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Autore: DeMode    02/12/2011    1 recensioni
Le vite dei Mode, specialmente quelle di Dave e Martin, si stanno riprendendo da uno dei periodi più difficili. Tutto è ancora troppo instabile, compreso il loro rapporto, anche se preferiscono far finta di nulla. Riuscirà una ragazza spuntata dal nulla a creare sufficiente scompiglio nei loro cuori tanto da non sopprimere più i loro veri sentimenti? se amate David e Martin, e se credete negli angeli e nel destino, questa è la storia per voi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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...Kon'nichiwa min'na-san! :)  tutto bene? sapete, ho un altra passione oltre agli anime e i manga...la Musica. anzi, forse la Musica è la mia più grande passione, anche perchè la pratico ogni giorno. adoro un sacco di generi disparati e una valanga di artisti, ma nel cuore del mio cuore (direttamente dal testo di "rose rosse" XD) ci sono due gruppi: Metallica e Depeche Mode. così diversi, così geniali. e questa fanfic, per l'appunto, riguarda i Mode...in uno dei maggiori periodi di "transizione" della loro quasi trentennale carriera, ovvero la rinascita con "Ultra" dopo la crisi nera dei primi anni '90. Posto che, non per sottrarmi dei lettori, sconsiglio questa fic a chi crede ciecamente nell'eterosessualità totale di Dave Gahan e Martin Gore XD questa storia è incentrata (anche se ci saranno delle parti su altri personaggi inventati/altri membri anche non fissi della band) sul rapporto travagliato ma viscerale tra il frontman e il songwriter. con l'aggiunta di una terza persona...non vi anticipo più nulla! XD

PREMESSA: questa fanfic l'ho scritta già da qualche anno, poi l'ho abbandonata incompleta al suo destino...e tutt'ora è incompleta! XD era stata postata in un sito dedicato appunto al lato "slash" dei DM...penso che non sia il massimo della forma purtroppo, risale ad un periodo diverso della mia vita. però, come dico sempre io, spero che non faccia così schifo! XD
 
Un paio di precisazioni prima di cominciare. Ho dovuto apportare, ai fini della storia, qualche piccola modifica alla realtà…consentitemelo. XD

- Peter nella realtà subentra dopo Chriss. Nell’Ultra Launch Party non c’è. In quel piccolo tour, al fianco di Fletch alle tastiere, se non sbaglio ci fu Dave Clayton. Ma io, perchè mi sta simpatico, l’ho fatto subentrare da lì. XD
-come detto, la storia si svolge subito dopo le date (che in questa storia non sono precisate ma ho fatto finta che fossero un po’ di più) del brevissimo “tour” di Ultra, quindi nel 1997. il singolo in circolazione per le radio è It's no good. Dave e Martin hanno rispettivamente 35 e 36 anni e sono incredibilmente belli. XD Dave ha un look “dark” con capelli lunghi fino quasi alle spalle, pizzetto, una leggera matita agli occhi. Mart ha la sua cresta riccioluta, le magliette trasparenti “vedo non vedo” e il suo meraviglioso viso da angelo. Può bastare? XD
- Martin nella realtà si è sposato con Suzanne Boisvert nel 1994. cancellate questo avvenimento. XD  ho messo in conto che sia Dave, uscito da qualche tempo dal divorzio con la sua seconda moglie, che Martin, non ancora sposato, fossero single in quel momento.
-La protagonista femminile della storia, Violante, ha 27 anni, anche se sembra molto più giovane.

Mi scuso per ogni eventuale incongruenza con la realtà che non ho segnalato...Credo sia tutto…si può cominciare! Buona lettura!


