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Autore: GoddessHaruna    24/07/2006    2 recensioni
una storia vera, narrata da una sorella che ha voluto rendere omaggio ad una donna che è e rimmarrà per sempre nel suo cuore.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chi era mia sorella

Chi era mia sorella?

Mia sorella era una ragazza come tutte le altre...

Si chiamava Loretta.

Non era bella, ne brutta : era di media statura, bionda con i capelli a caschetto, occhi verdi e non magra, ma neanche grassa.

Una semplice ragazza.

Abitavamo in provincia di Verona, in un piccola zona.

Eravamo la famiglia più ricca di quel paese e la nostra casa era situata sulla collinetta più alta del paese: dalle nostre finestre vedevamo ogni angolo della contrada.

La nostra non era una casa, ma una villa bifamigliare: nel lato a nord, abitavamo noi e nel lato a sud i nostri nonni materni.

Era bellissima, tutta bianca, con qualche mattone rosso per decorazione qua e la; ampi archi la decoravano e le finestre erano tutte fatte di legno di noce, decorate da un'abile falegname.

Da quelle finestre io, ogni sera, guardavo il sole che scendeva tra le bellissime e lussureggianti colline veronesi e mi perdevo nei colori che il paesaggio mi regalava.

La nostra casa era circondata da vigneti, frutteti e altre colture.

Avevamo mucche, cavalli e galline che io, da piccola, mi divertivo rincorrere per l'aia davanti a casa.

Non avevamo servitù: eravamo, si ricchi, ma quella ricchezza era stata data dal duro impegno dei nostri nonni e dei nostri genitori. L'avevano guadagnata e io e mia sorella ne eravamo fiere.

Mi ricordo che giocavamo sempre in mezzo ai frutteti e che, in estate, lei, mi aiutava a raccogliere le ciliege più buone dai rami più alti. Io adoravo le ciliegie e molte volte tornavo a casa con il mal di pancia e la bocca tutta viola, a causa della mia golosità.

Mia sorella era molto più grande di me di quindici anni.

I nostri genitori si erano sposati giovani e avevano quasi subito avuto mia sorella.

Anche Loretta si è sposata giovane: a ventinove anni.

Me lo ricordo ancora il giorno delle sue nozze: era stato fatto tutto nella nostra abitazione e il prete aveva celebrato il loro matrimonio, li, sull'aia di casa nostra.

Lei era bellissima: aveva un semplice abito color champagne di un tessuto molto morbido, che le stava su con un corpetto e finiva in una piccola coda. In testa aveva un pò di velo e il trucco era molto leggero.

Era un'abito semplice, come lo era lei.

Come ho detto prima, mia sorella non era bellissima, ma conquistava tutti con la sua calma, il suo sorriso e la sua risata cristallina.

Quella risata aveva conquistato Massimo, suo marito.

Massimo era un dirigente di una fabbrica a Verona: era un ragazzo molto bello, alto, moro con gli occhi azzurri, sembrava un fotomodello. Era più piccolo di mia sorella di due anni e questo mi fece pensare che l'aveva soltanto sposata per i soldi.

Non confessai mai a mia sorella questo mio presentimento, ma non ce ne fu bisogno, perchè mi dovetti ricredere più avanti.

Vennero ad abitare nella nostra casa, insieme a me e ai nostri genitori e dopo pochi anni, naque il loro primo filio: Alessandro.

Alessandro era un bellissimo bimbo come suo papà, m'aveva preso la dolcezza della mamma.

Stravedevo per quel bambino, come lui stravedeva per me e per la sua mamma. Voleva bene anche al suo papà, questo era ovvio, ma era molto mammone.

Mi ricordo che dopo la nascita del piccolo, Massimo aveva iniziato a costruire un piccolo santuario, in giardino, sotto a una quercia.

L'aveva iniziato, ma mai finito.

Un giorno eravamo tutti in giardino, era estate, e stavamo mangiando la carne ai ferri, non sapendo cosa ci sarebbe aspettato.

Mi sorella stava arrivando in tavolo con un vassoio pieno di verdure, mi ha guardato, sorriso e poi...è caduta a terra, svenuta.

Ci siamo tutti precipitati su di lei e siamo subito corsi in ospedale: Loretta aveva avuto un capogiro, nulla di grave.

