Serie TV > White Collar
Ricorda la storia  |      
Autore: Night Sins    01/12/2011    6 recensioni
Aveva un solo desiderio, se doveva morire, l'ultima persona che voleva vedere era Peter...
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Just in time
Fandom: White Collar
Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Pairing: Peter/Neal
Rating: PG
Genere: fluff, introspettivo, malinconico
Avvertimenti: one shot, slash
Timeline: irrilevante?
Spoiler: nessuno
Conteggio Parole: 954
Prompt: 13 - automobile, per la Winter Challenge, sul forum di EFP.
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale.
Note: la parte in corsivo si rifà al mondo di "In Time" (film con, tra gli altri, Matt Bomer) ed è stata ispirata dalla risposta di Matt alla domanda: "Se Neal vivesse in In Time, cosa farebbe?" (aka, non mi prendo meriti né demeriti per quello, è ciò che ha detto lui, a parte i pensieri XD).
La struttura della fic però era già decisa ed anche la trama di quella parte non molto dissimile.
- Per chi non conoscesse In Time (non ci sono spoiler) basta sapere che è un mondo dove la gente cresce fino a venticinque anni, da lì in poi la crescita fisica si ferma (quindi nonni, genitori, figli ecc hanno tutti lo stesso aspetto di venticinquenni) e tutto quello che uno vuole viene pagato in "tempo", che è mostrato sul braccio sinistro di ognuno. Quando il tempo arriva a zero, ovviamente, la persona muore.
- Il titolo è da una song di Frank Sinatra. ♥



Eccolo lì, ci era riuscito. Ancora una volta il colpo era stato messo a segno perfettamente, ma quel giorno non avrebbe potuto festeggiare con Mozzie e Kate.
Smise di correre, non aveva più senso oramai, e si fermò davanti ad una vetrina. Il volto del venticinquenne che era stato tanto tempo prima lo guardava e sorrideva appena; gli occhi, però, erano malinconici. Si guardò l'avambraccio sinistro, gli restavano pochi minuti... Chissà se sarebbe arrivato in tempo.
Chiuse gli occhi. Sperava di vederlo, anche se era un pensiero assurdo.
"Caffrey."
Si voltò di scatto, aprendo gli occhi solo quando fu sicuro di essergli davanti - anche se non sapeva come questa sicurezza fosse possibile.
Eccolo lì, potevi sempre star certo che Peter Burke ti avrebbe trovato, se facevi qualcosa di sbagliato. Sorrise e si mise a piangere senza saperne il perché, non era una stupida ragazzina.
"Neal?"
Era preoccupato?
Il ragazzo si asciugò velocemente gli occhi con una mano, poi gli rivolse il suo sorriso migliore.
"Peter. Complimenti", disse soltanto, allungando i polsi verso di lui.
Il federale lo guardò stupito, ma estrasse le manette. Si avvicinò, gli prese il polso destro e lo ammanettò, poi prese anche l'altro braccio. Quando notò il count-down, l'uomo alzò di scatto la testa verso il suo volto.
Non era il momento migliore per chiedersi come mai Peter fosse l'unico che aveva l'aspetto di un quarantenne, in quel mondo fermo a venticinque anni, ma non poté evitare di dedicare a quel pensiero alcuni dei suoi ultimi secondi.
"Neal?"
"Addio, Peter."
"Neal?
Neal!"
Qualcuno lo stava scuotendo per un braccio, aprì di scatto gli occhi e annaspò in cerca d'aria.
Si voltò verso Peter e venne accecato dai fari delle auto che stavano andando nella direzione opposta alla loro, anche se erano fermi ai lati della corsia. Era tutto bianco e ovattato, silenzioso nonostante il traffico. Era una strana sensazione, anche se non nuova.
"Peter...", mormorò incredulo. "Cosa..."
"Credo tu abbia avuto un incubo", rispose l'uomo e con una mano gli asciugò una lacrima.
"Scusa."
"Non hai niente di cui scusarti, è stata una giornata stancante", replicò il federale, continuando ad accarezzarlo.