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“Just can’t get enough!! I Just can’t get enough!! I Just can’t get enough!!...” cantava a squarciagola il pubblico del Fila Forum di Milano. Era una calda, caldissima notte di giugno; l’aria si tagliava a fette vista l’altissima percentuale di umidità. In quella bolgia quasi infernale, gente che urlava, gente che ballava quasi impazzita, gente che sveniva e veniva tristemente portata via. Ma nulla, neanche il più torrido dei climi, poteva fermare l’inarrestabile macchina crea-emozioni dei Depeche Mode. Soprattutto Dave Gahan, frontman della band, quella sera era in gran forma. Capelli corvini e lunghi che gli coprivano interamente la nuca, smalto nero alle mani, leggerissima matita agli occhi. Corpo snello avvolto in una canotta bianca ed un paio di pantaloni di pelle scura. Grinta da leone. Il pubblico era totalmente ipnotizzato, quasi ammaliato dalle sue sensuali movenze e dalla sua voce corposa. Martin schitarrava alla grande come sempre. E la sua voce d’angelo, ogni qual volta decantava le gioie, le sofferenze, ed i piaceri della vita attraverso i versi poetici delle sue canzoni, quella sera faceva tremare anche l’anima del più insensibile dei burberi. Fletch svolgeva con entusiasmo come in ogni live il suo dovere, e guardava pieno d’orgoglio, quasi commosso, tutto quello che, nonostante tutto, erano riusciti a creare in quasi 20 anni di onorata carriera. Peter e Chris, i due nuovi arrivati, accompagnavano magnificamente il tutto. Spece Chris, che con Dave aveva un ottimo feeling: entrambi erano appassionati di Blues-Rock e Rock’n Roll ed avevano trovato una particolare intesa sin da subito. Erano subentrati relativamente da poco, ma si erano già ampiamente dimostrati molto capaci ed estrosi come musicisti, e delle splendide persone con le quali i Depeche ci misero davvero poco a stringere amicizia ed a prendere confidenza.
La scaletta volge al termine con Waiting for the night, ma il pubblico è insaziabile, e non ne ha affatto abbastanza.
 
  D: grazie!!!buonanotte a tutti, vi amiamo!

  Pubb.:NOOOOOOOOOO!!!!!!DE-PECHE-MODE!!!DE-PECHE-MODE!!!...

Dave sorride maliziosamente...si avvicina al limite del palco, quasi da poterlo toccare, e si inginocchia davanti al suo pubblico, estremamente felice di essere tornato ad essere il “loro” Dave. Passa qualche secondo a scrutare tutta la prima fila in delirio, compiaciuto. Ma ad un tratto la sua attenzione è catturata letteralmente da una persona sola. Una giovane ragazza dai teneri e grandi occhi azzuri, che lo guardava immobile, pietrificata, quasi impaurita. Le persone dietro di lei la spingevano, quasi la schiacciavano, per poter arrivare anche per un solo istante a toccare Dave. Ma lei era impassibile. Le braccia portate all’altezza del petto come a volersi proteggere, gli occhi talmente lucidi che parevano rendere ancora più limpido l’azzurro intenso dei suoi iridi. Si guardarono per qualche secondo. Un brivido percorse la tatuata schena del front man. Era una sensazione davvero strana…in quei pochi istanti Dave pensò “non avevo mai visto, in tutta la mia carriera, un’espressione del genere ad un nostro live…perché?”. Poi si alzo, ed inizialmente un pò interdetto, tornò a quello che stava facendo.

  D: non ne avete davvero abbastanza?! Voi italiani siete davvero insiaziabili!

Dopo un consulto coi suoi colleghi, è deciso. Ancora una canzone.

  D: solo perché siete voi…vi amo Italia!questa è per voi!

