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Autore: medea nc    01/12/2011    3 recensioni
Piccola piccola fan fiction alla Dramione ovviamente; leggera, a tratti simpatica.
Spero che apprezziate, di solito sono una che si dilunga su certi argomenti, specie su Draco & Hermione in love; mi sono testata in racconti brevi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una masochista.
Non l’aveva mai cercato, mai rivolto per prima la parola, risposto a tutti, proprio tutti i suoi insulti, offese, meglio improperi gratuiti.
Era certa che la sua condotta di brava ragazza fosse salva, con Harry, con Ron, con tutta la compagnia dei salvatori di Hogwarts e del mondo magico e anche con tutte le persone che vicino e lontano le volevano bene e si fidavano di lei.
Tranquilla! Non aveva nulla da temere.
Ma quando era sola, e ci pensava, e ci ripensava … lui era lì, davanti agli occhi, a contatto col suo corpo.
Due lacrime le passarono per le iridi calde.
Nemmeno due giorni prima Astoria Greengrass aveva messo i manifesti per tutta la scuola riguardo al suo fidanzamento ufficiale con Draco Lucius Malfoy.
Le famiglie avevano apprezzato molto quella unione, voluta o meno dai due, pareva che se la intendessero bene entrambi.
 Era stata talmente presa dalla guerra, che non aveva potuto sapere i progressi amorosi di Malfoy. Non avrebbe mai supposto che si fosse innamorato della sorella minore di Daphne; per la verità non avrebbe mai supposto che si sarebbe innamorato di qualcuna.
Ed invece … da quando erano tornati ad Hogwarts, con quella boria, come se non fosse successo niente, come se le loro famiglie non si fossero mai alleate col nemico e tentato di uccidere degli innocenti, a partire da quella pazza della zia del ragazzo, tutta l’attenzione si era concentrata su di loro.
Si erano presentati come una coppia di modelli famosi pronti a fare scoop con la loro decisione, e a parte la fissa per il sangue purissimo, le ricchezze che entrambi i loro avi gli avevano lasciato e la casa di appartenenza dei serpeverde ovviamente, davano l’impressione di essere innamorati.
Innamorati …
Si accoccolò sui libri mentre il calore delle braccia sotto al mento le davano un piacevole tepore.
Il sole filtrava attraverso le vetrate risplendendo dentro i suoi occhi.
Lei aveva Ron. Pensò.
La famiglia Weasley sebbene non brillasse per ricchezze o bellezza era riuscita a colonizzare la creme del mondo magico, Charlie con la bella Fleur, Ginny con l’eroe Harry, e Ron, beh?! Ron con lei, che anche se non era né ricca né purosangue, rimaneva davvero un’ottima strega.
Qualcuno le aveva anche detto che fra lui e Harry, alla fine avrebbe puntato più sul ragazzo sopravvissuto che sul rosso.
S’immaginò i figli di Harry o di Fleur, ed un arcobaleno monocromatico di rosso le saltò davanti agli occhi.
Sospirò un po’ stizzita. La verità era che dopo la curiosità iniziale, non sentiva per  Ron quello che aveva pensato di provare. Si rifiutava perfino si pensare ad i figli che lei gli avrebbe dato.
Raccolse i libri al ventesimo sospiro e se ne andò nei pressi del Lago Nero.
Ci sarebbe stata la partita di Quidditch tra Grifondoro e Corvonero; ovviamente Serpeverde e Tassorosso si sarebbero presentati allo stadio per i soliti tifi.
Lei avrebbe cambiato programma; anche se Ron se la sarebbe presa, non le andava proprio di sorbirsi l’ennesimo incontro di un gioco di cui, diciamocelo, non le importava nulla.
Arrivò al lago quasi subito. Anche se aveva ancora la divisa, non le interessava di sdraiarsi un po’ sulla terra fresca. Non c’era nessuno, nessuno l’avrebbe disturbata.
Cacciò dalle tasche l’ipod che i genitori babbani le avevano regalato a Natale, i libri erano buttati da qualche parte. S’infilò le cuffie e si lasciò cullare dalla sua playlist.
Chiuse gli occhi cercando di liberare la mente, era un buon esercizio per smettere di soffrire, quando funzionava!
