Salve
a tutti, popolo di Efp! E' da tantissimo tempo che non pubblico sul
fandom di BeyBlade, e devo dire che ho una certa emozione nel
presentare una nuova fic di zecca. Questa volta non parlerò
di nuovi campionati, di future mogli di Hawitari o di qualunque altro
tema che io abbia già toccato con altre storie. No. Questa
volta mi sono messa in moto il cervello pensando a che sarebbe successo
se i nostri beamati russi fossero delle persone tutt'altro che sane di
mente (certo, no che non lo siano già... -.-)... Questo mi
è venuto in mente guardanto due programmi su Mtv, uno che
trattava di storie di ragazzi che all'esterno sembrano normali ma che
hanno affrontato molte cose e un altro che toccava argomenti come il
sesso e la droga nel mondo giovanile... SPero di riuscire a fare un
buon lavoro, cercando di mantenere i personaggi più IC
possibile... Nel caso contrario, avvisatemi.
Questo primo capitolo l'avevo scritto un po' di tempo fa, e solo ora
l'ho completato e rivisto... L'ho controllato prima di pubblicarlo, ma
chi mi conosce sa che gli errori spesso e volentieri mi sfuggono...
=)
Spero che sia di vostro gradimento e che mi facciate sapere una vostra
opinione. I miei ossequi! ^_^
Un bacione fortissimo dalla Lu! :*
If you really know me...
- "Hey Yurij! They say he's back! "-
Ex Monastero Vorkov.
Anni prima era adibito come orfanotrofio per i bambini russi abbandonati, ma successivamente all'arresto del suo principale, ovvero Vorkov, che maltrattava i bambini lì presenti, divenne un centro per i giovani "sbandati", come lo chiamano affettuosamente i moscoviti, finanziato dal comune russo che non avevo ne casa ne famiglia e che gli offriva maggiori opportunità di vita e di lavoro. Lì dentro, c'erano ragazzi e ragazze di ogni età, con i soliti problemi e con i soliti sogni. Ovviamente, non sempre è tutto rose e fiori e non sempre la vita era tranquilla in quelle quattro mura...
“Quanto
sai essere irritante,
Ivanov!”
“Per te, tutto quello che va contro
il tuo pensiero è irritante.”
“Tsk! Questo lo pensi tu, rosso!”
ribatté la voce dal bagno con fare irritato.
Yurij si alzò a malavoglia dal letto
dalle orripilanti lenzuola verde acido su cui era steso ed
aprì la
porta del servizio con veemenza, facendo sobbalzare e urlare dalla
paura la persona che vi era dentro “Ah! Non si usa
bussare?”
Yurij rimase impassibile, se non per un lieve movimento del
sopracciglio rosso“Muoviti!” sibilò
breve per poi chiedere la
porta con un botto ed andarsene.
“Muoviti... Su... Ancora a
questo punto stai?... Eccetera... Eccetera...” gli fece il
verso la
voce.
Yurij cercò di prendere con sé tutta
la poca pazienza che aveva e decise di stendersi nuovamente sul letto
e di agguantare una rivista riversa a terra per ammazzare il tempo.
Era di gossip: niente di più schifoso poteva leggere.
Sfogliava
quella schifezza con il più disinteresse possibile, toccando
quelle
pagine solamente con il pollice e l'indice manco fossero appestate.
Improvvisamente la porta del bagno si
aprì e ne uscì in fretta e in furia una persona.
Non appena vide
che il suo letto ero occupato, si bloccò “Ma
quanto potrai essere
contraddittorio, Ivanov?”
Il “preso in considerazione” buttò
all'aria la rivista che aveva e si diresse verso la porta d'uscita ma
fu bloccato dalla voce squillante che lo stava infastidendo
già da
un po' e che gli ordinava di fermarsi.
“Magda Chécova ti devi sbrigare!”
ripeté nuovamente il rosso con la voce più ferma
che potesse avere,
ma con quella ragazza era impossibile rimanere il più fermi
possibile dato che strappava la pazienza a morsi. Lei gli strinse le
braccia intorno al collo e gli avvicinò le labbra
all'orecchio.
“Oh Yuyu... Non ci corre nessuno
dietro...” disse con voce suadente “Potremmo
prenderci del tempo
per...”
Yurij non la fece finire e l'ammonì
con uno sguardo gelido “Risparmiati per gli amichetti
tuoi.”