Sollevati, tornammo a casa, ma nei mesi successivi, gli svenimenti furono sempre più frequenti e il medico ci consiglio di fare una visita di controllo.

Loretta fece l'atak ( spero che si scriva così) e, con nostra grande gioia, risultò negativo: mia sorella non aveva nulla e il medico aveva concluso che erano semplicemente attacchi di panico.

Me lo ricordo ancora: era sotto pasqua e festeggiammo due volte: la passione di Cristo e la buona notizia che mia sorella non aveva nulla.

Massimo, dalla gioia, decise di finire quel santuario che aveva iniziato e mi mandò giù in paese per prendere una piccola Madonna da mettere sulla nicchia.

Era stato veramente bravo: non avevo visto mai un santuario così bello e Alessandro volle subito accendere una candela e pregare, chiedendo al signore di far star bene la sua mamma.

Quella preghiera ci aiutò, perchè nella notte, Massimo ci svegliò tutti con le sue urla: corremmo nella camera sua e di mia sorella e la trovammo sul letto che tremava, con gli occhi bianchi, la lingua arrotolata e una bava bianca che le usciva dalla bocca.
Fu uno spettacolo raccapriciante che dovetti coprirmi gli occhi per non vedere.

La corsa all'ospedale sembrò infinita, ma mai come i minuti d'attesa fuori in pronto soccorso.

Era l'una di notte e il medico uscì finalmete per informarci, ma non era un medico qualunque: era il miglior medico che esisteva li a Verona e, il fatto che sia venuto proprio lui a parlarci e non un qualsiasi medico, mi preoccupò molto.

- signori...- ci disse, vendoci incontro: - ...sarò chiaro e netto: la signora Loretta ha avuto un attacco epilettico. Abbiamo fatto delle analisi e abbiamo scoperto una cosa molto grave: la signora ha un tumore maligno al cervello, precisamente al cervelletto, in stato avvanzatissimo -

Non riuscivo a credere alle mie orecchie...mi lasciai cadere sulla sedia del pronto soccorso e mi misi le mani nei capelli.

- ma dottore...- Massimo si fece avanti - ...com'è possibile? Ieri abbiamo fatto gli esami e non risultava nulla -

- vede...è un tipo di tumore che è all'interno del cervello e viene coperto rendendo impossibile la sua visibilità...ritenetevi fortunati, perchè se non avesse avuto questo attacco epilettico, avreste potuto svegliarvi una mattina e trovarla morta, senza sapere di che cosa...-

- ma è curabile, vero? - chiesi alzandomi in piedi.

Il dottore non ebbe il coraggio di guardarmi negl'occhi: - secondo i miei calcoli, se operiamo subito, le rimangono due anni di vita, non uno di più -

"Due anni soltanto...è una donna di 38 anni" pensai, mentre mi avvicinai a Massimo e lui mi abbracciò.

- e lei lo sa? - domandò Massimo.

- si, è stata la prima a saperlo appena si è svegliata...ed ha approvato per l'operazione. Prego, potete entrare a vederla -

Entrammo e io mi buttai su di lei, piangendo.

Loretta mi accarezzò i capelli e mi baciò la fronte chiedendomi: - perchè piangi? -

La guardai e vidi che era rilassata, tranquilla, come se non fosse successo nulla.

- non devi piangere...- continuò - ...devi solo ringrazia Massimo, perchè oggi pomeriggio ha finito il piccolo santuario e perchè la Madonna ha voluto ringraziarci del suo buon gesto, avvisandoci...hai sentito cos'ha detto il dottore? Se non avevo quest'attaco sarei morta, senza sapere nulla. Quindi asciugati le lacrime e sorridi, perchè adesso preghiamo il nostro signore e lo ringraziamo di averci aiutato -

Disse quelle parole con tale dolcezza che smisi di piangere e pregai insieme a lei, con Massimo al nostro fianco.

L'operazione durò esattamente 14 ore e 45 minuti.

Eravamo tutti fuori, nella sala d'aspetto.

Il piccolo Alessandro era rimasto a casa con i nonni e sapeva tutto: Loretta aveva voluto vederlo prima dell'operazione e gli aveva spiegato tutto con la sua calma e la sua gentilezza.

