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Autore: crownless    03/12/2011    6 recensioni
fanfic ispirata da una scena tagliata della quarta stagione.
“Grazie, Arthur.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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Giorno fandom, chiedo perdono. Non ho resistito. Girovagando su youtube ho trovato un video su alcune scene tagliate della quarta stagione, e c’è questa che mi ha rubato il cuore, ed il merthur respira e ci fa awware molto.
(il titolo è preso da una frase della splendida canzone Hotel Supramonte di Fabrizio Dio de Andrè perché comunque, io penso, nell'episodio a cui mi sono aggrappata c'è qualcosa di incerto, labile, come un velo... Lancelot e così... mi mette tristezza... come se ci fossero in atto sia tempeste di nuvole -morgana- ma anche il sole -il sacrificio- in ogni caso, ecco spiegato il titolo!)
Ve lo linko, sono adorabili. In ogni caso mi sento un poco colpevole per scrivere così tanto.
Un bacio, crownless.

http://www.youtube.com/watch?v=24f5wsWwbOI&list=LLnW2-wWhOZ_SGS8Kp6VjJ3g&index=2&feature=plpp_video



 

Un giorno incerto di nuvole e sole



 

Cercherò di convincerti che
Non è un fuoco
Poi quello che per te io accenderò
Sulla pelle, negli occhi
E non sembra più un gioco
Se tu tocchi queste mani capirai perché
è tutto più semplice
Se poi anche tu
Come io di te
Bruci di me
Ed è così semplice
(Mina)





Accarezzando con mani tremanti e fredde il regalo di Arthur, Merlin scoprì che l’ossigeno puro gli infiammava il cuore riempiendolo di vita, nella sera gelata.

Lo stemma di Igraine.

Le stelle fasciavano poco la notte sopra di loro, seduti vicini davanti al fuoco, e Arthur nella sua anima sentiva l’allungamento della voce di Merlin che gli diceva ‘Insieme’.

Era così giusto vedere qualcosa appartenuto a sua madre nelle mani affusolate di Merlin.

Con un brivido gelido del cuore, scosso dall’emozione, la mano del re si appoggiò sulla testa scura di Merlin e lì rimase in un’immobile ma calda presenza.

Merlin girò lento lo sguardo, occhi profondi che riuscivano a scalfire le corazze di Arthur, e strinse fortemente il dono tra le mani. Arthur si ritrovò a sorridere un po’.

,” sussurrò quasi a se stesso, “Merlin.”

Merlin rise, un peso inconcepibile sull’animo lasciato soffiare via dalla voce di Arthur.

“E’ che avete bisogno di me, senza siete solo un arrogante e trionfo testa di fagiolo.”

Il re non mosse la mano né spostò gli occhi da quelli del suo servitore.

“Sei un idiota” gli disse, con voce quasi incerta, roca. Merlin con molta lentezza si spostò, avvicinandosi; la mano di Arthur scivolò senza volerlo (o almeno, Arthur pensò così) tra le ciocche scure della testa di Merlin e il suo petto si sciolse quando le loro spalle e i loro fianchi si toccarono, incollati. Il fuoco pareva freddo, brinato, in confronto al corpo di Merlin.

Nuovamente, lo stemma venne abbracciato dalle mani dello stregone.

“Grazie, Arthur.”

Arthur si azzardò ad animare le sue dita chiuse nei guanti e donargli una rude carezza. Non riuscì a nascondere le sue guance rosee.

Assieme fissarono le fiamme ardere, il silenzio appeso ai loro cuori pieni di parole non ancora dette.

Merlin scrutava con attenzione le lingue di fuoco scoppiettare. Poi ancora cercò gli occhi azzurri del re. Si mise in tasca il prezioso dono ricevuto con un piccolo sorriso.

“Ti proteggerò dai Dorocha. E da qualsiasi cosa possa volerti fare male.”

Arthur rise, scompigliandogli i capelli per poi allontanare la mano dalla sua testa, rimasta lì più del dovuto, ponderò.

“Certo, considerato che non sai nemmeno tenere una spada, e rammenda che non serve in questo caso, in mano senza sembrare un imbecil-” stava per concludere, ma gli occhi di Merlin erano seri e così il suo viso, bianco, sfiorato dalle ombre del fuoco.

Ti proteggerò,” ripeté Merlin, con convinzione.
Arthur non rispose nulla, poiché nulla sarebbe bastato, nessuna parola, per fargli capire quanto...

Arthur Pendragon, re di Camelot, si fidò e si affidò a lui.
Totalmente, completamente, con ogni fibra del suo essere.

“Lo apprezzo.” mormorò, sfregandosi gli occhi, che andarono automaticamente a bagnare di emozioni quelli blu di Merlin. “Ed io, uh, penso che proteggerò te. D’altronde sei proprio un servitore inutile.”

Merlin non rispose ma alzò un braccio - Arthur trattenne il respiro - e con la punta di un dito gli sfiorò la guancia, brividi sulla pelle a cui Arthur si aggrappò.
Poi la sua mano affondò nella tasca dei pantaloni a stringere lo stemma della madre del suo re.

E assieme tornarono a fissare il fuoco ardere.



fine
  
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