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Autore: Piccola Stella Senza Cielo    23/07/2006    4 recensioni
Questo è un affettuoso omaggio ad uno dei miei miti, il chitarrista Saul Hudson, in arte Slash. Un grande artista, al contempo torbido ed energico, che ha saputo trasmettere emozioni a più d'una generazione. Che ancora oggi fa sognare chi ama il rock. Non credo ci sia altro da dire.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certe sere sono incredibili. Sere in cui il cielo notturno fa di tutto per essere guardato. E ci riesce. Sere in cui ti viene la voglia di contare tutte gli astri della volta celeste, anche se sai quanto sia fottutamente impossibile. Così, mi accontento di fare quel gioco che mi fu insegnato quando ero piccolo, riconoscere le costellazioni. Quella dovrebbe essere il toro...sì, è proprio lei. Ma ecco che laggiù, inconfondibile, brilla la stella Sirio, la più luminosa del cielo. Quante volte, nei miei sogni di grandezza, ho desiderato splendere come lei. Forse perché all'ambizione sono stato iniziato fin da piccolo. Ricordo quando la nonna mi regalò la mia prima chitarra. "Saul, è arrivata la nonna"
"Sì, vengo, mamma"
Avevo quindici anni. Ero sempre felice di vedere la nonna. Tutt’ora penso che sia stata una delle persone che nella mia vita ho amato di più. E ogni notte mi viene in sogno, a chiedermi se sono ancora contento di ciò che accadde quel giorno che sto per raccontarvi.
Scorsi la piccola ed esile figura della nonna, curva sotto il peso di un ingombrante fagotto. Le andai incontro.
"Saul, tesoro, com’è bello rivederti" mi disse, con gli occhi che le brillavano "ho un pensierino per te...perché non ci vediamo da così tanto tempo".
Io le sorrisi. Non sono mai stato abituato a parlare molto, e ho sempre preferito un largo e sincero sorriso a formali ringraziamenti.
Scartai il pacco e notai che all’interno c’era una chitarra classica, bellissima, di legno chiaro. La presi in mano. Ero affascinato da quello strumento, ma di chitarre ne sapevo così poco...
La nonna evidentemente mi lesse negli occhi l'incertezza e l'imbarazzo del momento, e disse:
"Non preoccuparti, ragazzo mio. Metti le mani sulle corde, il resto verrà da sé. Sarà l'istinto a guidarti"
"Ma io...non so..."
"Non c'è bisogno che qualcuno t'insegni. Tu sei fatto per la chitarra e lei è fatta per te. Lo so. Un giorno mi darai ragione"
Sì, nonna adorata, oggi come oggi devo davvero darti ragione. Sei sempre stata il mio angelo, lo sarai sempre. E chissà se oggi non mi guardi ancora da quelle stelle, attenta a che io non cada dalla bicicletta oche non mi faccia male col coltello mentre sbuccio una mela.

Una mano sulla spalla mi distoglie dai miei pensieri. Mi volto. E' Axel.
"Sempre tutto solo, a guardare il cielo...che fai, cerchi d'indovinare lo zodiaco della settimana prossima- o di stasera?"
"Sei sempre il solito stronzo...devo prendere sempre un po' d'aria, prima di esibirmi, mica mi viene così naturale...?"
Axel scoppia a ridere. La sua è una risata contagiosa, che ti strappa un sorriso anche se è morto qualcuno. Ecco perché il pubblico lo ama. E lo amiamo anche noi altri Guns'n Roses. Si passa una mano tra quei suoi lunghi capelli biondi e mi dice:
"Senti, caro il mio stilita, perché non prendi un po' la chitarra e inizi a strimpellare, che tra poco dobbiamo prepararci per il concerto..?"
Sbuffo e sfilo la chitarra elettrica dalla custodia. Comincio ad accarezzare le corde, piano, dolcemente.
Chiudo gli occhi.
E mando un bacio al cielo.
Quando riapro gli occhi la chitarra è pronta. La ripongo nella custodia e me la metto in spalla. Un altro concerto. Un'altra storia.
  
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