Le gambe magre battevano il tempo con i piedi sopra al terreno mentre lei cantava qualcosa che faceva così:
Sto ancora pensando a te
Perché sento la tua mancanza
Anche se così dimostro di essere fragile
Prego che tu stia bene
Che sia felice anche senza di me
Me lo puoi dire che non sono quella giusta per te
Me lo puoi dire …
Tanto amare è come ferirsi al cuore con un pugnale.
Le cuffie le caddero dalle orecchie, riaprì gli occhi, si alzò sui due gomiti.
Se lo ritrovò sopra di sé. Era stato lui a togliergliele, Draco Lucius Malfoy sorrideva divertito con gli occhi chiari puntati sui suoi.
“Che ci fai qui mezzosangue? Il tuo Lenticchia si sta spaccando i palmi per farsi notare da te e tu te ne stai qua?”
Richiuse gli occhi mentre sospirava scocciata.
“ E tu? Niente di meglio da fare che raccontarmi la telecronaca di una stupida partita di Quidditch?”
Finalmente lo aveva zittito.
Si ricompose mentre lui si mise seduto lontano da lei.
Stavano guardando entrambi verso il lago, a volte lo sbirciava di sottecchi.
“Lo ami davvero?” le chiese all’improvviso.
Rimase interdetta. Che avrebbe potuto dirgli, la verità?
“… Sì.” Ma non suonò affatto troppo convinto.
Quello la capì. Malfoy non era imbranato come lei. Si girò a studiarla e con un mezzo sorriso le chiese ancora:
“Davvero?”
“Non ti devo dare alcuna conferma. Ti ho risposto, è già tanto. Non mi devo prodigare per dare spiegazioni a te!”
“Sempre acida, babbana, eh? Peccato che tu non voglia collaborare.”
L’osservò con  una strana espressione.
“Collaborare per cosa, Malfoy?” gli sorrise sardonica come se lo stesse canzonando.
Quello non le rispose. Si alzò svogliatamente e le si mise accanto, tanto vicino da sfiorare le gambe scoperte di lei con i suoi pantaloni di stoffa finissima.
I gomiti poggiati sulle ginocchia e gli occhi puntati sul suo viso. Le stava sorridendo, ma non come faceva sempre, non con la stessa cattiveria.
Non aveva bisogno di perdersi nelle sue iridi, avevano avuto un effetto magnetico su di lei fin dal primo giorno che li aveva incrociati, ma questo lui non l’avrebbe mai saputo.
Rimase basita, immobile, come se fosse stata fatta improvvisamente di pietra, eppure sapeva di potersi muovere, di poter agire.
Lui stava per chiudere le distanze.
Lo stava facendo e lei avrebbe dovuto fermarlo, avrebbe potuto.
Dovuto. Potuto.
Odiava certi verbi!
Malfoy infranse tutte le cattive regole che si erano imposti per anni; le accarezzò il viso piccolo con il dorso del suo indice e poi … la baciò.
Ne aveva bisogno, anche lei ne aveva bisogno.
Avrebbe dovuto ribellarsi, avrebbe potuto? Non fece nulla. Se ne rimase solo seduta a godersi quel momento. Stava sognando, se lo stava immaginando lei tutto quell’attimo, non lo avrebbe mai spezzato.
Lo accolse nella sua bocca, e rispose al bacio, cento, mille volte rispose a quel bacio.
La sdraiò sull’erba con quella sua elegante maniera che non avrebbe mai pensato elargisse con lei.
Quando lo sentì staccarsi, voleva piangere. Si stava già svegliando, avrebbe scalciato sotto le coperte del suo letto infastidita.
“Non possiamo mezzosangue!” le disse con una voce che voleva sembrare solo dolce ma che lei intuì essere anche parecchio sofferta, triste.
“Lo so.” Rispose dopo alcuni secondi.
Certo che lo sapeva, adesso che si era ridestata dalle sue elucubrazioni ed avrebbe voluto crogiolarsi in quel momento che aspettava da sette anni, doveva per forza fare i conti con la realtà.
La sua mano continuava ad accarezzarle il profilo della sua faccia, i capelli, il lobo dell’orecchio delicato, il collo.
Era così bello lasciarlo fare, ma i suoi occhi si spegnevano ogni volta che guardavano assorti sul lago; lei lo girò verso il suo viso costringendolo a togliersi di dosso quella mestizia.
“Mio padre mi toglierebbe il cognome, non mi farebbe rivedere più mia madre, mi taglierebbe fuori dalle loro vite e da quella di tutte le famiglie sanguepuro, compresi i miei amici.”