Alessandro era uscito dalla camera della mamma e aveva preso per mano Massimo: - vieni papà...portami a casa, la mamma deve fare un'operazione difficile e vuole assaggiare un pò del mio budino al cioccolato quando avrà finito...-

Era un bambino così forte e tenace: quando Loretta si era ammalata aveva solo 6 anni...e poi dicono che i bambini non capiscono niente!

Il dottore uscì dalla sala operatoria, togliendosi la mascherina e i guanti sporchi di sangue.

Ci alzammo tutti in piedi e lui ci guardò uno, per uno: - l'operazione è riuscita! - ci disse.

Tutti tirammo un sospiro di sollievo e ci abbracciammo l'uno con l'altro, ma il dottore ci riprese: - è presto per cantar vittoria, signori.

Sapete perchè ho operato la signora Loretta? Perchè è giovane, tutto qui, se fosse stata più vecchia, con un tumore in quello stato l'avrei lasciata morire perchè non ci sarebbe stato più nulla da fare...Per ora è fuori pericolo, ma, ribadisco, è un'organismo giovane e le cellule si riformano più velocemente, rischiando che il tumore continui a crescere -

La speranza che si era accesa nei nostri cuori, svanì nel sentire quelle poche parole.

- c'è nulla che si può ancora provare? - chiese Massimo.

Il dottore lo guardò: - conosciete tutti quanti il primario che ha operato Ariel Sharon, il ministro Israeliano? Bene, fra poche settimane dovrò incontrarmi con lui e, vi asicuro, è il migliore esperto in tumori al cervello che ci sia al Mondo...il tumore della signora merita la sua attenzione e io ho intenzione di parlargli -

Massimo strinse la mano al dottore e lo ringraziò.

- non mi ringrazi...- esclamò semplicemente il dottore, prima di andarsene.

Passò quasi un anno da quel giorno e per Loretta sembrava che non fosse successo nulla: lei lo ripeteva sempre " se questo è il mio destino, non possiamo farci nulla".

Non di fatto la frase in se, ma il modo in cui la pronunciava che ti faceva venire il magone ogni volta che incontravi i suoi occhi così pieni di vita che ormai si stavano spegnedo piano, piano.

Loretta faceva chemio, su chemio. Aveva avuto molte ricadute e molte volte l'ambulanza era arrivata fin sulla nostra collina per portarla d'urgenza in ospedale.

M iricorderò sempre una sera, quando ero in terrazza a giocare con Alessandro e con noi c'era anche mia sorella.

- vado un'attimo in bagno - mi disse Loretta, lasciandoci soli.

In lontanaza si sentiva un'ambulanza con le sirene accese.

Notai che Alessandro si era fermato nel giocare e ascoltava quel suono, ma io lo avevo chiamato e lui era ritornato spensierato, come prima. Poi la sirena si fece sempre più forte...sembrava quasi che si stesse avvicinando a noi e Alessandro arrivò di corsa verso di me, abbracciandomi e piangendo.

- NON VOGLIO CHE MI PORTINO VIA LA MIA MAMMA!! FAI QUALCOSA ZIA, NON VOGLIO CHE PORTINO VIA LA MIA MAMMA! - continuava a urlare il piccolo.

Per fortuna che Loretta tornò e riuscì a calmarlo, ma in quel momento compresi quanto dolore aveva Alessandro dentro, ogni volta che vedeva l'autobulanza davanti alla nostra casa.

Massimo volle che con lui ci fossi anch'io quando andammo ad incontrare il medico per sapere sul da farsi.

Erano oramai passati due mesi e i giorni di Loretta erano si potevano contare sulle dita.

Il dottore ci fece accomodare nel suo studio e una volta dentro ci guardò entrambi.

- il primario mi ha fatto i complimenti...gli ho fatto vedere il video dell'operazione e mi ha detto che è stato un successo..un'operazione perfetta....gli ho parlato del caso della signora e come temevo il suo resoconto è indentico al mio: si potrebbe tentare di operare di nuovo, stavolta però, togliendole tutta la parte che il tumore le ha colpito, tutta -

Massimo mi prese la mano e me la strinse: - allora, dottore, possiamo ancora sperare che viva? -

- per lo 0,01% si...per il 99,99% no...alla signora mancano ancora pochi mesi di vita e se operiamo c'è il rischio che questi pochi mesi li passi cosciente, ma invalida, cioè come un vegetale -

Chiusi gli occhi e piegai la testa.

