle del padrone di casa e notò il disordine che vi regnava “non è proprio il momento, c’è un gran casino” fece finta di guardarsi alle spalle anche se sapeva benissimo in che condizioni stava vivendo.

L’Akimichi restò a lungo in silenzio, guardandosi i piedi, respirando lentamente.

Stava pensando tra se e se una cosa che sicuramente aveva tentato di prepararsi nel tragitto fino a quella dimora, ma era stato inutile.

C’erano cose che anche dette nel migliore dei modi avranno sempre un sapore amaro.

Alzò lo sguardo un’ultima volta, prima di andarsene senza voltarsi, poiché non ne avrebbe avuto il coraggio.

“vogliono portartela via, Shika

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Ale-kun:

eccomi di ritorno gente con una nuova ed entusiasmante fic

lo so che parte gia piena di misteri e domande ma tutto a breve verrà alla luce

per chi mi segue non è una novità non capire una mazza nei primi capitoli xD

se la cosa vi piace fatemelo sapere, sono sempre ben accette le recensioni

a brevissimo il prossimo capitolo

Ale

   
 
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