Magda, però, non si scompose più di
tanto, sciolse le braccia dal collo di lui e si passò una
mano
disinteressata tra i capelli ramati “Uffa Yurij, quanto sei
serioso...” sbuffò con finto dispiacere
“Pazienza, penso che
Boris accetterà molto volentieri...”
“Si, si...” rispose il rosso
distrattamente.
Uscirono dalla stanza della ragazza e
scesero la scalinata che portava alla mensa del Monastero. Quelle
scale erano fredde ed umide e provocarono un brivido lungo la schiena
di Magda.
“Mi chiedo sempre perché da queste
parti faccia così freddo...”
“Maz, siamo in Russia. Presente?”
le fece ricordare Yurij con un sospiro.
“Quanto ti odio quando fai il
saputello del cazzo?”
“Perché sai di essere
un'ignorantona!” ribatté lui con un sorrisino.
Magda sbuffò
offesa, ma sostituì velocemente la sua espressione non
appena vide
degli occhi smeraldini puntarsi su di lei.
“Boris!” urlò lei
aggrappandosi al collo di lui “Cielo, meno male che sei
arrivato
tu... Chi lo sopportava più a questo musone...”
“Tranquilla carina, ti salvo io dal
vecchiaccio!” fece con il sorriso sornione, non tenendo conto
dell'occhiataccia del “vecchiaccio” in questione
“Ah proposito
Maz, per questa sera non se ne fa niente... Il direttore mi ha dato
un lavoretto da fare e allora...”
“Che scoccia cazzo che è
quell'uomo!” grugnì la rossa in risposta.
“Mi dispiace carina...”
“Tranquillo... Impiegherò il mio
tempo con qualcun altro...” ribatté sicura di se
la ragazza.
“Non
ti stanchi mai?” chiese uno scocciato Yurij. Ormai era quasi
al
limite della sopportazione con quella ragazza così frivola e
libertina.
“Con te, potrei anche...” mormorò
attaccandosi
nuovamente al collo del rosso.
“Ehi Yurij! Dicono che sia tornato!”
annunciò Boris facendosi largo con le mani tra l'amico e la
ragazza.
“Dici davvero?” chiese il russo con
un tono stupito.
“Chi è tornato?” Magda si era
incuriosita. Stava in quel monastero da poco più di due anni
e
pensava di conoscere tutti. O quasi...
“Non lo conosci.” lapidario come
sempre il caro Pepper.
“Quindi è un ragazzo?” chiese la
ragazza con uno strano sorriso sul viso, poi volse le sue perle di
ghiaccio verso Boris e il suo sorriso si allargò
“E dalla faccia
di Bobo, deve essere anche carino...”
“Ehi, che diavolo stai
dicendo, ragazzina? Non direi mai che Hiwatari è carino...”
“Hiwatari eh?”
“Magda, giraci a largo. Ti conviene.”
“Oh chiudi quella boccaccia, Yurij!
Non ho bisogno di un padre apprensivo! Sono grande e vaccinata
io.”
sbottò innervosita la ragazza.
“Sarà un piacere pronunciare:
“Te l'avevo detto!””
“Si, va bene Yurij...” cercò
d'intervenire Boris per sedare le scaramucce tra i sui amici
“Andiamo
a salutare il nostro amichetto?”
“Vai da solo. Non mi voglio sorbire
il sui sbalzi d'umore raddoppiati a causa del jet lag.”
“Ti accompagno io!” si propose una
pimpante Magda, alzando addirittura un braccio, nemmeno fosse a
scuola.
“No! Tu vieni con me.” le ordinò
Yurij, prendendola per un braccio e trascinandola con se, non
ascoltando le sue proteste a gran voce.
Kai
Hiwatari era tornato nella sua
madrepatria. Ora si che si sentiva veramente bene. Gli ultimi due
anni erano volati come il vento e, doveva ammetterlo, era una fortuna
non indifferente. Aveva passato un periodo orribile, uno dei
più
brutti della sua vita, aveva toccato il fondo, e solo dopo averlo
toccato per davvero, si rese conto che era arrivato.
Arrivato al massimo punto di
sopportazione.
Arrivato al punto di farsi schifo da
solo, a sentirsi una completa nullità.
Aveva da poco iniziato a togliere i
pochi stracci che aveva nel bagaglio quando bussarono alla porta
della sua stanza.
