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Autore: purplebowties    01/12/2011    1 recensioni
Sono sempre fermi a quel punto: sfide, scommesse. E poi ancora sfide, ancora scommesse.
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy, Taylor Eric Foreman | Coppie: Greg House/James Wilson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Autore: purplebowties
Titolo: The circle of absurdity
Personaggi: Gregory House, James Wilson
Paring: House\Wilson
Rating: Verde
Timeline: da qualche parte tra la 2X11 e la 2X14
Introduzione: Sono sempre fermi a quel punto: sfide, scommesse. E poi ancora sfide, ancora scommesse.

 

“E’ un’assurdità,”  sospira Wilson rassegnato.

Non è un’obbiezione o una polemica; è una semplice costatazione, un’asserzione piuttosto scontata che si trova a ripetere più e più volte nel corso della giornata, da anni.

E’ un’assurdità arrivare al lavoro con tre ore di ritardo e con le pupille dilatate da una tripla dose di Vicodin. E’ un’assurdità fare pranzo nella stanza di un paziente in coma  - sopra il paziente in coma, a dire la verità - solo per poter guardare indisturbato le repliche delle repliche di una telenovela. E’ un’assurdità gestire un traffico clandestino di scommesse circa l’esito di una diagnosi. Tutte assurdità, follie.

Eppure è lui che prescrive il Vicodin e ridacchia dietro la porta dell’ufficio quando la Cuddy strilla indignata per la mancanza di rispetto e etica del lavoro. E’ lui che si unisce ai pranzi e commenta le relazioni promiscue dei dottori e delle infermiere che si muovono nel piccolo schermo. E' sempre lui che si occupa di ritirare tutte le banconote degli scommettitori e che punta, di volta in volta, la cifra più alta.

“E’ geniale,” ribatte House con un sorriso obliquo, facendo girare il bastone di legno scuro tra le dita agili.

Che cosa ci sia di geniale nel lasciare una coppia di conigli albini nell’ufficio della Cuddy per farle ritrovare una stanza piena di escrementi, Wilson non lo sa. Non se lo chiede nemmeno più, a dire la verità.

“Non guardarmi così, Wilson. La strega cattiva mi ha dato sei ore di ambulatorio extra.”

“Certo, perché hai rotto la macchina delle risonanze,” si ferma un secondo, fingendo di riflettere. “Di nuovo.

“Oh, sei così drammatico.”

“Certo, perché il ritenere folle l’idea di trasformare l’ufficio della Cuddy in una conigliera fa di me un uomo barboso e petulante, non è vero?”

“Dio, Wilson. Sei un mago, leggi nel pensiero.”

Wilson esita a ribattere, gli occhi ridotti a fessure ed una smorfia contrariata a piegargli le labbra. E' una causa persa in partenza.

House sta ghignando: un sorriso malignamente divertito gli taglia il volto maturo. C’è un bagliore di vittoria nel ceruleo dei suoi occhi.

“Ti do 200 dollari se lo fai al posto mio."

Wilson sbuffa. Sono sempre fermi a quel punto: sfide, scommesse. E poi ancora sfide, ancora scommesse.

“300.”

“Se non ci riesci i 300 vanno a me.”

“Affare fatto.”

House piega la testa di lato, lo fisse per un secondo e poi scatta in piedi.

Sono ancora fermi lì, con House che cerca di ingannarlo e lui che ci casca. Di proposito, ovviamente.

“Non pensi che lo farò, non è vero?” chiede Wilson.

House non risponde. Ha una mano sulla maniglia della porta e quando scoppia a  ridere è già sparito per il corridoio.



 

“Che diavolo…?!”

La voce della Cuddy si blocca appena prima di sbottare in un’imprecazione e l’intera accettazione si volta divertita quando due palle di pelo bianco schizzano teneramente tra i piedi dei pazienti in attesa di essere visitati.

E Wilson ride di gusto, nascondendo il rossore del viso dietro la cartella di un paziente terminale.

 



“Lo hai fatto davvero.” House lo osserva stupito per un minuto intero e poi ammicca, divertito. “Non puoi fare a meno di assecondarmi, Jimmy.”

C’è qualcosa di malsanamente veritiero in quell'affermazione, ma Wilson preferisce non pensarci mentre lancia la sua valigetta di pelle a terra e si lascia cadere sulla poltrona reclinabile. L’ufficio di House è quasi del tutto buio.

“Abbiamo scommesso,” protesta debolmente. “Io onoro sempre le scommesse.”

Oh, ne sono sicura, Wilson.

La voce della Cuddy, sbucata dalla penombra della sala conferenze, velata da una chiarissima nota di isteria lo fa sussultare e Wilson si tira su velocemente, allarmato.

“Cuddy…”

“Farai le ore di ambulatorio di House. E’ ora che ti decida a smettere di assecondare le sue follie.”

Sono sempre fermi allo stesso punto, pensa Wilson per l'ennesima volta, tornando a casa con una dose di cibo cinese e nessuna voglia di parlare con sua moglie: scommesse, sfide, ancora scommesse, ancora sfide.

Ma almeno ha guadagnato trecento dollari – e il ricordo della faccia scura di House che gli consegna con riluttanza le banconote vale tutte le ore di ambulatorio extra.

 



Foreman ha una faccia funerea quando lo ferma alla macchinetta del caffè e Wilson non ha tempo di preparare il solito buon consiglio su come comunicare a qualcuno che sta per morire (non è per questo che chiedono sempre il suo aiuto, infondo?).

“Mi hai fatto perdere cento dollari. E non solo a me; anche Cameron e Chase li hanno persi.”

Wilson aggrotta le sopracciglia, confuso. “Uh?”

“Avevamo scommesso che House non sarebbe riuscito a farti coprire le sue ore di ambulatorio questa settimana.”

E la doccia fredda arriva di colpo a ricordargli che House non lo ripaga mai per nessuna scommessa. Nemmeno quando sembra che lo faccia.

“Conigli nell’ufficio della Cuddy? Che diavolo ti è saltato in mente?!” chiede  Foreman scuotendo la testa, prima di andarsene contrariato.

Wilson non sa che diavolo gli è saltato in mente. Non sa neanche perché non si sente nemmeno stupito dal fatto di essere stato fregato di nuovo.
Ma ricorda che è stato divertente intrufolarsi di notte in ospedale, forzare la porta dell’ufficio della Cuddy e ficcarci dentro dei conigli.

“E’ un’assurdità,” mormora tra se e se, bevendo un po’ del suo caffè di bassa qualità. Ma va bene così.

 

 

 


 


   
 
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