Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Roxanne Potter    30/11/2011    2 recensioni
Albus Potter e Scorpius Malfoy non vivono il loro amore alla luce del giorno. La loro è una relazione nascosta che prende vita solo di notte, alimentata dalle tenebre e dalle stelle. Ed è per questo che Albus ama il colore nero, la notte, il buio.
Conosceva quasi a memoria i passi per discendere la scala e attraversare la sala comune, le ombre che i primi tempi l'avevano intimorito ormai erano diventate familiari.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Andava avanti da tanto di quel tempo, ormai, che ad Albus sembrava di aver perso il conto dei giorni.
La notte era diventata la sua nuova amica, il suo rifugio, il momento in cui la sua vita aveva davvero inizio. Era il ricordo dei corridoi bui del castello che lo accompagnava, durante la giornata, facendogli rimpiangere i momenti in cui si alzava dal letto con gesti lenti, eccitato e al contempo terrorizzato all'idea che i suoi compagni potessero udirlo.
Era iniziato tutto di notte, d'altronde.
A volte li sognava ancora, quei due occhi grigi che lo scrutavano quasi sospettosi, ben visibili anche tra le ombre del parco di Hogwarts.
Aveva imparato a detestare il giorno. La luce del sole, il cielo terso e l'incessante chiacchiericcio al tavolo di Grifondoro... erano cose che gli erano sempre piaciute, finché non aveva capito che lo stavano dividendo da lui.
Tra un sorriso a sua cugina Rose e i biscotti masticati, posava lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde e lo distoglieva quasi subito. C'era un grido di rabbia che si levava silenzioso dentro di lui, un grido che diceva: Perché nasconderlo? Perché non lo vivi liberamente?
Ma non poteva.

Quando lui passava per i corridoi insieme ai suoi amici, entrambi continuavano a camminare a testa alta, fingendo di ignorarsi, di non essersi accorto l'uno dell'altra. Ma Albus non poteva fare a meno di lanciargli una fugace occhiata, sempre.
Di giorno, era come se loro due non si conoscessero. E Albus odiava quella situazione.
Avevano paura entrambi. Paura della gente, di ciò che avrebbero potuto dire gli altri se fossero venuti a sapere del legame che c'era tra loro, paura dei loro giudizi, del loro disgusto e della loro incomprensione. Paura di essere guardati in modo diverso, paura di essere scansati e additati come dei mostri semplicemente per come erano nati e per i sentimenti assolutamente sinceri che provavano, privi di qualsiasi macchia, di qualsiasi sbaglio.
Così la notte era diventata loro amica. Era solo di notte che i loro sentimenti venivano allo scoperto, che potevano finalmente incontrarsi, guardarsi, parlare senza il terrore incessante che qualcuno potesse giudicarli.
Albus usciva furtivo dal dormitorio, assicurandosi di aver sistemato abbastanza cuscini sotto la coperta del suo letto a baldacchino e che i suoi compagni avessero bevuto almeno qualche sorso d'acqua, dove lui aveva versato gocce di Pozione Sonnifera.
Conosceva quasi a memoria i passi per discendere la scala e attraversare la sala comune, le ombre che i primi tempi l'avevano intimorito ormai erano diventate familiari.
La strada verso di lui era un susseguirsi di corridoi bui e freddi, di nero che lo circondava, spifferi di vento e porte cigolanti.
Poi udiva un rumore di passi e si bloccava, all'erta, la mano stretta spasmodicamente intorno all'impugnatura della bacchetta. Infine compariva una chioma di capelli biondi, il viso familiare di un ragazzo. E Albus sorrideva.
Amava la notte, amava la figura di Scorpius Malfoy che si muoveva in quell'oscurità fonda, le loro parole mormorate nell'angolo di un'aula vuota o tra la fitta selva della foresta proibita.
Il colore nero rappresentava tutto: la stretta delle mani di Scorpius, il tocco delle sue labbra fresche, la sua voce che finalmente si rivolgeva unicamente a lui, quegli occhi che lo fissavano direttamente, senza sfuggire al suo sguardo.
La luna era stata l'unica silenziosa testimone del loro amore, li rappresentava. Albus si sentiva tranquillo e al sicuro solo quando era avvolto dal buio e l'unica luce era data da uno spicchio di luna, perché era proprio il buio il simbolo della vicinanza di Scorpius, dei momenti in cui la loro recita aveva termine ed erano liberi di amarsi, come di giorno non potevano fare.
Ma per quanto avrebbero potuto continuare con quel circolo di bugie? Albus non sapeva se avrebbe sopportato ancora a lungo di sfoggiare quella maschera. L'amore che provava era un turbine di sentimenti che premevano per uscire, per essere esposti al mondo senza paura.
Quando il Cappello Parlante l'aveva Smistato, aveva lodato il coraggio che, a parer suo, Albus nascondeva sotto una scorza di timidezza. Eppure Albus non poteva fare a meno di sbuffare, un misto di divertimento e amarezza negli occhi, nel ricordare quelle parole.
Coraggio? Lui che viveva con il terrore che gli altri venissero a sapere di lui e Scorpius e che aveva passato mesi rifiutandosi di ammettere l'interesse che provava verso il ragazzo?
Aveva bisogno di liberarsi, lo sentiva. Aveva bisogno di confidare a qualcuno il segreto della sua vita, avvertiva l'impulso di far sapere perché era tanto affascinato dalla notte.
Fissava attentamente Rose, a volte, mentre erano seduti a fare insieme i compiti in sala comune. Squadrava quel viso allegro e gentile, gli occhi azzurri della cugina, sempre brillanti di ironia e intelligenza. Provava a immaginare di parlarle, di rivelarle per quale motivo la mattina aveva spesso quell'aria stanca e cupa.
Ma non ci riusciva.
Così la sua recita, la loro recita continuava. Dal viso di Albus non calava mai la maschera di tranquillo e normale studente. Agli occhi dei suoi amici e di Rose, passava accanto a Scorpius senza vederlo, forse non conosceva neanche il nome di quel Serpeverde biondo con cui condivideva alcune lezioni.
Poi arrivava la notte, con le sue piccole stelle e i gufi che fischiavano nell'oscurità.
Albus non poteva fare a meno di sorridere quando vedeva il cielo tingersi di scuro, le tenebre calare e avvolgere il castello di Hogwarts, come un manto che per tutti simboleggiava il riposo e il silenzio, ma che per lui aveva un altro e unico significato, una parola, un nome capace di scuoterlo nel profondo: Scorpius.

*

Note:
La mia prima Albus/Scorpius!**
Sono felice di averla scritta, davvero. Mi frullava in testa da vario tempo ma non avevo avuto la scintilla d'ispirazione. Poi mi sono trovata davanti un documento vuoto di OpenOffice e ho iniziato improvvisamente a scrivere, e... ecco qui questa schifezza. Una recensione fa sempre piacere, ringrazio in anticipo chi commenterà o la metterà tra le preferite\ricordate.
A presto con la mia prossima "opera!":D
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Roxanne Potter