Neal chiuse gli occhi e sorrise appena. "Se mi mancassero solo pochi minuti di vita, cosa faresti?", domandò, tornando a guardarlo.
Peter sgranò gli occhi, preso alla sprovvista. "Che domande sono?"
"Hai ragione... Scusa..."
Neal gli prese la mano, allontanandola dal proprio viso e stringendola tra le sue.
"Hai sognato che stavi per morire? Per questo mi hai fatto quella domanda?"
Il ragazzo annuì.
"E che facevo, nel sogno?"
"Mi arrestavi."
Peter rise. "E' un'opzione, in effetti."
"Già...", il truffatore abbassò la testa e allentò la presa.
Non sapeva perché, quella risposta - normale, logica... probabilmente avrebbe detto anche lui così - lo aveva rattristito. O forse era tutta l'atmosfera agrodolce del sogno, che ancora aveva addosso, acuito dalla neve attorno a loro, che rendeva tutto quasi surreale.
"Neal?"
Il giovane alzò la testa e, a fissare negli occhi preoccupati e sinceri di Peter, si sentì ancora peggio.
"Non è niente. Dovremmo andare... A proposito, perché ti sei fermato?", domandò, realizzando solo in quel momento la cosa.
Se c'era una cosa che Neal sapeva fare bene, quella era fingere. Fingere disinteresse, fingere di non essere toccato da quanto stava accadendo o era appena accaduto. In fondo, che diritto aveva lui di pretendere qualcosa? Non era come se Peter glielo dovesse o altro.
Però quella sensazione non se ne andava.
"- e quindi... Neal, mi stai ascoltando?"
Il ragazzo lo guardò perplesso. "Io... Sì... No. Hai acceso il riscaldamento?"
Peter sospirò. "Ovvio che sì, fuori ci sarà un grado al massimo! Non volevo ci trovassero morti assiderati."
"L'hai messo troppo alto, fa troppo caldo", disse togliendosi la sciarpa e sbottonandosi il cappotto e i primi bottoni della camicia.
"No, sono solo diciannove...", il federale si sporse verso di lui, fino a posare le labbra sulla sua fronte. Neal chiuse gli occhi, era un fresco piacere. Glielo disse.
"Sei fresco", anche se ora sembrava una cosa stupida da dire.
"Sei tu che hai la febbre", replicò lui facendo per allontanarsi.
Neal portò un braccio dietro al suo collo e lo obbligò a restare in quella posizione, con la fronte contro la propria. Sentiva che altre lacrime stavano scendendo e non voleva che lui le vedesse.
"Per favore", implorò, gli occhi ancora chiusi.
Peter, però, non lo ascoltò; portò una mano sul suo volto e gli sfiorò appena la pelle bagnata con le labbra. "Se fossero i tuoi ultimi minuti di vita, ed io avessi la fortuna di essere lì con te", cominciò il federale, lentamente, "- non aprire gli occhi - ti stringerei forte, e poi ti direi che non sei stato leale, perché staresti andando in un posto in cui io non posso darti la caccia. Ma ti direi anche di non illuderti, perché tanto un giorno ti catturerò di nuovo."
Neal rise. "Trovo molto difficile immaginare che tu possa finire all'Inferno."
"Pensi che questo possa fermarmi?", domandò allontanandosi, per incrociare il suo sguardo.
"Stai delirando, fantastico. Ti ho già contagiato?"
Il federale rise a sua volta. "Io sto benissimo", rispose contro le sue labbra.
"Non mi sembra proprio, e questo non ha aiutato", replicò il più giovane, dopo il bacio.
"Se ero già malato, non importa, no?"
Il più giovane scosse la testa, ma stava sorridendo.
Peter sorrise a propria volta e tornò a mettersi a sedere per bene. "Ed ora meglio andare. Se non vuoi dormire, puoi scegliere tu su che stazione mettere."
"Non sto morendo sul serio, lo sai, vero?"
"Non voglio rischiare di ritrovarmi con questo senso di colpa", replicò Peter, mettendo in moto.
"OK, poi però non ti lamentare", terminò Neal, allungando la mano verso la radio.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > White Collar / Vai alla pagina dell'autore: Night Sins