Chriss  batte 4 volte il piatto, parte con un ritmo…un ritmo che il pubblico, ancora un po’ incredulo, nei primi istanti stenta a riconoscere…ma basta che Martin imbracci la sua Les Paul e parta con un inconfondibile riff, e tutti capiscono. È Useless la canzone designata ad essere il culmine di una serata ricca di emozioni. Il concerto finisce, stavolta davvero. I Depeche Mode, ufficiali e non, salutano felici il loro pubblico italiano, tra i più devoti e calorosi in tutto il mondo. Non a caso i nostri eterni ragazzotti post-punk amavano davvero venire nel Bel Paese. Fletch sbavava per la cucina italiana: bastava presentargli una pizza italiana fumante e cedeva inerme a quasiasi richiesta. Martin andava letteralmente scemo per l’Italia artistica; in particolar modo, il nostro poeta riccioluto adorava Venezia e i suoi romantici paesaggi sull’acqua. Non si risparmiava mai una puntatina lì ogni votla che capitava da quelle parti. E Dave, come nessuno si sarebbe mai aspettato (naturalmente sto facendo dello spirito, chi è che da Dave non si aspetta una cosa del genere? :p), di quel meraviglioso paese che è l’Italia ammirava le magnifiche fanciulle: creature incredibilmente sensuali dallo sguardo ammaliatore, e tanto formose quanto calde e fascinose. Così le definiva.

I nostri, finito il concerto, cenarono con una bella pizza (richiesta ed offerta dal generoso Fletch) tutti insieme nella Hole del loro albergo milanese, esclusivamente riservata ai Depeche e al loro staff. Tutti erano in festa. Era l’ultima data del piccolo tour. Le date erano state veramente poche, soprattutto in Europa, ma avevano avuto un grandissimo successo. Si era appena concluso un capitolo pesante per tutti…Alan li aveva lasciati; Dave si era appena disintossicato del tutto e stava affrontando i postumi del suo divorzio; Martin era uscito dal tunnel dell’alcohol, e le crisi epilettiche si ripresentavano sempre più raramente; Fletch aveva tirato fuori le palle, ed aveva messo a tacere quella depressione che lo stava portando troppo a largo. Dopo cena Martin imbracciò una classica, e insieme ai responsabili e dipendenti dell’albergo, invitati a festeggiare con loro, si dilettò in un repertorio di canzoni italiane. Fletch, un po’ brillo, prese a braccetto una cameriera e si tuffò in una goffa tarantella. O almeno ci provò. Tutti ridevano di gusto; Chriss cadde addirittura dalla poltrona e piegato in due per terra continuò a ridere.
Fletch, una volta data prova di essere un pessimo ballerino, paunazzo in volto con la voce ancora un po’ soffocata dalla risata, dichiarò “maledetti italiani, cucinate troppo bene e fate un vino magnifico! Mandate nel pallone la gente! Non saprei se santificarvi o crocifiggervi!”. Tutti passavano una magnifica serata all’insegna del divertimento. Tutti tranne Dave. Se ne stava nella grande terrazza dell’albergo, dalla quale poteva vedere le luci di tutta Milano, e stare solo con i suoi pensieri. Si stava consumando. Ognitanto volgeva lo sguardo alla sala dove i suoi amici si divertivano, e pensava “ma perché diamine sono qui come un cretino?!”. Ma ogni volta che tentava di fare un passo verso lo svago, quegli occhi gli tornavano prepotentemente in mente. Quell’espressione, quella sensazione lungo la schiena. Quei pochi istanti si erano fissati nella sua mente come un paletto ficcato nella terra. O almeno gli pareva di provare lo stesso dolore che prova la terra ogni qual volta le viene ficcato un paletto da qualche parte. Ogni votla che pensava a quegli occhi provava un senso di vuoto intorno, non esisteva più niente. Il cuore prendeva a battere molto più velocemente. Quel brivido lungo la schiena si propagava per tutto il corpo. Dave si accasciò nella sedia sulla quale era seduto. si portò le mani all’altezza del viso, le posò su quest’ultimo. Poi le portò indietro facendole scorrere lungo i capelli, fino alla nuca. Un gesto che aveva fatto milioni di volte nella sua vita, non badava più al perché lo facesse. Ma quella votla era diversa, sapeva che ogni minima mossa avrebbe fatto quella sera l’avrebbe ricordata. Perché quella sera c’era un motivo per coprirsi il volto con le mani. Per portarle dietro la nuca dopo averle passate tra gli scuri capelli.