Non rispose, chiaro segno che non
voleva essere scocciato ma evidentemente il segnale non era stato
recepito da chi si trovava al di la di quella porta ed entrò
comunque.
“Ehi! Bentornato Kai.” ululò Boris
con un ghigno.
“Ciao.”
“Mi sa che aveva ragione Yurij...
Come va?” chiese il russo sedendosi sul letto e guardando
“l'amico”
che sistemava le sue cose. Questi si limitò a dargli
un'occhiata di
sfuggita.
“E' il jet lag o stai interpretando
la parte del figo di poche parole? Dicono che hai fatto un lungo
viaggio aereo...”
“E' la parte di quello che non vuole
essere scocciato!” scandì l'argenteo con chiaro
segno che non
voleva repliche.
“D'accordo, figo, pensa alla
tua roba. Ci vediamo alla mensa, sperando che tu riesca ad assimilare
frasi come quest'ultima.” concluse Boris, sorridendo
soddisfatto ma
beccandosi un'occhiataccia di fuoco come risposta.
“Va' a
cagare!” pensò Kai quando fu finalmente
lasciato solo.
Che diavolo ne poteva sapere lui di
quello che aveva passato?
Si era limitato a guardare da fuori
tutto quello che gli era successo, magari lanciando anche sentenze
che non doveva nemmeno permettersi di fare. Era meglio che si stava
zitto o che, per lo meno, non facesse finta che non fosse successo
niente.
Diavolo, perché la vita doveva essere
una valanga di merda infinita?
“Ancora
si vede?”
Magda sembrava un disco rotto: era già
la settima volta che stressava Yurij con questa domanda. La ragazza
continuava a girare e girare il suo purè di patate con aria
stralunata e il viso appoggiato stancamente su una
mano.
Improvvisamente dalla porta della mensa entrò Boris e Magda
iniziò a gesticolare con le braccia affinché la
raggiunse a gran
velocità.
“Allora? Allora?”
“Yurij, avevi ragione tu...” disse
semplicemente Boris e poi agguantò il piatto di Maz con il
purè che
lei non riusciva a mangiare.
“Ehi! Allora? Sta arrivando?”
“Forse ma io non ci spererei tanto,
Maz... E' un lunatico quell'uomo...” borbottò il
russo con la
bocca piena.
“L'avevo detto io... Quello già di suo ha le palle
girate, figurati con un viaggio aereo alle spalle.”
“Come al solito, ha risposto a
monosillabi, Yu.”
“Lascialo perdere, Boris. Io non
spreco nemmeno tempo.”
“Ma quanto puoi essere antipatico,
Yurij? Godrò peggio di una troia quando qualcuno si
comporterà così
con te!” urlò inviperita Magda agitando un dito
accusatore.
“Come rompi le palle te nessuno, eh!”
borbottò il rosso, poi alzò lo sguardo verso la
porta “E'
arrivato.” disse poi breve.
Magda lasciò perdere Pepper e si
voltò velocemente. La mascella le cedette. Era uno
spettacolo agli
occhi e anche per qualcos'altro.
“God, he's beautiful!” mormorò con
gli occhi sgranati.
“Quando parla in inglese, è fatta.”
mormorò con un ghigno Boris, anche se sentiva qualcosa alla
bocca
dello stomaco.
La figura divina che camminava fra i
tavoli era stupenda, la perfezione scesa in Terra a far si che gli
umani si specchiassero a lei e la venerassero.
“Boris, fallo venire qui!” le
ordinò Maz con il cipiglio arrabbiato.
Il russo sbuffò e
sventolò una mano in direzione degli occhi violacei di Kai
che,
riluttante, si avvicinò al tavolo dei ragazzi.
Yurij ghignò
“Bentornato Hiwatari.”
Il ragazzo preso in questione osservò
il rosso, ma non disse niente e si sedette proprio di fronte a Magda,
che non si lasciò sfuggire l'occasione per mettersi in luce
al bel
giovane.
“Molto piacere, mi chiamo Magda ma tu puoi chiamarmi
Maz.” disse suadente allungando elegantemente una mano verso
Kai,
che si limitò ad osservarla ed a non rispondere alla
presentazione.
“Scusami, ma non ti chiamano tutti
“Maz”?” chiese curioso Boris all'orecchio
della
rossa.
“Appunto!” squittì con un sorriso,
minimamente
indifferente alla freddezza di Kai “Allora... Hiwatari,
giusto?
