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Autore: Natalja_Aljona    30/11/2011    1 recensioni
Un ragazzo bello, tanto, un ladruncolo di libri e di cuori, sempre in giro col suo motorino e i suoi sogni, un teppistello che alla galera ci è abituato, ma innamorato, parrebbe.
Una ragazzina bionda e spettinata, una piccina di periferia, che il fumo e la polvere delle strade dissestate li respira tutti i giorni, ma con i suoi stivaletti di pelle blu arriva lontano, raggiunge anche lui.
Il pirata greco e la biondina slava, il filibustiere e la rivoluzionaria, l'antieroe e la sfuggente.
Poi c'è la banda degli ungheresi, mezzi matti e con la musica nell'anima, c'è un cugino chitarrista varsaviano fino allo sputo, c'è un amico bocciato sei volte e mezzo, e nonostante tutto dannatamente straordinario, c'è una bambina che ci prova, a far ragionare tutti quanti, e un po' ci riesce un po' alza gli occhi al cielo.
C'è il nonno rapinatore più patriottico che si possa immaginare e una madre ch'è la regina dei biscotti, ce ne sono, di storie da raccontare.
Tra assurdità e tenerezze, bande e promesse, ribellioni e batticuori, vizi e sorrisi, Grecia e Russia Siberiana, i ragazzi di Ali in gabbia, occhi selvaggi.
Dal tetralogo di Jànos Desztor:
1 - Natal'ja è bella, da morire, anche se non ha seno.
A lei sta bene così, e se il Greco fa problemi gli spacco la chitarra sulla testolina, promesso.
2 - E' bionda, tanto, e son belli, i suoi capelli, anche se temo che non se li sia mai tagliati in vita sua.
E vabbé, al massimo ci inciamperà, il Greco. Capita.
3 - Il vestito bianco le sta d'incanto, davvero.
Sarà l'unico buono che ha, ma con quello è favolosa, lo giuro sulla mia Fender.
4 - Non ci vuole molto per farla sorridere, my backstreet girl.
Certo, il Greco è un bastardo, me ne rendo conto, ma le cose sono straordinariamente semplici:
Se lei smette di ridere lo carbonizzo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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As you lose all control

To this slip of a youth

I see fire in his eyes

I see ice in his smile


Come perdi il controllo

Per l'avvicinarsi del giovane

Vedo il fuoco nei suoi occhi

Vedo il ghiaccio nel suo sorriso

(New Faces, The Rolling Stones)


Sparta, 12 Settembre 2011


Brian George parcheggiò il motorino fuori da scuola, scese con un salto e si strinse al petto il libro di filosofia, dal quale spuntava la foto stropicciata d'una ragazzina bionda e spettinata.

Sorrise lievemente, si scompigliò un poco i capelli e fece per togliersi gli occhiali.

Da vista, naturalmente.

-Fossi in te non lo farei, Gee- lo rimbeccò Theodorakis Dounas, fulminandolo con lo sguardo.

-Poi vai a sbattere contro le primine, quelle ti chiedono il numero e tu sei costretto a confessare che il tuo telefonino ce l'ha in ostaggio Talia. Talia, tua nonna, non so se mi spiego-

-Oh, Theo, se continui con 'sti termini lo capiscono tutti, che siam stati noi a rapinare...-

-La Banca Centrale-

Theodorakis, da sempre poco simpatizzante con i soprannomi, strinse i denti, guardandosi intorno circospetto.

-Veramente era un'antica libreria, ed era straordinaria. Io in banca mi annoio...-

-Ed è questo, quello che davvero non bisogna far sapere-

Poi indicò la ragazza della foto, sorridendo sarcastico.

-Almeno il suo nome te lo ricordi?-

-Vuoi un pugno in un occhio, Theo? Io Natal'ja la sposerò-

-Hai quindici anni, Gee-

-Tu ne hai ventuno e sei nella mia classe, potrei anche avere qualcosa da ridire sulla tua baldanza, eh-

-Parla quello che studia solo greco e filosofia e muore per una siberiana. Una siberiana che ti scrive i messaggi in cirillico e che hai registrato in rubrica sotto il nome di Stárlet-

George sbuffò, zittendo l'amico con una gomitata.

Scosse lentamente la testa, voltandosi, ma intercettò lo sguardo di una studentessa particolarmente carina e si affrettò a distogliere gli occhi, confuso.