  D: quegli occhi…maledizione…

Solo questo riuscì a dire Dave, per tutto il tempo che stette in terrazza…con un filo di voce. Non poteva farsi sentire. Avrebbe voluto urlare, ma nessuno doveva capire cosa gli stava succedendo. Per nessun motivo.

La festa proseguiva, e dopo la millemillesima canzone suonata, Martin, ancora ridacchiando per le uscite poco consone ad un gentleman inglese come Fletch, ebbe un pensiero tanto veloce quanto stroncante. Smise di ridere. Si guardò intorno, prima a destra, poi a sinistra. Poggiò la chitarra sull’apposito sostegno, si avvicinò alla prima persona del gruppo che vide, in questo caso Peter.

M: Peter hai per caso visto Dave?non lo vedo in giro da quando abbiamo mangiato…

Peter, che stava parlando amabilmente con un giovane cameriere aspirante pianista, interruppe ciò che stava facendo e rispose a Martin.

P: ah ciao Mart! No, neanche io vedo Dave da un po’…ma non preoccuparti, sono sicuro che ha conosciuto qualche bella fanciulla e si sta divertendo anche lui!

Fece una risatina, e tornò a parlare col cameriere di prima. Martin sbuffò, corrugò le sopracciglia, e si allontanò da lui. Era in pensiero per Dave. Quante ne avevano passate insieme…artisticamente erano un duo insostituibile, un tandem irrinunciabile per ogni amante della buona musica. Umanamente si erano criticati, a volte scannati, ma avevano sempre fatto pace…tra loro c’era un rapporto di bene-male, amore-odio. E per amore non s’intendeva l’amore che lega due persone che stanno insieme. Piuttosto era un amore fraterno…sapeva bene che lui e Dave erano persone diverse, quasi opposte. Ma sapeva anche che l’uno senza l’altro non esistevano, o almeno non sarebbero stati gli stessi. Quindi doveva trovarlo. Valutò a chi poteva chiedere. Fletch, non era il caso…dopo la sbornia a suon di Chianti e Barolo si era appisolato da seduto su una poltrona, nonostante tutto il casino che c’era. Fortunatamente avvistò Chris. Era appoggiato al bancone del bar della Hole. Discuteva col barista, appassionato di Rock e Metal e dei grandi batteristi, che era stato al concerto e gli faceva i complimenti per la sua tecnica. Martin corse verso di lui. Gli picchiettò la spalla.

  M: Scusatemi… Ehm…Chriss, Dave è sparito, nessuno lo trova e nessuno lo vede da un bel po’…

Chriss spalancò leggermente gli occhi.

  C: come sparito? Possibile che nessuno lo abbia visto? E da quanto non lo vedono?

  M: Quante domande fai… mi accompagni a cercarlo per favore?

  C: Uhm, Vabene.

Si girò verso il ragazzo del bar e lo salutò, promettendogli che avrebbero ripreso il discorso al suo ritorno.
Perlustrarono la hole da cima a fondo, ma nulla. Dave non si trovava da nessuna parte. Presero l’ascensore e provarono ad avvicinarsi alla sua stanza, magari era talmente a pezzi da voler riposare…o magari se la stava spassando con qualche bella pupa. In ogni caso, qualunque cosa stesse facendo, dovevano sapere che stava bene. Non era un periodo facile per Dave. Aveva appena divorziato, ed era parecchio incavolato col mondo. Anche se nessuno, a parte i suoi fedeli amici, l’aveva notato. Solo i live sembravano distoglierlo dalla dura realtà…davanti al suo pubblico lui si sentiva bene. Ma era talmente incazzato con la vita, che in quel periodo avrebbe potuto fare qualche stronzata…come tornare alla droga e all’alchool. E i suoi amici non volevano che rovinasse ciò che di buono era riuscito a fare della sua vita, divorzio escluso.

Bussarono alla sua porta. Una, due, tre volte. Nessuno apriva.  Martin poggiò la schiena contro il muro e si accasciò lentamente.

