A lei piaceva guardarlo.
Le piaceva guardarlo mentre sorrideva nonostante in fondo agli occhi avesse l’oscurità.
Le piaceva guardarlo mentre camminava in quel modo buffo e ciondolante che lo caratterizzava.
Le piaceva guardarlo mentre parlava. Amava osservare infatti lo sbiascico di alcune sue lettere e il muoversi della lingua.
Amava i suoi occhi, incorniciati dalla massa di capelli biondi.
La cosa importante però non era che lei amasse il suo fisico perché si, le piaceva, ma non era ciò che veramente amava.
Lei amava la sua ironia.
Quella capacità naturale che aveva e che usava benissimo. Amava letteralmente la sua capacità di farla ridere e divertire.
Trovava noiosa la comicità, ma non la sua. La sua era un dono, un elemento di perfezione portato a completare un corpo già perfetto.
La sua bellezza stava in ciò che era dentro.
E lei lo avrebbe atteso a lungo, forse per sempre, forse anche di più.
Perché aveva capito che non era un fidanzato l’oggetto della sua ricerca, ma lui.
Lei era felice ma con lui lo sarebbe stata di più.
Non con un qualsiasi altro, solo con lui il sorriso avrebbe continuato a risplendere sul suo volto.