-Quella che ha da guardare?-

-Oh, non me lo chiedere. Non hai nemmeno la metà del mio fascino, tu!-

-Ma perlomeno non ho l'età di suo nonno-

-Lascialo perdere, Anthea. Non sei siberiana!- gridò il biondo ventunenne alla ragazza, che arrossì un poco, fingendo di essere particolarmente interessata ai gradini dell'edificio.

Era bello, Gee.

Una sorta di teppistello arcimiope e talvolta un po' perso, il fumatore più incallito della scuola, ladruncolo di libri e di cuori, sempre pronto a cercare una manciata di spiccioli nelle tasche del prossimo e un sorriso spolverato sul volto d'una ragazza che tanto, era sottinteso, non sarebbe mai stata come la sua zingarella siberiana.

Un po' meno sottinteso sia per la fanciulla in questione che per la biondina slava, ma era pur sempre un dettaglio.

Natal'ja... Gli voleva bene, lei.

Da morire.

Ed era lontana, tanto, ma al suddetto delinquentello greco non importava niente.

Nemmeno del suo avergli scarabocchiato l'adorata Iliade in cirillico, né dell'avergli messo sull'ipod gli adorabili assoli di Nikolaj, il chitarrista polacco del secolo, nonché suo cugino.

Aveva una fama un po' epica un po' da pericolo pubblico, Gee, sempre in giro col suo motorino per le vie antiche di Sparta, sigarette spente nel libro di filosofia, sempre bello un po' più del lecito, che a volte le giustificazioni per le assenze se le faceva firmare direttamente dal carceriere.

Lo sapevano tutti, che tra le panchine dei Giardini e la galera ormai non faceva più differenza, ma non si scomponeva, questo mai.

S'era scomposto quando l'avevano pseudo - arrestato per un bacio sulla guancia dato alla biondissima sorella di Theodorakis, Dimokratìa Hélèna Dounas, a sua detta "la straordinaria Tìa", non per altro.

Sospiravano un poco, le ragazze della sua classe, quando capitava loro di scorgere, tra le varie scartoffie di Gee, la foto del loro pseudo - eroe e delle sue due ragazze bionde, Tìa e Al'ja, che Brian George Gibson lo conoscevan davvero.

Era di Liverpool, il padre di Gee, ma lui era forse il più fiero Spartano della città, anche se la loro verde Spárti non era più quella d'un tempo, anche se la Grecia non era più il Paese dei grandi eroi.

Geórgos Zemekis, scriveva lui sui quaderni, firmandosi col cognome di sua madre e di suo nonno, ma tutti lo chiamavano Gee.

Gee, il ragazzino un po' sognante un po' sognato, che Theodorakis Dounas aveva fermato appena in tempo dal distruggere per l'ennesima volta i suoi odiati occhiali da vista, stava per ricominciare la scuola.




Note


Stárlet (greco): Stellina.

Ali in gabbia, occhi selvaggi: Notre Dame de Paris, Riccardo Cocciante.


Dunque...

E' inquietante, per la verità, la nascita di questa storia.

E' la trasposizione al duemila di Sic Volvere Parcas, il mio pseudo - romanzo storico - romantico ambientato nella prima metà dell'Ottocento, Ali in gabbia, occhi selvaggi.

Ed è il regalo di compleanno -28 Novembre, giusto per non fare date- per quella testa matta di Ceci, la mia pseudo - migliore amica bacata, che se lo merita, anche se è difficile crederci. ;)

La potete seguire anche senza aver letto Sic, assolutamente.

La si può definire una storia a sé, una bella avventura, se non altro, per la sottoscritta che si deve ancora capacitare che la Rivoluzione Decabrista e la Guerra d'Indipendenza Greca non ci saranno, ma questo è un dettaglio.

E' una storia dei giorni nostri, questa, anche se i protagonisti son pur sempre i soliti decerebrati, con le loro innumerevoli assurdità e tenerezze, bande e promesse, ribellioni e batticuori, vizi e sorrisi.

I primi capitoli sono pronti, prontissimi, e i prossimi me li faran scrivere Ceci e questi decerebrati qui, contateci!

Qualsiasi eventuale riferimento sarà opportunamente spiegato, e vi basti sapere che qui abbiamo un brigante greco e una fiammiferia siberiana da “convertire al Duemila”. ;)

Spero che vi piaccia, comunque!

Son curiosa di sentir le vostre opinioni, io. ;)


A presto!

Marty

  
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