  M: dove diamine è?! Cazzo…cazzo e ancora cazzo!

Strinse i pugni e li sbattè a terra, contro la moquette del corridoio. Chirss lo guardava senza sapere cosa dire. Poi ebbe un’intuizione.

  C: aspetta…c’è un unico posto dove non abbiamo guardato!

Martin alzò lo sguardo verso di lui, mostrando il suo viso d’angelo come illuminato da un sorriso speranzoso.

  M: dove???

  C: la terrazza della Hole!

  M: MA CERTO!!!! Chriss sei uno strafottutissimo genio!!!andiamo!!

  C: non mi dici niente di nuovo, caro Mart!

Esclamò Chriss con aria poco modesta e sorriso ammiccante. Ma non fece in tempo a finire la frase che fu costretto a mettersi a correre per raggiungere Martin, che come una furia cavalcava per le scale, senza neanche prendere in considerazione l’ascensore. ---------

Arrivarono davanti alla grande portafinestra. In lontananza si notava una figura immersa nel buio, seduta su una delle sedie della terrazza. Solo il riflesso delle numerose luci del panorama Ambrogino la strappavano via da un buio totale. Martin e Chriss fecero qualche passo in avanti. Poi Martin prese in mano la maniglia della portafinestra. L’aprì.

  M: Dave?…

Dave si girò di soppiatto.

  D: Mart…e Chriss…ciao ragazzi…

Disse il moro con tono poco entusiasta.

  C: ti cercavamo…cacchio, sei sparito nel nulla!

  D: ah, si…no…cioè, ero solo qui in terrazza a prendere un pò di fresco e a fumare qualche sigaretta.

Sussurrò guardando il vuoto. Nel suo sguardo c’è decisamente qualcosa che non và, pensò Mart.

  M: Dave…che c’è?che succede?

  D: eh? Nulla Mart…davvero.

  M: non me la fai. Non dirmi cazzate.

Lo ammonì deciso il biondo. Chriss rimase in silenzio. Martin era piuttosto irritato, e deciso a scoprire cosa avesse Dave quella sera. Quindi, un po’ imbarazzato, il batterista decise che era meglio “darsela a
gambe”.

  C: ehm…ragazzi…Dave l’abbiamo trovato, non è in pericolo di vita…io vado a vedere se sono già andati tutti a dormire!…e poi ho promesso al mio fan del bar che avrei continuato il discorso che facevamo prima…quindi…

  M: vai pure Chriss. Grazie…

  D: a domani, Chriss…

E si defilò. Mart, un passo dopo l’altro, si avvicino alla prima sedia disponilbile. La prese di peso e la sistemò davanti a quella di Dave, in modo da poterlo guardare in faccia e che lui non potesse mentirgli. Semmai gli avesse detto una cazzata, l’avrebbe capito solo guardandolo negli occhi.

  M: David…dimmi cos’hai.

  D: Mart…Ti prego…Non è nulla.

  M: e allora perché sei tutta la sera buttato qui in terrazza a guardare nel vuoto come un ebete? Ti conosco troppo bene, Signor Gahan…quando ti estranei c’è qualcosa che non và.

Si, Mart lo conosceva troppo bene, e Dave aveva fatto male i suoi conti se credeva di potergli nascondere qualcosa.

  M: è ancora per il divorzio? ne abbiamo già parlato…le cose sono andate come il Destino ha voluto, e la vita và avanti…mi sembrava che stessi cominciado ad entrare in questo ord…

Dave non gli fece finire la frase.

  D: il divorzio stavolta c’entra ben poco…è una stronzata quella per la quale sto così stasera.

  M: se riguarda te, non m’importa se è una stronzata. Voglio saperla David. Sennò come faccio a prenderti per il culo per i prossimi otto mesi?!

Mart strappò una piccola risata a Dave, che finalmente era riuscito a volgere lo sguardo verso di lui ed a guardarlo in faccia.

  D: Ok.. vedi.. stasera, durante il concerto…prima che decidessimo di suonare Useless…

  M: si?…

  D: ecco…hai visto che mi sono avvicinato alla prima fila del pubblico?