" Perchè?" mi chiesi.

- questa è stata la diagnosi che abbiamo concordato io e il primario..ovviamente se la signora desidera può essere operata ugualmente, ma non qui -

Massimo guardò il dottore: - come non qui? -

- Qui, noi, non la opereremo mai, perchè l'unico che può operarla qui, sono io e mi rifiuto di rovinare la vita ad una donna così giovane...voglio che viva i suoi ultimi giorni come se fossero giorni come tanti altri! -

Massimo parlò Loretta dell'operazione dicendole che bisognava provarle tuto, ora come ora.

Loretta l'aveva abbracciato, gli aveva sorriso e l'aveva baciato dicendo: - io non voglio essere operata, ma se lo faccio e tu stai tranquillo, allora chiama l'ospedale di Bologna che è l'unico, dopo quello di Verona, che può operarmi...perchè io mi farò operare per te...-

L'operazione era riuscita perfettamente e sembrava che quel 0,01% fosse stato favorevole con noi.

Loretta era molto debole.
Restava sempre nel suo letto e non si alzava mai.

Parlava poco e non mangiava molto, ma continuava a sorridere.

Ogni volta che le chiedevi come stava ti rispondeva " bene, perchè?".

Non capivo come facesse ad essere così tranquilla e come sorportasse quel dolore, perchè io sapevo che , dentro, lei soffriva.

Il piccolo Alessandro le stava sempre accanto e le faceva disegni su disegni.

Per lei erano come una medicina quei disegni, perchè ogni volta che il piccolo ne faceva uno nuovo sembrava che le sue condizioni migliorassero, sempre di più.

Io le ero sempre accanto e non la lasciavo mai sola.

Un giorno entrai nella sua camera e la trovai intenta a scrivere una lettere che, una volta finita, me la porse dicendomi: - non aprirla finchè non te lo dice il tuo cuore...-

Io non capii quella frase, ma la presi e la misi via, aspettando il momento giusto per aprirla.

Erano passati due anni e tre mesi e lei era ancora con noi.

Tutti in famiglia tirammo un sospiro di sollievo pensando che il peggio se ne era andato, ma una bella notte, nostro padre, ci lasciò causa ad un infarto improvviso.

Il giorno del funerale, c'era quasi tutto il paese in chiesa e mia sorella volle parlare a nomi di tutti, facendo un discorso.

Si alzò dal banco dov'era seduta e arrivò davanti al tabernacolo, inginocchiandosi e andando a prendere posto, dove c'era il microfono.

- Non siamo arrabbiati con te, Signore...- cominciò il suo discorso: - ... non siamo arrabbiati e non ti chiediamo neanche il perchè ce lo hai portato via, ma ti ringraziamo per averlo lasciato con noi per tutto questo tempo e ti ringraziamo di averci fatto conoscere uno dei tuoi più cari angeli...ora, però, io lo so...lo so che quest'angelo è venuto da te, Signore, non perchè era giuntl a sua ora di tornare al tuo fianco, ma perchp è venuto a chiederti una cosa...lo so, papà che sei andat da Dio e hai messo una buona parola per me, ma non ce n'era bisogno...se lui ha già deciso così, non puoi fargl icambiare idea..è giusto così...ma non ti preoccupare, papà...tienimi il posto perchè tra poco ci rivedremo...-

Vidi gli occhi di mia sorella osservare i miei e quelli di Massimo, poi diventare bianchi e cadere a terra, svenuti con tutto il resto del corpo.

L'innevitabile era successo.

Mia sorella era caduta in coma vegetale.

Quel discorso che aveva fatto prima di cadere in coma, l'aveva fatto come se sapesse cose le sarebbe successo.

L'aveva fatto con la sua solita calma, come sempre e sorrideva mentre parlava.

Il piccolo Alessandro, che prima era sempre attaccato al letto della mamma, non voleva vedere in quelle condizioni.Loretta era Sempre stesa sul letto e non parlava, non mangiava, non rideva, non faceva nulla: muoveva soltanto gli occhi.