“Tranquillo.” Gli rispose senza un solo filo di rabbia nella voce. Era pacata, dolce, in un modo che lui non aveva mai sperimentato su di sé. Non voleva farlo sentire in colpa, e poi … l’amore è così! È fatto sempre di scelte, e lui, non poteva perdere tutto solo per lei.
Non poteva continuare quello strazio, non avrebbe retto lui e nemmeno lei.
Si sollevò lievemente scivolandogli da sotto le dita.
Prese le sue cose e disse con un filo di voce:
“Ci si vede!”  
La scrutò sorpreso ed incazzato.
 
La cerimonia dei diplomi era stata meravigliosa, e se la sarebbe goduta di più se non fosse stato sempre per lo stesso tormento, Malfoy si sarebbe sposato qualche giorno dopo con Astoria.
Eh sì?! Le cose andavano così nel mondo magico. I concepimenti sono necessari per le famiglie purosangue, ci tengono! Ed ingravidare tra meno di due anni la giovanissima Greengrass era buona cosa, a prescindere se avesse finito la scuola oppure no. Due anni ancora ad Hogwarts aveva, ma per il momento doveva andare in moglie a Draco, così avevano deciso i loro padri e così doveva essere.
Aveva ripensato molto a quel pomeriggio al lago. Avrebbe potuto assodare che alla fine il suo cuore aveva scelto sempre lei, la mezzosangue zero sociale; ma anche se fosse stato vero, anche se si fosse lasciata andare a quella soddisfazione, le avrebbe giovato a qualcosa o l’avrebbe fatta soffrire di meno?
A che serve amare un uomo se poi non lo puoi avere, se poi si va a dividere il letto con un’altra, i figli con un’altra, la vita con un’altra, a che serve?
A niente. E lei da quel pomeriggio era certa di soffrire ancora di più.
Prima avrebbe potuto prendersela solo con se stessa, adesso invece ce l’aveva anche con lui.
Preparò i bagagli nella metà del tempo che aveva impiegato gli altri anni.
Voleva proprio scappare dalla magia. La vita da babbana, aveva urgentemente bisogno della sua vita da babbana!
Si tirò dietro il baule lungo il portico prima di ritrovarsi all’aria aperta.
Il suo ipod l’aveva perso da quel giorno a Lago Nero. Era ritornata a cercarlo ma non c’era più.
Era certa che l’avrebbe preso lui, ma non glielo aveva mai chiesto, e Malfoy aveva fatto finta di niente.
“Mezzosangue!” la sua voce distinguibile anche in mezzo ad un coro, la fece sussultare.
Se ne stava dietro ad un angolo con le gambe incrociate e le braccia sul petto.
Aveva un’aria apparentemente tranquilla.
Non gli rispose, aveva imparato a non rispondere più a quell’appellativo.
Infondo perché? Non era forse questa una verità, lei una mezzosangue?
“Dovresti darti una sistemata!” esordì.
Lo squadrò semplicemente stranita.
“Vuoi qualcosa?”
La guardò negli occhi castani e le sorrise carezzandosi la mascella.
“Vorrei ben dire! Hai già lasciato Lenticchia?”
“Non sono affar …”
“i miei, lo so, lo so! Ma l’hai fatto o no?”
Quella abbassò la testa rimirandosi i piedi.
Perché non si faceva una tonnellata di cavoli suoi?!
“È finita un mese fa.” Invece rispose  appena.
“Davvero? Allora siete stati bravi a nasconderlo!”
le disse sinceramente stupito.
“Non siamo mica tipi che vanno a mettere i manifesti, a differenza di qualcun altro. Almeno in questo abbiamo avuto più buon gusto!” lo rimbeccò indispettita e finalmente felice di quella scoccata.
“Vero! … Stai tornando a casa?”
“Sì.” Gli disse quasi subito senza troppa premura.
“Beh?! Allora parla in fretta con i tuoi, perché vi aspettiamo a Malfoy Manor per domani mattina.”
“Come?” quella lo squadrò meravigliata come non lo era mai stata.
“Oh, tranquilla! i miei si sono prodigati a parlare con loro, già sanno tutto. Io mi sarei occupato del difficile!”
“Già sanno tutto, cosa?” alzò la voce arrabbiata.
“Ecco la parte difficile.” Disse quello quasi scocciato.
“Che mi sposerai tra meno di quarantasei ore.”