Cosa ti ha riportato alla tua benamata patria?”
Il ragazzo non le rispose e si limitò
a fissare il tavolo.
“Mmh... Siamo timidi?”
“No, in questo caso maleducati, Maz!”
le rispose Boris con un ghigno sul viso.
“Boris, sei un'animale! Non hai il
minimo tatto o gentilezza nei suoi confronti...”
“Maz, falla finita!” le ordinò uno
Yurij seccato. Il rosso poi si rivolse a Kai “Ti pare il modo
di
ritornare dopo tutto quello che è successo? In questi due
anni, dove
diavolo sei finito?”
Le perle violacee di Hiwatari si
posarono su quei ghiacciai che caratterizzavano Yurij, guardandoli
freddamente e con indifferenza “Non sono affari che ti
riguardano.”
Il peperone cominciò a gridare, facendo voltare
tutti i presenti alla mensa nella loro direzione “Oh, penso
proprio
di si, stronzo! Ti ricordo che se non fosse stato per te, a
quest'ora...”
“Yurij!” lo bloccò Boris, intervenuto a
placare l'animo dell'amico che si era scaldato fin troppo, posandogli
una mano sulla spalla “Ora basta. Non vedi tutti gli sguardi?
Non è
da te sbottare in questo modo!” Poi rivolse un'occhiataccia a
Kai,
che non si era minimamente scomposto dalla furia rossa che si era
abbattuta su di lui.
Yurij si scrollò di dosso malamente
Boris e si alzò dalla sedia, pronto per abbandonare quella
sala, ma
prima si avvicinò al viso di Hiwatari “Benvenuto
all'inferno,
stronzo!” gli sibilò velenoso prima di
allontanarsi
definitivamente.
Nella tavola calò il silenzio: Magda
aveva gli occhi sgranati dato che non aveva mai visto perdere la
pazienza a Yurij in quel modo così violento; Boris
sospirò
sconsolato e guardò Kai per diversi secondi. Quest'ultimo
non
sembrava per niente scosso dalle urla e dai complimenti poco rosei
che Yurij gli aveva riservato. Sembrava che non provasse niente.
Fu Maz, dopo un po', a rompere il gelo
in un modo tutt'altro che sicuro “Ehm, qualcuno sa cosa gli
è
preso a Pepper?
Kai si alzò silenzioso dalla tavola ed
uscì dalla mensa con tutta fretta, Boris si
limitò a
fissarlo.
“Insomma Boris! Mi puoi spiegare che cosa è
successo?
Perché Yurij è diventato un pazzo così
all'improvviso? E che
diavolo ha combinato Kai, due anni fa?”
Il russo sospirò “Beh... E' una
lunga storia che non credo che tu debba saperlo ora...”
rispose poi
cominciando ad alzarsi da tavola “Ci vediamo questa sera, se
non è
troppo tardi, carina...” baciò alla russa Maz e
lasciò la mensa
velocemente.
Magda rimase come una stupida, da sola
al tavolo “Ed io nel frattempo non so un emerito
cavolo!”
borbottò incavolata verso il piatto di purè che
aveva lasciato
Boris “Ma statene certi che scoprirò tutto sul
caro Hiwatari...
Anche se nessuno mi dice niente.”.
Si alzò anche lei dal tavolo e buttò
nella spazzatura il piatto che non aveva finito di mangiare,
uscì
dalla stanza. Girovagando senza una meta prestabilita,
s'imbatté
nella figura di Kai, intento a fissare una porta. Quando lei lo
chiamò da lontano, lui si limitò a fissarla e poi
ad andarsene con
la stressa fretta che aveva avuto nella mensa.
“Ma che tipo strano...” si
ritrovò a pensare. Poi raggiunse la porta che stava fissando
il
ragazzo e ne lesse la targhetta d'ora che vi era sopra di essa:
“Sergej Petrov, N. 15 dicembre 1986 M. 2 agosto
2006”
“Questa era la
stanza di quel ragazzo che è morto due anni
fa...” pensò Maz stranita “Chissà
perché la fissava...”. Non
ci fece tanto caso, più che altro non voleva sforzarsi
più del
dovuto nel pensare in quel momento. Sarebbe stata una lunga giornata.
Sì, una lunga giornata che non sapeva come farla passare.
“Bella
merda!” esclamò incavolata.