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Autore: BertaDIAMOND    02/12/2011    1 recensioni
La mente spietata di un padre che guarda con gli occhi di un assassino.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Sai, a volte la mente fa brutti scherzi. Io ero una persona "normale", o come diavolo credete di essere voi stupidi mortali troppo attaccati alla vita. Ma io non sono così, oh no. - Mio padre aveva perso di nuovo il senno, ma stavolta aveva esagerato, stavolta non era come le altre volte. Stavolta avevo paura. Avevo le mani legate dietro la schiena e le gambe immobilizzate alla sedia su cui mi aveva costretta a sedermi. L'aveva fatto con la sua vecchia corda. Ma aveva stretto troppo, i polsi mi facevano male, avevo perso la sensibilità delle dita. Piangevo. - Papà, ti prego slegami, non sai cosa stai facendo, ti prego... Hai dimenticato di nuovo quelle fottute pillole... - - Stai zitta, puttanella. - Mi chiamava sempre cosi quando impazziva, quando entrava nel suo mondo immerso nella follia e non pensava più a niente. Ormai c'ero abituata. Ormai quell'uomo mi aveva frantumato il cuore e non c'era modo di rimediare, nemmeno se l'avesse voluto. Perché lui non voleva. Egli non si ricordava di avere una famiglia, non sapeva che nei meandri della sua incoscienza ci potesse essere ancora qualcuno che gli voleva bene. Ogni volta che guardavo i suoi occhi leggevo solo il vuoto. Ero io la sua famiglia, ero io che lo aiutava ad avere una vita normale anche senza la mamma, io che lo ascoltavo, che mi prendevo cura di lui. E adesso lui aveva una pistola in mano. Non so dove l'abbia presa. So solo che ho paura, voglio scappare, voglio fuggire in un posto lontano... Per una volta voglio pensare a me stessa. - Mi hanno stufato queste tende. Credo che le cambierò, un giorno. - Girò per la stanza per un minuto scarso, poi prese un'altra sedia, la posizionò di fronte a me e vi si accasciò sopra. Accavallò una gamba e cominciò a grattarsi il mento con quella dannata pistola. Mi guardava negli occhi. Non penso che provasse sentimenti mentre lo faceva, altrimenti non avrebbe chiuso la porta a chiave e non avrebbe costretto sua figlia, sangue del suo sangue a ritrovarsi in quella situazione che, a parer mio, stava per degenerare. - Io volevo solo un futuro migliore per te, Debbie. Oh mia cara Debbie. - disse mio padre. Avvicinò la sedia ancora più vicino a me, poi sporse il suo viso accanto al mio. Cominciò a sussurrarmi nell'orecchio. - Non volevo che arrivassimo a tanto, sai. Io ti volevo davvero bene un tempo. - Cominciai a piangere ancora più forte, ero disperata. Non volevo ascoltare le sue parole, mi facevano male molto più dei miei polsi. - Papà, smettila ti prego.. Tu non sai cosa stai facendo... - Lui mi guardava con indifferenza. - Oh, si. So cosa sto facendo, invece. Sto facendo la cosa giusta per tutti e due. La cosa che vogliamo entrambi. - - No papà, io non voglio... Io non voglio! - dissi, e le parole che uscirono dopo dalla mia bocca furono dette di getto, senza pensarci, forse date dalla disperazione - Io non voglio morire... - Lui si alzò in piedi, si mise dietro di me e cominciò ad accarezzarmi i capelli con una mano, nell'altra teneva ancora la pistola. - Sono passati cinque lunghi anni di sofferenza, è ora di farla finita. - Mi puntò la pistola alla tempia. - Papà, no.. Ti prego... Io... Io ti voglio bene... - Sparai. Una, due, tre volte. E poi ci fu anche la quarta e la quinta. Oh, mia figlia. La mia piccola principessa. Dovevamo partire, domani. Viaggiare era la cosa che le piaceva di più. Voleva andare in Florida, voleva vedere come volavano i gabbiani, li. È questa la cosa che mi ha sempre detto. Ma adesso lei non c'è più, finalmente. E fra poco non ci saranno più neanche quelle maledette tende. Dio, quanto le odio. Davanti a me c'è ancora lei, mi da le spalle, perché l'ho colpita alla schiena. Non volevo guardarla in faccia, era troppo, forse. E forse era anche il momento di guardare il suo candido viso che ormai non poteva più sorridere, sognare, e provare sentimenti per un padre di merda come me. Ma cosa sto dicendo? Ahahah voglio guardarla in faccia quella puttanella. Giro intorno alla sedia. Eccola. Ha gli occhi aperti, ma sono vitrei, senza vita. Si, ma ancora pieni di lacrime. Piangeva. Piangeva per cosa? Per me? Io. Io cosa sono? Sono suo padre. No, non lo sono più. Lei non c'è più. Adesso ha raggiunto mia moglie, adesso saranno felici. Si, è quello che volevo. Ma vivere una vita pieno di rimpianti, dove non puoi tirare avanti senza le tue pillole, quella che cazzo di vita è? La guardo. Era così bella. Che cosa ho fatto? Non posso stare senza lei, solo ora me ne rendo conto. Mi manca, mi mancano tutte e due. Forse insieme, in un altro mondo potremo essere finalmente una famiglia felice. Si è così. È proprio così. Lentamente mi porto la pistola alla gola, e premo il grilletto.
  
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