“Cosa?” la sua faccia aveva assunto straordinarie sfumature di rosso, e con l’ira che le fumava da tutto il corpo sembrava davvero il leone sopra lo stemma della sua casa, i gryffindor.
Quello la squadrò divertito, poi sbuffò per spiegarle tutto.
“Ho annullato il matrimonio con Astoria; tecnicamente ho parlato, forse dovrei dire mi sono quasi ammazzato, con i miei in virtù della mia scelta; poi l’ho detto alla ragazza e mio padre si è occupato del resto. La parte più complicata è stata ritirare gli inviti della famiglia di lei e farne nuovi per le tue conoscenze.”
“Sei folle,vero?” lo blaterò appena.
“È impossibile!” era stralunata e inviperita.
“Improbabile, ma comunque ce l’ho fatta.”decretò soddisfatto.
Le emozioni le si stavano accavallando nel cervello, felicità, incredulità, gioia, paura, amore, ira, felicità … alla fine finivano stranamente tutte con la felicità.
“E non hai ritenuto opportuno farmelo sapere ovviamente, chiedere un mio parere?!”
“Lo faccio adesso.” Rispose calmissimo con una voce più bassa e più suadente.
“Te lo faccio sapere adesso, e puoi esprimermi il tuo parere. Ho cambiato le cose solo per te, per averti come mia moglie, posso sempre mandare a monte tutto se è ciò che vuoi.”
“Non stiamo parlando di questo!” inveì.
“Lo so. Stiamo parlando della poca considerazione che ti ho dato in questa faccenda.”
“Esatto!”
“E so bene che questo pretesto lo userai per ricominciare a litigare come al solito, perché sei talmente orgogliosa e poco incline alla felicità che invece di goderti questo momento come si deve, vuoi rompere i coglioni appigliandoti a dei dettagli.” Le confermò appena un po’ alterato.
“Dirlo a me era  un dettaglio?!”
“Rispondimi di no allora! Fallo e me ne andrò.”
“Nella tua intelligenza, avrai anche calcolato che te la farò pagare, vero?” gli rispose invece indispettita come una bambina.
 “Altroché!” alzò gli occhi indicando quanto bene la conoscesse.
“Ma a dire il vero speravo più dopo la cerimonia, dentro ad un letto si litiga meglio!” la stuzzicò.
Questa volta fu lei ad alzare gli occhi al cielo.
Poi gli si avvicinò e si strinse a lui come se lo stesse aspettando da tempo.
“Finalmente!”si lasciò sfuggire.
“Voglio che tu sappia che ti avrei scelta comunque.”
Gli si scostò appena per guardarlo negli occhi.
“Quando ho decido cosa fare, ero pronto a rinunciare a loro, ai miei genitori. Intendiamoci, avrei scelto anche di vivere in una stamberga, tanto l’avremmo accomodata con la magia …” le sorrise divertito.
“ … ma avere contro loro … beh?! Questo sarebbe stato più difficile, ma l’avrei fatto.”
“Sono contenta che non sia avvenuto questo sacrificio, penso che non ti avrei sposato sapendo quello che avresti patito.” Gli disse francamente.
“Allora mi sposi?” ricominciò a pizzicarla scaltro.
Anche lei gli sorrise.
“Sì … sì … sì!
 “Buono. L’hai detto tre volte, ben tre volte!”
La baciò quasi subito, se la strinse eccitato all’idea che se combatti per quello in cui credi il destino non ti viene contro, devi solo essere sincero nelle scelte, o ne paghi sempre le conseguenze.
“Ah, questo è tuo!” cacciò l’ipod da una tasca.
“In parte è merito della tua playlist se sono qui. Anche se non ti facevo così romantica.”
Hermione prese l’aggeggio tra le mani mentre lui aspettava che gli facesse la fatidica domanda alla sapientona che non le sfugge nulla.
“ … Scusa …”
Eccola! pensò.
“ … Ma come hai ascoltato la musica da qui se c’è una password da inserire?”
“Ho tirato ad indovinare. C’ho preso al primo colpo.”
Lei lo guardò stordita e lui sentì il bisogno di farle intuire quanto fosse preparato in materia “Hermione J. Granger”  
Le bisbigliò dolcemente ad un orecchio la pass che aveva inserito:
“Mezzosangue!”
 

Nota: Il finale è "Fidanzamento di 46 ore"
Nota: I personaggi e l'ambientazione sono di J.K.Rowling, io li ho usati senza scopo di lucro per questa ff.
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