Mi sembrò che il piccolo Alessandro avesse paura di lei e infatti la voleva vedere soltanto se c'era il suo papà con lui.

Anche Massimo passò un bruttissimo periodo: si buttò a capofitto nel lavoro e si trascurava molto. Mi aveva confidato che se sua moglie era così era stat tutta colpa sua e mi aveva detto queste parole con le lacrime agl'occhi e abbracciandomi più forte che mai.

Avevo capito che Massimo amava mia sorella più di ogni altra cosa al Mondo e mi pentii di aver dubitato di una così bella persona com'era lui.

Due anni, tre mesi e tre settimane.

Il dottore non aveva sbagliato di molto.

La chiesa era piena e c'era gente anche fuori dai portoni che non riusicva ad entrare.

C'era gente che conoscevo solo di vista e gente che si era innamorata del sorriso di quella donna. Gente importante, ma anche gente semplice, di campagna.

Lei era li, in mezzo alla chiesa, nella sua bara di noce, con addosso un semplice vestito nero e le mani incrociate sulla pancia.

I suoi occhi erano chiusi, ma sembrava che la sua bocca sorridesse, ancora, per l'ultima volta.

Sentii il parroco chiamarmi e io mi alzai, mi avvicinai al tabernacolo, m'inginocchiai e raggiunsi il micorfono.

Presi il foglio dov'era scritto il discorso e guardai tutte le persone in faccia, mostrandoglielo.

- questo è il discorso...- iniziai - ...che è stato preparato per il funerale di mia sorella. Parole, dolci, non c'è che dire, ma non è quello che leggerò...-

Riposi il foglio al suo posto e tirai fuori un busta bianca, aperta in un lato e la mostrai a tutti: - questa lettera la scrisse mia sorella esattamente tre giorni dopo la sua ultima operazione e me l'ha affidata dicendo che l'avrei letta quando il mio cuore avrebbe deciso....e io, ieri, l'ho letta. Volevamo renderle omaggio con le nostre ultime parole, ma, ancora una volta, lei ci ha precuduto -

Tirai fuori dalla busta, la lettere e cominciai a leggerla.

- cara Daniela, hai solo 15 anni, ma sei un ragazzina forte, coraggiosa e matura, lo sai questo? hai letto questa lettera in privato e ora scommetto che l'hai voluta leggere per il mio funerale...ti ringrazio perchè così mi dai ancora una volta la possibilità di essere ancora qui, in mezzo a voi...c'è tanta gente? spero di no, perchè non voglio essere motivo di diturbo a tante buone persone che magari, proprio in questo giorno, avevano deciso di starsene a letto.

Non dovete essere tristi per quello che è successo: se Dio mi ha voluto lassù con lui è perchè così io possa sorvegliarvi e prottegervi sempre, in ogni momento, più di quando ero li con voi. Sono contenta di vere avuto la possibilità di vivere per così tanto tempo insieme a una sorella che mi vuole bene, a dei genitori fantastici a cui devo la vita, a un marito che meritava una moglie migliore e ad un bambino così dolce e premuroso.

Non potevo chiedere di meglio se non raggiunere mio padre che ci ha lasciati qualche settimana fa.

Ringrazio a tutti coloro che mi hanno voluto bene e chi hanno voluto salvare dal mio destino: mi riferisco naturalmente i medici, ma anche a tutte quelle persone che hanno e continuano a pregare per me.

Ringrazio anche tutti quelli che sono venuti oggi, al mio funerale: non potevate venire in un altro momento? ora sono inpresentabile!

Scherzo...non vi preoccupate...però non capisco perchè siate tutti così tristi...io non sono triste...

Guardatemi! Sono felice, non voglio che sprechiate le vostre lacrime per me....perchè io sono felice!

Sono felice e dovrete essere anche voi felici con me....-

Quando lessi le ultime parole la chiesa scoppiò in un applauso tutto dedicato a mia sorella.

Chi era mia sorella?

Una ragazza come tutte le altre...

No, mia sorella era speciale...e solo chi l'ha conosciuta può veramente dire che il cielo si è ripreso la sua stella più bella.

  
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