  M: si…

  D: ecco…ho passato qualche secondo a guardare le persone in prima fila…ma ad un certo punto…

Martin lo seguiva con gli occhi spalancati in ogni sua mossa. Era talmente curioso che avrebbe voluto leggergli nella mente. Dave rivolse di nuovo lo sguardo alle luci della città. Attese qualche secondo. Esitò.

 M: allora?…David…

 D: …tra il pubblico c’era una ragazza…

Martin sentì una leggera fitta allo stomaco, ed abbozzando un sorriso rispose al moro qualcosa che potesse rifugire dal rivelare ciò che aveva appena avvertito.

 M: beh ce ne sono migliaia…e muoiono tutte per te, bastardo!

Gli disse il biondo ridacchiando e dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla. Dave apprezzò e sorrise.

  D: questo lo so! Comunque, a parte gli scherzi…quella ragazza ha calamitato la mia attenzione…mi ha immobilizzato…se ne stava al centro della prima fila, inerme. Tutti la spingevano, ma lei sembrava non sentirli. Mi fissava…con quegli occhi… Sembrava che avesse paura Mart…paura di me…questo mi ha provocato un senso di vuoto, non so come spiegartelo. Ho sentito un brivido lungo la schiena. Credevo di non riuscire ad alzarmi…aveva degli occhi azzurri intensi…dei bellissimi occhi…tra gli occhi più belli che abbia mai visto. pieni di lacrime…mi ha fatto star male Martin, e non capisco perché.

Martin rimase quasi shockato dal racconto dell’amico. Non aveva molto da dirgli stavolta, non aveva neanche ben capito di cosa Dave parlasse. Provò a spiccicare parola lo stesso, sfoderando stavolta qualcosa che potesse distoglierlo dagli occhi di quella ragazza.

  M: Dave…io non so cosa ti sia preso guardando quegli occhi…ma ci sono tanti motivi per i quali quella ragazza poteva stare così…chessò, aveva bevuto, o fumato! Noi sappiamo bene quanti brutti effetti possono fare droga ed alchool…e comuqnue non è il caso di rovinarti questa splendida serata! Che oramai è finita…ehm…diciamo che non è il caso di rovinarti la nottata!

Sorrise Mart, facendogli un occhiolino. Si Girò verso la sala.

  M: sono tutti andati via…che dici, ci defiliamo nelle nostre stanze anche noi?

Dave attese qualche istante.

  D: ok…una bella dormita e passerà…spero…

  M: ma certo!!

Si alzarono. Dave prese Martin per un braccio e lo avvicinò a se. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, seri.

  D: Mart…sei...un amico…grazie per esserti preoccupato per me stasera. Grazie per essermi vicino sempre.

 Il biondo gli sorrise, arrossendo lievemente.

 M: ...figurati, fratello.

Rientrarono nella Hole. Si avviarono verso la reception e chiesero cortesemente al portiere di notte le chiavi delle loro rispettive stanze, entrambe al secondo piano, entrambe nel corridoio B. l’ascensore fece
in fretta. Il primo a giungere a destinazione fu Martin.

  M: beh io entro in stanza, ho un sonno…

Un grosso sbadiglio deformò per qualche secondo in una tenera smorfia il suo viso d’angelo. Dave sorrise teneramente.

  D: bene. Anche io arrivo in stanza e mi infilo subito a letto…sono distrutto…

  M: mi raccomando Dave…non pensare troppo. Riposa bene…

  D: grazie ancora Mart. Buonanotte, a domani…

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note dell'autore: primo capitolo...già si nota quel filo invisibile che li lega, quei due... :p avrei voluto modificarla prima di postarla, ma a parte che non ne avevo nessuna voglia! XD vorrei capire dalle vostre recensioni se qualche anno fa il mio modo di scrivere era così pessimo come penso o se sono io troppo critica! XD a presto col prossimo capitolo! :)

  
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