Il battito di un cuore non lo senti con le orecchie, ma se si ferma il suo silenzio è insopportabile.

Lavi non era mai riuscito a dimenticare la volta che Yuu gli era morto tra le braccia. Sentiva ancora, se ci pensava, il brivido feroce che gli aveva strappato l'ultimo affannoso respiro; gli occhi che lo avevano guardato con una sorta di rassegnata disperazione prima di spegnersi come lampade senza più combustibile, il suo corpo che si era fatto improvvisamente pesante e inerte come un sacco; i singhiozzi che si era sentiti salire furiosi dalla gola e che non era riuscito a fermare. Quei minuti lunghissimi in cui l'aveva tenuto stretto e lui era morto, no, non poteva scordarseli.

Poi aveva sentito il battito del suo cuore che ripartiva e gli era sembrato un rumore assordante, che sovrastava persino la battaglia che infuriava ancora attorno a loro. L'aveva sentito sussultare e gridare per il dolore e aggrapparsi a lui con tutte le forze prima che venissero quelli della squadra medica a portarglielo via.

Dopo, qualcuno aveva avuto la buona grazia di metterli in due letti vicini, in infermeria. I primi giorni non aveva fatto altro che guardarlo dormire imbottito di sedativi, col terrore che non dovesse più svegliarsi, anche se tutti l'avevano rassicurato che Kanda, oh certo, sarebbe stato in piedi prima di lui. Ed era vero. Dopo qualche giorno Yuu era già in giro che smaniava per essere dimesso.

Ecco, era così che era andata e Lavi non riusciva proprio a scordarselo e tutte le volte che, nel buio, lo teneva tra le braccia e lo sentiva ansimare e gemere, di piacere questa volta, si ritrovava ad ascoltare, con le orecchie ben tese, che il suo cuore non saltasse nemmeno un battito. Perché non avrebbe sopportato di sentirlo fermarsi un'altra volta. Mai più.